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Abbastanza estraneo a questo processo di trasformazione degli assetti stilistici della musica italiana 6-700esca
rimase il settore delle composizioni liturgiche. Gli unici stili compositivi ammessi durante le funzioni liturgiche
furono quello concertato, quello policorale e lo stile severo. Quest'ultimo (anche detto “alla Palestrina) venne
assiduamente coltivato in questi secoli non solo x le necessità della Chiesa, ma anche perché veniva considerato
adatto alla formazione tecnica dei futuri compositori che su quei fondamenti potevano e dovevano esercitarsi
per acquisire gli strumenti più importanti della loro professione. L'arte del contrappunto praticata dai grandi
polifonisti fiamminghi del 4-500 costituisce la vera e propria spina dorsale della musica europea. Anche nel
campo della musica liturgica i modelli italiani ebbero buon credito in Europa,e soprattutto in paesi di tradizione
cattolica. Un imp. centro di diffusione di questi modelli fu Vienna, che a partire dall'epoca dell'imperatore
Ferdinando III diede ampia ospitalità ai musicisti italiani. Lo stile della Germania del sud è largamente debitore
alle tendenze musicali diffuse in Italia, anche se non si identifica con quelle. Il più famoso rappresentante di
questo stile è Fux.
3. La musica strumentale italiana.
Il più evidente tratto caratteristico che distingue il concerto grosso dagli altri generi musicali coevi è costituito
dalla contrapposizione fra 2 gruppi di strumenti: un gruppo più nutrito e uno più ridotto. Questo principio di
contrapposizione si stabilizza negli ultimi decenni del '600 dopo un lungo periodo di sperimentazione che parte
dallo stile concertante. Nelle forme più mature del concerto l'uso delle contrapposizioni si assesta e circoscrive.
Anche le sonorità strumentali diventano più costanti; nelle convenzioni del concerto grosso prevalgono gli
strumenti ad arco. Il predominio degli archi si era già imposto anche in un altro genere strumentale: quello delle
sinfonie che si usavano come brevi brani introduttivi allo spettacolo dell'opera; esse hanno una polifonia
semplificata e un melodizzare accattivante. Ma il genere musicale più imp. per la genesi del concerto grosso fu
quello della sonata, soprattutto in relazione ad alcuni aspetti formali tipici: la strutturazione in più tempi, la
diversa caratterizzazione degli adagi e degli allegri, l'utilizzazione di modelli di derivazione contrappuntistica e
danza. Al processo di formazione dello stile del concerto contribuiscono generi musicali diversi, per lo più
situati nel Nord Italia. La cappella bolognese viene di solito indicata come uno dei centri più attivi nella
stabilizzazione delle caratteristiche salienti del concerto barocco, ma anche da Venezia arrivano contributi imp.
dalle canzoni e sonate. Da questo insieme di stimoli emergono a poco a poco nuove concezioni formali che, pur
lasciando ai compositori margini d'invenzione, li incanalano in prescrizioni più rigide e stabili.
Il personaggio che più di tutti acquisì fama di codificatore di forme e stili è Arcangelo Corelli; tale esemplarità
è dovuta a ragioni diverse: non si dedicò mai ai generi della musica vocale; costruì il suo linguaggio sulla base
di un'accorta sintesi di esperienze diverse; ebbe dimestichezza con la nobiltà e l'intellettualità romana. Molto
attivo ai suoi tempi, egli fu prudentissimo nel pubblicare le sue opere, che limava e perfezionava prima di dare
alle stampe. Il risultato fu l'uscita di 6 raccolte, ciascuna contenente 12 brani: sonate da chiesa e da camera, per
violino e basso continuo, e concerti grossi. Il carattere di fondo dello stile corelliano è il risultato di un'ormai
secolare elaborazione di 3 grandi modelli di organizzazione sonora: polifonia vocale, musica per danza e canto
solistico. Il 1° lascia in eredità alle sonate e ai concerti tardo 700eschi la pratica diffusa di un sapiente stile
imitativo che emerge in certe zone della composizione; il 2° caratterizza alcuni dei tempi delle sonate e dei
concerti che si ispirano a movimenti di danza, costituisce una patina di fondo che dà alla composizione vivacità
e piacevolezza; il 3° le attribuisce specifici caratteri di espressività: la vocalità del melodramma, della cantata,
dell'oratorio, concepiva la melodia come uno strumento di potenziamento delle emozioni implicite nella parola.
Anche la musica strumentale era impregnata di moduli melodici di derivazione vocale che drammatizzavano il
linguaggio. Un tratto caratteristico dello stile di sonata e concerto è costituito dalla semplice distinzione dei
piani tonali, organizzati per lo più sul bilanciamento fra la tonalità d'impianto e la tonalità della dominante. Il
gioco dei temi gode di una certa fluidità e libertà. Una variante significativa dello schema del concerto grosso è
costituita da una forma di concerto strutturalmente molto simile, ma senza la suddivisione dell'orchestra in 2
gruppi. Nel 1698 i nuovi concerti orchestrali composti da Torelli contengono anche brevi interludi per violino
solo. Nei primi anni del sec. compaiono i primi concerti per violino e orchestra.
