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UNA PARETE DI ROCCIA SESTO GRADO
La cronologia delle opere di Piero della Francesca è sempre stata molto dibattuta, tanto da essere
definita da Carlo Ginzburg una parere di sesto grado. La data del battesimo oscilla di trent'anni, ma
dovrebbe risalire alla fine degli anni 50; anche la flagellazione va dal 1444 al 1472, ma la più
probabile è tra il 1458 e il 1459 perchè si avvertono gli echi dei Leon Battista Alberti, quindi deve
essere posteriore al 1451, ma anche al 1457, quando Alberti iniziò il De re aedificatoria; lo stile di
Piero si può collocare intorno al 1460 in relazione alla sua evoluzione pittorica. Devono quindi
essere contemporanee al ciclo di Arezzo, datato 1459.
Il dipinto venne realizzato quindi vent'anni dopo l'ingresso del corteo bizantino a Firenze.
Nel 1458 Piero andò a lavorare a Roma da Pio II, realizzò alcuni affreschi nella stanza della
segnatura, oggi cancellati.
CLEOPA INIZIATA AI MISTERI DEI PLATONICI
Cleopa come Bessarione aveva una passione per l'ellenismo e per i segreti esoterici di Pletone che
venerava gli antichi dei e l'armonia degli astri. Nel 1431 Cleopa ascese all'iniziazione platonica, o
almeno cosi pare da quanto ci ha lasciato Pletone. L'esclusione delle donne dall'accademia avvenne
solo dopo il 1437. Poco dopo la presunta iniziazione un male acutissimo le tolse la vita, morì nel
1433.
LA VOCE DI CLEOPA
Sono state ritrovate recentemente alcune lettere di Cleopa scritte tra il 1426 e il 1428 in cui si
lamenta della sua condizione; sono lettere scritte in fretta, quando qualche occidentale le da
occasione di portarle in Italia. Si scusa per la doppiezza che deve mostrare, riferendosi all'ortodossia
ma non sappiamo se finga anche con la sorella o sia in queste lettere che dica ciò che pensa
realmente.
UNA MISTICA DELLA MISURA
Negli anni 20 del novecento Aldous Huxley e la moglie giravano l'Italia in citroen 10CV, ma
andarono ad Urbino in ferrovia, con grande fatica; nota nel quadro di Piero un'assenza di significato
drammatico e stranezza per l'accostamento dei due piani narrativi; secondo lui e altri come lui non
c'è nesso tra le due scene, ma sono giustapposizione.
Piero, autore del De prospectiva pingendi elaborò la sua composizione come un'opera di
architettura, basandosi sul modulo del 4,699 cm.
Vedendo il dipinto in piano sembra asimmetrico, ma uscendo dallo schiacciamento prospettico
risulta simmetrico. Le tre figure del proscenio e pilato sono in due quadrati o cubi equivolumetrici;
anche i colori si specchiano. Pilato è estromesso dalla flagellazione, fa da controparte al proscenio.
Il fulcro della costruzione è la colonna su cui è legato Cristo, il centro dell'ellisse, che considerando
lo schiacciamento prospettico è un cerchio; sappiamo cosi la distanza dell'occhio dell'artista dal
piano del quadro. Il quadro suggerisce quindi intersecarsi di spazio terreno e celeste; ha un carattere
esoterico; le dimensioni sono visibili anche in piano grazie alla striscia di marmo nero presente
sopra la testa del greco barbuto.
QUATTRO SEDIE
Mentre i fiorentini ammiravano i delegati bizantini, i cortei e i copricapi il concilio iniziò il suo
svolgimento, ma un temporale scompigliò il corteo e il protocollo. Giovedi 26 febbraio si svolse il
primo incontro dogmatico, il 12 marzo la prima sessione plenaria in cui Giovanni di Montenero e
Efeso Marco Eugenio si avventarono sul problema del Filioque.
UN ALTRO CORTEO
Il corteo dei Magi di Benozzo è una rappresentazione allegorica del concilio di Firenze, realizzata
vent'anni dopo il concilio.
