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Il ruolo di mediazione con l’Oriente, pian piano passò nelle mani dei Veneti rifugiatisi
nelle lagune; essi mettevano in comunicazione i mercanti della Pianura Padana con
quelli dell’Adriatico, dell’Italia Meridionale e dell’Oriente, grazie alla collaborazione del
dux Veneticorum con i Carolingi. Con il trascorrere del tempo, i Veneti persero il
monopolio dei commerci fluviali e si inserirono anche i Cremonesi in contrasto con il
loro vescovo: non volevano pagare il ripaticum al loro vescovo (tributo feudale, di
entità prestabilita, corrisposto per poter disporre della riva di un lago o di un corso
d'acqua per attraversarlo, approdarvi o sostarvi).
Anche Pavia, è ricordata come sede di un prospero commercio: essendo la capitale,
nonché centro politico del regno italico, potè svilupparsi a tal punto per merito del fatto
che si trovava alla confluenza tra Ticino e Po, ovvero la “strada Francigena”, che
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metteva in comunicazione l’Europa franca e anglosassone con Roma (sede di
pellegrinaggi). Per gli stessi motivi geografici, anche Milano fiorì, riuscendo ad ottenere
il primato mercantile nell’Italia del nord dopo il Mille grazie alla sua capacità di attirare
verso il centro le genti del contado. Lo sviluppo commerciale si irradiò anche sulle città
come Genova e Pisa, le quali si impegnavano a sconfiggere i pirati saraceni in Corsica e
Sardegna. Le città italiche, proprio per la loro posizione centrale tra Occidente e
Oriente, assumono un ruolo chiave per la ripresa economica di quei secoli. Furono
importanti anche le città a sud, quali Gaeta, Napoli, Amalfi e Bari (dall’871 strappata ai
Saraceni da Ludovico II ma poi passata sotto il controllo bizantino).
Lo sviluppo delle città e di conseguenza della popolazione, nel mondo
latino-germanico dei secoli X e XI fu la conseguenza di un generale incremento
demografico e produttivo delle aree rurali: lo sviluppo dei traffici commerciali a ampio
raggio fu preceduto dall’incremento dei commerci locali, in seguito all’aumento degli individui
e dei relativi bisogni. Fondamentalmente, è il ruolo dei signori laici e aristocratici a rivelarsi
fondamentale: essi frammentarono il mondo rurale, favorendo nuove interazione tra rustici,
chierici e potenti e quindi un nuovo dinamismo che avrebbe attirato molte persone verso le
città. Questa società in lenta ma costante evoluzione andava via via proponendo nuovi
personaggi, come i mercanti e un ceto contadino sempre più vivace e consapevole.
- L’espansione agraria e lo sviluppo economico
La generale crescita demografica di cui abbiamo appena parlato, può essere inquadrata in un
arco di tempo che si protrae dagli ultimi decenni del secolo X ai primi del secolo XIV. La
datazione degli studiosi è confermata dalla presenza di alcune fonti di documentazione di tipo
fiscale (il Domesday Book del 1086, che enumera i concessionari di terre nelle contee inglesi
e il Poll Tax del 1377, che contiene tutte le dichiarazioni del testatico - tassa pro-capite). I
quantitavi ottenuti ci mostrano che la popolazione inglese nel secolo IX era triplicata nei tre
secoli successivi. Dove sono scarse le fonti, è possibile soltanto un’approssimazione ma è
possibile affermare che in Europa la popolazione è aumentata di circa 30 milioni di abitanti
(da 42 a 73).
Tuttavia, ogni dato ottenuto è soggetto a essere relativo a un limitato arco di tempo, anche se
si considerano zone limitate meglio territorialmente, e a un’area geografica piuttosto ristretta,
quindi bisogna rintracciare quei fattori che si sono verificati costantemente e ovunque in
Europa per cercare di comprendere questo fenomeno di esponenziale crescita demografica e
produttiva: c’è il fattore demografico , suffragato da altri di natura economica (aumento
delle transazioni fondiarie, frammentazione del manso) e insediativo-agraria (estensione
delle aree coltivabili, nascita di nuovi centri). Si tratta di dinamiche verificatesi sia nelle città
che nelle zone rurali, che, sulla spinta dell’aumento demografico, riguardano principalmente
l’aumento della produzione di materie prime e poi di tutte le altre attività.
• I fattori insediativo-agrari: l’estensione del coltivo
Già dal X secolo e durante l’XI, ci furono notevoli impulsi all’espansione e alla
costruzione di nuovi insediamenti: si riscontra un notevole aumento delle zone
destinate a coltura. Si tratta di dati che ricoprono aree ristrette e non sono poche le
difficoltà teoriche che si incontrano in questo percorso: è l’aumento demografico ad
aver permesso l’incremento economico e generato l’esigenza di nuovi campi da
coltivare, oppure sono stati i progressi tecnici che, aumentando le rese hanno
determinato il decollo demico e di conseguenza la necessità di espansione verso le
aree incolte? È difficile stabilire con precisione cause ed effetti. Aumento del suolo
coltivato e della popolazione viaggiano su due linee parallele quindi, occorre evitare di
ragionare secondo schemi deterministici rigidi e tenere ben presente la lentezza, la
gradualità e la fluidità con cui si verificano i fenomeni storici.
