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La rete viaria ne risentì, gli antichi tracciati persero il manto di selciato, inoltre la vita
economica si svolgeva intorno a nuovi centri di aggregazione, questo contribuì al degrado.
Peggioramento delle condizioni ambientali.
- Le foreste caratterizzavano le regioni al di là del Reno, il bosco ebbe un ruolo importante, sia
economicamente che psicologicamente. Vi era abbondanza di animali selvatici, inoltre si
potevano raccogliere frutti e legna, erano anche il luogo ideale per i pascoli. Importanti boschi
sono quelli di castagno e faggio.
Calo demografico - tra V e VIII abbiamo l'immagine di un popolamento assai rado e grandi
spazi vuoti, il declino fu lento ed iniziò nel II e III secolo, per cui le popolazioni germaniche
furono accolte con la prospettiva di favorire ripopolamento, ma non fu così.
- Guerre e devastazioni, uccisioni dei saccheeggi. I pochi dati che abbiamo risultano però
esagerati.
- Grandi epidemie di peste e vaiolo, in particolare in Italia nel 542/543 arrivò una grande
epidemia di peste bubbonica (in piena guerra greco-gotica). Inoltre vi furono le devastazioni dei
Longobardi (568-69).
La campagna - livello basso della produttività causato dal carattere rudimentale degli attrezzi
agricoli, diminuzione capacità gestionali dei proprietari terrieri.
Alcuni storici individuarono tre zone concentriche intorno al villaggio:
1 zona: terre intensamente coltivate (orti e vigneti); 2 zona: ampia coltivazione di cereali; ultima
zona di prati, boschi e dell'incolto (accessibili per il pascolo, la caccia).
- La scarsità di concime animale era in parte compensata dal debbio (incendio delle stoppie) ma
soprattutto dal maggese (cioè il riposo di ogni raccolto, durava un anno, infatti il terreno era
diviso in due parti, una coltivata e l'altra a riposo).
• L'organizzazione delle curtis, le prestazioni d'opera, il potere
signorile
Ultimi secoli dell'età romana - i grandi proprietari fondiari ridussero la superficie delle loro
aziende coltivata in gestione diretta. Bisognava avere abbondanza di uomini, di qui la tendenza
ad accasare parte degli schiavi, dotarli di un pezzo di terra e una casa (detta manso), al padrone
corrispondeva parte del raccolto e un certo numero di giornate lavorative (corvées) in
determinati periodi dell'anno. Più prestazioni in natura (polli, uova).
- Gli schiavi rimasti nella casa del padrone furono definiti prebendari.
- Coloni liberi: coltivatori liberi ai quali si richiedeva una quota minore di raccolto, poiché privi
di terra, più un basso numero di giornate lavorative. A questi si affiancarono col tempo i piccoli
proprietari terrieri delle aree circostanti, che ora chiedevano protezione ai grandi proprietari
terrieri fondiari della zona --> questi si costruirono nelle loro terre residenze fortificate, difese
dai loro servi, perciò i piccoli proprietari preferivano vendere/donare le loro terre e diventare
suoi coloni.
- In Italia non scomparve mai la piccola proprietà (detta allodio) che si mantenne soprattutto in
Romagna e nella zona centro-meridionale (Puglia, Calabria, Campania).
- Terre gestite dai coloni liberi o condizione servile: pars massaricia.
Terre gestite direttamente dal proprietario: pars dominicia.
curtis
Queste due parti formaano la o villa (termine che in origine indicava il complesso di
edifici indispensabili al funzionamento di un'azienda agricola come stalle, forni, cantine,
frantoi).
- Il contadino (libero o schiavo) coltivava il suo manso con l'aiuto di moglie e figli, a volte tirando
personalmente l'aratro, un bambino teneva d'occhio pecore o capre. Molto tempo era dedicato
allo sfruttamento dell'incolto attraverso la caccia, la pesca ecc. Un'altra parte erano le
prestazioni d'opera sulla riserva padronale in determinati giorni e periodi (in genere si trattava
di aratura, mietitura, vendemmia).
- In cosa consistevano le prestazioni d'opera? Le risposte sono fornite dai "polittici", cioè gli
inventari dei beni dei grandi monasteri, in particolare quello di Irmione, abate del monastero
parigino di Saint-Germain-des-Prés. 25 ville, 50.000 giornate lavorative l'anno.
Il numero di terre in conduzione diretta era in rapporto al numero di prestazioni d'opera su cui
era possibile fare affidamento. Di fatto l'estensione delle curtis era soggetta a continue
variazioni.
- L'economia curtense, era, generalmente, di sussistenza, si tendeva cioè a produrre il più
possibile all'interno del feudo in un'ottica di autoconsumo, priva di sbocchi esterni. Però era
possibile vendere l'eccedenza della produzione e rifornirsi di utensili (così facevano le corti dei
monasteri della Pianura padana).
Parecchi proprietari disponevano di più corti, quindi si recavano all'altra corte per consumare
ciò che era stato accumulato.
La gestione tra le due parti sembra sia avvenuta in modo organico in area franca e da qui, dalla
fine dell'VIII secolo, in tutta Europa.
- Come si è passati da proprietario a Signore? -
Sia sui servi prebendari sia su quelli casati era normale che il proprietario-signore avesse pieni
poteri. Con il tempo il ruolo del grande proprietario terriero come protettore dei loro
dipendenti e piccole proprietari cresceva. Nell'VIII secolo vi sono documenti relativi all'uso di
riconoscere per iscritto l'autorità del signore in cambio della sua protezione: pratica del
commendatio.
