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CAPITOLO VI

ITALIA: ELOGIO DELLA FOLLIA

Perché Erasmo volle recarsi in Italia? Si pensa perché gli studiosi di greco in Inghilterra erano

inglesi, quelli in Italia erano greci, ma Erasmo dice:

"Fu l'unico viaggio che feci interamente di mia volontà. Andai in parte per poter vedere una volta

nella mia vita i luoghi santi, in parte per poter visitare le biblioteche e godere la compagnia dei

dotti”

Erasmo trascorse un periodo a Roma la sua fama si andava diffondendo, ma egli fu profondamente

urtato dalla crudeltà della capitale. Nulla offese e Erasmo come la vista di un Papa che in onda il

mondo di sangue per la conquista dei territori di questa terra.

All’arrivo in Inghilterra distese le sue riflessioni in un saggio stravagante: la Follia in persone sane

in cattedra, dichiara che parlerà improvvisando, senza rispetto di regole, essa dà avvio all’elogio di

se stessa.

La Follia rappresenta un po’ il genere umano che Erasmo descrive come una compagnia di attori

che sulla scena della vita indossano ora l’una ora l’altra maschera. Ma la Follia di Erasmo non va

dietro le quinte a cambiare le sue maschere: effettua i suoi cambiamenti con rapidi giochi di

prestigio e intriga il lettore che pensa si tratti sempre dello stesso ruolo.

Tutti gli uomini sono attori, presi in inganno dalle loro maschere, persuasi di essere i personaggi

che rappresentano.

Dobbiamo allora gettare le maschere? Nient’affatto! L’illusione è il balsamo della vita, l’ignoranza

del semplice è gioiosa. Allora la Follia è spensieratezza, è ambiguità perché muta in continuazione

il suo ruolo.

Poi Erasmo passa ad analizzare la follia dei mercanti, dei grammatici, dei giuristi, dei teologi. E i

monaci, che non vogliono toccare moneta ma sono altrettanto schizzinosi corvino e con le donne.

A questo punto madonna Follia compie la metamorfosi finale: eccola divenire la follia della croce.

Cristo stesso si fece folle, perché Dio ha scelto la follia del mondo per confondere la saggezza e la

debolezza del mondo per confondere la potenza.

La follia abbandona il suo pulpito. Il folle è spesso rappresentato in atto di guardarsi in uno

specchio, con aria problematica. Giunge, così, a intravvedere che qualunque uomo è folle, incluso

se stesso.

CAPITOLO V

IL FLAGELLO DEI PRINCIPI E DEI PRELATI

Al suo arrivo in Inghilterra Erasmo cominciò la traduzione del nuovo testamento direttamente dal

greco. Tuttavia, due degli anni trascorsi a Cambridge costituiscono un enigma: dal 1508 al 1511

non abbiamo della sua per una sola lettera.

Erasmo era mal disposto verso Giulio secondo, ma era anche cauto nell’alienarselo, perché solo i

papi possono concedere dispensa da certe regole canoniche e Erasmo si trovava ad avere bisogno di

tali dispense.

Leone, il nuovo papa, fu eletto l'11 marzo 1513. L'anno successivo circolò un dialogo che

descriveva l'arrivo di papa Giulio alla porta del cielo: portava l’armatura, lo seguivano alcuni dei

suoi soldati; San Pietro rifiuta il passaggio. La satira era anonima, ma si sospettò subito che l’autore

fosse Erasmo.

Il lavoro sul nuovo testamento continuò, mentre dal versante classico affluivano al suo pensiero vari

concetti: Concordia: ossia la nazionalità che mantiene in armonia ed eventi opposti

• Humanitas: sinonimo di magnanimità, essa estende la clemenza anche al colpevole. Il

• cristiano, oltre la magnanimità, oltre la clemenza, giunge al perdono e alla compassione.

Cosmopolitismo

SCRITTI POLITICI

Egli aveva coscienza di appartenere a due sole società: la repubblica delle lettere e la Chiesa di

Cristo.

Un concetto del mondo classico era quello di legge, Erasmo lo sottopone alla mentalità cristiana:

egli descrive l’erosione nel corso della storia del cristianesimo, l’uso di armi difensive, poi il papa

Arrigo ad avere una Guardia del corpo e i vescovi a viaggiare con 30 inservienti in a.

Erasmo, Cristo stesso fu un legislatore, anche se i suoi precetti andavano interpretati non con

mentalità legalistica, ma con l’occhio alle circostanze.

I due scritti più propriamente politici di Erasmo furono: “il panegirico di Filippo di Borgogna” e

“l'educazione del principe cristiano”.

Tutto ciò che Erasmo prendeva dal mondo classico passava attraverso il filtro cristiano.

L’esercizio del potere è una particolare forma del portare la croce: il principe è soggetto a gravi

tentazioni e le corti dei pontefici e dei principi sono proprio i luoghi dove si rinnega più facilmente

Cristo. Il principe cristiano non deve spendere tante ore a biascicare preghiere e trascurare poi

l’esecuzione di un’opera. Certamente pregare, meditare e sacrificare è più perfetto che prendersi

cura dello Stato, ma il compito del principe è questo (grande cura va posta nella scelta del tutore, la

cui responsabilità è forse ancora più pesante che è quella del principe stesso).

Uno dei più categorici doveri del principe è quello di conservare la pace entro e fuori la sua terra.

Erasmo sgonfio la teoria della guerra giusta: nelle guerre fra Stati la giustizia è impossibile. Una

disputa si può risolvere solo con l’accordo. La via appropriata per sistemare i contrasti, secondo

Erasmo, è la via dell’arbitrato.

