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DODICESIMA QUESTIONE
LE ORIGINI DEL COMUNE
-La città medievale
I ceti eminenti urbani, beneficiano della rivitalizzazione della circolazione monetaria
disponendo di cospicui mezzi economici da investire sia in operazioni commerciali e
finanziarie ma soprattutto in iniziative politiche e militari. In Italia, i ceti eminenti costituiscono
quelle genti di tradizione aristocratico-militare, mentre al di là delle Alpi, i ceti eminenti sono
di origine mercantile. I ceti urbani, dimostrano una straordinaria vivacità a ogni livello ma
soprattutto nella vita politica. I poteri di natura signorile, fungono da mediazione tra gruppi e
ceti sociali e si può affermare che il grado di autonomia conseguito dalle collettività urbane
sia inversamente proporzionale al grado di efficienza dei poteri tradizionali. Il compromesso
politico avviene nel nome della cittadinanza intera, dichiarando un interesse superiore che
idealmente può esprimersi anche in termini religiosi.
Il movimento comunale si sviluppa all’interno del tessuto signorile come una complicazione
fondamentale della struttura del potere dalla fine dell’XI secolo. La città non è l’unico aspetto
della partecipazione delle popolazioni alla creazione di nuclei autonomi di forza politica,
poiché anche nelle campagne, comunità rurali ottengono franchigie (concessione di un
privilegio da parte del signore ai propri soggetti), si danno magistrature e organi di
autogoverno.
Comuni cittadini e comuni rurali sono quindi formazioni politico-istituzionali che hanno stretti
legami con la mobilità sociale e geografica degli uomini. Si tratta di una mobilità dagli effetti
plurimi, infatti, se consideriamo le forme culturali costruite dalle élite, esse si diffondono
anche in ambiti sociali più vasti e da questa circolazione di esperienze ricevono impulso alla
formazione di un rinnovato sapere elitario.
• Crescita generalizzata delle collettività urbane
La definizione stereotipa di Brunetto Latini, della città si adatta molto bene a quella
della nuova realtà dei centri urbani: la città è tale perché un numero sufficientemente
ampio di persone si sono raccolte nella stessa località per vivere le une accanto alle
altre sotto il medesimo complesso di norme giuridiche. Dall’IX al XIII secolo, le città si
affermano in Europa non soltanto economicamente ma politicamente e culturalmente.
Tra il X e l’XI secolo, le città si sviluppano ancor di più nelle stesse aree in cui era
fiorente l’attività commerciale, ossia in Italia, in Spagna, nel nord della Francia, nei
Paesi Bassi, nella Lorena e lungo il Reno, fino ad estendersi tra l’ XI e il XII secolo un po’
in tutta Europa (si trattava di una decina di ettari di estensione e qualche migliaio di
abitanti). Il periodo che va dal XIII al XIV secolo, è quello di massima crescita demica in
cui si attestano approssimativamente agglomerati di circa 50.000 abitanti a Milano,
Venezia, Firenze, Genova, Napoli, Palermo, Parigi. Le aree più urbanizzate, quindi, si
trovano in Italia e in Francia.
La crescita demografica corre in parallelo con la crescente importanza economica data
dagli scambi internazionali e locali.
• Omogeneità del regime giuridico cittadino
Le città adempiono all’elaborazione di un diritto uniforme, alle inuguaglianze giuridiche.
Ricordiamo che la popolazione urbana aveva una composizione eterogenea in quanto a
condizioni personali e giuridiche. In Germania, tra l’XI e il XII secolo, troviamo mercanti
insediati nel wik (quartiere commerciale), artigiani liberi o dipendenti di un signore,
liberi proprietari fondiari e ministeriales, ossia, agenti di origine servile di qualche
signore ecclesiastico o laico a cui spesso si legano con vincoli vassallatici. Anche in
Francia e nel Mezzogiorno troviamo situazioni analoghe con la presenza di un ceto di
milites legati vassallaticamente a signori e talvolta esercitanti diritti signorili nelle
campagne.
• “L’aria della città rende liberi”
Momento fondamentale per giungere all’eliminazione di quegli elementi
giuridico-formali e di quegli oneri che contrastavano con i bisogni personali che
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imponevano di disporre della propria persona dei propri beni e del proprio tempo, è la
libertà da servizi e vincoli di banno signorile e la dipendenza servile.
• Dinamismo delle forze cittadine
Tra l’XI e il XIII secolo, le collettività urbane si dimostrarono capaci di opporsi alla
dominazione signorile, presentandosi come associazioni in grado di agire anch’esse in
senso politico. Esse trovano la loro autonomia nel comune. Vige un lungo e complesso
dibattito storiografico circa l’origine dei comuni: c’è chi afferma la continuità tra gli
ordinamenti della città antica e quelli della città medievale, o tra le istituzioni comunali
e gli organi che regolavano nell’alto medioevo l’esercizio delle arti e dei mestieri; c’è
chi invece ha costruito le proprie teorie al di là di orizzonti giuridici, proponendo
interpretazioni di natura socio-economica e politica, connotando l’origine dei comuni
come iniziativa della classe mercantile-borghese per superare la propria estraneità alla
società feudale.
