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IL CARDINALE
Personaggio venuto su dal nulla è Adriano Castellesi da Corneto, uomo di grande cultura, capace di
comporre esametri raffinati, di leggere greco ed ebraico. Egli percorre una grande carriera
ecclesiastica grazie all’esperienza nel maneggiare gli affari della curia. Viene invischiato nella
congiura di Alfonso Petrucci contro Leone X, e viene privato del cardinalato nel 1518, e sparisce nel
nulla per finire poi ucciso da un servo qualche anno più tardi.
Il nepotismo dei papi era frequentissimo: esempio è Giulio II , personaggio bellicoso e collerico,
deciso a ristabilire il potere papale nella penisola, creatore della grande Roma di Bramante,
Raffaello e Michelangelo, sa organizzare le nomine cardinalizie per riempire le casse papali.
Enea Silvio Piccolomini, grande personaggio che diventa papa nel 1458 con il nome di Pio II, riesce a
farsi strada, anche se proviene da una famiglia povera, grazie allo studio e all’ingegno, le
competenze da giurista e da umanista, è capace di scrivere versi erotici, orazioni politiche,
commedie, trattati di ogni tipo, opere storiche, geografiche e dottrinali. Passa dalla cancelleria di
Basilea a quella dell’antipapa Felice V, arriva alla cattedra vescovile di Trieste e Siena, fino a
diventare cardinale.
Jean Balue, oscuro chierico al servizio del vescovo di Angers, conquista la sua fiducia, riceve
benefici, diventa vicario e lo accompagna a Roma nell’ambasciata nel 1462, diventa protonotario
apostolico. Diventa anche uno dei consiglieri di re Luigi XI , diventa vescovo di Evreux e poi di
Angers e infine cardinale. Pochi anni dopo, un crollo: viene arrestato con accuse di lesa maestà,
tradimento e altri crimini, poi liberato undici anni più tardi. Si trasferisce a Roma nel 1482, ottiene
l’assoluzione e viene reintegrato nelle sue dignità e privilegi.
Jean Jouffroy, monaco benedettino, abate e poi vescovo di Arras, si fa strada grazie alla cultura
giuridica, all’abilità diplomatica e al favore di re Luigi XI. Non vestirà mai i panni purpurei,
preferendo il saio del suo ordine.
Un palazzo cardinalizio è una specie di piccola corte principesca: risiedeva una schiera di amici,
collaboratori, segretari, servi, soldati, cuochi, musicisti, artisti di ogni genere, astrologi, parenti e
tutto e di più. Una folla di questo genere esige ampi spazi, stalle, magazzini, attrezzature, locali,
derrate alimentari, legna, vino e via di seguito: una spesa elevatissima, sproporzionata alle modeste
entrate.
Pio II elabora già un progetto di riforma della curia in cui si afferma che i cardinali esistenti non
potevano avere una corte superiore a 60 persone, con un limite massimo di rendite beneficiarie di
4mila fiorini (limitazioni che includono persino i cavalli). 3
La necessità di costruire uno Stato viene affidata a indomiti cavalieri come Vitelleschi e Trevisan. I
cardinali stranieri sono quasi esclusivamente francesi o spagnoli, che non vivono a Roma ma nelle
corti dei loro re.
Congiura di Alfonso Petrucci è l’ultima aperta sfida contro l’autorità pontificia nel 1516. Il senese
Petrucci, bel giovane elevato alla porpora diciannovenne da Giulio II, arrabbiato per l’appoggio dato
dal papa Leone per la sostituzione del cugino odiato al fratello Borghese, ordisce una congiura, che
pagherà con la sua stessa vita. La scoperta della congiura offre a papa Leone l’occasione per
imporre al concistoro l’infornata cardinalizia, per rinnovare la composizione e mettere fine alla
mondanizzazione in atto: il papa annuncia 31 nuovi cardinali. Papa Leone X muore nel 1521
lasciando un mare di debiti; la Chiesa deve affrontare la riforma protestante in atto. La tragedia si
ha nel 1527 con il sacco di Roma, ad opera dei lanzichenecchi imperiali che la depredano e la
saccheggiano; il papa si rifugia in Castel Sant’Angelo .
