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Il declino economico del monastero di Concordia
Concordia, un tempo fiorente centro monastico, si trova ora in una situazione di grave crisi economica. L'abate di Sesto, responsabile delle finanze del monastero, ha annunciato la necessità di riscuotere i debiti. Tuttavia, l'abate di Sesto si giustifica dicendo di dipendere da Aquileia, non da Concordia, e di non avere a disposizione una somma così elevata in tempi brevi.
Per far fronte alla situazione, l'abate decide di prendere in prestito una cifra considerevole. Questa soluzione, però, è solo temporanea. Nel 1248, viene presa una decisione drastica: il villaggio di Fiume Veneto, con tutte le sue pertinenze e diritti, viene venduto.
Per cercare di recuperare le finanze, vengono introdotte nuove tasse a livello locale e vengono imposte misure militari per difendere il dominio del monastero. Le decime vengono riscosse con maggiore frequenza, tutte in marche di denaro aquileiese. Questo porta a un generale declino della capacità contributiva dei monasteri.
I laici con risorse economiche limitate fanno donazioni e lasciti al monastero. Tuttavia, non si registrano grandi donazioni da parte della nobiltà, poiché la costituzione del principato ecclesiastico li ha allontanati, ad eccezione dei conti di Gorizia. Questi ultimi contribuiscono solo con i loro figli e figlie, destinati a diventare futuri monaci e monache.
Inoltre, il monastero si trova a dover affrontare la concorrenza di nuovi ordini religiosi, come i francescani e i domenicani, che sono più vicini alle comunità cittadine. Questo porta a una riduzione delle donazioni ai monasteri.
devolute invece all'aiuto dei poveri.
Come superare la situazione? Migliore sfruttamento dei possessi + calibratura più attenta degli aspetti gestionali; recupero beni sottratti o sfuggiti di mano per l'incuria, stretto controllo degli introiti, maggiore documentazione (registri censi, rotoli). Documentano le variazioni della situazione patrimoniale, ovvero incrementi dovuto ad acquisti, donazioni, affidamenti a coltura, rinnovamento di patti; attenzione nel controllo dell'impiego della rendita (modalità ed entità dell'utilizzo). Il compito era affidato a un abate commendatario.
La registrazione più precoce risale a prima del 1250: si tratta della memoria delle spese sostenute dall'abate Jacopo di Moggio (pur essendo registrate solo quelle più cospicue). Mancano le spese dovute ad assistenza ed ospitalità; grande entità dei lavori edilizi: periodo di notevoli costruzioni vicino ai monasteri e loro abbellimento.
XIV
sec.: monasteri friulani hanno il loro periodo migliore. Il monastero di Sesto si riprende grazie ai patrimoni fondiari, conservati nonostante la guerra; il monastero di Beligna viene abbandonato a causa del dissesto idrogeologico; il monastero di Santa Maria in Valle di Cividale documenta concessioni e prestiti a chi ne aveva bisogno (testimonia la floridezza economica).
Sostanziale tenuta della proprietà monastica nell'area del Friuli patriarcale: forme beneficiali garantiscono relazioni con i laici.
Forte ruolo rivestito dai monasteri benedettini quali membri di diritto del Parlamento della patria, autorevoli in questioni di organizzazione politica/sociale.
5. All'incrocio tra commerci a lunga distanza e produzione locale: il Friuli nel '300.
Medioevo, Friuli arretrato a causa di caratteristiche morfologiche del territorio: poca fertilità del suolo, regime torrentizio/instabile dei fiumi, agricoltura in difficoltà, ai limiti della sopravvivenza.
