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Il primo perse importanza, anche per la pericolosità data dai saraceni, e rimase centro di scambi di media lunghezza: significativo fu

lo sviluppo di Venezia. Al di fuori del Mediterraneo gli scambi a lunga distanza avvenivano per vie terrestri e fluviali, specie in

Europa continentale, Importantissimi furono poi gli itinerari settentrionali dei Normanni (Vichinghi e Varieghi), che misero in

collegamento regioni lontanissime. L’organizzazione dei lunghi commerci era generalmente scarsa, e non toccava le masse. Non si

formò perciò una civiltà urbana come in Orientefino al IX, in alcune zone.

IX. Le dimensioni essenziali e quotidiane dell’esistenza

1. L’alto Medioevo: modi di vivere e atteggiamenti verso il mondo profondamente diverso dagli attuali Il modo di vivere

medievale è molto diverso dal nostro, specie per quanto riguarda la concezione del tempo, molto vaga, e dello spazio, più lenta.

Diverse inoltre erano le dimensioni essenziali dell’esistenza.

2. I tempi della vita quotidiana I mezzi di misura del tempo erano molto rudimentali, e i sistemi di calcolo del tempo variabili; le

conoscenze temporali erano limitate a al presente e al passato prossimo; il tempo agricolo era scandito dai ritmi delle stagioni, che si

trovavano al centro della vita spirituale delle popolazioni. Esse vivevano un calendario rurale, costellato di festività.

3. Il cristianesimo: una nuova visione del tempo Il calendario venne adattato dalla cristianizzazione; il tempo storico si tramutò in

una nuova visione, che diventava una provvidenziale storia della salvezza, non ciclica ma lineare, drammaticamente fra bene e male.

4. Tempo e spazio: i limiti della cristianizzazione Caratteristica dell’evangelizzazione fu la cristianizzazione dello spazio,

attraverso nuove chiese e la trasformazione degli antichi luoghi di culto, ma si ottenne un risultato parziali: vecchie feste rurali e

luoghi sacri naturali rimasero saldi, o addirittura riaffiorarono antichi riti.

5. Lo spazio vissuto: il territorio, la natura, l’influenza degli astri Data la grande ruralità, forte era il rapporto con il mondo

animale e vegetale; lo spazio veniva misurato con l’aiuto del corpo umano e delle sue attività, generando un’ovvia variabilità.

Importantissimo era il paesaggio forestale nella coscienza popolare; esperienza fondamentale era l’osservazione timorosa del mondo

naturale, specie degli astri, che venivano “aiutati” da feste e riti.

6. Lo spazio vissuto: i possessi familiari e la casa Un legame fortissimo legava i contadini ai propri possedimenti, come il manso,

possesso ereditario della famiglia contadina. Quello domestico era lo spazio più intensamente vissuto, una casa in legno e un

focolare, e la giornata era scandita dai ritmi lavorativi.

7. Modello coniugale di famiglia e matrimonio cristiano Cellula fondamentale della società era la famiglia coniugale, legata alla

diffusione del manso. Nell’ VIII-X la famiglia coniugale era diversa da quella romana e barbarica, caratterizzata da un’uniformità

sociale mai riscontrata; decisiva fu l’imposizione del matrimonio cristiano al mondo rurale. L’indissolubilità del matrimonio però

faticò ad affermarsi, al contrario di monogami e divieto d’incesto; i Pipinidi sostennero la diffusione del matrimonio.

8. I contorni mutevoli della famiglia aristocratica Tale unità familiari di fatto riguardarono il mondo contadino, fra gli aristocratici

era diffusa la poliginia e il concubinato; inoltre la famiglia aristocratica non ha lignaggio, manca di memoria familiare patrilineare: la

nobilitas era palesata dalla ripetizione di nomi di personaggi illustri, e dipendeva dalla capacità di legarsi alla famiglia reale.

9. Ruoli e vita quotidiana della donna Consuetudini germaniche influenzarono i rapporti familiari fra coniugi, dando alle donne

caratteristiche diverse. La loro vita non era facile, anche se appartenevano all’aristocrazia e superavano culturalmente i mariti;

dovevano inoltre essere pronte a prendere il posto del marito; i compiti erano nettamente divisi, i muliebria opera.

X. La sintesi romani-germanica più compiuta: l’impero carolingio

1. Gli aspetti principali La storia europea fra VIII e IX è segnata dall’ascesa dell’impero carolingio. Particolarmente importante fu

il connubio fra papato e carolingi, grazie alla sconfitta dei Longobardi e all’evangelizzazione dei Sassoni; l’impero venne presentato

dagli ecclesiastici come un rinato impero romano cattolico; tuttavia esso era amministrativamente ed economicamente ben lungi dal

modello, ed ebbe una fragile costruzione politica, dato che i funzionari non erano sempre obbedienti. In generale l’impero carolingio

fu la sintesi fra cultura germanica e romano-cattolica.

2. Carlo Magno: una personalità forte e tenace, sintesi della tradizione germanica e di quella romana Alla morte di Pipino il

breve (768) il regno venne diviso fra Carlo e Carlomanno, che morì nel 771: il primo dunque ne approfittò per accentrare il suo

potere, date le sue grandi doti di comando. Fu infatti un valido condottiero, spostandosi da guerre difensive a conquiste.

3. L’estensione delle frontiere franche Le principali direttrici furono: la Gallia meridionale, contro i Mori, con grande prudenza

dopo il massacro della retroguardia a Roncisvalle nel 778, fino alla conquista fra 801 e 813 di Navarra e Catalogna ( marca

Hispanica); la penisola italiana, quando Adriano I (772-795) chiamò i Franchi contro il longobardo Desiderio (756-774), con la

conquista di Pavia nel 774 e la sottomissione dei Longobardi; le frontiere settentrionali, specie contro i Sassoni dal 772 all’804,

scontro terminato con la loro cristianizzazione; le frontiere orientali, contro la Baviera e gli Avari, sconfitti nel 795-6. Il suo impero

era perciò un organismo eterogeneo ed artificioso, non indivisibile (per caso alla sua morte l’unico erede fu Ludovico il Pio).

