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L’INCONTRO LATINO GERMANICO

- Nomadi vs sedentari

Il fenomeno di stanziamento delle popolazioni nomadi, non avvenne soltanto in Europa, ma

interessò anche l’Impero cinese e quello indiano; infatti, come l’Impero Romano si ridusse a

quello di Bisanzio (V sec), anche l’Impero cinese si contrasse nelle province meridionali in

seguito all’invasione di popoli provenienti dalla Mongolia (IV sec). L’impero indiano scomparve

definitivamente dopo la dinastia dei Gupta, completamente invaso dagli Unni. La genesi di

questi popoli barbari, deriva da un precedente mescolamento di popolazioni indoeuropee con

quelle preesistenti nelle pianure mediterranee del Gange e della Cina.

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Lo scontro, non avvenne soltanto tra le popolazioni nomadi e i sedentari ma l’accrescimento

demografico e la ricerca di terre fertili acceleravano i processi di spostamento portando

all’incontro-scontro con le popolazioni che già occupavano le zone verso cui gli emigranti

erano diretti.

I Goti e i Vandali, con l’arrivo dei Gepidi, dovettero spostarsi dal bacino della Vistola verso il

Mar Nero e il Don dove incontrarono i Sarmati. Questo contatto fu favorito anche dagli Alani

poiché i Goti, furono deviati verso il mar Nero dai Celti e dai Germani che, foederati,

impedivano ad altre popolazioni di entrare nell’impero dal limes renano e danubiano, in

direzione del Caspio e i Sarmati furono spinti a Occidente dagli Alani.

- I germani

Così chiamati dai Romani, i Germani come i Celti (popolazione indoeuropea dai caratteri

originali presente nella Germania Renana, nelle Gallie Transalpina e Cisalpina e nelle regioni

danubiane e balcaniche) designavano una definizione etnica molto ampia e soprattutto

provvisoria. A differenza dei popoli tribali di origine turca e mongola che vivevano di razzie,

pastorizia e di raccolta di frutti, i Celti e i Germani, lavoravano i metalli ed erano agricoltori

ma non erano sedentari poiché una volta sfruttato il territorio migravano altrove in cerca di

altri terreni fertili e genti da saccheggiare. 3

Principale differenza tra i Celti e i Germani consisteva nella struttura degli insediamenti urbani

poiché i primi fondavano degli empori fortificati che i romani trasformarono in grandi città,

mentre i Germani solo di rado costruivano raggruppamenti simili a quelli urbano. Inoltre, i

Celti facevano riferimento alla figura del druido e svilupparono solidarietà religiosa; mentre i

Germani alimentavano una cultura bellica senza avamposti fissi.

I Germani, quindi, si presentavano in modo molto differente rispetto ai Romani ma ciò non

vuol dire che non ci fossero continui e intensi rapporti politico-economici con il Mediterraneo.

Nel II sec a.C. i Romani distrussero i Cimbri e i Teutoni emigrati in Provenza e Cesare ebbe la

meglio contro la Lega Germanica e lungo il Reno e il Danubio si alternavano le vittorie dei

Germani alle controffensive romane.

I Romani sfruttavano soprattutto i Germani e i Celti come popolazioni “cuscinetto” come

difesa dei confini imperiali che era, appunto, affidata a truppe di stirpe barbarica. Da ciò, molti

germani romanizzati ottennero cariche molto prestigiose grazie al servizio militare (Stilicone,

ad esempio fu magister utriusque militiae, raggiunge la più alta carica militare anche grazie la

decisione di Costantino (306-337) di separare nettamente le carriere militari da quelle civili).

- Tipologie dell’incontro

Nel 395, alla morte di Teodosio I, l’Impero fu diviso per ragioni politico-militare, in due corti di

cui una a Milano e l’altra a Costantinopoli. Ciò nonostante, nel 406, il limes renano crolla e

neanche l’appoggio delle truppe dei foederati riesce a respingere la pressioni provenienti da

nord del fronte. 4

Il reclutamento dei barbari nell’esercito, come abbiamo già sottolineato prima, fu uno

strumento potente per l’ascesa al potere. Il caso di Stilicone, è uno degli esempi più eclatanti

di arrampicamento sociale barbaro: il re vandalo si distinse per la vittoria conseguita contro i

Goti nel 406. In quel periodo, gli Unni dalle stepper euroasiatiche si riversarono sull’Impero

indiano e su Alani e Goti (375) che vennero spinti sui Visigoti di Alarico del basso Danubio che

prima vennero accolti dall’Impero nella penisola balcanica e poi invasero la corte imperiale di

Milano (402). La corte venne spostata a Ravenna e le incursioni di Alarico si fermarono fino a

quando dal Danubio si mosse verso l’Italia un’orda di Goti e altri popoli.

Nel frattempo, Unni provenienti dalla Mongolia e dal Mar Nero spinsero Alani, Vandali e Svevi

entro i confini dell’Impero dando inizio ad un’imponente invasione. Lo stanziamento di popoli

seminomadi nell’Impero e la mancata forza di sterminarli da parte dello stesso, comportarono

l’acuirsi di compromessi: proprio per questo fu necessario allearsi con i foederati. Questo

espediente, però, accrebbe l’intolleranza barbarica da parte dei romani che, per questo,

assassinarono anche Stilicone.

Altra soluzione fu ricercata nella politica del generale Ezio, il quale collaborò sia con gli Unni

che con i Germani ma questi fu poi assassinato in una congiura di palazzo a Ravenna inferta

proprio dagli Unni. In Oriente, l’intransigenza vero i Germani era ancor più evidenziata da

fatto che il loro reclutamento rimaneva inferiore senza poter arrivare a cariche più elevate

poiché l’Oriente poteva permettersi di escludere l’elemento germanico. Ciò sta a significare

l’inizio della subordinazione dell’Italia a Costantinopoli affiancata alla forzata convivenza

con i Germani.