In Baldassarre si riconosce Giovanni VIII e in Melchiorre Giuseppe II; l'orientalismo è però
fiabesco e ricalca la tradizione tardomedioevale di Gentile da Fabriano. Solo i colori sono desunti
da Pisanello e non casuali, bianco, rosso e verde. Il suo Giovanni VIII è molto simile a quello di
Pisanello, cosi come quella di Giuseppe II rappresentato da Jacopo Bellini.
FOTO DI GRUPPO SULLE COLLINE DEL MUGELLO
Parlano tra loro un antichista e uno storico dell'arte e discutono del corteo dei Magi di Benozzo,
antichista propone sempre e storico dell'arte critica. Antichista vede elementi allusivi, ghepardi e
scene di caccia, allegoria a lotta contro turchi, cosi come la gru e il rapace, l'aquila di Bisanzio. Poi
rappresenta bizantichi che sono allo stesso tempo antichi sapienti, portano con loro casse con i
tesori culturali portati da oriente in Italia e quindi salvati. Inoltre nel corteo si vedono tutti i membri
filobizantini italiani, tutto il quadro è un'allegoria dell'inizio dell'umanesimo e del travaso culturale
orientale in Italia.
MARIA COMNENA DI TREBISONDA
Nel 1432 Bertrand de la Broquiere vide Maria Comnena di Trebisonda a Costantinopoli e disse che
in lei non vi era la minima imperfezione. Anche Pero Tafur, andaluso che divenne amico dei
sovrani bizantini la descrive superbamente bella. Dopo la partenza per l'Italia del marito tenne la
reggenza.
Nel 1437 o 1438 Pisanello affrescò nella Cappella Pellegrini a sant'Anastasia a Verona la storia di
San Giorgio. La pallida principessa è Maria Comnena e il drago è il pericolo turco
UNA GALLERIA DI RITRATTI
Parlano antichista e storico dell'arte, evidente presenza di 32 o 33 ritratti, si riconoscono di sicuro
Benozzo, Sigismondo Malatesta, Galeazzo Maria Sforza, Cosimo il vecchio de Medici e Piero de
Medici, Carlo de Medici, Lorenzo de Medici, Marsilio Ficino, i tra fratelli Pulci, Gentile da
Fabriano, Aretino, Poggio Bracciolini; alcuni sono ritratti come erano nel 1459 altri come erano
vent'anni prima, ma rappresentati come fantasmi, tra cui Gemisto.
UNA FORMULA DI MISTERIOSE PAROLE
La base teologica dello scisma d'oriente è la questione del filioque, lo spirito procede dal padre e dal
figlio o attraverso il figlio; l'uomo cioè è divinizzato oppure può solo patire finchè è immerso nella
materia. La concezione bizantina ha portato al nichilismo e alla rassegnazione alla sofferenza; dalla
concezione cattolica invece proviene la vocazione del papato a salvare e diffondere la religione
cattolica. Ma la disputa era insolubile perchè non legata a ciò che le parole significavano ma al fatto
proprio di dirle in contrapposizione agli altri. Bessarione era un neoplatonico, un bizantino convinto
e antiunionista, ma si convertì con un gesto di realpolitik per il bene dell'impero bizantino, per avere
in cambio una crociata antiturca, partì nel 1443 la crociata di Varna, ma fu una delle più grandi
carneficine della storia. Morirono una serie di capi, il re Ladislao di Polonia, il cardinale Cesarini,
ma questo 5 anni prima non lo si sapeva ancora.
Allora si prese per buona la conversione di Bessarione, oggi già dal suo discorso si nota come fosse
solo di facciata e di convenienza e smaccatamente caricaturale.
L'INTUIZIONE DI CLARK
Anche la natività di Piero della Francesca fu comprata dalla national Gallery nel 1873. Nel 1950
Clark creò una terza via interpretativa per la flagellazione, legandola a Bisanzio.