4. La restaurazione imperiale Con i loro interventi all’Est i Franchi si trovarono a competere con l’impero bizantino, favorendo un

collegamento col papato. Tale collegamento portò ad attribuire a Carlo un significato universale, con l’incoronazione nell’800 a San

Pietro come imperatore: egli era vicario di Cristo, protettore del papato; il nuovo impero, franco-germanico e romano-cattolico, era

una restaurazione del vecchio. Ovviamente Bisanzio fu ostile, e l’accordo arrivò solo nell’812, in cambio della rinuncia franca ai

possedimenti dei Venezia.

5. L’inquadramento ecclesiastico e religioso della società carolingia Il connubio col papato si consolidò grazie al disciplinamento

della Chiesa franca di Bonifacio e al sostegno ai missionari di frontiera. La riforma della Chiesa, poi, si estese a tutto l’Occidente,

creando dei rapporti quasi vassallatici, non mettendo in discussione il sistema delle Chiese private. L’evangelizzazione divenne

costante della politica carolingia, ma inevitabilmente si creò una frattura europea fra cattolici e ortodossi, in concorrenza.

6. L’amministrazione imperiale: il vassallaggio e lo Stato In tale vario organismo politico, Carlo interveniva attraverso i capitolari,

faticosamente. Il governo centrale era nel palatium, che però non aveva sede fissa come Costantinopoli, ma per lo più stava ad

Aquisgrana. Nell’amministrazione locale Carlo estese ai paesi conquistati la suddivisione in comitati ereditata dai merovingi, affidati

ai conti, che dovevano tenere i placiti, coadiuvati dai missi, degli ispettori. Tuttavia le strutture pubbliche erano fragili, perciò Carlo

scelse un assetto vassallatico, utilizzando anche l’immunità come strumento di governo.

7. L’imperatore e la classe dirigente Il problema della politica carolingia fu instaurare una vita statale e una classe dirigente

responsabile (vd. Capitulare de villis). Oltre alla riforma monetaria, intervento in campo economico fu quello sui prezzi delle derrate

agricole (794). Nel lungo periodo la politica carolingia fu un fallimento, ma fu un netto miglioramento rispetto a prima: si parla

infatti di rinascita carolingia, specie a livello culturale-scolastico (Schola palatina con Alcuino e Paolo Diacono).

8. Gli ultimi carolingi: la difficile articolazione in più regni dell’impero Alla morte di Carlo il figlio Ludovico ne ereditò il potere:

egli proclamò nell’Ordinatio Imperii dell’817 l’unità dell’impero, designando un erede, ma confusamente. Alla sua morte nell’840 si

definirono tre aree politico-geografiche che in seguito sarebbero state molto importanti: i figli Lotario, Ludovico e Carlo si

combatterono e gli ultimi sconfissero il primo, stipulando nell’842 i giuramenti di Strasburgo, e nell’843 il trattato di Verdun spartì

l’impero fra i tre fratelli, nonostante i chierici volessero riunificarlo: ci riuscì per poco Carlo il Grosso, figlio di Ludovico il

Germanico (881-7), ma per caso.

9. La spaccatura dell’impero carolingio in un’area politica francese e una tedesca Nel IX si consolidò la frattura di Strasburgo, e

prese potere il ramo tedesco: il potere centrale era più debole che mai, e Carlo il Grosso lo dimostrò nelle incursioni di Normanni,

Ungari e Saraceni (nell’886 pagò dei Normanni anziché combatterli). L’aristocrazia deteneva il potere reale, e nell’887 depose Carlo

per eleggere re dei Franchi Orientali il nipote di Ludovico, Arnolfo di Carinzia, mentre i Franchi occidentali scelsero Oddone, conte

di Parigi (888). La profonda spaccatura fra area francese e tedesca aveva inoltre fatto emergere due regni di Borgogna e il regno

d’Italia. Inoltre si delineò la preponderanza militare dei Franchi orientali.

XI. Il dissolversi dell’impero e le origini dello sviluppo signorile

1. Punti essenziali A partire dal IX l’aristocrazia appare sempre meno interessata all’unità, quanto alla nascita di poteri politici

regionali; grande importanza per la fine dell’impero hanno le incursioni di Normanni, Saraceni e Ungari, che favorirono

l’incastellamento e dunque la nascita di poteri locali. In tale scenario si verificò lo sviluppo signorile a scapito dell’autorità statale.

L’impero rinasce ai tempi di Ottone I (962), ma è un impero teutonico dai frequenti insuccessi.

2. Le incursioni saracene e ungare La minaccia all’Occidente non venne dallo Stato arabo, ma da bande di pirati saracene, di varia

origine etnica: subirono incursioni i maggiori porti ed isole italiani, arrivando nell’890 in Provenza per crearvi una base, che cadrà

solo nel 973, grazie agli attacchi del marchese di Torino, mentre le flotte bizantina, veneziana e genovese risolveranno la questione in

mare, e ancora gli eserciti normanni. Pericolo simile ma ben più grave furono gli Ungari, dagli Urali stanziatisi in Pannonia, fra 898 e

955, e dilagando nell’Ovest. A spezzare il loro vittorioso slancio fu Ottone I (936-973), a Lechfeld (95

Dettagli
A.A. 2014-2015
19 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/01 Storia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gneo Giulio Agricola di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Comba Rinaldo.