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Studiare uno scheletro limita la conoscenza delle cause di morte per la perdita delle parti molli che svelano senza dubbi come il soggetto è morto.
Il cranio presenta solo delle fratture ante mortem che con la decomposizioni hanno fatto si che il cranio perdesse dei tasselli ossei.
Carlo Borromeo fece inumare le salme contenute nel Duomo e parla di tre cadaveri della famiglia Visconti-Sfroza. Le tre salme sono imbalsamate come usanze ma si sa che il corpo di Galeazzo non fu imbalsamato. Furono ritrovati due anelli messi nelle mani del duca al momento della sepoltura. Nel 1476 si parla di 4 cadaveri nelle tomba ma Borromeo nel 1565 ne cita 3. È possibile che Galeazzo fosse stato portato a Melzo e che il teschio sia suo.
Capitolo 6
L'uso delle immagine per ricostruire la storia ha i suoi limiti: l'opera testimonia sia i costumi, ect.. dell'epoca ma anche l'immaginario relativo a certi oggetti. Tre livelli di lettura:
- livello preiconografico: riconoscere il
1. Analisi semantica: comprendere il soggetto e distinguere il significato che vi è stato dato nel caso specifico.
2. Analisi iconografica: riconoscere i motivi e i significati universali ad esso collegato. Allegorie.
3. Analisi iconologica: atteggiamenti comuni verso un simbolo. Intuizione sintetica che va corretta contestualizzando l'opera.
4. Iconografia: descrizione e catalogazione immagini.
5. Iconologia: interpretazione delle immagini che subiscono evoluzioni.
6. Fonti iconografiche non sempre attendibili: accentuano dei caratteri. Es.: Riccardo III dipinto al fine di farlo apparire come l'usurpatore della dinastia Tudor. Es.: S. Francesco dipinto da Giotto al fine di eliminare gli aspetti pauperistici inseriti in precedenti raffigurazioni.
7. S. Bernardino da Siena inizio propaganda e discussione pubblica. Elaborazione di un simbolo che coinvolgesse tutta la comunità cristiana: il segno della croce e del trigramma IHS. Diffusione del simbolo in tutti gli ambienti. Sole raggiante (Cristo che dispensa
vita, immortalità e resurrezione) in campo azzurro. I 12 raggi serpeggianti sono gli apostoli, quelli dritti le beatitudini. Campagna mediatica di enorme successo, accusa di eresia. 6.4 Domenicani appoggiati dalla famiglia Pigello. Sforza e commissione de' Medici danno erigere la basilica di Sant'Eustorgio contente la testa del santo, prima in una teca poi in un tabernacolo. Foppa ideatore del progetto con possibili aiuti. Scene di immediata comprensione: assassinio del santo, il cui sangue scrive il credo da lui pronunciato. Foppa interprete e mediatore tra le richieste dei Domenicani e dei Pigello. Impostazione ripresa anche per la propaganda a favore degli Sforza, durante la calata di Carlo VIII. Uccisione di Galeazzo Maria prima in versione cesariana, poi più vicina a quella di Foppa. 6.5 Incongruenze storiche nei dipinti. Allegato agli Annales di Le Muisit una miniatura, dove i sopravvissuti alla peste seppelliscono le vittime in delle bare. Descrive bene la psicosi da peste maImorti venivano buttati nelle fosse comuni, coperte da calce viva. Bara solo per il trasporto. Baresingoli solo per i ricchi. Le fonti storiche non sono sempre attendibili ma evocano un ricordo.
Capitolo 7.7.1
Per ricostruire i tratti somatici di Galeazzo Maria Sforza bisogna indagare nell'affresco commissionato da Cosimo de' Medici nella sua cappella privata, con tema la storia dei Magi. Gozzoli fece il dipinto con molta fedeltà ai particolari e ogni personaggio è riconoscibile. Si identifica fra gli altri Lorenzo de' Medici, con l'alloro in testa, seguito dal corteo. Ma sull'identità del personaggio ci sono dei dubbi.
7.2
Corti principesche e colori dei vestiti a sottolineare il rango e l'appartenenza politica. Filippo Maria Visconti abolì il color cremisi perché troppe persone lo usano per auto invitarsi a corte. Usò invece tonalità vivaci e l'abbinamento di bianco e morello su calzari differenti, obbligando tutti ad indossarli.
Colori ripresi da Galeazzo Maria Sforza per legittimare il potere e introduzione delle calze solate "alla divisa" bianche e morello come segno di appartenenza alla famiglia. Nell'affresco di Gozzoli si vede un servitore di colore con calze dei colori degli Sforza, anche se invertiti. Si sa che Galeazzo Maria avesse un servitore di colore. Inoltre sia il cavaliere all'estrema sinistra che il servitore nero indossano abiti lombardi, di colore verde scuro e cremisi, tipici della famiglia sforzesca. Si può pensare che il giovane biondo sul cavallo sia Galeazzo Maria. Inoltre il cavaliere a sinistra è l'unico personaggio di rango che non porta il cappello, usanza tipicamente lombarda.
