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Anche i più ricchi mercanti, banchieri o imprenditori aspiravano a uscire dalla propria condizione, a

vivere di rendita e non più di profitto: ricordiamo il caso dei Fugger, grandi banchieri di Augusta

trasformatisi nel corso del 500 da capitalisti in grandi proprietari fondiari.

Poveri e marginali

I poveri "strutturali" sono coloro i quali, anche in condizioni normali, sono dipendenti del tutto da

forme di elemosina per la loro sopravvivenza. I poveri "congiunturali" pur rimanendo sulla soglia

della sussistenza grazie a ciò che ricavavano dal proprio lavoro, erano soggetti a cadere

dell'indigenza qualora fossero colpiti dalla disoccupazione, dalla vecchiaia, da un'infermità o da una

carestia. Nell'età moderna il povero appare come una minaccia alla salute pubblica, come un

delinquente da reprimere, mentre nel medioevo era sempre circondato da una certa aura sacrale

come immagine del Cristo.

Questa evoluzione è da ricondurre al mutamento di valori dell'età del Rinascimento e della Riforma

protestante, alla laicizzazione della società, alla condanna dell'ozio e all'accento posto sulla vita

attiva. Nei confronti di questi poveri sospettati di portare la peste o altre malattie e di foemtare

rivolte, gli Stati prendono provvedimenti che comprendono l'espulsione dei poveri forestieri o

l'obbligo di lavoro per i poveri validi. Una legge sui poveri di portata nazionale fu varata in

Inghilterra tra il 1597-1601. In Francia un editto regio del 1662 stabilì che in pgni città si dovesse

aprire un ospizio allo scopo di rinchiudervi i poveri.

La grande reclusione dei poveri continuò anche nel 700, combinandosi con le tendenze filantropiche

del secolo, basti ricordare le WorkHouses che si istituirono in Inghilterra, tuttava nè le misure

repressive nè quelle assistenziali riuscirono a risolvere il problema.

La condizione femminile

Nell'età moderna la donna ha un ruolo centrale nella generazione,nella cura della prole e nella vita

familiare.

Con le funzioni di sposa e di madre essa è stata a lungo identificata il possesso di un'anima. La loro

inferiorià e subalternità era argomentata da teologi, medici e scienziati in base a molti passi biblici,

alla debolezza e imperfezione del loro organismo, alla fragilità della loro psicologia caraterizzata da

irrazionalità e tendenza all'isterismo. Il modello supremo e ineguagliabile era la Madonna, al tempo

stesso vergine e madre, e ogni infrazione alle regole di condotta riguardo la modesti

nell'abbigliamento e negli atti, bastava a farne una sgualdrina.

Erano soggette in ogni cosa alla volontà del padre e dopo le nozze del marito, restituibile solo in

caso di vedovanza senza prole. Il loro tempo era impiegato nei lavori domestici, oppire potevano

aiutre il capo famiglia nei lavori agricoli insieme ai figli. Un mestiere tipicamente femminile era

quello della levatrice.

Anche nella vita pubblica vi furono personalità femminili dotate di particolari talenti: ricordiamo

Elisabetta I d'Iinghilterra o Caterina II di Russia o Maria Teresa negli stati asburgici.

Il Rinascimento offe numerosi esempi di donne che brillarono nelle corti per la loro cultura, ad

esempio Isabella D'Este o Eleonora d'Aragona.

Condizioni meno favorevoli al protagonismo femminile si ebbero con la Controriforma e con le

tendenze assolutistiche e patriarcale nell'Europa del tardo 500 e 600, il periodo delle mistiche e

delle Sante, il cui prototipo e Santa Teresa d'Avila.

Nel XVIII secolo di assste a un miglioramento delle condizioni dela vita delle donne, soprattutto nei

rapporti familiari e sociali: aumentarono i casi di donne letterate, scienziate e poetesse.

Le forme di organizzazione del potere

Capitolo 4

Stato e Stato moderno: problemi di definizione

La novità nell'Europa tra il XIII e il XIX secolo è rappresentata dall'affermazione del potere di

Stato, un potere che si acclama superiore a tutti gli altri.

Fin dal XV e XVI secolo il monarca si emancipa da ogni autorità esterna, sia quella di imperatore o

del papa, e si impone all'interno come suprema istanza nei confronti degli individui o dei corpi che

rientrano nella sua sfera di influenza.

Questa indipendenza esterna e questa facoltà di esigere obbedienza dai sudditi sono le componenti

essenziali del concetto di sovranità.

I giuristi tedeschi posthegeliani elaborarono una definizione dello stato moderno che comprende:

1. un territorio, come esclusivo ambito di dominio;

2. un popolo, come stabile unione di persone legate da un solido sentimento di appartenenza;

3. un potere sovrano, che all'interno significa monopoliolegittimo della forza fisica e

all'esterno indipendenza giuridica da altre istanze.

Ma questo stato moderno, secondo lo storico Wolfgang Reinhard è esistito tra la fine del secolo

XVIII e i primi due decenni del XIX secolo quindi proiettarne all'indietro i caratteri deformerebbe

la prospettiva storica.

Gran parte della sotriografia recente ha polemizzato contro una visione totalizzante dello Stato

Moderno, come nucleo di sovranità piena, e alle istituzioni statali ha contrapposto la persistenza di

poteri diffusi nella società, che da quelle sono in grado di condizionare dall'interno il

funzionamento.