Dal secolo XI furono bonificate paludi e acquitrini, dissodate sterpaglie e sodaglie, e
abbattute intere foreste. Era necessario, oltre che aumentare la produzione cerealicola,
anche il reperimento di materiale da costruzione, il legno, cosa che si realizzava
attraverso il disboscamento contemporaneamente alla bonifica. I monasteri circestensi,
certosini e canonici nacquero proprio dalla necessità di isolarsi dei monaci che
colonizzarono zone paludose e boschive. L’interesse signorile, invece, verteva ad
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ampliare la sfera di influenza politica e le entrate attraverso l’espansione della
giurisdizione e la costruzione di nuove strutture agricole.
Bisogna senza ombra di dubbio, ricordare i contratti di conseignaurie o di pariage, in
Francia, i quali prevedevano che l’aristocrazia militare si accordasse con un ente
religioso: la parte contraente laica metteva a disposizione il terreno, quella
ecclesiastica le risorse in denaro per finanziare la messa a coltura e la capacità di
reclutare coloni per garantire la forza-lavoro.
In Germania, si distinsero i locatore, cadetti di famiglie aristocratiche e ecclesiastiche
ma anche contadini intraprendenti: dirigevano i lavori di bonificia per conto dei signori
e in cambio ottenevano una parte di terra in allodio.
In Italia, invece, intervennero gli organismi comunali: il comune di Verona scavò un
canale di irrigazione, destinato a portare acqua al villaggio di Villafranca che sarebbe
sorto vicino alla città subito dopo; in seguito bonificò una palude, sulla quale sorse la
villa di Palù.
Nella Renania e in alcune zone tra Francia e Italia, si diffuse la vinicoltura.
• I progressi tecnici: nuovi espedienti, aumento delle rese
Per rivoluzione agricola si intende lo sviluppo di nuove tecniche agricole e il
conseguente aumento delle rese, che avrebbe portato l’Europa dell’XI-XIII secolo a
progredire esponenzialmente: con livelli sempre maggiori
di consapevolezza, l’uomo interagiva con la natura
attraverso lo sviluppo della tecnica. Si adottarono nuove
strategie, quali il sistema di rotazione a tre campi,
che permetteva di ridurre la superficie dell’area tenuta a
maggese, la semina in due fasi, in primavera e
autunno, l’adozione dell’aratro pesante, il cui peso
permetteva di dissodare più in profondità le zolle di terra,
e l’adozione del bue al posto del cavallo , la ferratura
degli zoccoli e la creazione del giogo. Il risultato è
l’aumento delle rese: ad una media di 1:2,5 si è passati a
una media di 1:4 semi raccolti per ciascun seme piantato.
Queste stime, ovviamente, risentono del
condizionamento di innumerevoli variabili, quali quelle climatiche, eventuali invasioni di
parassiti e devastazioni a opera di uomini o animali, ma comunque i raccolti divennero
più abbondanti, a detto dello studioso Duby per merito della fatica e del sudore da
parte degli uomini.
Il mulino ad acqua, altra innovazione nel campo strumentale, trasformando l’energia
naturale in lavoro, permetteva di svolgere in minor tempo e più efficacemente mansioni
come la macinatura dei grani e la battitura dei metalli. Si tratta di un’invenzione che,
riducendo tempo e manodopera necessaria a attività di cruciale importanza nella vita
rurale, riduce di conseguenza l’esigenza di prestazioni lavorative gratuite: la natura
delle corvées si modificò. Aumentò sempre più l’utilizzo della moneta per il pagamento
delle corvées: la moneta penetrò nel mondo rurale.
In conclusione possiamo dire che l’aumento demografico, l’aumento produttivo, la
nascita di nuovi insediamenti, le migliorie nella tecnica agraria, la nuova organizzazione
del lavoro hanno determinato un eccesso di manodopera, che avrebbe potuto
adoperarsi in attività che non fossero necessariamente legate alla produzione di beni di
prima necessità: stava per nascere una nuova società.
- Sviluppo economico e ripristino della circolazione di denaro liquido
Insieme allo sviluppo delle attività commerciali, anche le città si svilupparono. Dopo aver
annientato i pirati musulmani e sbaragliato la concorrenza, centri come Venezia, Genova e
Pisa, conquistarono il predominio assoluto dei commerci tra Oriente e Occidente,
incrementando così la circolazione di prodotti di lusso, sale, spezie e molto altro. Si per merito
delle crociate, che per i rapporti che intrattenevano con i principali poteri costieri in tutto il
Mediterraneo si espansero nell’Africa settentrionali, nella Spagna, in Provenza e in
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Le città continentali italiane fungevano da collegamento tra il Mediterraneo e gli altri mercati
europei come i Paesi Bassi meridionali che a loro volta collegavano i paesi del Mar del Nord
con la Francia e la Spagna, le isole britanniche con il continente.
Nelle zone di Champagne e delle Fiandre, ogni anno vi si tenevano le fiere dove si
incontravano mercanti di ogni dove e scambiavano le merci. Lo scambio mercantile era
favorito anche nell’area che coinvolge i paesi del Mar del Nord, l’Europa nord-occidentale e i
paesi del Baltico: da Londra a Novgorod dove i mercanti egemoni erano quelli delle città della
Germania settentrionali che si consorziarono nella Hansa teutonica (autentica
confederazione politico-economica tra centri urbani; associazioni di mercanti a protezione e di
regolamentazione della loro attività). In Italia, le hanse o gilde riunivano non istituzioni ma
individui, ovvero i singoli mercanti, intenti a curare i propri interessi. L’ intensificazione dei
commerci favo