Gozzoli riproduce fedelmente le cavalcature e gli ornamenti. Cosimo il Vecchio si fa ritrarre a dorso del mulo, ma non in segno di umiltà. Galeazzo Maria amava i cavalli balzani, solo che dal punto di vista mediceo sarebbe stato scortese ritrarlo su un cavallo che non fosse bianco.
Si distinguono i due cavalli bardati di rosso e oro, i cui cavalieri erano vicini a de' Medici. Mentre la bardatura del cavallo all'estrema sinistra è diversa e riporta delle scritte simili a quelle che si trovano al Castello sotto i lavori commissionati da Galeazzo Maria. Alcuni riconducono il cavaliere in basso a sinistra a Sigismondo Malatesta. Egli venne raffigurato da Piero della Francesca con un'innaturale appiattimento delle vertebre cervicali, non presente nell'affresco. I capelli dell'affresco sono riducibili alla moda milanese e la fisionomia si avvicina molto a quella di Galeazzo Maria su delle medaglie. Inoltre l'ampiezza del setto nasale e le orecchie fanno anche pensare che il teschio di Melzo sia davvero di Galeazzo Maria. Sigismondo Malatesta destabilizzò il fragile equilibrio italiano nel 1459, quando il papa lo obbligò a seguirlo a Mantova. Odiato da tutti, sospettato di aver ucciso la figlia dello Sforza per sposare lasuaamante, sarebbe risultato fuori luogo se Cosimo de' Medici lo avesse ritratto, sia dal punto di vista diplomatico con Milano sia dal punto di vista dell'auto-celebrazione eterna sottintesa nell'affresco.Nel Medioevo, le principali fonti di informazione erano i manoscritti (per i testi scritti a mano) e le biblioteche (per i libri e i codici). Nel 700 si risistemano con alcuni sconvolgimenti, inoltre l'oppressione di alcuni ordini religiosi aumenta il materiale d'archivio. Nel 1939 e nel 1963 vengono introdotte leggi per la regolamentazione degli archivi di stato. Molti documenti antichi sono stati persi sia per cause di forza maggiore sia perché distrutti dopo il loro uso.
Altre fonti mute includono il paesaggio, che permette di studiare il rapporto dell'uomo con l'ambiente nelle varie ere. Le fonti archeologiche comprendono tutti i manufatti da cui si possono dedurre informazioni sulla vita delle persone. Le reliquie, nell'accezione comune di resti di un santo che si presume abbiano poteri miracolosi, sono considerate fonti. Le fonti numismatiche riguardano le monete, il loro valore e l'effige. Sigilli e stemmi sono oggetto di studio della sfragistica e dell'araldica. Lo studio del linguaggio dei simboli celebrativi è intrinseco alle epigrafi, scritte per commemorazione e un esempio di comunicazione verbale.
Esistono diversi supporti di scrittura utilizzati nel Medioevo, come le tavolette di legno cosparse di cera.
Un'altra tavoletta di protezione dello scritto. Egizi diffondono il papiro (volumina) ottenuto dalla pianta del papiro, molto diffusa sul Nilo. Si usa la sostanza midollosa ottenuta dal fusto, si taglia a strisce, si ricopre di lino e si pressa. Nel Medioevo si usa la pergamena (codice). Altro materiale era la carta inventata dai cinesi nei II secolo d.C. Arrivata in Europa da Bisanzio nel XII secolo, veniva fabbricata con stracci. Nel 1800 si usa la cellulosa.
Isidoro di Siviglia sostenne che la pergamena nacque a Pergamo. Si ricava dalla pelle di diversi animali, a cui viene tolto il pelo e la carne. Immersa in un bagno di acqua, poi nel latte di calce per 15 giorni, raschiata, immersa di nuovo nel latte di calce. Risciacquata, stesa e bagnata, raschiata per assottigliarla. Essiccata veniva raschiata per permettere la scrittura e infine si eliminava ogni traccia di untuosità. Ha due facce: una più liscia interna e una esterna. Veniva piegata in quattro, con eventuale inserimento di pagine singole.
Uso di punte metalliche per tracciare le linee guida dell'ascrittura. Si scriveva con le penne remiganti d'oca che richiedevano una particolare preparazione.
Dal XII secolo diffusione della scrittura carolina per un secolo circa. Per la miniatura si usavano pennelli a pelo morbido, innestati su un cannello di penna, inserito in un bastoncino. I peli venivano legati insieme, bagnati di colla e tagliati alla lunghezza voluta o abrasi. Per montare l'albume, usato come legante, ci si serviva di un pennello di setole di maiale. Per cancellare i segni si usava mollica di pane o pezzetti di vetro. Si usava una zampa di lepre per non sporcare il foglio appoggiandosi e per pulirlo. Diversi leganti usati con preferenza dell'albume che veniva montato, filtrato, diluito con acqua. Uso anche della colla di pesce ottenuta con l'ebollizione della vescica natatoria dei pesci. Uso del nero di seppia ma molto costoso, del nerofumo, ottenuto dalla combustione delle lampade ad olio con l'aggiunta
di acqua e gomma arabica. Inc