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X-XI

Nei secoli X-XI in Italia vi fu un sistema sociale ed economico che è stato a

lungo definito “feudale”; la storiografia attuale preferisce definirlo come un

“ordinamento signorile”. La storiografia tradizionale ha sempre associato la

parola “feudale” al concetto di anarchia. Definire questo periodo come un

ordinamento signorile dà importanza al periodo stesso, senza pensare ad un

periodo di disordine.

Il termine “feudalesimo” venne coniato nel Settecento nell’ambito culturale

illuministico e venne utilizzato da quel momento per indicare diverse realtà.

Karl Marx con questa parola identifica uno specifico modo di produzione; Marc

Bloch invece usa questo termine per indicare l’intera civiltà europea dei secoli

X-XIII. La parola “feudo” ha origine dal termine germanico “fihu”, che

significava probabilmente gregge, bestiame; nel tardo latino invece acquisisce

il significato di beneficium. Feudo e beneficio sono quindi due termini per

indicare la stessa cosa. Il beneficio era uno degli elementi più importanti del

legame vassallatico-beneficiario. La stretta connessione tra servizio e

beneficiario ha portato molti storici a sovrapporre le due nozioni: questo a

portato ad intendere con la parola feudo non il compenso dovuto al vassallo

per il servizio reso, a l’ambito territoriale nel quale il vassallo svolgeva il

servizio. Riguardo al rapporto vassallatico-beneficiario gli storici distinguono

diverse fasi:

Prima fase: VIII-IX secolo. Nel regno dei Franchi e poi nel regno di Carlo

 Magno, in tutto il territorio si diffonde questo tipo di rapporto; un rapporto

Alessia Roggi Pagina 38

che gestisce il diritto pubblico, i rapporti clientelari. Questi rapporti si

instaurano tra l’imperatore e i suoi funzionari, ma restano distinti dalla

delega del potere regio a esercitare funzioni pubbliche in determinati

territori.

Seconda fase: IX-X secolo. Dopo lo scioglimento del potere carolingio

 viene meno il coordinamento regio e questo potere tende ad indebolirsi.

La grande aristocrazia si impadronisce del potere. I duchi, i conti e i

marchesi diventano dinasti nell’ambito del loro territorio che continuano

lo stesso a gestire in base al rapporto vassallatico-beneficiario, anche se

su scala ridotta.

Terza fase: XI-XII secolo. Si arriva alla frammentazione del potere

 pubblico, questa fase viene definita ordinamento signorile. La

frammentazione del potere tocca anche quei luoghi che venivano gestiti

dai conti, marchesi. La cellula base di questa organizzazione è il castello.

Quarta fase: XII secoli in avanti. I poteri signorili vengono coordinati

 all’interno di nuove compagini territoriale e i signori locali assoggettati ai

regni vanno a costituire il diritto feudale.

La materia signorile viene rielaborata secondo una struttura gerarchica. Da

questo momento in poi si può parlare di “piramide feudale”, una rete

gerarchica di rapporti politici basati sul legame feudo-vassallatico. La

storiografia tedesca di fine Ottocento riteneva i re carolingi deboli e per questo

motivo avevano ceduto il potere del feudo a signori che a loro volta avevano

concesso parti a terzi; creando in questo modo la piramide feudale. Al vertice vi

era il re, poi i vassalli del re e i valvassori, i vassalli dei vassalli, per ultimo i

valvassini, i vassalli dei valvassori. Agli inizi del Novecento, la storiografia

francese e la storiografia tedesca hanno mantenuto la loro considerazione

negativa di questo fenomeno, che ha portato all’anarchia, ma dando la colpa

allo spontaneo sviluppo dei poteri che i grandi proprietari terrieri potevano

esercitare sui loro uomini. Dopo la seconda guerra mondiale la storiografia

francese elabora una nuova teoria mutazionista, che ha trovato riscontro in

molti studi specifici regionali.

Negli ultimi anni dell’impero carolingio le aristocrazie europee avevano

acquistato maggiore importanza e autonomia. Questa autonomia aveva trovato

un riconoscimento nel capitolare di Quierzy. Venne emanato nell’877 da Carlo il

Calvo; sancisce la legittimazione dell’ereditarietà del beneficiario e della carica

pubblica (per la grande aristocrazia). Si afferma sempre di più a partire dall’888

in avanti. Nei comitati e nelle marche i signori iniziarono a svolgere il loro

potere in maniera autonoma, svincolati dal controllo e allo stesso tempo

legittimati. La legittimità si basò sempre sulla concreta possibilità di essere in

grado di esercitarlo. Nel territorio di un comitato o di una marca esistevano laici

che avevano un grande patrimonio e potevano emulare la vita dei grandi

signori. Grazie al servizio militare in favore dei sovrani i familiari riuscivano ad

Alessia Roggi Pagina 39

ottenere l’immunità. Il ruolo dell’immunità consisteva nell’esenzione da parte

di alcuni ceti a dover sottostare al potere pubblico. Partendo da questa

frammentazione l’imperatore Corrado II emana nel 1037 la disposizione detta

“edictum de beneficiis”. Il testo stabiliva l’ereditarietà dei benefici minori, ossia

quelli concessi dall’alta aristocrazia ai propri vassalli. Con questa disposizione

si mirava a ricondurre il potere dei signori in un ambito di fedeltà unitaria. Tale

disposizione non ebbe però grandi effetti, se non di legittimare i potei signorili

già di fatto esistenti.