Il dinamismo della vita urbana contrastava la rigidità e i lacci connessi con gli sviluppi
delle forme di dominio attuate sulle popolazioni rustiche e con l’irrazionalità che la
frantumazione locale del potere portava con sé. Nell’Europa centro-settentrionale, i
mercanti, forti economicamente, abituati alla reciproca solidarietà attraverso
l’esperienza delle gilde e delle hanse, viene fuori questo dinamismo delle forze sociali.
• Eterogeneità degli sviluppi comunali
I cittadini diventano un soggetto politico in grado di porre precise limitazioni all’arbitrio
signorile e acquistano poteri giurisdizionali e governativi ma in tempi e in modalità
diversi, tenuti uniti con le coniurationes (paci giurate) e disciplinati dai membri più
autorevoli dei gruppi eminenti. Nelle aree transalpine di più intensa urbanizzazione,
l’affermarsi delle comunità cittadine può avvenire mediante la trattativa con i signori,
favorita da particolari situazioni politico-militari oppure per mezzo di atti di ribellione
violente come le agitazioni urbane lungo il cammino di San Giacomo di Compostela
nel XII secolo che vedono insorgere i mercanti e gli artigiani in Spagna contro i signori
ecclesiastici.
- Le “carte di Comune”
L’autorità politica, nel caso di Laon, città della Piccardia, a nord della Francia, agli inizi del XII
secolo, in una situazione di forti tensioni sociali e di violenza, concede ai cittadini di “fare
comune”: i borghesi riescono ad acquisire il diritto di formare il comune mediante il
pagamento di una forte somma di denaro.
Si tratta di un diritto riconosciuto loro sia dal vescovo locale sia dal re assieme ad altri signori
laici. Un ripensamento del vescovo decide l’abolizione del comune ma i borghesi lo uccidono e
l’intervento del re pone fine all’insurrezione che ha come seguito la concessione della carta
di comune nel 1128.
Le cittadinanze rappresentano soggetti economici e politici di grande rilievo che i signori
stessi favorivano la promozione a città di insediamenti a loro sottoposti, si impegnavano nella
fondazione di nuovi centri urbani grandi e piccoli, fornendo gli e gli altri di privilegi ed
esenzioni, riconoscevano dove le collettività urbane lo sollecitassero il diritto di “fare
comune” (espressione usata in Francia nelle carte signorili del secolo XII.
- La pluralità di giurisdizioni
Non dappertutto, in Francia il movimento comunale riuscì ad imporsi: in Bretagna, il vigore
delle strutture signorili impediscono l’emergere di autonomie urbane; il caso di Parigi è
eccezionale.
• Il caso di Parigi
Già nel XII secolo, i re risiedono a Parigi per lunghi periodi e sotto Filippo Augusto, dal
1180 al 1223, diventa residenza regia permanente, centro di consumo, di produzione
artigianale e di commercio, il cui sviluppo favorisce la già potente hansa dei marchands
de l’eau (mercanti che egemonizzavano il commercio per via fluviale nel bacino di
Parigi). Diviene luogo importante di concentrazione di edifici religiosi e di
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pellegrinaggio, centro scolastico dove si afferma la più grande università europea e, dal
punto di vista amministrativo, vede il sovrapporsi di molteplici giurisdizioni. Il re dirige
la città attraverso il prévot royal che sovraintende ai mestieri, esercita la giustizie e
con i suoi armati controlla la città regia e la fascia di territorio della larghezza di sei
miglia estendentesi oltre le mura (la banlieue). Attraverso il prévot, i mercanti e gli
scabini (magistrati comunali) svolgono funzioni amministrativo-fiscali affidate dal loro
re.
La frammentazione del potere, altrove nel regno di Francia viene superata attraverso
l’imporsi del comune. A Soissons, a nord-est di Parigi, già dal XII secolo, il potere si
frantumava in molteplici nuclei distinti. La giurisdizione della città era stata concessa dalla
chiesa vescovile feudalmente alla dinastia comitale di Soissons dove c’erano gli edifici e i
beni fondiari del vescovato e altri enti religiosi che si sottraevano alla giurisdizione del
conte. La dipendenza della popolazione, oltre che da ragioni di residenza, poteva essere
complicata dagli eventuali vincoli personali con il conte, con il vescovo, con le comunità
canonicali e monastiche, per cui, in tale situazione, prese vita il movimento associativo
di resistenza contro gli oneri che gravavano sugli abitanti: intervenne re Luigi VI che
nel 1136 concedette alla cittadinanza di fare il comune ma il re promuoveva una
giurisdizione comunale che si rivelava un mezzo di superamento della frammentazione
signorile e di unificazione della città dal punto di vista del diritto pubblico nell’atto di
disgregare il tessuto giurisdizionale anteriore. Luigi VI e il suo successore, Luigi VII,
favorirono il movimento comunale solo se collocato in principati o signorie non di diretto
dominio capetingio, ma si rivelano più prudenti riguardo le cittadinanze loro subordinate.
Tra il XII e XIII secolo, con Filippo Augusto, si sviluppò l’interesse ad incentivare la
municipalità e ad appoggiarsi alla “borghesia” delle città contro le forze feudali e signorili,
cosa che poi degenerò nel secolo successivo, quando la presenza regia per mezzo dei
commissari porrà brusche restrizioni alla libertà comunale.
L’intervento del re di Francia, favorendo il costituirsi dei comuni, pu&ograv