Nella “Querela” la pace parla in prima persona:

”Gli uomini sono stolti a respingermi, poiché io sono la fonte di ogni bene e la guerra è la rovina

più grande.

Se gli animali combattono è solo per placare la loro fame, ma l’uomo ha la ragione, la parola, le

quali risolverebbero la nube del rancore.

Ai principi li vedo in atto di abbracciarsi con ossequiose lusinghe, mentre tramano per la

distruzione reciproca.

Poco migliori sono i dotti i filosofi con le loro scuole litigiose.

In guerra si scatenano i delitti vergognosi.

CAPITOLO VI

L’ELOQUENZA DIVINA. BASILEA E LA BIBBIA

Erasmo impersonava la fusione dell'uomo cristiano e dell'uomo colto, il nemico dei barbari, dei

logici grossolani; era profeta di semplicità, urbanità e pietà.

Da Strasburgo si spostò a Basilea. Qui pubblico le lettere di Gerolamo, puntando a migliorare il

testo e a distinguere gli scritti genuini da quelli spuri, aggiungendo note erudite, dette schola.

In queste lettere Gerolamo non si limita ad esortare, ma ordinava a chierici, anziani e preti di

abbracciare la povertà. Secondo lui essi non devono avere né oro, né argento e deve essere scontato

che lo spirito di Cristo alberghi nei loro petti. Egli non condanna ogni ricchezza, ma solo la ricerca

di essa. Naturalmente, Erasmo, ha dovuto distinguere fra la Chiesa del suo tempo e quella di

Girolamo. Al presente, infatti, la ricchezza è aumentata e ha condotto la Chiesa al potere temporale.

Molto più significativa delle edizioni di Girolamo fu la stampa, per la prima volta, del nuovo

testamento in greco.

Erasmo fu ben lontana dall'essere soddisfatto dell'insieme dell'opera, e dedicò il resto della sua vita,

fra altri lavori, al miglioramento di questa edizione.

Il semplice fatto che il nuovo testamento fosse disponibile in greco, in forma di libro, era di

significato immenso: I manoscritti non potevano essere trasportati da paese a paese senza gravida

rischio; si potevano invece inviare le copie stampate e fare annotare il margine le varianti.

Tuttavia il contributo di Erasmo agli studi biblici va ricercato da un'altra parte: Erasmo affrontò

l'intera Scrittura con una traduzione nuova ed una interpretazione critica (esegesi) che univa i

caratteri della valutazione critica e dell’esposizione popolare.

Il metodo seguito si suddivide in tre fasi:

Prima ci fu la ricostruzione e la stampa del testo greco, poi la traduzione.

• Dopo il testo la traduzione e fu qui che Erasmo si rese conto che Gerolamo aveva fatto

• degli errori; a questo punto si giustificava una nuova traduzione.

Dopo testo e traduzione venne la spiegazione della Scrittura e la divulgazione della

• Bibbia per le moltitudini.

Comincio con le lettere, e solo in un secondo tempo passò ai Vangeli.

Nella sua interpretazione delle scritture Erasmo segui il metodo tradizionale, che vedeva, il senso

astorico, ma oltre a questo additò in parecchi bassi tre altri significati:

Tropologico: dell’obbligo morale

• Anagogico: della certezza che conforta

• Allegorico: che al di là delle apparenze rimanda ad un significato spirituale, in relazione

• al quale circostanze, e prima e dopo di che cosa. Il modo di allegoria che Erasmo

prediligeva, era il passaggio dal fisico allo spirituale.

Secondo Erasmo, nella ricerca del significato si deve partire dalla situazione storica ed esaminare

ogni detto come avvenne che fu pronunciato, da chi, per chi, in relazione a quali circostanze, e

prima e dopo di che cosa.

Nel caso delle parabole non c'era bisogno di fare altro che estrarre ciò che era già a portata di mano.

Nessuna parabola era più congeniale ad Erasmo di quella del figliol prodigo:

“Il ragazzo aveva preparato un discorso ma prima ancora che avesse cominciato a parlare, il

padre si è ridotto al collo e lo faccio. Ora, nel naturale amore di questo padre e suo figlio ammira

la bontà di Dio, che è assai più misericordiosa verso l’uomo peccatore. Che si penta.”

CAPITOLO VII

SOTTO IL FUOCO: LUTERO

Il primo segno dell'esistenza di Lutero che raggiunse Erasmo, fu indiretto. Spalatino, cappellano di

Federico il Saggio, scrisse ad Erasmo che un anonimo monaco agostiniano discuteva

l'interpretazione erasmiana degli dell'epistola ai romani. Due anni e mezzo dopo arrivo ad Erasmo

la prima lettera di Lutero.

Erasmo era in tutto e per tutto d’accordo con Lutero sul fatto che la salvezza dipende solo dalla

grazia. Nei suoi scritti di questo periodo Erasmo introdusse i passi che possono dare l’impressione

di essere stati inseriti allo scopo di sostenere Lutero:

“Lutero mi è totalmente sconosciuto; sicché non si può sospettare che io lo favorisca per amicizia.

Non posso esaminare le sue opinioni perché ho appena sfogliato i suoi libri. Ma è libero da

avarizia ed ambizioni. Nessun autore, antico o moderno, è immune da errore! Se tutto ciò che si

insegna nelle scuole fosse oracolo, perché le scuole sarebbero in disaccordo tra loro?

[…] non mi azzardo a esprimere giudizi sull’anima di Lutero. Ma lo appoggiò come uomo buono,

come accusato, come oppresso: questo è un dovere. Se è innocente, dovrebbe essere abbandonato.

Sei è colpevole, dovrebbe essere corretto”

Dettagli
A.A. 2013-2014
18 pagine
6 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher beariassunti.net di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Dall'Olio Guido.