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Il rapporto vassallatico-beneficiario:
Prima fase: nel periodo carolingio viene a crearsi una rete clientelare
Seconda fase: con il venir meno dell’impero, conti, marchesi e duchi divengono dinasti nell’ambito
del loro territorio, che continuano a gestire tramite una rete clientelare, legittimati nell’eredità dei
benefici e delle cariche, grazie alla Capitolare di Quierzy, emanata da Carlo il Calvo nell’877, che
prima di intraprendere la spedizione militare contro i Saraceni in Italia, aveva stabilito che benefici
e cariche, eventualmente vacanti, non fossero assegnati ad altri; successivamente, con l’Edictum de
beneficiis, emanato da Corrado II nel 1037, si stabilisce l’ereditarietà dei benefici concessi dall’alta
aristocrazia ai propri vassalli, con la finalità di ricondurre i poteri signorili alla fedeltà dovuta al re e
meglio coordinare i poteri locali
Terza fase: si arriva alla massima frammentazione del potere pubblico su scala locale (Ordinamento
signorile), per la diffusione dei castelli (Incastellamento), a seguito delle seconde invasioni e della
diffusa insicurezza, con la conseguente trasformazione dei grandi proprietari in signori territoriali;
si parla così di signoria fondiaria, applicata ai soggetti vincolati e signoria territoriale o di banno,
applicata anche ai soggetti non vincolati e legata indissolubilmente al fenomeno
dell’incastellamento che porta ad una permanente microconflittualità, dovuta al fatto che la stessa
persona poteva essere soggetta a più signori
Quarta fase: i poteri signorili vengono progressivamente coordinati all’interno di nuove compagini
territoriale e i signori locali assoggettati ai regni, mediante il diritto feudale (Piramide feudale)
14. Secolo X
Impero e regni nell’età post-carolingia
Dopo la deposizione di Carlo il Grosso nell’887, i vari territori dell’impero carolingio conoscono
differenti sviluppi politici e istituzionali, che si intrecciano e sovrappongono con l’affermazione di
poteri a carattere locale; si costituiscono oltre a quello di Francia, il regno di Provenza e quello di
Borgogna
Nei territori dei Franchi occidentali, il titolo regio viene conteso tra gli ultimi eredi di Carlo Magno
e i conti di Parigi, poi chiamati Capetingi, da Ugo Capeto, che nel 987 riesce ad impossessarsi del
titolo regio; per la verità il potere del re appare molto limitato, autorità di ordine morale e religioso,
a cui ricorrere in caso di conflitto
In Italia, il quadro politico appare immutato: a nord permane il regno italico, che per lo più ricalca il
regnum longobardorum d’età franca; al centro-sud si trovano ancora il dominio longobardo, quello
arabo e quello bizantino. La guida del regno viene contesa dalle principali famiglie dell’aristocrazia:
i duchi e marchesi di Spoleto, di Toscana, di Ivrea, del Friuli, schierati in due fronti contrapposti,
grosso modo i signori del nord Italia contro quelli del centro, fino all’intervento del re di Germania,
Ottone I
Nel regno dei franchi orientali, il regno teutonico, i grandi del regno elessero re un esponente della
dinastia carolingia, Arnolfo di Carinzia; alla sua morte si apre un nuovo periodo di contrasti tra le
principali famiglie aristocratiche: il regno era infatti suddiviso in ampi ducati, il ducato di Baviera,
il ducato di Svevia, il ducato di Sassonia, il ducato di Lotaringia, il ducato di Franconia, in realtà
entità autonome; si susseguono al potere Corrado I di Franconia, Enrico I di Sassonia e poi il figlio
Ottone il Grande, che riesce a rafforzare in modo decisivo l’autorità regia e riempire nuovamente di
significato il titolo imperiale, cercando anche di stabilire dei legami con i grandi del regno, laici ed
ecclesiastici per ovviare alla mancanza di una rete amministrativa e riproponendo gli aspetti
simbolici del potere di età carolingia e di tradizione imperiale romana e bizantina; con il
Privilegium Othonis, Otone I riconosce le proprietà e i diritti della chiesa di Roma, ma ribadisce la
necessità di un giuramento di fedeltà all’imperatore da parte del Papa; Otone I cerca di rafforzare la
sua posizione in Italia a danno dei bizantini, ma fallisce. Con Otone II viene ingaggiata una
spedizione fallimentare contro i Saraceni; con Otone III si aprono nuovi scontri tra re e poteri locali
ed alla sua morte una nuova lotta per la successione e per definire ruolo e poteri dell’imperatore; si
susseguono al potere Enrico II, duca di Baviera e Corrado II, duca di Franconia, appartenente alla
dinastia dei Salii (Corrado II e gli Enrichi III, IV, V)
15. Anno 1000
Continuità e trasformazioni
Il numero e la densità degli uomini aumentano enormemente
Si allargano gli spazi coltivati, vasto è il fenomeno dell’occupazione di terre, dei dissodamenti,
delle bonifiche, dei disboscamenti, delle colonizzazioni e in tutta Europa si ricavano nuovi terreni
dall’acqua (I polders nelle Fiandre), cresce la produzione, riprendono i commerci, molte sono le
innovazioni tecnologiche (I mulini ad acqua, la rotazione triennale, un nuovo aratro), migliora
l’alimentazione
Entra in crisi il sistema curtense: il dominicum viene intaccato, frazionato e concesso a contadini di
varia condizione giuridica, si riducono gli schiavi, i contadini vengono alleggeriti dall’obbligo delle