La flagellazione era la metafora di Costantinopoli, martirizzata dalla conquista islamica, per Clark
lo sfondo era il pensiero dei tre personaggi in primo piano.
UNA FOLLA DI BARBE
sempre antichista e storico dell'arte. Nella terza fila del corteo di Gaspare sono tutti bizantini, lo si
capisce dalle folte barbe che nessuno in occidente portava, attributo tipico dei greci. Dalle fonti
bizantine si può desumere che siano dei neoplatonici della scuola di Gemisto; secondo l'antichista i
Medici, Sforza e Malatesta sono schierati per proteggere i filosofi neoplatonici; tra loro forse si
individua Bessarione, primo da sinistra della terza fila, con cappello bizantino sopra abito da
monaco; si riconoscono poi Giovanni Argiropulo, Isidoro di Kiev, Teodoro Gaza, Niccolò Perotti,
Demetrio Calcondilla e Platina, tutti com'erano o almeno con l'età che avevano nel 1439.
I PRIVILEGI DI VENEZIA
Venezia non ottenne vantaggi dal matrimonio di Cleopa, al contrario di quanto si aspettassero;
l'importanza della serenissima in oriente risale all'undicesimo secolo quando Alessio I Comneno
concesse una serie di privilegi: una colonia mercantile permanente in Bisanzio, la compravendita di
ogni merce senza dazi. Nel mondo bizantino il commercio aveva cattiva fama, era vergognoso e
non solo per i teologi ma anche per l'aristocrazia; per arricchirsi bastavano i dazi per il passaggio
dalla città e le rendite terriere. Quando nel 1204 i bizantini imposero i dazi alla quarta crociata i
crociati si ribellarono e saccheggiarono la città; quando si ritirò i veneziani avevano installato la
loro base. Ciò nonostante il predominio dei mari fu assunto da Genova.
IN MORTE DI CLEOPA
A Venezia, girando a sinistra da piazza san Marco, si arriva al palazzo che ospita tutti i libri donati
alla città da Bessarione, tra cui i suoi scritti giovanili; uno di questi dedicati alla morte di Cleopa; lui
e tutti i neoplatonici esaltarono la bellezza e l'intelligenza della giovane; la prosa tortuosa e ambigua
allude ad un'omocidio, e forse anche al fatto che la giovane fosse in cinta, ma la cosa è ad oggi
incerta.
LA PROSPETTIVA E LA STORIA
Thalia Goume Peterson nel 1976 scrisse che la flagellazione parla della sofferenza della chiesa per
la caduta di Costantinopoli e che il quadro è legato ai tentativi di Pio II di organizzare una crociata.
Anche le indagini su Piero di Carlo Ginzburg si ispireranno a lei. Per l'americana le due scene sono
lontane nello spazio e nel tempo. Nel quadro ci sono due fonti di luce, nel pretorio proviene da
nord, a destra i personaggi sono illuminati da sinistra. Il pretorio è quindi un regno sovrannaturale,
la flagellazione è un evento simbolico del passato e il collegamento tra le tre figure è lo spettatore.
Il personaggio di spalle nel retroscena guarda la flagellazione come lo spettatore guarda a destra.
LA STORIA FATTA CON I SE
Tutti coloro che parlarono ai funerali di Cleopa erano neoplatonici, parlano in modo tortuoso ma
allusivo, parlano di un clima di festa per un evento, sembra ci sia di mezzo un aborto, ma fu causa o
conseguenza della morte di Cleopa? sembra probabile sia stata assassinata, ma da chi? suo figlio
sarebbe stato l'erede al trono; gradito ad occidente se conservava l'idea di intermediario, ma se la
madre era troppo ortodossa poteva essere sgradita. Di sicuro un sovrano imparentato con i signori
italici avrebbe cambiato la storia
UN DIFFICILE SOLITARIO BIZANTINO
Il libro le indiagini su Piero di Carlo Ginzburg vuole risolvere ogni problema relativo al quadro;
vede distanza ontologica e temporale tra le due scene e un richiamo a Costantinopoli; riconosce nel
dipinto la missione di Giov