Vivaldi nel 1704 fu assunto come maestro di violino all'Ospedale della Pietà. Per molta parte della sua vita egli
prestò la sua opera in questo istituto e ciò spiega l'enorme numero di concerti composti (400 circa). Rispetto ai
modelli che si erano venuti formando, i suoi concerti presentano rilevanti aspetti di novità: la limpidezza delle
composizioni corelliane sembra acquistare nelle sue mani un calore nuovo, un andamento più disinvolto, una
semplicità di struttura. Di queste novità ci si accorse subito in Europa. Lo stile che più differenzia lo stile
vivaldiano da quello del concerto che lo precede è legato alla franchezza con cui egli maneggia gli elementi di
base del linguaggio strumentale: timbro, ritmo, strutture della melodia. Accenti, colpi d'arco, note ribattute e
tremoli, effetti di densità o rarefazione sonora, uso di una gamma di sfumature dinamiche, queste sono alcune
novità del suono. Altrettanta inventiva dimostra nelle caratteristiche ritmiche e melodiche: valica i limiti della
velocità media del concerto e immette quei caratteri di immediata piacevolezza melodica, varietà e fantasia;
fumature affettive e descrittive che erano di casa nella scena melodrammatica, ma non ancora nella più austera
sede del concerto: es. Quattro stagioni (1725).
Tali innovazioni sonore vengono inserite in uno schema formale semplificato ma ben funzionale. Il concerto
assume la struttura in 3 tempi: allegro, adagio, allegro; il primo dei tre tempi consta dell'alternanza fra un
ritornello affidato all'orchestra e episodi cantabili o virtuosistici affidati al solista. Assai più imprevedibili sono
gli interventi del solista che ne devono mettere in evidenza la bravura e conservano per questo maggiore libertà
e mobilità. Prima di concludere questo panorama della musica strumentale italiana fra '6-700 bisogna accennare
alla produzione per strumenti da tasto. Le acquisizioni + significative in questo campo sono quelle di Scarlatti,
Frescobaldi e Pasquini.
4. La musica francese nell'epoca dell'assolutismo.
Nel '500 le grandi case che detenevano il potere si sentivano appartenenti a un mondo unitario. Niente di più
naturale che anche le tradizioni culturali e i gusti artistici circolassero con grande rapidità e frequenza, salvo il
fatto di doversi poi adattare alle tradizioni locali. Nel caso della Francia questo processo di formazione di uno
stile musicale nazionale si svolge nel corso del '600 parallelamente al processo politico di estensione e
conferma del potere assoluto della monarchia. Alle origini del gusto francese stanno 2 tradizioni coltivate nel
corso del '500: quella delle musiche per danza e quella della chanson polifonica vocale. Nel '500 si diffonde
presso la nobiltà francese la moda di grandiose feste di palazzo, basate in buona parte sulla danza. Il ballet de
court che ne deriva è un'azione basata su una trama per lo più mitologica, con poesie, musiche, scenografie,
episodi mimici e danze collettive.
La tradizione della chanson polifonica tende a poco a poco a confluire in un nuovo genere in cui l'intreccio
polifonico veniva affidato a uno strumento e il superius della canzone veniva eseguito da una voce solista: air
de court. Airs de court e suites di danze liutistiche battono comuni strade di semplificazione strutturale. Della
tradizione liutistica francese i più eminenti rappr. sono i membri della dinastia dei Gaultier. Le danze sono
disposte in sequenze non standardizzate comprendenti alcuni modelli costanti e altri più saltuari, spesso
corredati da repliche della stessa danza e introdotti da preludi generalmente scritti a note non misurate. Ma le
caratteristiche più nuove di questa musica liutistica sono forse da individuare sia nell'uso assai ampio di
particolari forme di abbellimento, sia nel sempre più spregiudicato adattarsi agli schemi del pensiero polifonico
alle effettive possibilità strumentali. Airs de court e danze per liuto rappresentano il lato più discreto della
sensibilità musicale dell'epoca. Nelle occasioni delle grandi feste e cerimonie di corte occorrevano complessi
più ricchi e sonori come Bande des 24 violons du Roy.
Agli inizi del regno di Luigi XIV si colloca un avvenimento imp. x la storia della musica francese: l'esecuzione
dell'Orfeo (1647) di Luigi Rossi, accolto con l'interesse che era dovuto al fascino di uno spettacolo raro, ma
visto anche con sospetto dall'intellettualità parigina. Si affaccia in quegli anni Giovanni Battista Lulli; per
quasi 20 anni egli si dedica alla composizione di musiche di scena x balletti, mascherate, commedie, intermezzi
e pastorali, e creò, insieme a Molière, il genere della comédie-ballet. Verso la fine degli anni '60 il librettista
Perrin e il musicista Cambert si dedicarono all'ardito tentativo di creare un'opera in musica ispirata ai modelli
italiani ma cantata in francese. L'esperimento ebbe successo sul piano dell'accoglienza, ma fallì su quello
economico. Lully fu tempestivo nell'approfittare dell'infortunio e ne assunse in prima persona l'eredità. Dal re
ottenne la licenza di proseguire l'impresa e un privilegio che proibiva per legge a chiunque altro di cantare
musiche senza il suo permesso. Lully dedicò gli ultimi 16 anni della sua vita nel nuovo genere della tragédie-
lyrique. Il modello operistico lulliano utilizza una quantità di elementi drammaturgici e musicali derivati dalla
tradizione francese: l'ouverture, gli schemi delle arie, le inserzioni danzate e la ricchezza strumentale. Ma al
tempo stesso ispirandosi alla t