Uno dei fenomeni che accompagnò la dissoluzione dell’impero carolingio e i

nuovi centri di poteri fu l’incastellamento. I signori per garantire la sicurezza del

proprio territorio, a causa delle seconde invasioni, decise di proteggere iol

proprio territorio e ciò portò al fenomeno dell’incastellamento. a causa di

questo fenomeno molti centri dominicali delle grandi aziende si chiusero. I

contadini e i piccoli proprietari terrieri in determinati casi si trasferirono nelle

residenze dei propri signori. In questo modo il fenomeno tese ad affievolire le

differenze sociali tra piccoli e grandi proprietario terrieri. Gradi proprietari laici

ed ecclesiastici utilizzarono il timore diffuso per consolidare il proprio potere. I

grandi proprietari terrieri cambiano il ruolo politico offrendo un sistema di

sicurezza ed inglobano sotto di sé non solo i coltivatori ma anche i residenti

delle aree vicine. L’Europa assunse così una nuova fisionomia; spariscono le

abitazioni rurali che si concentrarono a ridosso de castello.

I proprietari terrieri con l’incastellamento diventano dei signori territoriali. La

storiografia distingue due forme di signoria: fondiaria e territoriale. La signoria

fondiaria esercita sui lavoratori di condizione servile e sui coloni liberi che

lavoravano le sue terre. Riscuote i coloni in natura e in denaro; erano inoltre

assoggettai all’obbligo delle corvee e dovevano ricorrere alla iustitia. La

signoria territoriale si avvicina alla signoria fondiaria, ha prerogative analoghe a

quelle esercitate dalla signoria fondiaria, ma applicate sia ai soggetti vincolati e

sia a quelli legati. Si pretendeva di esercitare la giustizia e dirimere

controversie. Incamerava le tasse dovute al potere pubblico, ovvero il fodro,

l’albergaria, l’acuradia, il teloneo, il ripatico, il pontatico. Il signore inoltre

riscuoteva una taglia ossia un versamento di denaro alla comunità per la

protezione; questa tassa era chiama focaticum, in quanto veniva applicata ad

una singola famiglia. Il signore stabiliva anche il monopolio sulla vendita dei

beni indispensabili e riscuoteva somme per il pascolo, acque e per lo

sfruttamento dei boschi. Tutte e due le signorie sono frutto della storiografia e

quindi applicaste a posteriori. Le forme di potere affermatesi comportarono

comunque le sanzioni e imposizioni a carico degli abitanti delle campagne. Un

soggetto poteva lavorare per più signori che potevano quindi entrare in

conflitto fra di loro sulla sicurezza patrimoniale e personale dei propri

dipendenti . quando un signore moriva il castello poteva essere frazionato in

diverse parti; si frazionava la proprietà e con essa anche i diritti signorili.

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Un ruolo importante fu quello delle città e dei vescovi. Il vescovo fu

l’espressione dei ceti dominanti locali; raccoglieva le istanze della cittadinanza,

usava riunirsi periodicamente in spazi prossimi alla cattedrale per discutere sui

problemi comune e disporre soluzioni da adottare. Nelle città il vescovo aveva

sia un primato spirituale e civile. Essi svolgono il ruolo di missi dominici durante

l’impero carolingio e sono dotati di immunità. In occasione delle seconde

invasioni si assunsero la prerogativa della difesa dei cittadini. Durante il X

secolo molte sedi episcopali ottennero dei rappresentanti del potere regio e

quindi il riconoscimento ufficiale del loro ruolo in ambito urbano. Da Ottone

primo in poi si riconoscono i vescovi come detentori del potere pubblico. Venne

concessa la giurisdizione sull’area murata e su una ristretta fascia che la

circondava. Le città episcopali rientrano nel fenomeno di frammentazione del

territorio in molteplici centri di potere locale. Questi centri erano comunque

diversi dai centri di potere signorile.

Cap. 14 “Impero e regni nell’età post-carolingia” secolo X

Dopo la deposizione di Carlo il Grosso nell’887 l’’impero carolingio vide degli

sviluppi differenti che si intrecciarono con i poteri locali. Furono i poteri signorili

ad emergere nel X secolo e fu proprio su questi poteri che si riorganizzò il

potere regio. L’esito di questo potere fu un’organizzazione policentrica.

Nei territori dei Franchi occidentali, dopo la deposizione, il potere si ridusse a

un’area intorno a Parigi. Per alcuni decenni il titolo regio venne conteso dai

discendenti di Carlo Magno, della dinastia dei Robertingi. Essi riuscirono ad

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impadronirsi del potere regio dal 987, con Ugo Capeto. Grazie a costui, la

dinastia venne ribattezzata dei Capetingi. Mantennero la guida del regno di

Francia fino al XIV secolo. I suoi contemporanei non videro nella sua elezione

una cesura con il passato. Il re governava solo sui territori che riusciva a

governare direttamente e su quelli del suo patrimonio personale. Il re appariva

come un’autorità lontana, a cui rivolgersi solo in casi estremi; aveva una

autorità morale, religiosa e i poteri erano limitati. Dopo l’887 all’interno del

regno di Francia si vennero a formare altri due regni: quello di Provenza e

quello di Borgogna. Il primo ebbe una breve durata e venne assorbito dal

secondo che svolse un ruolo importante nella regione dell’alto Rodano, nella

quale passavano importanti vie di comunicazione. Le vicende dei sovrani di

questi regni, nel X secolo, furono collegate a quelle del regno itali

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessia_roggi21 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Longo Umberto.