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Estratto del documento

Corso Donati e un suo cugino messere Simone Galastrone, rivale della famiglia nel quale morì un

servo e lo stesso Galastrone rimase ferito. Al processo il podestà (suprema magistratura giudiziaria e

militare del Comune), Gian di Lucino assolse Corso Donati, che godeva di protezioni, e incriminò

Galastrone, fatto che fece insorgere il popolo. Giano decise di andare a salvare il podestà,

convinto, come anche Compagni, che fosse stato ingannato e non avesse alcuna colpa; egli era sicuro

che alle sue parole il popolo si sarebbe fermato, invece gli puntarono le lance contro, perciò tornò

indietro. Il podestà fuggì.

• La città si divise: alcuni contro, e altri a favore di Giano, altri ancora volevano farsi giustizia da soli

contro i magnati. Alla fine anche coloro a favore, si convinsero che Giano non fosse stato in grado di

frenare l'agitazione popolare e risultò impopolare anche ai loro occhi.

• Il 17 febbraio 1294 (erroneamente scritto da Compagni, come il 5 marzo) Giano fu scacciato dalla

città e il popolo “minuto” si ritrovò nel caos, senza capo.

• Si fece largo una famiglia di buoni e ricchi mercanti: i Cerchi, che comperò il palazzo de' Conti,

vicino all'abitazione della famiglia dei Pazzi e dei Donati, più nobili di sangue, ma meno

ricchi, e questi, invidiosi, iniziarono a odiare i Cerchi, sempre più.

• I Cerchi iniziarono a non frequentare più i Donati e le riunioni della Parte guelfa, dove questi ultimi

erano ben visti, ma iniziarono ad avvicinarsi ai luoghi delle istituzioni popolane (soprattutto

priori), anche con finanziamenti, quindi amati dal popolo minuto, ed allo stesso tempo erano

ben visti dal podestà e dal capitano del popolo. Anche i Ghibellini li amavano, perchè erano

tolleranti, pieni umanità e non ingiuriosi.

• Ci furono parecchi scontri, iniziati anche dai Cerchi, che Compagni cerca di presentare il più

possibile come pacifisti, ma alcuni finirono ancora prima di cominciare, per mano di terzi, che

non volevano lo scontro.

• Uno dei personaggi, protagonista di alcuni scontri tra queste due fazioni, fu Guido Cavalcanti,

temuto e odiato da Corso Donati, al punto che cercò invano di assassinarlo. Per tutta risposta

lui e alcuni Cerchi assalirono casa Donati, lanciando frecce e i Donati iniziarono a lanciargli

sassi dalle finestre; Guido fu ferito a una mano.

• I Donati godevano dell'alleanza con il Papa Bonifacio VIII, uomo che non aveva problemi a

togliere potere a chi non gli obbediva; questo Papa fu molto odiato da Dante, per la crudeltà e

la poca moralità di cui disponeva. Bonifacio VIII fece di tutto per togliere sempre più potere

ai Cerchi, e innalzare i Donati.

• Gli scontri continuano e diventano sempre più violenti → Guelfi Bianchi (Cerchi), Guelfi Neri

(Donati, Pazzi).

II libro →

• Il libro comincia con un esorto sarcastico alla distruzione della città, che funge da rimprovero da

parte dello stesso Dino Compagni;

• dallo scontro erano avvantaggiati i Neri, appoggiati da Papa Bonifacio VIII;

• i Neri riuscirono ad avvalersi anche dell'appoggio della Casa di Francia, con Carlo di Valois, che

era partito per andare contro Federico d'Aragona in Sicilia, e che voleva fare da paciaro contro

i Bianchi, ma in realtà voleva solo abbatterli e farli diventare nemici della casa di Francia e

della Chiesa, innalzando i Neri;

• Giunto a Bologna, Carlo di Valois viene raggiunto prima dagli ambasciatori dei Neri, che diffamano

i Bianchi, e poi quelli dei Bianchi, che, secondo Compagni, gli offrono rispetto e molti onori;

ma il re cedette alle «...maliziose parole...» dei Neri; il re di Francia si lascia corrompere dai

Neri;

• Carlo di Valois giunse alla corte di Roma, cioè del Papa, che d'estate risiedeva ad Anagni, dove

giunse qualche settimana dopo, passando per Siena, Orvieto e Viterbo; e molto fu istigato ad

avere sospetti, dai Neri contro i Bianchi;

• nel frattempo, il 15 ottobre 1301, furono eletti nuovi Signori (priori) a Firenze, tra cui Dino

Compagni; questi Signori erano buoni e senza animosità e piacevano sia ai Bianchi che li

vedevano come buoni, uniti e che volevano spartire le cariche equamente tra le due fazioni,

dicendo: «questo è l'ultimo rimedio», sia ai Neri, poiché li vedevano come deboli e facilmente

ingannabili;

• i Neri andarono subito da loro, lusingandoli e offrendo la loro lealtà nell'atto pacificatore dei Signori;

• Compagni afferma che fecero credere loro di voler trattare pace, quando invece si preparavano alla

guerra chiamarono i capitani dei Bianchi: messere Scali e messere Giandonati, dicendo loro

di lasciare ogni cosa e cercare di pacificare la Parte guelfa (sia Bianchi, che Neri), e che

avrebbero avuto il completo appoggio dei Signori; così questi iniziarono a persuadere alla

pace i cittadini; in particolare cercarono di pacificare la famiglia de' Cerchi, con quella degli

Spini (Nera); i Neri presero questo fatto come un tradimento, e ferirono Ricoverino;

• i Bianchi assunsero un atteggiamento passivo, perchè convinti che la pace sarebbe avvenuta in

ogni caso:

