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ETA’ CAROLINGIA

• formalizzazione del rapporto con la cerimonia dell’omaggio (immixtio manuum) e il giuramento

di fedeltà

• diffusione dei rapporti vassallatici per il controllo di domini sempre più estesi

• reclutamento dei funzionari pubblici (anche i conti) tra i vassalli, con conseguente tendenziale

confusione tra feudi e cariche pubbliche

• progressiva trasformazione della natura degli eserciti: fine dell’esercito di popolo e sostituzione

della leva degli uomini liberi con una partecipazione passiva sotto forma di servizi e albergarie.

I funzionari di Carlo Magno sono scelti tra i suoi vassalli: egli sceglie le persone che gli sono intorno e di cui

si fida maggiormente. Si tratta della sua clientela militare. Gli uomini di Chiesa teorizzavano la forza del

rapporto vassallo-signore, che è più importante di quello familiare. Chretien de Troys racconta, in un suo

poema, di aver partecipato ad un’azione militare che provoca la morte della madre. I poemi epici sono

forme di propaganda e di educazione. Ma c’è differenza tra funzionario pubblico e vassallo. Il rapporto re-

funzionario pubblico non è vitalizio, può essere sempre interrotto ed il funzionario può essere trasferito.

Le terre affidate ai funzionari venivano chiamate res de comitatu e sono diverse dal feudo. Chi ha ricevuto

un grande feudo, deve presentarsi nell’esercito con una squadra di cavalieri. Si perde la nozione di esercito

di popolo che viene sostituito con l’esercito di feudatari. La consuetudine fissa gli obblighi militari del

vassallo: il sovrano non può chiedere al vassallo più di 40 giorni di combattere a spese sue. Oltre i 40 giorni

il sovrano doveva provvedere alle sue spese.

Es: Battaglia di Legnano di Federico Barbarossa contro i comuni, che vincono perché molti vassalli dopo 40

giorni tornano in Germania.

ETA’ POST-CAROLINGIA

• ulteriore diffusione dei rapporti vassallatici, per tentare di arginare l’orientamento degli ufficiali

pubblici verso l’autonomia (patrimonializzazione delle cariche pubbliche, allodialità del

potere), con conseguente dissoluzione dell’ordinamento pubblico

• tendenza alla ereditarietà dei feudi: Capitolare di Quierzy (Carlo il Calvo, 877)

• capovolgimento del rapporto vassallaggio-feudo e fenomeno della pluralità degli omaggi (primo

esempio documentato nell’895)

Il funzionario pubblico tende a non distinguere il suo ruolo da quello di vassallo. Il vassallo tende a

confondere il feudo con il pagamento della carica. Raramente però il signore toglie la carica di funzionario

al proprio vassallo. Si mette in moto un processo di patrimonializzazione della carica pubblica ( o

dinastizzazione) che viene assimilata al feudo. Nasce l’ereditarietà dei feudi. È un processo che nasce

spontaneamente e molto presto. Il figlio di un buon vassallo è un ottimo erede, specialmente se allevato a

corte. L’ereditarietà sottrae al signore il controllo dei feudi.

Giovanni Tabacco ha coniato l’espressione “allodialità del potere” per parlare della patrimonializzazione

delle cariche: c’è una distinzione tra feudo e allodio ( parola di origine germanica) che significa “ bene in

piena proprietà”. Il feudo, invece, è una concessione. Ogni famiglia aveva allodi e beni feudali. Questo caso

era frequente anche negli enti ecclesiastici. I monasteri avevano più allodi che feudi, ma dell’allodio il

proprietario poteva disporre liberamente, dei feudi no, ma doveva tener conto del sovrano. La carica

cominciò ad essere considerata come un allodio, come se fosse un bene di famiglia. Il potere, che per sua

natura è pubblico, ma viene assimilato ad un bene privato.

Ottone di Sassonia decide che il sovrano rientrava in possesso della carica se il vassallo non aveva figli

maschi. Poi pensa di dare le cariche ai vescovi che non potevano avere figli. Ottone ( imperatore nel 962)

ha inventato la figura del vescovo-conte. Prima i vescovi coadiuvavano i conti, ora li sostituiscono. Il

sovrano dona anche le mura della città al vescovo. Le mura avevano una funzione materiale e simbolica.

Isidoro di Siviglia afferma: “Urbs ipsa moenia sunt” (Le mura sono la città). Coloro che stanno fuori sono

inferiori ai cittadini, sono rustici, cafoni.

In Italia non abbiamo i vescovi-conti, ma vescovi con prerogative comitali. Si cerca di indebolire i conti

dando alcune delle loro prerogative ai vescovi. Ottone mette in crisi l’ordinamento carolingio.

A questo punto il vescovo deve curare la difesa militare della città. Il conte perde la sua funzione principale.

Si crea una situazione delicata di rapporti politici. La politica cerca i mezzi empirici per funzionare: con

questo espediente il sovrano limita il potere del conte.

Anche i beni assegnati ad un vescovo si chiamano beneficio ecclesiastico. Il corrispettivo del beneficium in

questo caso è l’officium, il servizio, la carica.

