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A PERIODIZZAZIONE HE COS'È
I miei amici, spesso laureati, ma non professori né appassionati di storia, sogliono chiedermi: "Ah, insegni storia moderna... Di che ti occupi? Del fascismo? Del nazismo?". Alla mia risposta, che insegno la storia da Colombo (grosso modo) a Napoleone (grosso modo), il più delle volte restano interdetti e stupiti. "Storia moderna? Ma è roba di secoli e secoli fa!". Il loro stupore è legittimo. E pone il problema della periodizzazione.
La periodizzazione la stabiliscono i posteri. I romani non immaginavano di vivere nell'età antica, né i contemporanei di Dante nel Medioevo (che significa età di mezzo? Di mezzo tra che cosa? Tutte le età sono in mezzo ad altre età, precedenti e successive. Allora viviamo sempre in un medioevo?). E la contemporaneità è un concetto mobile: i contemporanei del 1918 non sono quelli del 2010. Non sono neppure, fatte poche.
fortunate eccezioni, le stesse persone. La guerra del 1915-1918(che per francesi, inglesi, tedeschi, russi, austriaci, turchi è del 1914-1918) l'ha fatto mio nonno; quella del 1940-1945 (che per francesi, inglesi, polacchi, tedeschi è del 1939-1945) mio padre. Io fortunatamente non ho fatto guerre: e sono contemporaneo del boom economico degli anni '50-60, del '68, del terrorismo degli anni '70-'80, degli anni '80, della caduta del Muro di Berlino, di Mani pulite, della Guerra del Golfo eccetera eccetera. Ma voi, che siete nati all'inizio degli anni '90, di alcuni di questi eventi forse non avete nemmeno sentito parlare: il boom degli anni '50-'60 l'hanno vissuto i vostri genitori, il '68 idem e così via. Eppure, quando si parla di storia si periodizza: la belle époque, il fascismo, la prima repubblica, il Sessantotto. È inevitabile incasellare periodi più o meno lunghi di tempo.
sotto etichette.
Decennali: gli anni ’60, gli anni ’90…
Secolari: il Settecento, il Novecento…
Plurisecolari o indistinte: Il Rinascimento, l’Illuminismo, il Risorgimento…
Basta soltanto ricordare che si tratta di etichette, che vanno lette e interpretate. Ad esempio: il Novecento è iniziato, storicamente, il primo gennaio 1900 oppure il 28 luglio 1914, quando è scoppiata la Prima guerra mondiale’? E che cos’è il Settecento? Se intendiamo il periodo dell’Illuminismo e delle riforme, bisogna farlo iniziare dal 1730-40, non prima. Uno storico contemporaneista, Eric J. Hobsbawm, ha scritto una storia del Novecento intitolata Il secolo breve, 1914-1989. Dalla Prima guerra mondiale alla caduta del Muro di Berlino (ma avete idea di che cos’era e cosa significava?). E per caso Hobsbawm non ha adottato quella periodizzazione perché per lui, comunista, la caduta del muro e la conseguente fine dell’URSS
rappresentavaqualcosa di più significativo che per altri? Voi sareste dunque nate/i in nuovosecolo….. Insomma, di periodizzazioni non si può fare a meno. Ma le periodizzazioninon sono le stesse nei vari ambiti disciplinari.Il Rinascimento in Italia è iniziato prima che altrove. Ma da noi non esiste, come inFrancia, un'epoca delle Guerre di religione. Per uno storico della medicina, la cesurasi colloca nel tardo Settecento, con le vaccinazioni, e poi nel Novecento inoltrato, conla scoperta della penicillina. Gli storici dell'arte e della musica periodizzanodiversamente ancora. Gli storici dell'economia ci insegnano che la Rivoluzioneindustriale iniziò in Europa tra il 1750 e il 1880 (un arco di tempo di oltre centoanni!) a seconda dei paesi: il che vuol dire, ad esempio, che milioni di personevissero e morirono in Italia senza sapere minimamente che la Rivoluzione industrialeera già in corso altrove: forse ne subirono leconseguenze senza nemmeno accorgersene. E il trentennio di prosperità rappresentato per l'Occidente dal periodo 1945-1974 non trova corrispettivo in altre parti del mondo. Un giorno indiani e cinesi scriveranno che il primo decennio del XXI secolo, di crisi per noi, è stato un periodo di grande boom economico per loro. E assieme essi comprendono quasi metà della popolazione del globo…. 25
Conclusione provvisoria. Le periodizzazioni si fanno sempre. Servono a definire delle epoche. Si differenziano a seconda delle discipline: non sono le stesse in storia politica, economica, religiosa etc. Sono sempre da maneggiare con cautela. Quando ero ragazzo si imparava che il mondo antico finiva nel 476, con la caduta dell'Impero romano d'Occidente; e che il Medioevo nel 1492, con la scoperta dell'America (si diceva proprio così: scoperta, perché le popolazioni amerinde evidentemente erano in paziente attesa che qualcuno si accorgesse di loro),
Lasciava il posto all'età moderna, la quale a sua volta cedeva il passo nel 1815, alla chiusura del Congresso di Vienna, all'età contemporanea. Quindi un medioevo lungo mille anni, un'età moderna contenuta in tre secoli, e un'età contemporanea che, quando ero giovane io, aveva già centocinquant'anni e ora, stando a questi criteri, ha superato i duecento.