Comincia così, la perdita di centralità della penisola italiana che perse il ruolo di mediazione e

diffusione della cultura greco-orientale dato che da Ovest a Est si andavano delineandosi

sempre più autonome realtà radicalmente differenti. A questa perdita

economico-politico-culturale, si affianca la nascita del primato romano in ambito ecclesiastico

(PRIMATO D’ONORE: definizione che si applica alla riconosciuta ma limitata supremazia del

vescovo di Roma prima della riforma gregoriana del secolo IX; implicava capacità di intervento

nel dirimere questioni teologiche, nell’indirizzare forme e contenuti dell’evangelizzazione, ma

non governo sugli altri vescovi né complessivo riconoscimento di quella monarchia papale che

divenne normale dopo la riforma centralistica romana) infatti, il primato venne formalmente

riconosciuto nel Concilio di Costantinopoli (381). Ricordiamo l’affermazione del primato

Romano da parte del vescovo Cipriano di Cartagine e il riconoscimento da parte di

Valentiniano III su richiesta di papa Leone Magno del primato giurisdizionale ecclesiastico di

Pietro e dei suoi successori. 5

Si creò dunque, un intreccio di reciproche influenze: da Ovest a Est di tipo religioso e da Est a

Ovest è di tipo politico (supremazia impero Bizantino).

Mentre in Oriente, Bisanzio diveniva autonoma, in Occidente si andava affermando l’incontro

latino-germanico, attraverso l’urbanizzazione del mondo romano-gallico: si realizzò

l’integrazione delle due realtà celtica e romana e la formazione di una nuova realtà autonoma.

In GALLIA:

NB: Treviri, in Gallia, iniziava a crescere, pian piano, una realtà autonoma sempre più

indipendente dall’Impero, mentre l’ Italia, con Odoacre che depose Romolo Augustolo nel 476,

volle essere riconosciuta come un impero parallelo in concomitanza al potere di Bisanzio.

6

- Il caso dei Visigoti

L’incontro tra l’impero romano e i visigoti avviene nel VI secolo d. C. A partire dall’Aquitania,

dove erano foederati, si espansero nella Provenza e nella penisola balcanica considerando loro

fortezza Bordeaux o Tolosa. Lì confiscarono i 2/3 delle terre e tennero ben separati i compiti in

ambito sociale, per cui i Goti liberi (coloro che portavano le armi), avevano il diritto di

partecipare alla guerra mentre i romani dovevano occuparsi delle questioni amministrative.

Altro segno di integrazione fu la trascrizione delle consuetudini gote in lingua latina. Tuttavia,

questi furono travolti a Vouillè dai Franchi nel 507; in questa guerra fu coinvolto Teoderico, re

degli Ostrogoti, dall’Italia per cui i visigoti, da quel momento conservarono soltanto la

Settimania e la costa mediterranea dalla foce del Rodano a Narbona e i Pirenei ma il popolo si

trasferì nella penisola iberica. Lì, nel 568-586, re Leovigildo consolidò il suo potere eliminando

l’aristocrazie romano-iberiche e i bizantini a sud. Questo alimentò i contatti anche con

l’Impero bizantino: la lingua gota di romanizzò, le aristocrazie iniziarono a fondare il proprio

potere sui possedimenti fondiari e si circondarono di clientele armate per evitare l’ambizione

regia della carica ereditaria.

- Il caso degli Ostrogoti 7

Ravenna, visse un lungo periodo di pace, sotto il comando di Odoacre dal 476 al 489. Egli fu

acclamato rex gentum ossia, capo delle sue genti e non del territorio, e distribuì 1/3 delle

terre dei latifondisti ai suoi più un altro terzo sottratto da Teoderico nel 488quando si insediò

nell’Italia settentrionale, autorizzato da Zenone. Anche per gli Ostrogoti, i romani dovevano

occuparsi delle faccende burocratico-amministrative e i germani della guerra per cui Teoderico

stesso vietò l’ascesa al Senato dei non-romani che prima poteva accogliere anche i viri

clarissimi di qualsiasi provenienza etnica. L’intenzione di Teoderico era quella di allontanarsi

da Costantinopoli per sottolineare che la sua non era semplicemente una delega di potere da

parte della supremazia politica d’Oriente, per questo si riunì di uomini prestigiosi nel

consistorium. Uomini colti e dignitosi, collaboravano per realizzare la politica regia e così,

potere e cultura si intrecciarono: negli anni della Ravenna imperiale, Teoderico dimostrò di

saper mantenere una certa continuità tra ambizioni culturali e politica facendosi edificare una

reggia e un mausoleo. Cassiodoro Senatore, fu uno dei grandi ministri che, anche dopo la

morte di Teoderico (526) fu parte integrante della corte regia facendosi promotore di una linea

di sviluppo parallela a quella dei Visigoti che presto fu arrestata dalle mire espansionistiche

dell’Impero bizantino. Totila, si appellò agli schiavi liberati dei latifondisti per rafforzare la sua

rivolta contro Giustiniano. La vittoria dei bizantini, sancì un rinnovato irrigidimento sociale per

cui i goti sopravvissuti che non avessero avuto intenzione di arruolarsi tra le file dell’esercito

imperiale, avrebbero conservato la loro posizione di latifondisti, i proprietari terrieri romani

furono reinsediati e i senatori reintegrati nella loro carica.

- Il caso dei Vandali, Il caso degli Ang

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
15 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cricetina93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Senatore Francesco.