In questo periodo lo stato produce poche leggi, c’è scarsa capacità legislativa. Quando i sovrani non

emanano leggi, lo fanno i giuristi ed i trattatisti. Le leggi dei carolingi sono i capitolari. Il capitolare di

Quierzy sancisce l’ereditarietà dei feudi maggiori ( concessi dal signore). Carlo il Calvo, figlio di Ludovico il

Pio, durante una spedizione in Italia, convoca i suoi vassalli, tra cui serpeggiava malumore, e stabilisce che,

se durante la sua assenza muore qualche vassallo, non si può procedere all’assegnazione del suo feudo

finché egli non ritorna. Viene applicata l’interpretazione estensiva della legge: nel momento in cui questa

norma prende in considerazione il caso si comprende che è stata riconosciuta l’ereditarietà dei feudi.

Pluralità degli omaggi: si diventa vassallo di più signori. Se si scontrano due signori dello stesso vassallo,

egli si schiera con quello che gli ha dato il feudo più grande.

SECONDA ETA’ FEUDALE SECOLI XI ( SECONDA META’) – XIII

• Constitutio de feudis (Corrado II, 1037)

• l’assoluta garanzia nel possesso del feudo induce molti signori ad entrare nella feudalità

• ruolo dei giuristi, che codificano il diritto feudale e danno:

• ai vassalli certezza dei loro diritti e possibilità di dare un fondamento giuridico ai loro poteri

signorili, collegandosi con il sovrano o un signore potente;

• a sovrani e signori territoriali il riconoscimento della loro autorità in territori nei quali non erano

in grado di imporsi con altri strumenti, e ciò come premessa per un futuro consolidamento del

loro potere

• nasce ad opera di giuristi e intellettuali del sec. XII l’immagine della piramide feudale, in cui tutti i

poteri sono collegati tra loro

• i rapporti vassallatico-beneficiari perdono il carattere personale e militare delle origini,

acquistandone uno sempre più decisamente politico (feudum sine servitio, feudum sine fidelitate)

e configurandosi come un efficace strumento dei processi di ricomposizione politico-territoriale

in atto in tutto l’Occidente nel sec. XII, ma in alcuni ambiti già avviati nella seconda metà dell’XI.

Il feudo dato da un vassallo si chiama suffeudo. Verso l’anno mille anche i feudi minori diventano ereditari.

I grandi feudatari provano a contrastare questo fenomeno.

L’imperatore Corrado II il Salico si scontra con l’Arcivescovo di Milano e per indebolirlo emana la Costitutio

de feudis (1037): tutti i feudi sono ereditari. La Costitutio, in realtà, sancisce solo una tendenza già in atto.

È questa la seconda età feudale: i rapporti feudali sono diventati ormai un’altra cosa, essi diventano uno

strumento di ricostituzione del potere politico. Il rapporto feudale perde la finalità principale di fornire

servizio militare, ma serve a collegare i poteri che si erano disseminati. È in questo contesto che la società

cresce. Quando la società si rimette in movimento si sente il bisogno di superare la frantumazione politica.

In questa fase i giuristi hanno una funzione importante perché forniscono a poteri politici che stanno solo

sulla carta gli strumenti per procedere. Essi non emanano leggi ( solo gli imperatori possono farlo). Il

giurista, attraverso la glossa, diventa creatore di diritto, camuffando la sua interpretazione come

commento alla legge romana. L’antichità è fondamentale per le leggi. I giuristi si sostituiscono ai legislatori,

non perché scrivano leggi, ma interpretano leggi precedenti.

Figura centrale del Medioevo è il giurista, l’operatore del diritto. I giudici devono creare norme che

consentano alla società di funzionare e di regolare il commercio. La grandezza di uno Stato si misura sulla

quantità e qualità delle leggi che emana. Tutti i problemi nascono dall’assenza di un’autorità politica forte.

Vi provvedono i giuristi. Essi operano sulla Costitutio de feudis. Mettono in risalto che questa legge

garantisce a tutti il possesso dei feudi e quelli che non possiedono feudi, ma esercitano poteri di natura

signorile, sono stimolati ad entrare nella feudalità perché far parte di una rete feudale comportava la

possibilità di difendersi. La piramide feudale non è sempre esistita, ma essa è nata ad opera dei giuristi

italiani dell’XI secolo. I giuristi creano una piramide signorile in cui non c’è più posto per i poteri abusivi.

1037 –COSTITUTIO DE FEUDIS: tutti i feudi sono ereditari. L’imperatore ha messo la firma sulla sua fine

politica. Il 1037 è una data decisiva: è il momento in cui c’è la frantumazione totale dell’ordinamento

pubblico. Ma grazie ai giuristi si riparte. I giuristi legalizzano la signoria. Chi legalizza la posizione fa

guadagnare lo stato. Non si può più evadere il fisco.

I giuristi rappresentano il recupero del carattere laicale della cultura. Gli uomini di Chiesa gli si affiancano

elaborando l’idea della società medievale, che è divisa in:

• Oratores: chierici

• Bellatores: nobili

• Laboratores: contadini

La tripartizione della società in queste classi è un’immagine potentissima: esprime perfettamente la società

europea di fine I millennio. Essa dura fino alla rivoluzione francese: in Francia vengono lanciati volantini

raffiguranti un contadino emaciato che porta sulle spalle un nobile ed un panciuto uomo di chiesa. È

un’immagine che dura anche se non corrisponde più a realtà.

Giambattista vico identifica tutto il Medioevo con il feudalesimo. Le istituzioni fissano i movimenti, ma

anche le istituzioni cambiano. Le stesse istituzioni, in contesti diversi, possono assumere un significato

diverso. Ogni meccanismo va adeguato

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
44 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ImmaI98 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Vitolo Giovanni.