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Alla cavalleria si opponeva la fanteria (combattenti a piedi). I fanti erano solitamente armati di
arco o balestra, di lancia o solamente di scudi di legno (pavesi).
Alla fine del Quattrocento gli Svizzeri iniziano ad usare un nuovo modo di combattere. I gruppi
si infoltiscono e si costituiscono di picchiere, alabardiere e di un paio di tiratori armati di balestra
o colubrina (primitiva arma da fuoco).
Anche il cannone era un’arma usata in quest’epoca. Esso era un semplice tubo di ferro montato
su cavalletto.
In quei secoli si assiste ad un cambiamento nel reclutamento delle forze armate da parte dei
Governi: si passa dalla mobilitazione obbligatoria degli abitanti al reclutamento di volontari
(professionisti assunti e pagati). Si era giunti a stipulare dei veri e propri contratti che sancivano
le specifiche del servizio: il tipo ed il numero dei combattenti, gli armamenti, la durata e la
retribuzione (in Italia il contratto si chiamava condotta). Tali affari erano affidati ai capitani (in
Italia chiamati condottieri) e comandavano inoltre le loro compagnie in guerra.
La mostra era quel passaggio fondamentale dove il funzionario del Governo passava in rassegna
uomini, cavali ed armamenti selezionati dal capitano (se la mostra veniva superata positivamente,
il capitano poteva richiedere l’anticipo del suo salario). Però, per lentezza ed inesperienza, questo
sistema di reclutamento era parecchio limitato e spesso costringeva gli uomini salariati (quando
non si aveva più bisogno di loro) a rimanere a casa. Purtroppo le compagnie non avendo altre
entrate si ostinavano a fare da soli le guerre e spesso vivevano alle spalle dei contadini.
Per evitare che le compagnie rimanessero senza lavoro e per evitare che si ostinassero o se la
prendessero con gli Stati, si formarono delle compagnie permanenti. La Francia di Carlo VII
instaurò delle compagnie permanenti ed una milizia di arcieri.
Lo scopo principale delle guerre condotte alla fine del Medioevo era quello di occupare i territori
e l’espansione territoriale era il motivo di molte battaglie. Gli indefiniti scopi di una guerra,
talvolta, non abbracciavano l’oscurità che essa si portava dietro: spesso si arrivava ad avere
morti, città bruciate e contadini mutilati. Il Ttecento e Quattrocento sono caratterizzati da guerre
molto sanguinose. Per alcuni questo scempio divenne una fonte di sostentamento (a volte
l’unica): i salari e la guerra considerata come sport (o gioco d’azzardo) erano le attrattive e le
caratteristiche che rendevano appetibile anche una guerra. Il codice cavalleresco serviva a
regolare i comportamenti tra i combattenti (”le regole per il gioco”) ed è ad esempio attraverso la
richiesta di un riscatto che i combattenti si arricchivano. La fratellanza d’armi – accordo tra più
uomini d’arme per la spartizione del bottino e la regolamentazione del pagamento di eventuali
riscatti – è l’esempio perfetto di come la guerra era arrivata ad essere un business.
Alla fine del Medioevo – nel Mediterraneo – le maggiori potenze navali erano Genova, Venezia e
Regno d’Aragona. La galea era il principale mezzo di navigazione utilizzato in ambito bellico
(ma anche per il trasporto merci); essa era mossa con i remi ed era costituita da una vela. La
galea aveva a bordo qualche arciere e l’artiglieria. Nel nord Europa veniva invece utilizzata la
nave rotonda con vela, poco manovrabile ma adatta al trasporto di merci.
Dalle guerre d’Italia alla guerra dei Trent’anni (1500 – 1650)
Nelle guerre d’Italia si riscontra un modo totalmente diverso di combattere rispetto a quello dei
secoli precedenti. Gli Svizzeri introdussero la picca, un armamento fondamentale per la fanteria.
Essa era una sorta di lancia, lunga diversi metri e con una punta di ferro ed era maneggiata da
formazioni di soldati. Quest’arma – di notevole pesantezza ed ingombro – era rivoluzionaria per
l’epoca e richiedeva un addestramento collettivo (il gruppo doveva collaborare per la riuscita del
colpo). Chi la manovrava poteva avere un elmetto ed un’armatura oppure no (picca secca).
Con l’introduzione della picca si iniziò ad avere l’esigenza di poter contare su un gruppo di
uomini bene addestrati, rigorosi nel comportamento. La marcia dunque (soldati che camminano
allo stesso passo, passo cadenzato) fu introdotta proprio per esercitare il gruppo ad avere rigore
nel comportamento; essa veniva scandita con l’uso di tamburi e pifferi.
I picchieri vennero affiancati da ausiliari, soldati che dovevano in qualche modo proteggerli dai
colpi degli avversari. Gli ausiliari erano armati di scudo e spada ed alcuni di archibugio,
l’antenato del moderno fucile (archibugiere).
La guerra nel Cinquecento divenne un atto più duraturo e statico ed è per questo che i
combattenti (per soccombere alla lentezza nell’uso dell’archibugio) erano costretti ad allestire
fortificazioni improvvisate (parapetti, triceramenti). Agli estremi dei trinceramenti – il gruppo –
sistemava i cannoni.
La prima rivoluzione militare si ha proprio tra il Quattrocento ed il Cinquecento. Questa
rivoluzione ha come protagonista la fanteria e non più la cavalleria e l’introduzione della picca e
dell’archibugio sono certamente elementi che rendono tale cambiamento ancora più forte.