(scarsità della produzione locale, prelievi del padrone). Area priva di città: distrutte quelle romane in età tardo antica; viene meno il legame città-territorio; inquadramento sotto il principe territoriale ecclesiastico (patriarca di Aquileia). Intorno al 1000, nuovo reticolo urbano: centri di media grandezza, insediamenti nati come castelli/villaggi, contribuiscono patriarchi e signori territoriali; favorito dalla crescita del movimento commerciale; centri lungo le vie di transito e gli snodi obbligati. Il Friuli si trova in una posizione favorevole, tra area mediterranea e Europa centrale: piccoli centri lagunari, Venezia come centro emporiale, scarso peso dei singoli centri urbani, manca ampio mercato vicino ai luoghi di produzione delle derrate alimentari (autoconsumo popolazione rurale). a) Congiuntura Trecento – primo Quattrocento. Difficile avere dati certi su popolazione, risorse, andamenti congiunturali. Interrelazione degli elementi. Ineguale.Presenza di fonti cronachistiche (segnalano solo eventi particolari).
1311 carestia, penuria generi alimentari.
1348 annus terribilis: terremoto + peste.
Metà '300, danni sanati, crescita centri urbani, che attirano persone. Fase espansiva: sviluppo di Udine, riequilibrate le perdite dovute alla peste.
Fine '300, crisi, incertezza politica:
- Nuove epidemie provocate dal passaggio degli eserciti: guasto campagne, furti, omicidi, stupri, saccheggi;
- 1390: Parlamento, divieto di esportazione dei grani per contrastare la carestia, attribuita ai tempi di guerra, per impedire rifornimenti nemici, per far pressione sui vicini in conflitto, per difficoltà dei rifornimenti;
- 1420 circa: in Friuli scontri tra Venezia e impero di Sigismondo d'Ungheria;
- Dopo il 1420: Venezia conquista il territorio, pace.
La recessione patita pesa sulle campagne, meno sui centri urbani. XV sec. allargamento spazi boschivi, rari fenomeni di abbandono degli insediamenti rurali.
Villaggi hanno funzione aggregante, organizzazione comunitaria su base assembleare che regola l'usufrutto del territorio.
I cereali erano considerati beni di elevato interesse politico, per cui erano controllati dalle autorità, che in caso di necessità regolavano il calmiere dei prezzi; mercato rurale, derrate alimentari avevano un peso preponderante.
Scambi commerciali e luoghi di mercato.
Mercato: concesso dal signore territoriale presso i centri urbani, periodico (settimanale), consolida scambi vitali tra località e territorio + aiuta l'organizzazione della ridistribuzione delle derrate alimentari/merci/manufatti. La concessione a fare il mercato equivale al riconoscimento del raggiungimento del rango di città. Cronologia: 1063 San Daniele, 1184 Gemona, 1210 Gorizia, 1248 Udine, 1254 Venzone, 1258 Tolmezzo, 1260 Monfalcone.
Grandi proprietari laici ed ecclesiastici (patriarca, conte di Gorizia) + famiglie nobili, fedeli del patriarca, confraternite.
ospedali… hanno possessi su tutto il territorio, la cui rendita era composta da prodotti agricoli: vino, frumento, allevamento domestico (pollame, uova, prosciutto, agnelli, capretti, formaggio) e cereali (avena, miglio, segale, orzo, farro + legumi), in eccesso rispetto al loro fabbisogno: rivendita, per profitto monetario. Sporadiche testimonianze relative all'utilizzo della rendita: alcune sono riportate sui registri dei censi (registri notarili e amministrativi). Emerge un sistema di scambi/vendite/acquisti fuori dai centri di mercato, nei magazzini delle derrate. Vendite più consistenti a ufficiali pubblici, preti, uomini d'armi, membri delle famiglie importanti. In castelli/residenze: i contadini dovevano rivolgersi ai loro stessi padroni; massari + abitanti dei villaggi vicini acquistavano quantità modeste a più riprese, sia come vendite che come prestiti. Figura del grossista (occasionale): talvolta appartengono a comunità rurali, maavevano attività artigianale con solidità economica; esportano verso mercati extraregionali (Venezia). Commercializzazione del vino: forte richiesta dal mondo rurale; orientato verso i centri di piccole-medie città, mercati fuori regione; importante ruolo dei grandi proprietari: disponevano l'invio nei centri di consumo. Mercato frantumato ma remunerativo. Vedi famiglia De Bombenis di Gemona: capillare rete/attività di acquisti, ridistributori delle risorse frumentarie del territorio su scala ampia e su un bacino geograficamente esteso; si rivolgono a loro persone da qualsiasi strato sociale; settore degli scambi agricoli è il campo di investimento privilegiato; in questo caso la famiglia si inserisce nella realtà locale, al contrario di altre famiglie che gestivano solo gli affari legati alle mude, all'estrazione della pace e al legname (toscani, notevole valore politico). Metà '300, crisi grandi compagnie toscane: cresceimpegno forze locali, unici in grado di rischiare il proprio capitale + dotati di iniziativa e buona rete di rapporti.