corvees, i proprietari intervengono attivamente nella programmazione economica
Evoluzione economica e politica si intrecciano: l’accumulo economico favorisce l’ascesa di
un’aristocrazia capace di minare il potere regio
16. Secoli X-XII
Il nuovo monachesimo e la riforma della chiesa
L’integrazione di vescovi e abati nella gestione del potere prosegue dopo l’età carolingia, durante
l’affermazione dei poteri locali; le famiglie aristocratiche cercano di impossessarsi in maniera
duratura delle cariche ecclesiastiche e il papato si indebolisce, sempre più in balia dell’aristocrazia
romana; vescovi e abati cercano di mettere in atto i privilegi di esenzione e di immunità, costruendo
aree di dominio signorile, del tutto simili a quelle dei laici; si avverte un’esigenza di riorganizzare la
chiesa e ripristinare l’autorità morale e politica del papa
Nascono i movimenti pauperistici che predicano un ideale evangelico di povertà ed il ritorno alla
chiesa delle origini, come la pataria a Milano
Si cerca di ristabilire il prestigio e la credibilità morale della chiesa, come guida della cristianità, in
particolare in ambito monastico (L’abbazia di Cluny, i certosini di Grenoble e i cistercensi di
Citeaux in Francia, le abbazie benedettine in Italia)
Si diffondono istanze critiche nei confronti di usanze del clero largamente diffuse, quali la simonia
(L’acquisto di cariche ecclesiastiche) e in nicolaismo (Il concubinato ed il matrimonio degli
ecclesiastici)
Si afferma un’organizzazione centralizzata della chiesa, basata sul modello monarchico e prende
avvio il contrasto tra conservatori e riformatori
Il contrasto tra i gruppi di potere romani raggiunge il suo apice nel 1045, con la contemporanea
presenza di tre papi, che si accusavano l’un l’altro di simonia; interviene l’imperatore Enrico III,
che depone tutti e tre i papi e nomina un vescovo tedesco, Clemente II: si parla di chiesa imperiale,
cioè un controllo imperiale sulla chiesa, basato sull’accurata selezione di chi andava a ricoprire
cariche vescovili
Con Leone IX si ha la definitiva rottura con la chiesa di Costantinopoli
Alla morte di Enrico III, riprendono gli scontri per l’elezione papale, fino a quando viene eletto
papa Niccolò II, sostenuto dai riformatori, che nel 1059, con il Decretum in electione papae,
stabilisce che il diritto di scegliere il papa spetta esclusivamente ai cardinali, ma resta ambiguo il
ruolo dell’imperatore e questo porta a nuove conflittualità: all’elezione del nuovo papa, Alessandro
II, l’imperatore ne contrappose un altro, Onorio II
La lotta per le investiture è uno degli aspetti di contrasto più radicali tra papa e Imperatore. Nel
1073 viene eletto papa per acclamazione, quindi non secondo quanto stabilito da Niccolò II,
Gregorio VII: si pone subito il problema della legittimità. Gregorio VII spinge per un progetto di
organizzazione della chiesa secondo il modella monarchico e di desacralizzazione della carica
imperiale, tanto che, ribaltando l’abituale cliché, si intromette nelle questioni legate al malcontento
dei grandi del regno di Germania, maldisposti ad accettare il ripristino del potere imperiale.
Seguono interventi di reciproca delegittimazione tra papa e imperatore: nel 1075, Gregorio VII
rende nulle tutte le cariche che i vescovi avevano ottenuto da parte imperiale ed emette il Dictatus
papae, che definisce ruoli e funzioni del papato e della chiesa romana secondo una struttura
verticistica; nel 1076, Enrico IV convoca a Worms un concilio di vescovi tedeschi che dichiara
deposto Gregorio VII; Gregorio VII scomunica l’imperatore, sciogliendo i sudditi dall’obbligo di
obbedienza e permettendo agli oppositori di sollevarsi. Tra il 1076 e il 1077, Enrico IV è costretto
all’umiliazione a Canossa perché il papa ritiri la scomunica; nel 1078 Enrico IV elegge papa, a
Bressanone, l’arcivescovo di Ravenna Wiberto, Clemente III, e quattro anni dopo, occupata Roma,
lo insedia sulla cattedra di Pietro. La lotta per le investiture viene risolta nel 1122 con il concordato
di Worms, sottoscritto da Enrico V e papa Callisto III, che prevede che l’elezione dei vescovi sia
affidata alla chiesa, ovunque tranne che in Germania, dove è ammessa la presenza dell’imperatore
che può investire i vescovi di beni e funzioni temporali
17. Secoli XI-XII
Le costruzione delle monarchie feudali
Consolidatosi l’aspetto territoriale dei poteri locali, non sono più le relazioni personali del re con il
suo popolo a tenere unite le società, ma il fatto che tali società vivevano in un determinato spazio; a
questo si aggiunge l’intenzione delle grandi monarchie europee di rivendicare titoli, carismi e
funzioni superiori ed instaurare con l’aristocrazia signorile delle relazioni vassallatico-beneficiarie
Con l’omaggio ligio, che rendeva chiaro per chi, in caso di bisogno, il vassallo avesse prestato
servizio militare e con il feudo di ripresa, cioè la cessione, da parte del vassallo al signore, in
riconoscimento formale della sua supremazia, di un bene che veniva subito riconcesso in feudo, i
principi territoriali ripristinano la loro autorità sui vassalli
• La monarchia normanna in Inghilterra: con la battaglia di Hastings del 1066, Guglielmo
duca di Normandia, conquista l’Inghilterra, ponendo fine alla monarchia anglo-sassone; i
Normanni smantellano i poteri presenti sul territorio ed impiantano una fitta maglia di
ca