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Se il saccheggio di Roma ebbe un effetto più psicologico che politico-militare, fu il crollo della frontiera del
Reno a segnare una data di non ritorno. L’Impero occidentale si ridusse, in soli vent’anni, alla sola Italia. I
popoli federati, ora in maggioranza e più autonomi, si diedero a guerre e razzie: i Vandali raggiunsero
l’Africa, il granaio dell’impero, e le isole del mediterraneo; la Britannia fu invasa da Angli, Sassoni e Juti.
2.4 – Il tramonto dell’impero romano d’Occidente: Onorio, spostata la capitale da Milano a Ravenna,
controllava ormai solo le provincie confinanti. Gli Unni, fermati a Troyes da Ezio nel 451, penetrarono con
Attila nel Friuli nel 452: solo papa Leone I lo arrestò, pare, con un miracolo.
Lotte interne fecero fuori sia Ezio, generale, che Valentiniano III, imperatore dal 425, e crearono una grave
instabilità. Solo l’assetto sociale italiano non ne fu sconvolto: l’aristocrazia senatoria continuava ad
esercitare potere sui piccoli possessori e sulle nomine al trono.
2.5 – Il sogno di Teodorico: Teodorico, re ostrogoto successore di Odoacre, portò in Italia il suo popolo
nel 489. Egli voleva operare in pieno accordo con l’aristocrazia e la Chiesa cattolica. Ma le comunità
ostrogota e romana rimasero distinte, con i propri apparati amministrativi, giuridici, politici, militari.
Teodorico infatti tenne volontariamente divise le due comunità in virtù dell’Arianesimo e di una vecchia
legge romana del 370 che vietava matrimoni misti. “E’ commiserevole il romano che imita il goto, mentre è
utile il goto che imita il romano”, disse. Il sogno di Teodorico fu quello di essere allo stesso tempo “custode
della libertà e propagatore del nome romano” e creatore di una civiltà della Gothia.
2.6 – Gli altri regni romano-barbarici: i Vandali, mai integratisi in Africa con le popolazioni africane,
furono brutali nelle confische e persecutori della Chiesa cattolica: per questo fra 533 e 534 furono travolti
da Giustianiano, sparendo definitivamente dalla scena politica.
I Visigoti, stanziatisi in Aquitania come federati dopo il sacco di Roma, si espansero in Provenza e nella
penisola iberica. Furono fermati e sconfitti però dai Franchi, che sottrassero loro l’Aquitania spingendoli
verso la sola penisola iberica. Qui si ebbe il connubio con l’aristocrazia locale, l’assorbimento dei costumi
romani per quanto riguarda la monarchia e una intensa attività legislativa. Nel 589 inoltre, re e popolo dei
Visigoti si convertirono definitivamente al Cattolicesimo. Tutto lasciava presagire per i Visigoti un futuro di
stabilità e concordia, ma l’invasione araba del 711 ne provocò violentemente e improvvisamente la fine.
2.7 – Il regno dei Franchi: i Franchi invece ebbero la fortuna e la forza di fermare gli arabi a Poitiers nel
732. Essi, divisi in tanti piccoli aggregati fra IV e V secolo, furono inglobati nel dominio di Clodoveo dal 482.
Egli controllava quindi tutta la Gallia romana e anche una fascia di territori al di là del Reno. I suoi
successori addirittura ampliarono i possedimenti.
Alla base di questi successi vi era il dinamismo militare, la collaborazione con la colta e ricca aristocrazia
gallo-romana e con l’episcopato cattolico. Dall’incontro tra le due aristocrazie ne venne fuori un ceto
dirigente nuovo, che con la costruzione di Chiese dava un fondamento religioso al loro predominio sociale.
Alla morte di Clodoveo, il regno fu diviso in quattro parti uguali fra i suoi quattro figli. Il sistema di
successioni basato sulle spartizioni territoriali ad ogni generazione non evitò l’esplodere di lotte fratricide,
che frenarono il dinamismo espansivo del regno, anzi, fecero arretrare i confini.
2.8 – Uno sguardo d’insieme sul mondo romano-germanico: vi sono alcuni elementi comuni ai mondi
romano e germanico. In primis, l’impatto tra la società gerarchizzata romana e quella più egualitaria dei
Germani non modificò i rapporti sociali pre-invasioni. I contadini romani si rifugiarono presso i barbari per
migliorare le loro condizioni di vita, per “vivere liberi sotto una parvenza di prigionia invece che vivere
prigionieri sotto un’apparenza di libertà”, ma nulla cambiò per le influenze aristocratiche romane su quelle
germaniche.
Un secondo elemento che accomuna i vari regni nati dalle invasioni germaniche è il ruolo di primo piano
che vi svolgono i vescovi non soltanto come protettori della popolazione latina, ma come forza di
conservazione della civiltà romano-ellenistica urbana. Le città, impoverite dalla crisi demografica ed
economico-sociale del III secolo, non scomparvero spesso perché sedi vescovili.
Il dibattito storiografico – Il mondo dei Germani: nel ‘700, un autore francese definì il Nord dell’Europa
“la fabbrica del genere umano”, dove si sono formate le nazioni gagliarde destinate ad abbattere l’impero
romano, che si reggeva sulla schiavitù ed oppressione.
Nel pieno ‘800 in Germania si sviluppò il vero e proprio nazionalismo tedesco, sfociato poi in quella
deformazione della storia che fecero in età hitleriana rivivere la teoria della superiorità della razza ariana.
