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Il predominio internazionale del cinema americano

Il dominio statunitensi sui mercati cinematografici si estendeva ben oltre i confini degli Stati Uniti e

questo fenomeno internazionale, cominciato a metà degli anni dieci, continuò ad avere un effetto

profondo sul cinema e sulla cultura di massa mondiali per tutto il resto del secolo. L’influenza

americana sugli stili cinematografici e sulle aspettative del pubblico in materia di lungometraggi era

così persuasiva che a livello globale si usava addirittura il nome “Hollywood” come sinonimo di

cinema.

Nel periodo antecedente la prima guerra mondiale era la Francia a dominare il mercato

internazionale del cinema. Gli storici hanno individuato vari motivi che spiegano il successo delle

grandi compagnie americane a discapito di quelle francesi:

- Gli effetti della prima guerra mondiale: dal momento dello scoppio della guerra la

produzione cinematografica europea si contrasse fortemente; dato che gli Stati Uniti

rimasero neutrali fino al 1917, gli esportatori americani trassero tutto il vantaggio possibile

dal conflitto, inserendosi nei mercati del Sud America, dell’Australia e della stessa Europa,

mercati prima dominati da società francese e italiane.

- La vastità del mercato interno americano;

- La qualità della produzione, resa possibile da una spesa generosa;

- La complessità della società americana: la varietà etnica, religiosa e regionale degli Stati

Uniti preparava i cineasti di Hollywood ad accontentare un’ampia gamma di pubblici;

- L’ascendente internazionale degli studios americani: a partire dagli anni Venti

Hollywood attirò a sé alcuni dei professionisti stranieri di maggiori talento, e non solo attori

e registi, ma anche direttori di scena e operatori.

Per tentare di sfidare il dominio americano dei mercati cinematografici internazionali, nel

dopoguerra, le industrie del cinema europee avrebbero dovuto avere la capacità di compensare il

vantaggio di cui godevano le majors americane grazie al mercato interno, esportando negli Stati

Uniti. Inoltre le barriere linguistiche, che precedentemente potevano essere ignorate dato che il

cinema era muto, ora opponevano un ostacolo insormontabile alla speranza di creare un mercato

cinematografico europeo equivalente a quello americano. Così nel corso degli anni venti, i governi

europei tentarono di proteggere le proprie industrie cinematografiche dalla concorrenza americana,

sottoponendo a quote le importazioni, ma queste misure diedero risultati limitati.

Nel 1927 venne introdotto il sonoro e ciò diede speranza agli europei di porre fine all’egemonia

statunitense. Infatti mentre all’epoca del muto l’espansione internazionale dell’industria

cinematografica americana non aveva incontrato barriere linguistiche, il passaggio al sonoro faceva

pensare che il predominio statunitense potesse ridursi ai soli paesi di lingua inglese. Ma nel 1931 si

erano già sviluppate tecniche soddisfacenti di sottotitolazione e doppiaggio e gli studios utilizzarono

in modo talmente efficace la tecnologia del sonoro, tanto per le musiche e gli effetti quanto per il

dialogo, che a lungo termine il suo avvento non fece altro che accrescerne la superiorità del

prodotto americano.

Censura e controllo

Dell’influenza morale del cinema ci si preoccupò praticamente sin dalla sua nascita. Venivano

deplorati gli effetti dannosi del cinema, in particolare sul comportamento dei bambini e dei giovani.

I primi trent’anni del Novecento furono caratterizzati dall’adozione di una visione più liberale dei

comportamenti sessuali e dal superamento del tabù tradizionale che impediva di parlare di temi

sessuali o di prenderli a soggetto di rappresentazioni artistiche. Poiché i film rispecchiavano questo

mutamento di valori e contribuivano a individuare nuove forme di comportamento personale e

sociale, molti ritenevano che il cinema fosse responsabile di un declino generale dei principi morali.

Queste posizioni condussero alla censura sui film a livello a nazionale; in Gran Bretagna e in

Francia, invece, erano le autorità municipali ad applicare la censura, come negli Stati Uniti, dove

talvolta i funzionari locali erano affiancati da organi del singolo stato.

Nel 1930, a questo proposito, vene creato un documento ufficiale, il Production Code, nel quale

venivano elencati nei particolari i soggetti e le forme di comportamento proibiti e quelli che

andavano trattati con prudenza. La radio

E’ difficile dare una definizione di “radio”, ma possiamo utilizzare una serie di caratteristiche per

definirla:

- Apparecchio fisico di ricezione ( tecnologia);

- Modalità di trasmissione: onde radio ( tecnologica);

- Sistema produttivo ( istituzione);

- Insieme di emittenti e di programmi ( testi);

- Comunità di ascoltatori che ascoltano lo stesso programma in luoghi diversi ( pubblico);

- Complesso di discorsi sociali.