Nella seconda metà del Cinquecento l’archibugio viene sostituito dal moschetto (più lungo,
meno maneggievole, ma con la capacità di tirare a distanze maggiori). Come l’archibugio, il
moschetto veniva azionato per mezzo di una fiamma ed esso aveva dei grossi limiti in caso di
brutto tempo e – per lo più – era un’arma pesante che aveva bisogno addirittura di una forcella
per essere usata.
In Olanda – sulla fine del Cinquecento – fu sperimentato che addestrare i moschettieri a sparare
in modo organizzato ed ordinato era meglio che lasciarli sparare a caso ed individualmente. Si
organizzarono – infatti – i combattenti a file, ove quelli della prima sparavano in contemporanea
ed arretravano per ricaricare le proprie armi lasciando quelli della seconda avanzare. A riguardo –
nel 1607 – fu stampato ad Amsterdam il primo manuale con tavole illustrate.
Dalla primitiva composizione a quadrato per l’uso della picca, si passò a composizioni più
elaborate (ma snelle) come il tercio (formazione profonda di circa trenta file con due-tremila
uomini) fino a giungere alla fine del Cinquecento al battaglione (file di numero ridotto e con un
massimo di mille uomini). Per fini tattici si componeva la brigata: un insieme di unità.
In questo periodo il ruolo della cavalleria fu quasi annientato ed esso si ridusse all’uso della
cosiddetta cavalleria leggera (combattente con armatura leggera ed un elmetto). Essa
comprendeva anche archibugieri a cavallo. Esplorazione, attacchi improvvisi, controllo: erano i
principali compiti della mutata cavalleria. La cavalleria pesante era presente, seppur in numero
minore (con armatura e lancia – fino a metà del Cinquecento).
La cavalleria pesante che era stata caratterizzata dalla presenza di armature che fungevano da
protezione – con l’invenzione del moschetto – non ebbe più ragione di esistere. La nuova arma –
introdotta nella seconda metà del Cinquecento – forava anche le armature pesanti che vennero
dunque sostituite da corazze (da qui il nome corazzieri per indicare i membri della cavalleria
pesante con corazza). I corazzieri iniziarono ad usare le armi da fuoco e l’uso combinato di
cavallo-arma da fuoco diede vita alla tecnica del caracollo.
La fanteria in tal periodo non era costituita da soli nobili. Sarebbe stato impossibile vista la
grande quantità di uomini che vi servivano poter arruolare solo nobili. La condizione del soldato
non fu però positiva sulla fine del Cinquecento: esso viveva un’esistenza precaria ed i salari
erano ridottissimi. Arruolarsi non era più un fattore che portava onore, ma era ritenuta come
l’ultima opportunità pre-povertà.
Vi erano stati accenni della presenza di eserciti permanenti, ma questi scemarono nel
Cinquecento e nel Seicento. Ci voleva una buona organizzazione – soprattutto amministrativa e
per il tipo di combattimento. Il reclutamento avveniva invece attraverso il sistema misto che
usava un imprenditore militare per il reclutamento dei combattenti attraverso i capitani.
Le milizie semi-permanenti del Cinquecento erano quel gruppo di persone che le comunità
dovevano obbligatoriamente fornire allo Stato (principio della milizia nazionale).
Nel Cinquecento un esercito era in sostanza un insieme di compagnie. Qualora le compagnie
venissero raggruppate per mano di un solo militare (colui che le guidava in guerra), esse
costituivano il reggimento. Il militare che le aveva dunque raggruppate veniva chiamato
colonnello e guidava solitamente un reggimento composto da minimo cinque compagnie fino ad
un massimo di dodici. Il colonnello faceva indossare agli uomini del proprio reggimento vestiti
dello stesso colore ed è questa la genesi delle uniformi che divennero poi fatte indossare ad
interi eserciti. Anche l’addestramento è nato in questa epoca: i combattenti non dovevano solo
saper usare le proprie armi, ma essere capaci di lavorare nel gruppo e con altri soldati.
L’uniformità caratterizzante di ogni reggimento si estenderà nel Settecento all’intero esercito.
I primi cannoni quattrocenteschi assemblati in ferro, si tramutarono in bronzo con l’avanzare
degli anni. I primitivi cannoni erano pesanti, ingombranti ed usavano palle di pietra. Quelli più
avanzati divennero più facili da trasportare ed usavano palle di ferro con colpi più precisi.
Una conseguenza (una contromisura) all’avvento delle armi da fuoco fu la creazione di opere
murarie che potessero supportare il carico bellico che vi veniva scagliato. Le cortine lineari
furono abbandonate e fu proprio l’Italia che sviluppò tali contromisure (nuova arte della
fortificazione). La rocca fu la prima risposta ed è l’opera che più è presente attualmente nelle
nostre città. La rocca era costituita da torrioni rotondi e possenti, meno slanciati delle vecchie
torri. Nella prima metà del Cinquecento si diffuse in Europa un nuovo modello di cinta muraria
chiamata opera alla moderna (trace italienne). Questo nuovo modello prevedeva mura più
basse, spesse e rafforzate con terrapieni e costituite da bastioni, massicce piattaforme murarie
triangolari che servivano ad ospitare cannoni ed archibugi e che propendevano dalla cinta a brevi
intervalli.
La creazione della cittadella accanto alla città vera e propria era una soluzione che richiedeva
meno impegno econo