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“CARLUS MAGNUS, REX FRANCORUM ET LONGOBARDORUM” 27
Università degli studi di Roma Tor Vergata Pagina
Il litigio fra i due principi fu inevitabile: Carlo Manno si ritirò , per ragione ignote, in convento,
permettendo al fratello di riunire il regno e governare saldamente l'Europa Centro- occidentale per ben
36 anni. Il fatto che egli visse così a lungo, ci dimostra come avesse governato con relativa equità il
suo popolo, quando molti sovrani rischiavano la vita solo per soddisfare i propri capricci. Sappiamo
che egli diede un grande valore alla cultura, fondamentale per un' efficienza dei diversi settori del
regno; vide la scrittura come un formidabile strumento di formazione, tanto che, nonostante fosse
incapace di scrivere per buona parte della sua vita, ordinò la codificazione dei suoi atti esecutivi, detti
“capitolari”. Questo grazie anche alle uniche persone colte del tempo: i membri del mondo
ecclesiastico. L'impero carolingio comprendeva un areale stimato di 9 milioni di km/^2, e dominare un
areale vasto quasi quanto l'intera Unione Europea doveva essere una sfida notevole per un futuro
imperatore.
Parte 5: il rapporto tra la Chiesa e la guerra, e l'avvento del potere carolingi
I Padri della Chiesa, essendo membri di una religione non dedita in principio alla violenza, rifiutavano
l'uso della forza bruta, ma il loro messaggio venne fortemente sottovalutato per il concetto di “guerra
santa”: il servire Dio per poter liberare il mondo dai pagani affiliati da Satana, poteva essere visto
come una giustificazione per portare con estrema brutalità il messaggio di Cristo, in una
macchiavellica giustifica dei mezzi per un fine apparentemente positivo per l'intera umanità. I gruppi
monastici che abbracciarono questa ideologia esplosero con l'avvento delle Crociate, e acquisirono
potere militari grazie alle imprese fatte in Terra Santa e in Medio Oriente. I Templari e gli Ospedalieri
furono i due più influenti gruppi ad essere attivi in quelle zone; tuttavia, anche il Nord dell' Europa
aveva ancora forti residui di religioni pagane (in realtà culti strettamente correlati al sostrato
indoeuropeo, come le religioni degli Slavi e degli Scandinavi, citati precedentemente). I Sassoni,
popolazione germanica dell' Ovest europeo, furono la vittima prescelta per l'avanzata di Carlo Magno
oltre i confini del proprio regno, spinto politicamente da una causa apparentemente religiosa. Fu nelle
guerre che Carlo Magno si distinse per la sua abilità da stratega e valoroso combattente: enormi bottini
vennero conquistati in ognuna delle sue campagne, eppure la sua era una tradizione guerriera che
risaliva fin dal suo antenato Brenno. L' or era necessario, per le tribù germaniche, esattamente come il
bestiame (da qui la relazione, almeno in inglese, tra “fee”, termine in origine indicante il bestiame, e l'
“affitto” da pagare ancora oggi ai proprietari di casa), i cavalli, e un corpo militare che potesse formare
un esercito ben addestrato e competente. Carlo passò nella Storia per non aver MAI perso una
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battaglia, comportando una stratosferica impennata dei beni che possedeva già dall' inizio, ma fu
anche un capitalista più che abile: progettò la costruzione di aziende agricole che permettessero al
sovrano di poter guadagnare anche in sua assenza, garantendosi un sostanzioso vitalizio e rifornimento
delle casse dello Stato.
Tornando ai Sassoni, la loro brutale repressione (772-777) , giustificata dalla loro fede ancora pagana,
stravolse l'intera regione per tutti i successivi venti anni: la casta franca entrò prepotentemente nel
gioco politico della Sassonia, prendendo col pugno di ferro il controllo politico ed economico delle
popolazioni indigene. Le leggi capitolari, come ciliegina
sulla torta, comportarono la definita assimilazione delle
terre sassoni nel regno franco.
Quanto alle altre campagne, ci conviene analizzare la
Spagna e l' Italia: se nella prima la politica espansiva fu
molto più tenute rispetto agli avvenimenti accaduti in
Sassonia, nella seconda avvenne in modo decisamente più
repressivo: come immortalato da “L' Adelchi” di Manzoni,
i Franchi sottomisero i Longobardi di Desiderio, dopo un
matrimonio combinato tra Carlo Magno e la figlia del re,
Ermengarda, con motivazione principale la difesa del
Papato di Roma da incursione straniere.
La resistenza longobarda fu estremamente
•
risicata: Pavia fu conquistata facilmente, e la guerra fu quasi del tutto senza particolari
colpi di scena. Ciò che ci deve riflettere su ciò, è di come l'impatto col mondo franco fu
molto meno forte rispetto a quello che subirono i Sassoni. Entrambe avevano in comune,
tuttavia, una giustificazione dal punto di vista religioso.
Ma cosa significava organizzare un impero? Significa innanzitutto unire, con un repertorio culturale
preciso, fasce di popolazioni annesse con le conquiste; è poi anche l' introduzione di un modello
giuridico, permessa tramite l' esportazione di
funzionari e organi statali importanti per un saldo
Ritratto di Carlo Magno,
• successivamente alla sua 29
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incoronazione come Imperatore
del Sacro Romano Impero. Lo
stemma carolingio è l’ aquila nera
controllo dei nuovi territori. Ciò avvenne, per esempio, in Italia, successivamente alla caduta del regno
longobardo.