- L'Europa del VI-VIII era imporverita, ma non priva di commerci (anche se si tratta di beni
modesti). Si documentò l'esistenza di fiere e mercati locali in cui i contadini vendevano le loro
eccedenze. Le città continuavano a ospitare artigiani. Ma la circolazione monetaria era assai
limitata, perlopiù giravano monete d'argento, quelle d'oro erano riservate per beni di lusso
(seta, papiro, spezie e stoffe) ma erano poche. L'Europa però era in grado di esportare
qualcosa in Oriente, alcune aree non conobbero la depressione economica, come per esempio
l'Italia meridionale, Ravenna, operatori locali (salernitani, amalfitani) si sostituirono ai mercanti
orientali.
Due correnti di storici: germanisti e romanisti. La posizione più accreditata è quella dei secondi:
la continuità delle tradizioni agrarie romane e anche del regime fondiario del paesaggio agrario
tardo-antico.
7. L'impero carolingio e le origini del feudalesimo
La dinastia dei Merovingi, nome che deriva dal loro leggendario capostipite, Meroveo, fu la
prima dinastia dei re franchi. Clodoveo, nato verso il 466, è considerato il vero fondatore della
dinastia. Salito al potere nel 481 coalizzò le tribù dei Franchi ed iniziò una politica di espansione
a spese di Alemanni, Turingi, Burgundi (con i quali stese diverse alleanze e intrattenne rapporti
contrastanti) e Visigoti (della Gallia del Sud, fino al 507, quando,dopo la pesante sconfitta nella
battaglia di Vouillé che costò la vita allo stesso re Alarico II e la perdita della capitale Tolosa).
Neustria, Austrasia, Borgogna e
Regno dei Franchi - emergono quattro organismi:
Aquitania , tutte con forti tendenze autonomistiche. Nella lotta emergono in particolare
l'Austrasia e la Neustria (a cui si è unita la Borgogna).
- Ebbero la meglio i maestri di palazzo o maggiordomi dell'Austrasia, grazie all'ascesa dei
Pipinidi (discendenti di Pipino di Landen).
- Artefice della loro fortuna fu Pipino II di Heristal il quale dal 687 al 714 fu arbitro del potere in
Austrasia. Carlo Martello
- Suo successore fu che intraprese un'energica ricomposizione politico-
territoriale: rinsaldò la Frisia, l'Alemannia e la Turingia (entrambe nell'attuale Germania). Infine
si occupò dell'Aquitania, sotto il pericolo arabo, la vittoria a Poitiers nel 732 gli procurò
prestigio ma non riuscì a ricacciare gli arabi al di là dei Pirenei. Divise il regno poi tra i figli: al
primogenito Carlomanno l'Austrasia, l'Alemannia e la Turingia, e al più giovane Pipino il Breve la
Neustria, Borgogna e la Provenza. Ma non riuscirono a gestire la strada del padre,
ripristinarono la monarchia merovingia elevando al trono un re fantasma, Childerico III.
Bonifacio
- L'attività missionaria di fu molto importante, in stretto accordo col papa predicò il
Vangelo a Frisoni e Sassoni, ma fu ucciso nel 754. Però diede salde basi organizzative alla sua
opera, creò una serie di distretti ecclesiastici, furono convocati ben tre concili dando avvio a un
riordinamento complessivo della Chiesa (sostituzione di prelati indegni, nomina titolari sedi
vacanti).
- Nel 747 Carlomanno abdicava, lasciando campo libero a Pipino, questi nel 750 mandò due
ambasciatori dal papa per chiedergli se dovesse essere re, il papa si sarebbe pronunciato a
favore, ma non è cauto basarsi sugli Annales regni Francorum (versione ufficiosa corte franca),
ma non si nega che il papato fu a favore.
Nel 751 Pipino si fece acclamre re da un'assemblea di grandi a Soissons, facendosi ungere con
l'olio santo di Bonifacio --> l'approvazione pontificia diede un fondamento sacro al suo potere,
facendolo discendere direttamente da Dio.
Si fece consacrare di nuovo nel 754 insieme ai due figli Carlomanno e Carlo.
• La potenza dei Pipinidi e le origini del feudalesimo
Capacità politiche nell'istituzione della clientela armata. La partecipazione dell'esercito regio
era un dovere per tutti i franci homines (uomini liberi). Si diffuse il combattimento d'urto a
cavallo (introduzione della staffa), praticato in genere da giovani guerrieri, facenti parte del
seguito armato dei sovrani (trustis). Spesso i capi militari accasavano i guerrieri mediante la
concessione di terre --> non è diverso dall'espediente per lo sfruttamento delle terre (corvées),
solo che qui ha un carattere più prestigioso.
Il guerriero prestava un giuramento di fedeltà, formalizzato in una cerimonia.
Il termine "vassus" (celtico) subise un cambiamento --> si nobilita e indica il cavaliere legato al
suo signore da un vincolo.
- Per indicare la ricompensa si utilizza il termine "feudo" (significava in origine bestiame) ossia
"bene fondiario".
- Si formano nuclei vassallatici che acquisiscono importanza (nuove tecniche).
- Carlo Martello reclutò tra gli esponenti dell'artistocrazia già dotati di seguiti armati, intorno
alla sua famiglia si creò un vasto aggregato di clientele militari e politiche.
Nuova fase di espansione di Pipino il Breve
- , si scontrò con Astolfo (re dei Longobardi)
su richiesta del papa Stefano II (non fu facile convincerlo).
Si capisce che il papato era proteso alla creazione di un suo dominio territoriale in Italia