Anche i liceali francesi, tedeschi e inglesi imparavano questa periodizzazione. E all'università seguivano come noi italiani lezioni di storia antica, medievale, moderna e, quando vennero istituite le cattedre, contemporanea che rispettavano esattamente quelle partizioni cronologiche e di competenze.
Le cose in realtà erano già più complicate e tendevano a complicarsi vieppiù, ma solo gli specialisti per il momento lo sapevano. Per esempio, tra i medievisti, che avevano a che fare con un millennio, si era sempre distinto tra Alto Medioevo e Basso Medioevo.
Gli altomedievisti, che si occupavano di Longobardi e di Carlo Magno, erano una congrega ristretta e distinta, mentre la maggior parte dei medievisti studiava l'epoca più e meglio documentata, dal Mille in poi. Ma sin dove si spingeva il Basso Medioevo? A un certo punto ci trovavamo alle frontiere del Rinascimento. Prima in Italia che altrove: i tedeschi di Rinascimento parlavano poco, e semmai si interessavano all'Umanesimo; gli inglesi finivano con l'identificare il Rinascimento con l'epoca dei Tudor, principalmente con l'età elisabettiana; i francesi riconoscevano che da loro il Rinascimento era stato merce d'importazione, dall'Italia, nella prima metà del Cinquecento: ma poi da loro iniziava l'età delle guerre di religione (1559-1629), ed era questa denominazione a prendere il sopravvento. E quanto durava, dunque, il Rinascimento in Italia? Grosso modo, si è convenuto col tempo, da Petrarca a Michelangelo, oMeglio ancora da Petrarca a Galileo. Dalla peste del Decameron di Boccaccio alla peste dei Promessi sposi di Manzoni. Da metà Trecento agli inizi del Seicento. Dallo scisma d'Occidente alla Controriforma. A cavallo, insomma, della frontiera tra Medioevo ed età moderna, con buona pace delle periodizzazioni tradizionali. Gli specialisti italiani di Rinascimento sono sempre stati una famiglia composita: i quattrocentisti - ad esempio chi studia Lorenzo de' Medici detto il Magnifico - provenienti dagli studi medievistici, i cinquecentisti - ad esempio chi studia suo figlio papa Leone X o suo nipote papa Clemente VII - da quelli modernistici.
Quando finisce l'età moderna e inizia la contemporanea? I manuali di Capra e Rosa-Verga propongono di spostare le frontiere oltre il classico termine del Congresso di Vienna: Capra alle rivoluzioni del 1848, cioè all'avvento di regimi parlamentari, dell'egemonia sociale della borghesia, e dell'emergere
pieno dei nazionalismi in Europa; Rosa-Verga addirittura al 1870, cioè al completamento delle unità nazionali in Italia e Germania, alla fine della servitù della gleba in Russia e della schiavitù negli Stati Uniti d'America, alla diffusione in diversi paesi della rivoluzione industriale e dei regimi parlamentari con un suffragio allargato. Si può facilmente prevedere che tra qualche anno il confine tra storia moderna e contemporanea sarà ulteriormente spostato al 1914, cioè allo scoppio della Prima guerra mondiale, cioè il cataclisma che distrusse gli stati multinazionali (Impero austro-ungarico, Impero ottomano), segnò l'emergere degli Stati Uniti come prima potenza economica dell'Occidente, vide in Russia affermarsi l'esperimento comunista. Ma ha senso tenere assieme un periodo a questo punto stirato da Colombo a Lenin? Forse no. Così la pensano da tempo i colleghi statunitensi e inglesi, cheDistinguono Early Modern History, storia protomoderna, da metà Quattrocento al Settecento, e Modern History, dal tardo Settecento alla Prima guerra mondiale, e ormai anche oltre, restringendo talvolta la coperta della Contemporary History all'ultimo sessanta-settantennio, dal 1945 in qua. È possibile che i vostri successori nelle nostre aule si troveranno anch'essi a studiare storia con questa periodizzazione. I più difficili da convincere sono i miei colleghi, perché io sono persuaso della sensatezza e dell'utilità di questa periodizzazione. Chiederete ai vostri figli, un giorno. 10/10
Quasi tutte le concubine del sultano (turco dell'impero Ottomano) non erano di origine turche, ma provenivano da paesi esterni dell'impero. Oppure comprese nell'impero ma di origine non turca, come: Grecia, Slava, Russia. Lo stesso sultano come ascendenza non è del tutto turco. Questo si collega ad un'apertura dell'impero.
Ottomano. L'impero ottomano ha delle caratteristiche politiche e costituzionali che lo rendono differente dagli altri paesi. I turchi hanno una struttura politica/militare in cui l'elemento turco è inferiore. Tutti i personaggi dell'alta burocrazia e delle funzioni militari sono persone senza una grande dinastia alle spalle. C'è un ricambio maggiore rispetto alle monarchie europee. Nel corso del 600 ci sarà un'eccezione in cui si susseguiranno 3 visir, ministri, di origine albanese. Queste caratteristiche messe insieme (capacità di gestire le minoranze, efficienza militare, esistenza di un ascensore sociale) rendono l'impero ottomano una macchina da guerra, anche se i suoi scontri più difficili saranno con la Persia. Nel 1526 l'esercito ungherese venne annientato, e anche il Re muore, la successione del regno spetta al fratello Ferdinando(?) (non è ungherese ma è un Asburgo), una parte della popolazione ungherese
non accetta la successione di questo nuovo re, così elessero un proprio re(G