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3 CETI E GRUPPI SOCIALI
Ordini, ceti, classi. La stratificazione sociale nell'Europa d'antico regime.
Fino alla diffusione delle idee illuministiche la visione della società dominante in Europa, era una visione corporativa e gerarchica. L'individuo non contava per sé, ma contava in quanto membro di una famiglia, di un corpo, di una comunità. A questi corpi e comunità facevano riferimento le "libertà", cioè le franchigie, le immunità, i privilegi che componevano un universo giuridico frastagliato e multiforme. Eredità dell'epoca medievale era la distinzione della società in tre grandi ordini: gli oratores, clero, i bellatores, nobili, e i laboratores, tutti. Naturalmente agli osservatori era ben chiaro che la stratificazione sociale fosse più complessa di quanto è riassunto in questo.
semplice schema. In particolare era ben chiaro che all'interno del terzo statovi erano molteplici divisioni e suddivisioni. Per distinguere questi gruppi il termine più appropriato è quello di "ceto": a determinare, infatti il rango sociale di un individuo concorrevano diversi fattori quali la nascita, il ruolo ricoperto nella vita pubblica e il prestigio e i privilegi a questo connessi. La cosa fondamentale era che questi ceti si disponessero in una scala gerarchica ben definita dalla base al vertice della società.
II Nobili e "civili"
Dal punto di vista giuridico la nobiltà e il clero erano i ceti meglio definiti e più riconoscibili in base alla visione tripartita a cui abbiamo già accennato. L'origine e la configurazione delle nobiliari europee presentano molte specificità locali. Elites. Dovunque, però, nobiltà significa in primo luogo ricchezza, o comunque agiatezza economica, che si
Il testo si basa fondamentalmente sulla proprietà della terra e alla quale si associano in diverse misure anche funzioni di giustizia e polizia e un potere esercitato sugli uomini all'interno della signoria. I proventi della terra erano spesso integrati con entrate di altra natura, come ad esempio l'estrazione di minerali, vetrerie, attività di trasformazione dei prodotti dell'agricoltura o dell'allevamento.
Per tutelare i patrimoni da eredi spendaccioni durante l'età moderna si diffusero dei meccanismi giuridici come il fedecommesso e il maggiorasco, che mantengono unito il patrimonio e ne garantiscono il passaggio attraverso le generazioni.
Dove la nobiltà è più numerosa è più frequente anche la figura del nobile povero. Anche se solo teoricamente, la nobiltà comprendeva diversi livelli di ricchezza e prestigio. Laddove l'impronta feudale era più forte vi era una connotazione prevalentemente
Rurale della nobiltà e a questa si contrapponeva l'aspiccata fisionomia cittadina dei patriziati propri dell'Italia centro-settentrionale, dei Paesi Bassi, delle aree più urbanizzate della Svizzera e della Germania occidentale, i quali traevano, anch'essi il grosso delle loro entrate dalla terra ma vivevano per lo più entro le mura cittadine e avevano nei consigli cittadini e nelle cariche che da questi dipendevano la loro naturale arena politica.
Il rafforzamento degli apparati statali tra la fine del XV e gli inizi del XVII secolo, sommandosi alle conseguenze sociali date dalla crescita economica, fu in molti casi all'origine di una specie di crisi d'identità dei ceti nobiliari, alle prese con la concorrenza sempre più agguerrita di nuovi gruppi di origine mercantile e "borghese" da un lato, e dall'altro con controlli e limitazioni sempre più severe delle loro abitudini di violenza e di anarchia feudale e dei.
Poteri esercitati fino ad allora verso il basso. A questa sensazione di insicurezza possiamo ricondurre l'ossessiva ricerca di legittimazione del primato nobiliare e quello slittamento dalla virtù e dal valore militare come motivi fondanti della nobiltà, al sangue e alla stirpe.
In molte aree si affermò il principio che era nobile solo chi era riconosciuto tale dal monarca. Ciò poteva avvenire o come sanzione di un processo verificatosi di fatto, in seguito all'acquisto di feudi, a matrimoni nobili, all'acquisizione di un tenore di vita adeguato, oppure come conferimento di un titolo a compenso di benemerenze vere o presunte di carattere militare o civile. Questi nuovi nobili erano, naturalmente, guardati con disprezzo e sarcasmo dai rappresentanti della più antica aristocrazia.
Il termine di "borghesia" non è il più adatto a designare i ceti intermedi tra nobiltà e plebe nell'Europa preindustriale.
Alcuni studiosi hanno voluto caratterizzare lo spirito capitalistico e borghese sulpiano degli atteggiamenti mentali, ma queste qualità erano al massimo tipiche di gruppi ristretti di operatori economici e non erano patrimonio di categorie sociali che pure si usa considerare borghesia.
Un denominatore comune di queste categorie sociali era costituito dalla dominante connotazione urbana. Il nesso è evidente nel termine con cui esse erano spesso designate in Italia, ovvero "ceto civile" o "cittadinesco". Ovunque questo ceto era ben distinto dagli stati inferiori a causa di due fattori fondamentali: in primo luogo il rifiuto del lavoro manuale, considerato degradante, e il possesso di risorse che lo garantivano dalla caduta nell'indigenza cui erano invece esposti.