La riforma protestante si diffonde dalla Germania alla Svizzera, all’Inghilterra, ai paesi scandinavi,
all’Europa orientale: questo segna l’avvio di un confronto tra Chiesa e protestanti. Il nuovo papa
neoeletto Paolo III affronta con energia la situazione, istituisce la commissione “de emendanda
ecclesia” e inizia la seria riforma della Cancelleria, della Dataria, della Penitenzieria. Paolo III
istituisce la Compagnia di Gesù di sant’Ignazio di Loyola, nel 1540, e appoggia i nuovi ordini:
barnabiti, teatini e cappuccini. Intavola colloqui di religione con i protestanti, cercando un
eventuale improbabile accordo dottrinale, e l’accordo in parte lo trova nella sede tridentina e vede
la conclusione della prima fase del Concilio di Trento, tra il 1545 e il 1547. Inoltre istituisce anche il
tribunale dell’Inquisizione romana.
Il Carafa , discendente di una nobile famiglia napoletana, vescovo di Chieti e poi nunzio in Spagna,
concentra le sue attenzioni sulla lotta contro ogni forma di disobbedienza e dissenso religioso;
chiamato nel sacro collegio, dirige con rigore il Sant’Uffizio, e con il nome di Paolo IV diventerà
papa dal 1555 al 1559. IL CORTIGIANO
La corte è il luogo dove sta il principe, anche se la corte non era quasi mai fissa. Esempi: Francesco I
si muove tra Fontainbleu, il Louvre e Saint Germain; Ferdinando e Isabella tra Siviglia, Toledo e
Valladolid; Carlo V ricorda nel suo discorso di abdicazione che ha visitato il Sacro Romano Impero 9
volte, la Spagna e l’Italia 7 volte, la Francia 4 volte e l’Inghilterra e il Nord Africa 2 volte ciascuna.
Nel Medioevo le corti sono itineranti, perché è più facile per il re recarsi nei suoi domini, che non
spostare i domini ovviamente sino a lui.
Di norma una corte ha bisogno di molti servizi, come cuochi, siniscalchi, sguatteri, barbieri,
giardinieri, guardie, medici, cappellani, ecc. In cima alla gerarchia stanno gli aristocratici che
detengono cariche di grande prestigio, come il Ciambellano, lo Scudiero, comunque cariche di
carattere domestico. Il ciambellano per es. deve occuparsi nelle stanze e degli abiti del principe, i
Siniscalco veglia sul cibo e lo Scudiero pensa ai cavalli e alle stalle. Il sovrano ama circondarsi di
nobili e amici importanti, per avere consiglio, o per tenerli sotto controllo.
I nobili vengono a corte per vari motivi: per ricevere il suo favore, in primis, o semplicemente
vedere la figura carismatica e semidea del principe e di essere anche ovviamente, visti da lui.
Tra gli aristocratici e i servitori, c’è una classe intermedia: “la macchina burocratica del governo” ,
ossia amministratori, giudici, politici, che hanno il ruolo di fornire consulenza al re e di riferire i suoi
ordini, come per es. Richelieu con Luigi XIII. 4
La corte non è solo la famiglia del sovrano, ma anche un vero strumento di governo: la necessità del
principe e dei compagni di svagarsi con la musica, o la poesia, o giocando a scacchi, implica un
interesse culturale e letterario non da poco. Le corti promuovono in generale la poesia e le arti: nel
XII le corti di Linguadoca e di Provenza sono state il perno dello sviluppo della poesia dei trovatori. Il
XVI sec. è un grande periodo per il mecenatismo nella letteratura, negli studi e nelle arti: sotto i
papi Giulio II e Leone X per es., o sotto Carlo V, Francesco I e Enrico VIII.