«Societas ad lucrum et perditam»: il finanziatore investe una somma di denaro dando a un socio il compito di farla fruttare; guadagni e perdite venivano divisi a metà, aperto a rinnovi, tollera una dilatazione nel tempo; si trattava di somme modeste, tempi brevi, in luoghi vicini; la somma era impiegata in società diverse per avere un rischio minore di perdere tutto; formalizzato con scrittura notarile; capitale di provenienza cittadina.
Tali società riuniscono componenti diversi: famiglie toscane, lombarde, venete + famiglie notarili locali + famiglie modeste che così potevano arricchirsi: artigiani (che finanziavano così le loro attività) + si inseriscono in altri mestieri (ex: lavorazione pellicce, ferro).
- Caso del pellicciaio Beltram, che forniva al paese della madre, in campagna, pellicce e utensili in vendita solo in città.
mentre loro gli fornivano i frutti delle terre perché li rivendesse (relazione città-campagna);- Ferro dai mercati austriaci, sviluppo botteghe di fabbri ferrai nella Pedemontana, artigiani lo usavano approfittando delle societas ad lucrum et perditam che li finanziavano per poi rivedere oggetti lavorati ai Veneziani.
6. Il Friuli tra continuità e cambiamento: aspetti economico-sociali e istituzionali (metà XIV – metà XV sec.).
Friuli: tendenze evolutive diverse coesistono e si scontrano, situazione strana. Inizi del ‘300: eventi atmosferici catastrofici documentati, ripercussioni su colture e penuria delle scorte alimentari; carestia 1311-’12. 1329 divieti di esportazione dei grani imposti dal Parlamento friulano testimonia la presenza di eccedenze cerealicole. 1347 grave penuria di cereali + 1348 terremoto/peste: non creano grandi cambiamenti. Crescita economica/popolazione/città di Udine; ‘300 processo di sviluppo economico
innescata dalla crescita delle comunità cittadine; decollano nuove città (lungo le vie commerciali); il mercato ha bisogni crescenti sul piano economico. Fattori di regresso e squilibrio economico: spopolamento campagne, con popolazione che si trasferisce in città; calo demografico delle campagne: persone sostenute dalla famiglia cercavano di far fortuna in città per migliorare le proprie condizioni + immigrati da regioni slave e tedesche che prendono anche dimora stabile organizzandosi in confraternite. Sbilancio economico causato da spese militari (per affermazione ambiti regionali di dominio): minore disponibilità di denaro, si inceppano i rapporti tra il patriarca e i suoi fideles. Occasione per creare nuovi domini, nuove comunità cittadine, nuova articolazione e stratificazione sociale; crescita società civile permette la partecipazione alla vita politica di strati che prima non potevano farne parte. Allargamento confini: lotte per la supremazia.te di quarantena), aumento del potere dei medici e dei religiosi. Crisi economica: inflazione, carestie, disoccupazione. Crisi religiosa: scisma d'Occidente, riforma protestante. Crisi politica: guerre di successione, ribellioni popolari, instabilità dei regni. Crisi sociale: aumento delle disuguaglianze, sfruttamento dei contadini, rivolte contadine. Crisi culturale: rinascita del pensiero umanistico, scoperte scientifiche, diffusione della stampa.