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Il commercio mediterraneo e i mercati italiani

I mercati italiani di Bari, Amalfi e Napoli si insediarono nel commercio mediterraneo creando una serie di collegamenti con i mercati orientali e mediorientali. Fra XI e XII secolo le città italiane acquisirono il monopolio dei commerci a discapito di ebrei, musulmani e bizantini. Anche a nord dell'Europa si creò un fitto mercato e le fiere periodiche.

I rapporti personali nel Medioevo

Capitolo XII: i rapporti personali si dividono in due momenti separati:

  1. Rapporti vassallitico-beneficiari: durano fino al X secolo, sono il collante della società. I vassalli non erano missi, conti o marchesi, ma il re sceglieva queste cariche tra i suoi vassalli. Non esercitano funzioni pubbliche sulle terre in beneficio.
  2. Rapporti feudo-vassallitici: tra X e XI secolo, con la dissoluzione dell'impero, le famiglie resero le cariche ereditarie così come i benefici. Da questo momento, divennero un collante tra i nuclei di potere dispersi. Venendo meno l'obbligo militare (i vassalli erano legati a
più signori contemporaneamente), si potevano creare dei conflitti. I benefici erano ereditari come le cariche dal 1037 con Corrado II. Da questo momento, i rapporti divennero di natura politica e non militare. Il feudo divenne lo strumento preferito di concessione dei diritti e permise di coordinare attorno a nuove gerarchie i poteri locali. D'altra parte il sistema non intaccava la loro autonomia. I nuovi rapporti feudali vennero regolati da un vero e proprio diritto feudale. Esistevano diverse configurazioni feudali: - Il feudo oblato: donato dal principe al signore per legittimare il potere - Il feudo ligio: in caso di conflitto il feudo a cui era legato col ligio era superiore agli altri omaggi Il crimine di fellonia era il tradimento. I rapporti divennero largamente diffusi tra XII e XIII secolo in quanto i principi e i signori locali traevano vantaggio a legarsi a chi era più grande. Non va confuso il concetto di vassallo con quello di cavaliere. Le autorità e i

Legami feudali

I papi trovarono in questi legami lo strumento per porsi a capo della vita politica e religiosa. Niccolò II nel 1059 si legò tramite i ducati di Puglia e Calabria, mentre Gregorio VII ottenne l'omaggiovassallitico dei Re d'Inghilterra, Ungheria, Croazia e dai sovrani iberici. Anche l'impero con la dinastia degli Hohenstaufen tra XII e XIII secolo cercò di consolidare la propria autonomia attraverso questo tipo di relazioni. A differenza dei pontefici, gli imperatori non furono in grado di utilizzare strumenti feudali a sostegno delle proprie ambizioni universalistiche. Addirittura, Federico II divenne vassallo di Adriano IV nel 1155. Il punto massimo fu raggiunto da Innocenzo III che affermava che entrambi i poteri derivassero da Dio e che i sovrani dovessero esercitarli sotto la sua guida. Innocenzo si impose su i seguenti re: Inghilterra, Sicilia, Aragona, Castiglia, Portogallo, ecc...

Capitolo XIV

Le monarchie feudali

Seguirono percorsi differenti e spesso molto tortuosi, ma tutte riuscirono a mettere sotto il loro controllo una fitta rete di vincoli i poteri locali laici e non.

Alcune casate riuscirono ad imporsi sulle altre con conquiste militari, relazioni diplomatiche o vicende dinastiche. I re si differenziarono dai signori per due motivi:

  1. Rivendicavano titoli e funzioni superiori con nuovi contenuti ideologici
  2. Garantivano la pace e la giustizia e difendono i deboli e la chiesa (natura sacrale del potere).

La corona rispecchiava il complesso di patrimoni, diritti e prerogative dell'autorità regia. Questo tipo di monarchie si basava su rapporti feudali, ovvero rapporti di dipendenza da parte dei signori sul sovrano. Il feudo faceva riconoscere l'autorità del sovrano su un territorio.

Gli apparati burocratici

I re puntarono ad un governo diretto attraverso ufficiali che esercitavano localmente poteri giudiziari, fiscali e di varia amministrazione.

Si potenziarono gli organi

centrali e la scrittura. Il numero di sceriffi e castellani tese a crescere. Questi non erano vassalli del re ma stipendiati. Il potere era esercitato su tutti gli abitanti di uno spazio definito e fondamentale era il controllo del territorio.

Il regno di Francia tra X e XI secolo rappresentava un'area che era grossomodo quella della Gallia romana. La dinastia dei capetingi che aveva il titolo regio controllava solo i territori su cui aveva il dominio diretto, ovvero tra la Loira e la Senna. La potenza degli altri principati dipese da fattori come la tradizione etnica o i rapporti con gli altri stati.

Il potere capetingio, debole e su un ristretto territorio, divenne paradossalmente un punto di forza per lo sviluppo dello stesso. I principati vicini infatti, non lo vedevano come una minaccia ma come garante dell'unità e della cristianità. Posero dunque le basi per legittimare il loro potere acquisendo consensi dalle gerarchie ecclesiastiche e tessendo

una rete di relazione vassallitiche. Nel XIII si sviluppò l'immagine del re come personaggio dotato di poteri taumaturgici, questo fece sì che il ruolo del re si consolidò all'interno della popolazione. Con Luigi VI e Luigi VII (1108-1180), ci fu un consolidamento delle strutture regie. Il potere regio assimilò altre regioni attraverso alleanza matrimoniali e per via militare. Il re divenne sempre più un punto di riferimento. Luigi VII dovette affrontare i plantageneti, che discendevano da Goffredo e Matilde. Matilde era figlia del Re d'Inghilterra e la signora dei ducati di Normandia e Bretagna. Suo figlio Enrico nel 1152 sposò Eleonora di Aquitania e divenne re d'Inghilterra e controllando un vasto regno, dai Pirenei alla Scozia. Ci fu un duro conflitto tra lui e il Re perché di fatto ne era un vassallo, ma molto più potente. Venne riconosciuta la presenza del Re d'Inghilterra in Francia. Il problema della

