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La guerra d'indipendenza americana

Mentre il Centro e Sud America erano colonizzati dagli spagnoli, il Nord America era stato esplorato inizialmente soprattutto dai francesi. Nel 1524, il toscano Giovanni da Verrazzano aveva navigato lungo le coste Nord-orientali del continente con una spedizione finanziata da Francesco I di Francia. Nel 1535, un'altra spedizione sovvenzionata da Francesco I e guidata da Jacques Cartier aveva risalito il corso del San Lorenzo e fondato Quebec (Quebec). La vera colonizzazione iniziò però solo nel '600, soprattutto da parte degli inglesi lungo le coste atlantiche del continente. I francesi, in numero molto inferiore, colonizzarono invece l'odierno Canada e si spinsero lungo il Mississippi fino al Golfo del Messico. Nel 1682 René-Robert Cavelier de Lasalle completò la discesa del "padre delle acque". A metà del '700 il Nord America era diviso in due fasce principali: una inglese, lungo la

costa atlantica; una francese, che dall'estuario del San Lorenzo si estendeva alla zona dei Grandi Laghi e proseguiva poi lungo il corso del Mississippi fino al Golfo del Messico

Grazie alla la guerra dei Sette anni (1756-1763), l'Inghilterra si affermò come la maggiore potenza coloniale, a scapito proprio della Francia.

Oltre che in India, essa riuscì a mettere fuori gioco i francesi nell'America settentrionale, grazie anche al contributo dei coloni inglesi stanziatisi là a partire dagli inizi del '600 e divenuti via via sempre più numerosi (a metà '700, i coloni inglesi superavano già il milione, quelli francesi erano solo 60 mila.

Con la pace di Parigi (1763), l'Inghilterra acquisì tutto il Canada francese e l'intero entroterra americano a est del Mississippi (nonché la Florida dalla Spagna, che sarà però restituita agli spagnoli nel 1783)

Quebec

Durante tutto il Settecento, le

  1. Colonie britanniche lungo la costa atlantica del continente furono in forte espansione demografica ed economica.
  2. Nell'anno 1700, la popolazione era di circa 250.000 abitanti; nel 1775, alla vigilia della rivoluzione, anche per effetto dei continui arrivi di immigrati, si era moltiplicata, raggiungendo i 2 milioni e mezzo di persone (a fronte dei circa 7 milioni della madrepatria inglese).
  3. Nei successivi 25 anni la popolazione sarebbe più che raddoppiata, giungendo a 5.300.000 abitanti (di questi, un quinto era costituito da Africani, quasi tutti schiavi).
  4. La società coloniale nordamericana era divisa in 13 colonie, che formavano tre aree geografiche diverse.
  5. Al Nord vi erano le più antiche colonie della Nuova Inghilterra (New England): Massachusetts MA (con l'odierno Maine ME), Connecticut CT, Rhode Island RI e New Hampshire NH.
  6. La loro economia era basata sull'agricoltura, sulla pesca (merluzzo e balena) e sul commercio di materie prime quali ferro, legname.
1775), e godevano di un buon sviluppo economico grazie all'agricoltura, all'industria manifatturiera e al commercio. In particolare, la Pennsylvania era conosciuta per la produzione di grano e di prodotti caseari, mentre New York era un importante centro commerciale e portuale. Le colonie del Sud, invece, avevano un'economia basata principalmente sulla coltivazione di tabacco, riso e cotone, che richiedevano una grande quantità di manodopera schiava. Queste colonie erano caratterizzate da grandi piantagioni e da una società fortemente gerarchizzata, con una piccola élite di proprietari terrieri che detenevano il potere politico ed economico. Le colonie americane erano quindi molto diverse tra loro, sia dal punto di vista economico che sociale e culturale. Tuttavia, tutte condividevano il desiderio di autonomia e di autogoverno, che alla fine avrebbe portato alla rivoluzione americana e all'indipendenza dagli inglesi nel 1776.

1775). [Nel 1770 Verona aveva oltre 45 mila abitanti] Le colonie del Sud (Delaware DE, Maryland MD, Virginia VA, North e South Carolina NC SC, Georgia GA) presentavano invece caratteri molto diversi. Le colonie del Sud erano assai poco urbanizzate. La loro attività economica prevalente era l'agricoltura, rivolta alla coltura dei cereali, del riso, di indaco e tabacco (e successivamente del cotone), coltivati in grandi piantagioni con largo impiego di schiavi africani. La schiavitù era legale in tutte le 13 colonie. Ma se nel 1770, le 5 colonie meridionali avevano circa 400 mila schiavi, le 8 colonie a nord del Maryland ne contavano solo 50 mila. Nei territori del Sud, la manodopera servile era essenziale per le grandi coltivazioni di riso, indaco e tabacco (il cotone comincerà a esservi introdotto solo negli anni 1790'). Gli schiavi per le piantagioni venivano "importati" attraverso il cosiddetto "commercio triangolare". Le navi partivano