Arriviamo così alla famosa notte di Natale dell' 800 D.C. Grazie all' aiuto offerto per una causa santa,
Carlo Magno viene ufficialmente incoronato Imperatore dal Papa, segno ormai irreclamabile di un
giudizio divino favorevole all' ascesa del nuovo Sacro Romano Impero, ufficialmente riconosciuto da
Roma. L' unica parte che prese le distanze fu Bisanzio, già in difficoltà per gli Arabi sui confini ad Est,
e seccata per il fatto che fosse nato un Impero ad Ovest, là dove esisteva, meno di mezzo millennio
prima, l' Impero Romano d' Occidente.
29/10/14
Parte 6: l ‘ organizzazione del Sacro Romano Impero
L’ Impero come istituzione aveva un significato molto ideologico, data la sua giustificazione per
“volere di Dio”, specie dopo le conquiste strategiche di Carlo Magno. Nel campo dell’ economia,
tuttavia:
• Non esisteva un sistema fiscale.
• Non c’era una moneta circolante sufficientemente diffusa per uno scambio efficiente.
Questo era un dato di fatto grave per un impero così vasto, che richiedeva dei commerci su larga scala
per provvedere a una popolazione così numerosa. Le ragioni di tale handicap risiedevano nell’ ingente
carenza, nell’Europa carolingia, di metallo prezioso. Già dalla caduta di Roma il commercio di oro
subì un brusco arresto, e Bisanzio fu costretta a pagare con l’oro per ottenere le merci dall’ Oriente. In
Europa Occidentali, oltre a ciò, l’ oro venne in gran parte tesaurizzato, quindi usato per scopi non
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strettamente economici.
Per contrastare questa crisi, Carlo Magno ideò una riforma che introdusse un sistema monometallico
delle valute, così che se ne potesse usare solo un tipo di moneta d’argento per ogni tipo di commercio.
Il suo nome era “denaro”,termine ripreso dal latino, e ancora oggi, in francese, “soldi” si traduce in
“argent” proprio per l’ importanza di questo sistema monetario. Tuttavia, i primi anni di questo deciso
cambiamento economico furono dominati da una forte scarsità delle monete a livello nazionale.
A questo punto, sarebbe lecito chiedersi come i contadini pagassero le spese di ogni giorno?
Effettivamente lui pagava, ma tramite i prodotti del campo. I contratti agricoli erano tendenzialmente
legati a cambi parziali, e il coltivatore si impegnava nei confronti del concessionario a dargli un terzo
del prodotto. In qualsiasi altro caso diverso, doveva pagare direttamente. Spesso accadeva che la
produzione agricola scarseggiasse, e che conseguentemente gli introiti fossero bassi. Fu per tale
motivo che il denaro fu importante per i rapporti di commercio: grazie alla circolazione di monete, si
poteva potenziare la propria manodopera, vendere maggiormente e ricavare ancora più di prima in
modo da sbarcare il lunario. La circolazione di denaro servì, detto a grandi linee, a liberare il contadino
da un sovraccarico di lavoro e a specializzare il settore primario dell’ economia franca.
Carlo Magno se la dovette vedere col problema di stipendiare i suoi aiutanti, ma ciò che non aveva in
soldi lo aveva in terre, forse il bene più prezioso che riuscì ad ottenere dopo anni di guerre e
mediazioni fra innumerevoli popoli, e anche al generoso contributo del padre Pipino. Il demanio regio,
allora vastissimo, venne usato come compenso per tutti coloro che offrirono dei servigi al sovrano,
ottenendo territori controllati pure dalla Chiesa.
Nell'806, a Thionville, Carlomagno redasse un progetto di divisione dell'impero in tre parti, una a
ciascun figlio, senza menzionare chi gli sarebbe successo sul trono imperiale ed inviò il documento
al Papa Leone III: La tradizione franca prevedeva la spartizione dell'eredità paterna fra tutti i figli
maschi e Carlo Magno non la ignorò. Emano così la Divisio regnorum, stabilendo la spartizione del
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regno tra i suoi tre figli, Carlo, Pipino e Ludovico. I confini spettanti a ciascuno dei suoi tre figli
legittimi dovevano essere i seguenti: 31
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• Al primo genito Carlo era destinato il regnum Francorum, il principale dei regni, consistente
in Neustria, Austrasia, Sassonia, Turingia e parte dellaBorgogna.
• A Ludovico il regno d’Aquitania, Provenza, Marca di Spagna e parte della Borgogna.
• A Pipino, precedentemente chiamato Carlomanno, il Regno d'Italia, la Baviera, la Svevia e .la
Carinzia, il Sud dell’ odierna Austria.
Non soddisfatto della divisione, l’ Imperatore approvò la creazione di contadi, territori gestiti dalla
figura del conte. Per le aree periferiche all’ Impero vennero istituite in aggiunta le marche.
La Marca era un'ampia circoscrizione pubblica che comprendeva diversi comitati, grazie all'assunzione
diretta dei titoli di conte da parte del marchese, o alle sottomissione dei titolari dei diversi comitati. Da
notare come il titolo non si potesse ereditare, e che ogni funzionario regio era appartenente, e doveva
esserlo, all’ aristocrazia franca, nonché dall’ ambiente militare.
Altro personale itinerante della società carolingia furono i missi dominici, funzionari migranti inviati
direttamente dal si