Anche per Bodin, la potestà assoluta non significa potestà illimitata. Infatti il sovrano deve

rispettare la legge divina, e quindi le leggi naturali che ne sono emanazione, come il rispetto della

proprietà, inoltre vi erano le "leggi fondamentali" del regno che il monarca è tenuto a rispettare

(ordine di successione).

Standestaat (Stato per ceti) è il termine impiegato per definire quelle formazioni politiche,

configuratosi nel XIII e nel XIV secolo, in cui all'autorità del principe si contrappongono assemblee

dette Diete, stati generali, Cortès, Parlamenti.... composte da 3 camere rappresentati il clero, la

nobiltà e le città.

Anche dove non esistevano Parlamenti, come nell'Italia centro-settentrionale, non si può parlre di

un rapporto diretto tra il Principe e i suoi sudditi, ma di un rapporto mediato da corpi,

costituzionalmente preesistenti al potere sovrano, tra i quali un perso dominante hanno le città come

ad esempio il Gran Ducato di Toscana che si presenta come uno Stato di città, formatosi per

aggregazioni successive. Ma a simili formazioni territoriali mal si addice la definizione di "Stato

Moderno" e molte sono le formule che sono state proposte come Stato d'Antico Regime, Stato o

moanrchia giurisdizionale, il che dimostra come non vi sia attualemente accordo su questa

questione. L'evoluzione dei criteri di legittimazione:

dalla monarchia di diritto divino allo Stato di diritto

Fino al XVIII secolo vi era l'idea di un origine provvidenziale dell'auorità politica istituita da Dio

per mantenere l'ordine, proteggere e propagare la vera fede.

Vi era una simbiosi tra autorità religiosa e potere secolare che rimase salda anche dopo la Riforma

protestante, anzi si trasformò in una vera e propria subordinazione della Chiesa allo Stato nei

principati tedeschi e nei regni scandinavi, dove si affermò la dottrina luterana.

Fu solo nel XVII secolo che i fondamenti religiosi della sovranità cominciarono a vacilare, a opera

soprattutto degli sviluppi della dottrina contrattualistica, poggiante sull'esistenza di un diritto

universale. Di queste leggi naturali di cui tutti gli uomini sono soggetti, faceva parte il principio che

un obbligo, per essere davvero vincolante, deve essre stato liberamente assunto dalle parti

contraenti. Il passaggio dallo "stato di natura" alla vita associata deve essere avvenuto sulla base di

un patto comune (pactum societatis), e la stessa origine contrattuale deve avere la delega dei poteri

a un monarca (pactum subjectionis). Così era possibile giustificare sia l'autorità assoluta del

monarca, sia postulare l'esistenza di limiti alla sua volontà, a seconda che la delega dei poteri fosse

vista come totale o parziale.

Secondo Hobbes lo stato di natura si configura come una guerra incessante di tutti contro tutti e per

uscire da questa condizione di pericolo bisogna stipulare un patto generale che comporti la rinuncia

a tutti i diritti a favore di un potere supremo, in grado di costringere tutti all'osservanza delle leggi

da esso stesso promulgate. Si trattava tuttavia di una visione materialistica e utilitaristica che

escludeva la legittimazione dei poteri in termini religiosi. (il diritto divino).

Chi impresse alla teoria del contratto una decisiva svolta liberale fu l'inglese John Locke che

affermò che i diritti alla vita, alla libertà e alla proprietà privata sono anteriori al costituirsi della

società: la loro tutela deve ssere quindi l'obbiettivo principale del contratto; il riconoscimento del

poetere esecutivo e legislativo è condizionato al rispetto di questi diritti e in caso di trasgressione i

sudditi hanno il diritto di deporre il sovrano.

Funzioni e articolazioni del potere statale

Ai governi erano riconosciuti il diritto-dovere della difesa del territorio e quello del mantenimento

dell'ordine e della pace al suo interno: il primo coincideva con gli strumenti della diplomazia e della

guerra, il secondo era concepito come amministrazione della giustizia.

Il luogo dove la potenza del re si rende più manifesta è la corte. Uno delle funzioni principali di

questo apparato era raccogliere intorno alla persona del re la nobiltà più ricca e prestigiosa,

separandola dai propri territori e garantendone la fedeltà attraverso una distribuzione di favori.

Ma la corte è anche (XVI e XVII secolo) il centro di elaborazione di una raffinata cultura artistica e

letteraria e delle norme che regolano i rapporti sociali.

Tuttavia fin dalletà del Rinascimento il re è coadiuvato da un consiglio.

Uno dei maggori problemi per i regnati era il controlo dei territori soggetti, la cui aggregazione

risaliva a dedizione che prevedevano la conservazioni di autonomie e privilegi risalenti al passato e

che venivano riconfermati a ogni successione.

Di tali privilegi facevano parte forme di autogoverno regionali o cittadine, che costituivano un forte

sotacolo alle esigenze di accentramento. La persistenza di queste istituzioni non impediva la nomina

di commisari regi che vigilavano sul funzionamento della giustizia.

Religione, mentalità, cultura

Capitolo 5

Religione e magia

Le popolazioni dell'Europa preindustriale erano accumunate dalla centralità che il sacro rivestiva

nelle loro esigenze. La parrocchia costituiva l'unità di base della vita associata in tutta l'Europa

cristiana. La devozione tardomedievale delle popolazioni europee era incentrata sulla

contemp

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A.A. 2016-2017
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nora96_96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Adelisa Malena.