dall'Europa con merci che venivano barattate in Africa con schiavi. Le navi proseguivano quindi per le Americhe dove gli schiavi venivano venduti: il ricavato serviva per acquistare prodotti coloniali, a loro volta trasportati e rivenduti in Europa. Scopo del sistema era quello di far navigare le navi sempre cariche. Quella delle colonie del Sud era la classica società agraria, nella quale il ceto dei proprietari terrieri manteneva una posizione di preminenza e presentava molte analogie con le élite agrarie (e nobiliari) europee. Sul piano religioso, erano prevalenti l'anglicanesimo e il cattolicesimo. Furono le colonie americane a trarre i maggiori vantaggi dalla guerra dei Sette anni. Grazie a un conflitto i cui costi ricaddero quasi per intero sulla madrepatria inglese, esse si liberarono della minaccia e della concorrenza francesi. Dopo la guerra, le 13 colonie si ritrovarono, quindi, ancora meglio assestate al centro del circuito degli scambi atlantici, checommercio coloniale nelle mani dei coloni stessi. Questo sistema, noto come "sistema di navigazione", garantiva alla Gran Bretagna un vantaggio economico considerevole, permettendole di controllare il commercio delle sue colonie e di sfruttarne le risorse. Tuttavia, questa politica di controllo e sfruttamento delle colonie da parte della Gran Bretagna iniziò a creare tensioni e malcontento tra i coloni stessi. Essi si sentivano oppressi dalle restrizioni commerciali imposte loro e desideravano una maggiore autonomia economica e politica. Questo malcontento culminò nella Rivoluzione Americana, che ebbe inizio nel 1775 e portò alla dichiarazione di indipendenza delle tredici colonie americane nel 1776. La guerra che ne seguì durò fino al 1783, quando la Gran Bretagna riconobbe ufficialmente l'indipendenza degli Stati Uniti d'America. La Rivoluzione Americana ebbe un impatto significativo sulla storia mondiale, segnando la fine del dominio coloniale britannico in America e aprendo la strada alla nascita di una nuova nazione. Inoltre, essa influenzò profondamente il concetto di democrazia e di diritti individuali, che divennero pilastri fondamentali della Costituzione degli Stati Uniti.personale doganale agli Americani. La medesima "disattenzione" britannica contraddistingueva la vita politica e amministrativa delle colonie. Pur formalmente rette da un governatore di nomina regia, ogni colonia di fatto si autogovernava attraverso un'assemblea ("camera") che veniva eletta su base rappresentativa. Come per la Camera dei Comuni inglese, esisteva un limite di ricchezza necessaria per accedere all'elettorato attivo e passivo, ma coloro che possedevano della terra e avevano quindi il diritto di votare erano in America più numerosi rispetto alla madrepatria, rappresentando, in pratica, quasi tutti i maschi bianchi adulti delle colonie. Inoltre nelle colonie non esistevano aristocrazie dotate di privilegi per nascita come in Europa (nobiltà), per quanto ci fossero gerarchie basate su ricchezza e status sociale. Nelle colonie del Nord e del Centro ai vertici della gerarchia sociale vi erano delle élites urbane dimercanti, finanzieri e avvocati. Nelle colonie del Sud il ceto più importante (e più europeo) era quello dei proprietari delle piantagioni: sequelli della Virginia si potevano considerare una vera aristocrazia terriera, essi non erano comunque una nobiltà. Anche la mobilità sociale era elevata per i parametri del tempo, mentre la tolleranza religiosa era maggiore che in Europa (salvo in alcune aree del New England). L'alfabetizzazione era ragguardevole per l'epoca, la stampa periodica era diffusa e vi era un embrione di opinione pubblica vivace e impegnata. L'esperienza in un ambiente sovente duro e ostile aveva sviluppato un notevole individualismo e una grande fiducia nelle capacità del singolo. Nonostante le peculiarità indicate, l'Inghilterra considerava i territori Nord americani come semplici colonie, analoghe alle altre colonie del suo impero. Al contrario, molti sudditi americani ritenevano di essere legittimati aprovvedere autonomamente a se stessi, senza eccessive interferenze da parte della madrepatria. Questa autonomia trovava la sua maggiore espressione nelle citate camere rappresentative, dove sedevano imembri eletti da ciascuna colonia che affiancavano il governatore in molte funzioni di governo. Il processo "rivoluzionario" che portò all'indipendenza delle colonie può essere distinto in quattro fasi: dopo la pace di Parigi (1763), vi fu il momento della protesta (1764-68); ad esso seguì quello della resistenza (1768-74); la resistenza sfociò negli otto anni della guerra di Indipendenza (1775-83); l'ultima fase fu quella costituente, dalla pace con l'Inghilterra all'approvazione della Costituzione federale (1784-91). La fase della protesta. La politica inglese verso le colonie mutò proprio a partire dalla fine della guerra dei Sette Anni nel 1763. Pur vittoriosa, l'Inghilterra aveva speso grandi cifre nel conflitto che in

Nord America, con la sconfitta dei francesi, aveva visto le colonie aumentare notevolmente la propria sicurezza. A Londra si pensava che gli americani, essendo tra i maggiori beneficiari della vittoria, dovessero contribuire in modo sostanziale sia a ripianare i costi della guerra, sia, più in generale, a contribuire a quella della difesa dell'impero britannico.

Considerato che l'importazione di contrabbando di melassa (un derivato della lavorazione della canna da zucchero, da cui si otteneva il rum industriale) proveniente dalle Antille (Caraibi) era elevatissima, gli inglesi promulgarono nel 1764 lo Sugar Act (Legge sullo zucchero), che inaspriva i controlli daziari, anche se nel contempo abbassava i dazi, nella speranza di scoraggiare in questo modo l'evasione doganale. I trasgressori non avrebbero più potuto essere giudicati dalle compiacenti giurie locali, ma da un tribunale della marina inglese, dove sedevano solo giudici e non giurati popolari: dal momento che,

dalla Gloriosa rivoluzione (1689) in poi, la presenza della giuria popolare era considerata una garanzia irrinunciabile per ogni suddito della corona, questo cambiamento fu visto come un grave attacco.
Dettagli
A.A. 2019-2020
48 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher -elenasinigaglia99- di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Candiani Guido.