III Poveri e marginali
Per considerare gli strati inferiori è bene rifarci alla distinzione, proposta, tra gli altri, da Jean-Pierre Gutton, tra poveri "strutturali", ovvero
soluzioni per gestire la questione dei poveri. Si crearono istituzioni come gli ospedali, i ricoveri per mendicanti, le case di lavoro, i manicomi, le prigioni, al fine di controllare e disciplinare questa parte della popolazione considerata indesiderata. Nel corso dei secoli, sono state adottate diverse politiche nei confronti dei poveri. Alcuni governi hanno cercato di fornire assistenza e sostegno attraverso programmi di welfare, offrendo servizi come l'assistenza sanitaria, l'educazione e l'accesso al lavoro. Altri hanno adottato politiche più punitive, criminalizzando la povertà e imponendo sanzioni ai beneficiari di aiuti sociali. Oggi, la questione della povertà rimane un problema sociale complesso e diffuso in molte parti del mondo. Molti sforzi sono stati fatti per combattere la povertà e migliorare le condizioni di vita delle persone svantaggiate. Tuttavia, la lotta contro la povertà richiede un impegno continuo e una visione a lungo termine per affrontare le cause strutturali della povertà e promuovere l'uguaglianza sociale.soluzioni, prendendo dei provvedimenti mano a mano più severi che comprendono l'espulsione dei poveri forestieri, il divieto di accattonaggio, sostituito da forme di assistenza su base cittadina o parrocchiale (finanziato con speciali tasse), e l'obbligo di lavoro per i poveri validi. Esempio pratico di queste disposizioni è l'editto regio del 1662 emanato in Francia che stabilì che in ogni città e borgo del paese si dovesse aprire un ospizio generale. Naturalmente né i metodi repressivi né le misure repressive riuscirono a risolvere il problema, che era molto ampio, per cui le torme cienciose dei vagabondi e dei mendicanti, ai quali si mescolavano verie finti storpi, prostitute, falsi pellegrini, venditori ambulanti ecc.., continuarono a caratterizzare il panorama sociale dell'antico regime. Lo sviluppo tra Settecento e Ottocento del sistema di fabbrica, da un lato trasformò queste masse nella nuova classe operaia, daUn lato, e dall'altro contribuisce al formarsi di un nuovo "proletariato straccione" a causa dell'incremento demografico accelerato e dei fenomeni di disoccupazione e di crisi che esso produsse.
LE FORME DI ORGANIZZAZIONE DEL POTERE
I Stato e Stato moderno: problemi di definizione
Da tempo la sociologia e l'antropologia hanno individuato e descritto varie forme di esercizio del potere, inteso come facoltà di impartire ordini e di imporne l'esecuzione, che preesistono ai moderni organismi politici e che continuano ad operare al loro interno.
La novità, nell'Europa tra XV e XIX secolo, è costituita dalla progressiva affermazione di un potere che si proclama superiore a tutti gli altri, il potere dello Stato. Questo potere si incarna in un primo tempo in un individuo, il monarca, ma si viene successivamente configurando come un'entità a sé stante. Già dal XV e XVI secolo esso si emancipa da ogni
autorità esterna e, nello stesso tempo, si impone come suprema istanza nei confronti degli individui e dei corpi che rientrano nella sua sfera d'influenza. I giuristi tedeschi posthegeliani, formularono un'autorevole definizione dello Stato moderno, che deve avere le seguenti caratteristiche: innanzi tutto deve avere un territorio come esclusivo ambito di dominio, in secondo luogo deve avere un popolo, inteso come una stabile unione di persone legate da un solido sentimento di appartenenza, inoltre lo Stato moderno deve avere un potere sovrano che, all'interno significa monopolio legittimo della loro forza fisica, all'esterno significa indipendenza giuridica da altre istanze. Nella stessa direzione vanno le distinzioni di Max Weber tra "potere patriarcale", "potere carismatico" e "potere razionale-legale", quest'ultimo attributo della moderna statualità. Se parliamo di "potestà assoluta", nonintendiamo una potestà illimitata. Un primo limite è rappresentato dal dovere del sovrano di rispettare la legge divina e, quindi, le leggi naturali che ne sono emanazione. Solo in casi estremi è possibile per i sudditi sottrarsi all'obbedienza verso il sovrano, ed il vincolo di coscienza che ne derivava ai regnanti era di notevole forza in un'epoca in cui la loro autorità si giustificava ancora sulla base della sua origine provvidenziale. Un'altra limitazione deriva dal fatto che esistevano delle "leggi fondamentali" del regno che il monarca era tenuto a rispettare. Il potere sovrano, almeno agli inizi dell'età moderna, non vuole sostituirsi alle preesistenti strutture di autorità e di potere, ma vuole solo sovrapporsi ad esse per mediarne le spinte centrifughe, per esercitare una tutela su di esse e per utilizzarle come terminali della sua azione sulla società. Con il termine "Stato per ceti", solitamente.il popolo. Questo sistema politico, chiamato anche sistema degli Stati Generali, era presente in diversi paesi europei, come ad esempio la Francia e l'Inghilterra. Le assemblee erano convocate dal sovrano per discutere questioni di interesse generale e per ottenere il consenso delle diverse classi sociali. Questo sistema rappresentava un primo passo verso la partecipazione politica delle diverse categorie sociali, anche se il potere effettivo rimaneva saldamente nelle mani del principe.