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13) RIVOLTE E RIVOLUZIONI A METÀ SEICENTO

Unión de las armas: Il Paese che più subisce le conseguenze interne della crisi causata dallo scenario internazionale è la Spagna. Anzitutto

perché essa era fortemente impegnata su tutti gli scenari bellici: nelle Provincie Unite, in Germania e in Nord Italia; secondariamente, perché

aveva già difficoltà precedenti: usciva dalla sconfitta dell’Invincibile Armata alla fine del ‘500, subiva sia la pressione ottomana sul

Mediterraneo (perché dopo la Battaglia di Lepanto aveva fatto presto a riprendersi) che la concorrenza inglese sui mari internazionali. All’inizio

del ‘600, il Primo Ministro spagnolo Conte-Duca di Olivares studia un piano di riorganizzazione dei carichi fiscali: a suo avviso, la difesa dei

territori è interesse di tutti i domini del sovrano ispanico e quindi tutti devono contribuire in maniera più equa ai carichi fiscali necessari per

mantenere l’esercito; questo progetto, redatto negli anni ’20, prende il nome di (unione dell’esercito), cioè bisognava far sì

Unión de las armas

che la Catalogna, l’Aragona e il Regno di Napoli partecipassero anch’essi come la Castiglia al gettito fiscale necessario per le spese militari.

Secessione del Portogallo: Man mano che il progetto viene applicato, esso suscita delle ribellioni che nascono come rivolte e talvolta

prendono delle pieghe decisive. Il primo a staccarsi dalla dominazione spagnola è il Portogallo, l’ultima acquisizione dei sovrani di Spagna

(acquisito nel 1580 da Filippo II). Il Portogallo soffriva sempre più del dominio spagnolo, non solo per il carico fiscale, ma anche perché la

Spagna non era riuscita a difendere l’Impero coloniale portoghese: gli Olandesi, nella lunghissima guerra di indipendenza dalla Spagna,

avevano progressivamente acquisito tutte le colonie portoghesi del Sud-Est asiatico. Nel 1640 i Portoghesi riescono a cacciare le truppe

spagnole dal Portogallo e a restaurare un Regno indipendente sotto la dinastia dei Braganza.

Rivolta della Catalogna: In Catalogna risiedeva l’esercito, perché impegnato nelle battaglie contro la Francia nel contesto della Guerra dei

Trent’anni; nel 1640 Olivares cerca di applicare in questo momento l’imposizione fiscale in Catalogna perché da una parte aveva l’esercito

presente sul posto, che diminuiva l’autonomia delle città catalane, dall’altra è in questo momento che l’esercito la sta difendendo dalla

minaccia francese. Tuttavia i Catalani, non d’accordo con Olivares, insorgono contro la dominazione spagnola e anzi fanno un passo ulteriore: il

loro scarso senso di identificazione con la corona e con la dinastia degli Asburgo è così forte che la Catalogna chiede la protezione della

Francia, alleandosi con il nemico. È per questo che la rivolta in Catalogna viene sedata molto lentamente e fa parte dei motivi per i quali nel

1648 la Francia e la Spagna non sottoscrivono una pace: per riportare all’ordine la Catalogna bisogna aspettare ben dodici anni. Nel 1652 la

rivolta catalana viene sedata principalmente per due motivi: uno è di politica estera, in quanto la Francia si disimpegna da questo teatro, un

altro è che l’insurrezione catalana assume, col passare del tempo, dei tratti di rivolta sociale (i nobili della Catalogna preferiscono fare accordi

con il re piuttosto che ritrovarsi soli di fronte all’insurrezione dei popoli).

”Rivoluzione” napoletana: Lo stesso meccanismo si instaura a Napoli: nel 1647 viene introdotta una tassa sui beni di consumo primario

(frutta e verdura) e il popolo napoletano insorge guidato da un pescivendolo, Masaniello. Essa può essere considerata sia una rivolta che

un’insurrezione: scoppiata come rivolta antifiscale guidata da un popolano, si alimenta anche di una elaborazione politica. Anche i Napoletani

provano la manovra fatta dai Catalani, chiedendo aiuto alla Francia: il suo intervento in questo caso è molto più blando e vago, non può

impegnarsi essendo ancora in corso la Guerra dei Trent’anni ed essendo occupata in Catalogna. Nel 1648 la Rivolta napoletana viene sedata

dal governo spagnolo, ma c’è soltanto una repressione violenta: viene stillato un nuovo accordo per cui effettivamente il ceto civico trova dei

rappresentanti politici.

Cardinal Richelieu: Oltre alla Spagna di metà ‘600, anche la Francia attraversa un periodo difficile, che la costringe a scendere a patti e a

firmare le Paci di Westfalia. Nel 1610, Enrico IV Borbone era stato assassinato e gli era succeduto al trono senza problemi dinastici Luigi XI e poi

Luigi XIII. Luigi XIII prosegue il processo di costruzione dello Stato moderno e di assolutizzazione, laddove possibile, della monarchia e sceglie

come Primo Ministro il Cardinal Richelieu. Per raggiungere un ordine interno e una compattezza (funzionali al ruolo internazione della Francia),

secondo Richelieu, è necessario anzitutto evitare l’autonomia degli Ugonotti all’insegna dell’uniformità religiosa, quindi rafforzare la

monarchia limitando i poteri della grande aristocrazia; questo è possibile privilegiando negli incarichi pubblici e nella vita di corte non l’antica

nobiltà di spada (protagonista delle Guerra di religione), ma la nobiltà di toga, quella di recente creazione, che doveva il proprio titolo nobiliare

agli uffici concessi dal re.