Solo dopo la fine della seconda guerra mondiale la prospettiva cambiò completamente: messe da parte le
costruzioni ideologiche, e quindi l’idea dell’esistenza di un popolo germanico originario, si dichiarò che i
Germani, né in origine né dopo il contatto con i romani, formavano una etnia, ma erano una pluralità di
nuclei tribali. 3 – L’Oriente romano-bizantino e slavo
3.1 – Le ragioni di un destino diverso: la parte orientale dell’impero mostrava una sorprendente capacità
di resistenza di fronte a pressioni esterne e tensioni interne. Queste furono le cause:
1) No alla concentrazione delle terre nelle mani dell’aristocrazia Restano i piccoli proprietari.
2) Le città sono più numerose e popolate Struttura socio-economica più complessa (ceti mercantili).
3) Non c’è una grande aristocrazia Maggiore libertà d’azione per il governo imperiale (riforme).
4) Lo stato ha il pieno controllo sulla Chiesa.
5) Rafforzamento della flotta e creazione di un esercito non molto numeroso ma ben addestrato.
3.2 – La crescita impetuosa di Costantinopoli: l’11 maggio del 330 Costantino inaugurò la nuova
capitale sul Bosforo, attrezzata ad imitazione di Roma. Costanzo II istituì il Senato; successivamente fu
creata l’annona civica per la distribuzione del grano alla popolazione (200.000 persone), furono allestiti i
giochi del circo (la politica del panem et circenses) ed un ippodromo.
Il potere fu sacralizzato, in quanto l’imperatore era difensore della genuina dottrina cristiana e quindi
responsabile della salvezza del popolo cristiano: suoi compiti erano quelli di convocare e presiedere i
concili ecumenici e di decidere sulle nomine vescovili più importanti.
L’Oriente divenne una forza politica autonoma, come si evince dalla divisione dell’impero tra Arcadio ed
Onorio alla morte di Teodosio nel 395, e dalla chiusura che essi ebbero nei confronti dei Germani, i quali
insieme ai Visigoti furono dirottati sistematicamente verso Occidente.
3.3 – Giustiniano e la ripresa dell’iniziativa imperiale: la liberazione dalla pressione germanica consentì
prima a Zenone e poi al suo successore Anastasio I (491-518) di concentrare le proprie forze nella
soluzione di due difficili problemi interni: le continue rivolte degli Isauri (deportati in massa) e le agitazioni
religiose (irrisolto).
Giustiniano (527-565) fu il grande imperatore che concepì il disegno ambizioso di riportare l’Occidente
sotto l’autorità imperiale. Per riuscire nell’intento, un tema chiave era quello religioso. Nell’inverno del 543-
544, così, egli emanò l’editto dei “Tre capitoli”, col quale intendeva riconciliare le Chiese d'Oriente e
d'Occidente:
- Non condannò il MONOFISISMO (che affermava la sola natura divina di Cristo) per non
scontentare l’Oriente. Ma scontentò, così, l’Occidente;
- Condannò invece gli scritti di tre teologi FILONESTORIANI (che riconoscevano la duplice natura
umana e divina di Cristo, ma ritenevano che Maria fosse madre solo della parte umana. Quindi non
è “Madre di Dio”). Questi erano stati assolti dal Concilio di Calcedonia (che nel 451 aveva affermato
la duplice natura umana e divina di Cristo).
Si creò una rottura con il papa e i vescovi dell’Occidente, contrari al cambiamento della dottrina ortodossa.
Giustiniano arrestò allora papa Vigilio nel 456, e questi infine accettò il parere dell’imperatore, provocando
la rivolta dell’episcopato italiano.
Dal punto di vista territoriale, nel 533 Giustiniano distrusse il regno dei Vandali, avvalendosi del generale
Belisario, e ottenendo così l’Africa Settentrionale. Fra 535 e 554 venne conquistata l’Italia (vincendo i Goti)
ed emanata una Prammatica sanzione, con lo scopo di restaurare gli antichi rapporti sociali e dare al
territorio un nuovo assetto amministrativo. Questo fu possibile grazie al progetto di riforma che Giustiniano
avviò col collaboratore Triboniano: una grandiosa riorganizzazione del ricchissimo patrimonio giuridico
romano a partire dall’età repubblicana. Ne scaturì il Corpus Iuris Civilis, che fu proprio la codificazione
adottata in Italia.
Infine un ultimo corpo di spedizione fu inviato nella Spagna visigota e conquistò la fascia costiera sud-
orientale, comprendente Malaga e Cordova. Il Mediterraneo era tornato così ad essere un lago romano.
3.4 – Dall’impero universale all’impero bizantino: l’opera di Giustiniano fu l’estremo tentativo di
restaurare l’impero universale di Roma sul piano politico, militare e ideale. Ma i suoi 40 anni di regno
segnano la fine del sogno. All’interno l’imperatore non riuscì a venire a capo delle tensioni religiose.
Nella capitale, che aveva raggiunto il mezzo milione di abitanti, un buon terzo era mantenuto a spese dello
Stato. Le conquiste in Italia e Spagna andarono in gran parte perdute dopo la sua morte, e il controllo fu
limitato alle coste del Nord Africa e del Medio Oriente.
3.5 – L’insediamento di Slavi, Avari e Bulgari nei Balcani: nel corso del VI secolo fecero la loro
comparsa nei territori bizantini dei Balcani gli Slavi, originari di un’area compresa fra le attuali Polonia,
Boemia, Slovacchia e Ucraina. La loro precisa identità linguistica e culturale si andò affievolendo man
mano, con la divisione fra Slavi occidentali (dell’Elba, Polacchi, Cechi e Slovacchi), Slavi meridionali
(Sloveni,