• 1) perchè entrambe le fazioni amavano la

Parte guelfa e temevano i Ghibellini;

perchè le offese usate, non erano ancora state abbastanza gravi da ricorrere a una guerra, e non

impedivano il ristabilimento

della concordia, una volta

sparite le cariche tra le due

fazioni;

• i Neri erano convinti, invece, che i Cerchi si sarebbero vendicati del ferimento di Ricoverino, e per

questo i Bianchi dovevano essere privati di ogni potere; così si accordarono in segreto con

Carlo di Valois, pagandolo 70.000 fiorini (titolo di garanzia, come sosteneva Davidsohn, o

effettivo pagamento?), affinchè giungesse a Firenze;

• Carlo di Valois mandò ambasciatori alla Signoria per chiedere loro che accettassero di farlo

venire a Firenze con ruolo di paciaro, poiché era mandato dal Papa ed era sempre stato leale

con amici e nemici in vita sua, e aveva a cuore la città e quindi la pace in essa;

• molti oratori erano smaniosi di parlare agli ambasciatori reali, in quanto fedeli alla casa reale

francese, ma i Signori, saggi, non li fecero parlare, ma anzi dissero agli ambasciatori reali che

avrebbero mandato i loro ambasciatori a parlare di persona a Carlo di Valois, perchè non

volevano agire senza il consenso dei cittadini;

• nonostante ciò, molti ambasciatori reali riferirono a Carlo di Valois che a Firenze, la famiglia dei

Donati (Neri), aveva molto più potere di quella de' Cerchi (Bianchi);

• i Signori chiesero ai cittadini cosa ne pensassero della venuta di Carlo di Valois in qualità di paciaro,

e tutti si dissero onorati di accogliere il re, tutti tranne i fornai, che sostenevano che il reale

francese volesse venire per distruggere la città;

• gli ambasciatori furono mandati a riferire che Carlo di Valois poteva liberamente venire, a patto

che firmasse delle lettere bollate (col sigillo imperiale) in cui doveva promettere che non

avrebbe imposto tasse, leggi o conquistati territori appartenenti a Firenze; finchè egli non

avesse consegnato queste lettere, non sarebbe potuto entrare in città; fu pregato, inoltre, di non

giungere il giorno d'Ognissanti, poiché il popolo in festa poteva risultare grezzo e volgare;

• i Neri che guidavano il nobile francese lo fecero partire da Siena, per far sì che arrivasse prima, e lui

temeva che i Bianchi organizzassero congiure nei suoi confronti, ma i Neri lo rassicurarono

dicendogli che i Bianchi avevano già perso;

• Dino Compagni cercò di convincere i Guelfi di ambe le parti a smettere di odiarsi, affinchè Carlo di

Valois non trovasse disordine e cittadini divisi; questi accettarono, ma Compagni iniziò a

temere di aver costretto alla pace chi in realtà non ne aveva intenzione, e quindi di aver favorito

uno spergiuro, in buona fede;

• Carlo di Valois entrò a Firenze il 1° novembre 1301, il 4 novembre iniziarono nuovamente le

violenze dei Neri, e il popolo né bianco, né nero, iniziò a perdere la capacità di agire;

• la Signoria convocò un'assemblea straordinaria con membri di ambedue le parti per non destare

sospetti, ma coloro che avevano cattive intenzioni non consigliavano, gli altri, che avrebbero

dovuto sostenere la Signoria, avevano perso vigore e capacità;

• nel frattempo giunsero gli ambasciatori del Papa, a cui Compagni disse che avrebbero ubbidito a lui,

e non a re Carlo, perchè solo il Papa sarebbe stato in grado di riformare la città; il Papa, però, da

una parte lusingava la Signoria, dall'altra mandava Carlo contro di loro, informandosi di che

forze il re francese disponesse: piccolo esercito e Neri; Papa “doppia faccia”!

• un falso ambasciatore rivelò ai Neri il messaggio del Papa, forse per spronare i Neri all'azione,

facendo intendere che il Papa cercava un accordo con i Bianchi;

• se i Signori avessero votato contro la sottomissione del Papa, quest'ultimo avrebbe rinunciato

l'intervento di re Carlo, e i Neri avrebbero perso un capo, che li aiutasse a conquistare Firenze,

se avessero votato a favore, i Neri pensavano che Carlo dovesse essere davvero un pacificatore

e quindi non li avrebbe aiutati, e che quindi avrebbero dovuto combattere con le loro forze;

avendo i Signori votato a favore, i Neri riniziarono a far violenza contro la città;

• i maggiori cittadini (ovvero la parte più influente del popolo, che non era necessariamente tutta

schierata con i Neri), chiese che venissero eletti altri Signori, probabilmente perchè ritenevano

che quelli attuali avessero perso il credito iniziale a loro concesso; i Signori ne elessero altri, per

carità di patria, sempre sia Neri, che Bianchi;

• Carlo di Valois un giorno (5 novembre) volle parlare della situazione di Firenze e invitò la Signoria

davanti alle porte di S. Maria Novella, fresca di costruzione, appena fuori dalle mura della città;

per non risultare sospettosi rifiutando l'invito, andarono solo tre della Signoria, tra cui Dino

Compagni; l'intento del re francese era che se ci fossero stati tutti e sei i membri della

Signoria, li avrebbe uccisi, divenendo i nuovi Signori di Firenze, ma poiché arrivarono in

tre, non disse nulla, perciò non voleva parlare, ma uccidere;

• i Signori, consapevoli del pericolo che, a questo punto, il re di Francia costituiva, decisero comunque

di non reagire, mentre molti cittadini avrebbero preferito uno scontro armato;

• la Signoria iniziò a fare leggi che obbligavano i cittadini alla non violenza, così mentre i Neri si

preparavano a far guerra, consapevoli de

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
9 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FranceDeVa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Cammarosano Paolo.