Fronda parlamentare e principesca: Quando muoiono Luigi XIII e il Cardinal Richelieu, si ricrea per la Francia un momento di debolezza

dinastica (essendo nel bel mezzo della Guerra dei Trent’anni). In questo momento tutti gli scontenti rialzano la testa; lo scontento di queste

aree sociali si focalizza quando, nel 1648, Mazzarino gli impone una tassa sulla (per trasmettere la carica pubblica e il relativo titolo

Paulette

nobiliare ai propri successori): si tratta di una tassa sulla tassa, non potendo convocare gli Stati generali per fare tasse nuove, l’escamotage era

quello di modulare le tasse già esistenti. Il canale attraverso il quale si esprime il malcontento passa attraverso gli unici organi alternativi alla

monarchia che esistevano nella Francia dell’epoca, cioè i Parlamenti. È per questo che le insurrezioni che scoppiano nel 1648 si chiamano

‘Fronde parlamentari’: nel 1648 il Parlamento di Parigi assieme ad altri Parlamenti francesi si rifiutano di dare il proprio placito ai diritti regi, a

meno che non vengano diminuiti gli appalti delle imposte pubbliche e ridotti il numero degli intendenti (funzionari pubblici che contendevano

il potere giurisdizionale dei Parlamenti). Nel 1650 scoppia una Fronda principesca, cioè la contestazione dei prìncipi sulla legittimità di Luigi XIV

e del governo di Mazzarino: i prìncipi vorrebbero prendere il consiglio di reggenza al posto di Mazzarino. Ma questi riesce a dividere i propri

avversari, mettendo gli uni contro gli altri parlamentari e nobili: pacificato il Paese e a coalizzati a proprio favore i ceti che si stavano

affermando, come la nobiltà di toga, dopo 5 anni Mazzarino riesce a tornare con il re a Parigi.

Rivoluzione inglese: Sulle cause della Rivoluzione inglese c’è stato un dibattito storiografico importante. Alcune sono cause di lungo

periodo, che in parte risalgono agli anni della Riforma protestante: quando Enrico VIII si stacca dalla Chiesa romana ed incamera i beni della

Chiesa contribuisce alla nascita di un ceto intermedio tra i non possedenti e la nobiltà, una piccola nobiltà di campagna, che caratterizza la

società inglese fino all’inizio del ‘600. Ma ci sono anche delle cause più vicine, come la politica di Giacomo I: egli tenta di rafforzare il potere

centrale dello Stato e di creare una monarchia assoluta, aggirando le prerogative del Parlamento. In Inghilterra, cercare di perseguire

l’uniformità religiosa è particolarmente difficile a causa della diffusione della forma radicale del Calvinismo, cioè quella puritana. A causa del

malcontento religioso, una parte dei puritani decide di andarsene (i che fondano la colonia Plymouth nel 1620), altri restano,

Pilgrim Fathers,

ma l’ibrido di una Chiesa anglicana che vorrebbe far convivere le due confessioni scontenta, da una parte, i calvinisti più radicali e, dall’altra, i

cattolici più convinti. Poi ci sono delle cause contemporanee, cioè le scelte politiche fatte da Carlo I Stuart negli anni ’40 del ‘600, che portano

allo scoppio della Rivoluzione.

Petition of right: Nel 1628 Carlo I convoca il Parlamento per ottenere dei finanziamenti, volendo intervenire nella politica francese per

contrastare Richelieu (che stava importunando gli Ugonotti). Il Parlamento, anziché presentargli i finanziamenti, emette la (la

Petition of right

prima un documento con il quale chiede delle garanzie, come ad esempio quella per cui il Parlamento venga regolarmente

Carta dei diritti),

convocato, che tutti i nuovi finanziamenti debbano passare per la sua approvazione, che venga garantito l’Habeas (cioè che ciascun

corpus

imputato possa essere giudicato solo dal suo tribunale naturale, che per ciascun catturato venga dichiarato esplicitamente il capo d’accusa): in

sostanza, il Parlamento cerca di limitare le prerogative regie, di frenare tutti quegli strumenti che si stavano configurando come gli strumenti

di una monarchia più forte. Di fronte alla Carlo I scioglie il Parlamento e rinuncia ai finanziamenti richiestigli.

Petition of right

Lungo Parlamento: Il processo di costruzione della monarchia assoluta avviato da Carlo I è disarmato, non ha quegli strumenti che invece

hanno altri paesi, e infatti si infrange con un primo scoglio, nel 1640, ovvero con l’insurrezione della Scozia contro la politica religiosa

dell’arcivescovo Laud. Dopo aver applicato queste norme nella Chiesa d’Inghilterra, Laud tenta di portare anche la Scozia all’obbedienza della

Chiesa anglicana, imponendogli l’adesione alla Chiesa governata dal re di Londra. Ma gli Scozzesi si ribellano al re e Carlo I, per finanziare un

esercito che reprima la rivolta scozzese, è costretto a chiamare il Parlamento. Convocato nel 1640 il Parlamento, che assume il nome di Lungo

parlamento in quanto resta in carica fino al 1653, comincia a pretendere dal sovrano le stesse concessioni che gli aveva chiesto nel 1628; anzi,

le allarga pure, chiedendo di aver voce in capitolo sulla nomina dei vescovi, autoproclamano che spetta al Parlamento la decisione di

sciogliersi, contestano direttamente la politica che sta seguendo il Primo Ministro Stafford e Laud.

Guerra civile (1642-1649): Di fronte all’insurrezione dell’Irlanda e all’impossibilità di scendere a patti tra il Parlamento e il re, si crea una

situazione insostenibile: la guerra civile inizia del 1642 nella misura in cui si organizzano sul territorio inglese due eserciti, cioè quello regio dei

“cavalieri” e quello parlamentare delle “teste rotonde

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
16 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pexolo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Lupi Regina.