Il cortigiano è visto come un uomo universale, capace nelle armi e nelle lettere, di cantare, danzare,
dipingere, scrivere poesie, e corteggiare le dame; la corte del Rinascimento è anche una
apportatrice di novità, come l’uso del sapone e del dentifricio.
La corte è una istituzione educativa: insegna ai membri come parlare, ridere, tacere, camminare,
persino come ingannare. I giovanetti vengono mandati a corte proprio in qualità di paggi, come
valletti, e in seguito, come cavalieri.
Esempio: Garcilaso de la Vega, figlio di un cortigiano, viene mandato a corte, su richiesta di Carlo V,
che servirà per tutta la vita in qualità di diplomatico in Francia, come soldato in Nord Africa e a
Navarra (dove morirà). Garcilaso suona l’arpa benissimo, è un favorito delle dame: è abilissimo
nelle armi e nelle lettere ( scrive in castigliano e in latino).
In ogni corte ci sono posti per i litterati: il predicatore di corte per es., o il medico reale, o il
precettore dei figli del principe. Dopo l’invenzione della stampa, si sviluppano le biblioteche, quindi
sono necessari ruoli come il bibliotecario e lo studioso, lo scrittore, il segretario , lo storico di corte.
Edmund Spenser: è un cortigiano di secondo piano, autore di un poema epico, “ The fairy queen”
che rappresenta sia un elogio glorificazione della regina Elisabetta sia una specie di manuale di
galateo. Spenser non viene ricompensato bene: riceve soltanto una piccola pensione dalla regina e
il posto di segretario del vicerè in Irlanda. Spenser era frustrato, critica la corte, esprime la sua
amarezza.
Distinzione necessaria fra critica di corte e critica del cortigiano: nel trattato del Piccolomini, “Le
miserie dei cortigiani” ,scritto sotto forma di carteggio con l’amico (1444) , si mescolano i
tradizionali luoghi comuni e le descrizioni vivaci della corte. Le persone di poco valore sono
premiate, mentre quelle ben meritevoli languiscono. I cortigiani sono spesso descritti come oziosi,
ignoranti, pretenziosi, ossessionati dalle apparenze.
IL FILOSOFO E IL MAGO
Il nuovo filosofo è malinconico, intellettuale, moralista e medico, mago e astrologo.
Ci sono due tipi di filosofo: il saggio, rispettato e consultato dalla città = filosofo civile ( come
Socrate) ; il filosofo naturale, medico mago e astrologo ( come Democrito).
L’opera d’arte del Giorgione, “ I tre filosofi”: tre enigmatiche figure assorte, il più giovane, seduto,
tra stupore e attesa, guarda una minacciosa spelonca. Chi realmente siano, non si sa;
probabilmente in origine sono i Tre Magi, che stanno osservando con i loro calcoli la stella cometa
che annuncia la nascita di Cristo.
Nel 1554, Herold presenta la nuova edizione di Basilea delle opere complete di Petrarca, indicando
lo stesso Petrarca come filosofo, oratore e poeta; nelle sue opere si trova l’enciclopedia di tutte le
arti liberali. Per Petrarca Aristotele è grande, grandissimo, ma non è il solo: c’è Platone, ci sono
Pitagora e Anassagora, Democrito e Diogene, Socrate, Plotino, Cicerone, Seneca.
La nuova filosofia è una filosofia che è ricerca del molteplice, discussione, analisi del fare,
variazione. Il ritorno al passato è rinuncia alle filosofie cristiane, non alla religione di per sé. 5
Nel 1509 a Parigi un editore riconosce l’importanza e il carattere rivoluzionario dell’opera di Valla,
la “Dialettica”. Erasmo ha trovato in un manoscritto dell’Abbazia di Lovanio anni prima le
“Adnotationes