potenza plantageneta fu risoluto dal Re Filippo Augusto, il quale triplicò i territori sotto il controllo regio e strappò con azioni militari i territori degli eredi di Enrico. Fu decisiva la vittoria di Bouvienes nel 1214, grazie alla vittoria dello schieramento composto da Innocenzo III e Federico II re di Germania che sconfissero l’Imperatore Ottone IV e Giovanni Senza Terra, che fu costretto a cedere tutti i territori a nord della Loira al Re di Francia.

Il regno d’Inghilterra

Alla fine del IX secolo, Alfredo di Wessex era riuscito a fermare l’espansione vichinga a unificare i poteri locali. Il regno era diviso in circoscrizioni gestite dagli sceriffi del re e la popolazione viveva negli insediamenti rurali (tuns = towns).

Dal 1016 si impadronì della corona Canuto II che possedeva un regno esteso alla Danimarca e alla Norvegia. Canuto III designò come erede Edoardo il Confessore, figlio di Emma di Normandia. Il regno di Inghilterra pervenne ai

Normanni per operazioni dinastiche e di una grandiosa operazione militare. Il duca di Normandia Guglielmo, alla morte di Edoardo il Confessore nel 1066, si oppose all'incoronazione di Aroldo di Wessex.

Il 14 ottobre 1066 con la battaglia di Hastings, Guglielmo si impose su Aroldo e il natale dello stesso anno venne consacrato re d'Inghilterra. La conquista totale avvenne nel 1017 ad eccezione del Gallese della Scozia. Guglielmo mantenne la vecchia divisione amministrativa, 30 contee con a capo un sceriffo coadiuvato da giudici itineranti. Inoltre costruì diversi castelli posti su dei fonti per poter avere sotto il suo controllo molti feudi che controllava con il giuramento di Salisbury del 1086.

Dopo la morte di Guglielmo e di Enrico I, ci furono momenti di incertezza scatenati dai baroni, ma risolti dall'ascesa di Enrico II. Enrico II rafforzò il potere centrale e migliorò il sistema fiscale. Cercò anche di sottomettere il clero, ledendone il

privilegio di immunità. Si aprirà uno scontro molto duro tra la corona e Papa Alessandro che si risolse con la morte di Thomas Becket nel 1170 in circostanze non chiare. Il delitto fu così clamoroso che costrinse il re a fare piccole concessioni. Tuttavia, i regni di Riccardo cuore di Leone e di Giovanni Senza Terra (1189-1216), deboli per diversi motivi, portarono al malcontento della nobiltà. Sconfitto a Bouvienes nel 1214 e deposto dal papa per contrasti con l'arcivescovo, Giovanni dovette concedere nel 1215 la magna charta liberatum. Essa ridefiniva i rapporti tra il sovrano e i sudditi, il quale sovrano era obbligato a rispettare le antiche prerogative dei nobili, clero, mercanti, ecc... e nel caso di nuove imposizioni, era necessaria l'approvazione della magna curia, composta da 25 baroni.

Il regno normanno nell'Italia meridionale

Il sud Italia tra X e XI secolo era caratterizzato da una forte frammentazione politica. Ci furono molti scontri

interni che lesèro il potere Musulmano e Bizantino tra la Sicilia, la Puglia e la Calabria. In cambio di alcuni servigi militari, i cavalieri normanni riuscirono a costruire piccoli domini. Il loro insediamento li trasformò in signori territoriali legati per via vassallitica. Dopo uno scontro col papato, strinsero un importante accordo feudale con Papa Niccolò II nel 1059, col quale Roberto d'Altavilla ottenne il ducato di Puglia e di Calabria e l'ok alla conquista della Sicilia musulmana. L'accordo era conveniente per entrambi. I normanni conquistarono la Calabria nel 1060 e la Puglia nel 1071 e Amalfi e Salerno nel 1071 e 1073. Morì durante una spedizione in Grecia ma suo fratello Ruggero conquistò in 30 anni la Sicilia (1061-1091). Il Papa Urbano II gli diede il compito di riorganizzare le circoscrizioni ecclesiastiche a causa del lungo tempo trascorso dai musulmani nell'isola. La conquista normanna del regno di Sicilia fu un processo che

Necessitava anche di costruire una nuova monarchia. Il compito venne affidato a Ruggero II che dovette riunificare i principati normanni nel 1127, nonostante l'opposizione di Onorio II.

Apertosi uno scisma per la successione, Ruggero si schierò con l'antipapa e venne incoronato re di Sicilia nel 1130. L'incoronazione era necessaria per contrastare l'opposizione del papa, dell'imperatore e anche dei baroni normanni riottosi. Il re riuscì a governare con saggezza valorizzando le diversità culturali dei popoli nel regno.

L'organizzazione regia

Il regno si basava su un'organizzazione feudale, erano stati rafforzati gli apparati centrali ed erano stati introdotti degli ufficiali per controllare le zone periferiche. Era stata anche introdotta una curia feudale con competenze specifiche, inoltre introdusse nel 1140 una serie di ordinamenti volti a controllare i rapporti tra il sovrano e alcune giurisdizioni feudali. Si spinse anche in

e per una politica espansionistica. Il controllo normanno su un territorio così disomogeneo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
45 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Andrea203 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Alberzoni Maria Pia.