La radio si è sviluppata grazie ad un processo storico composto di quattro fasi:

1) Radiotelegrafia

2) Medium domestico

3) Medium personale

4) Medium convergente

+ due deviazioni: broadcasting e format

1. Radiotelegrafia

- 1895: Guglielmo Marconi “inventa” la radio, la quale nasce come un mezzo di comunicazione

bidirezionale tra due punti, si parla infatti di radio come “telegrafo senza fili” ( non trasmette la

voce umana).

- 1901: Viene costruito il primo collegamento transatlantico tra Cornovaglia ( UK ) e Terranova

( Canada).

- 1906: Lee De Forest compì un importante passo avanti con lo “audion”, una valvola termoionica a

tre elettrodi che permise di trasmettere la voce.

Da questo momento in poi la radio inizia ad essere utilizzata nella comunicazione a grandi distanze,

in particolare nella marina civile e mercantile. Nel 1912, l’affondamento del Titanic ebbe una

certa importanza nella storia della radio, dato che le operazioni di salvataggio furono coordinate

tramite il telegrafo senza fili di Marconi.

Nei primi anni del ‘900, dilettanti pieni di entusiasmo cominciarono ad interessarsi alla radio in

quanto tecnologia che poteva essere utilizzata a scopi di svago. Infatti dal 1906 circa esplose negli

USA il boom dei radioamatori, appassionati che si costruivano in caso le radio al cristallo e

trasmettevano localmente brevi messaggi in codice Morse, come previsioni del tempo o bollettini di

informazione e musica.

Per quanto riguarda lo sviluppo della radio, considerare la sola tecnologia non basta. Mentre tra la

fine dell’ ‘800 e l’inizio del ‘900 furono compiuti vari progressi tecnologici essenziali perché

divenisse possibile trasmettere messaggi per radiotelegrafo o radiotelefono, lo sviluppo delle

trasmissioni radiofoniche come mass medium dipese da più fattori.

Bisogna innanzitutto considerare il contesto sociale nel quale essa sorta, che contribuì ad aumentare

la ricettività del pubblico nei suoi confronti. L’urbanizzazione e la mobilità crescenti creavano

l’esigenza di sistemi di comunicazione più efficienti e in società, come quella inglese e americana,

si attribuiva considerevole importanza alla sfera privata. Esisteva quindi un contesto sociale adatto

ad un medium che portava nelle case notizie e svago. Fu così che negli anni ’20 fu costruita la

RADIO MUSIC BOX ( Sarnoff).

Proprio per andare incontro a questo contesto si sviluppò progressivamente il broadcasting

radiofonico, il quale permise la diffusione da uno a molti, una emissione unidirezionale, senza

canale di ritorno e una trasmissione simultanea ( diretta) e indifferenziata per chi possedeva il

ricevitore. Conseguentemente cambiò anche il pubblico, che divenne sempre più ampio e disperso e

andò a costituire la cosiddetta “comunità immaginata”.

Modelli istituzionali

Le forme istituzionali adottate nei diversi paesi esemplificano il modo in cui contesti e valori

differenti plasmarono la radiodiffusione: le soluzioni contrastanti degli Stati Uniti e della Gran

Bretagna rivelano infatti l’effetto dello specifico ambiente sociopolitico e culturale sullo sviluppo

della radio negli anni venti e trenta del Novecento.

• Modello commerciale ( USA) : radio private, regime di concorrenza tra diverse

emittenti locali e network, finalità commerciali. La radiodiffusione negli Stati Uniti sviluppò

un’organizzazione che rispecchiava le esigenze di gruppi commerciali per i quali il broadcasting

radiofonico era innanzitutto un mezzo per realizzare profitti. Un aspetto chiave del broadcasting

americano è dato dal modo con cui esso venne finanziato: dal punto di vista finanziario i network si

basavano infatti sulla vendita.

• Modello europeo ( GB ): radio pubblica, monopolio giustificato dalla scarsità di

frequenze, missione pedagogica. Il modello adottato dalla Gran Bretagna è quindi di servizio

pubblico, che significa che:

- Cerca di arrivare a tutti i cittadini;

- Legame con la cultura e la politica della comunità nazionale;

- Gestione da parte di organismi pubblici o semipubblici;

- Valore strategico per la costruzione del consenso ( regimi totalitari);

- Finalità educative e pedagogiche.

Forme miste : monopolio + pubblicità

2. Medium domestico

Inizialmente le trasmissioni radiofoniche venivano finanziate dai produttori di apparecchi riceventi:

gli introiti maggiori derivavano quindi dalla vendita dell’hardware e durante questo periodo le

trasmissione venivano emesse su banda AM ( Modulazione di ampiezza).

- Negli Usa, successivamente, grazie al progressivo sviluppo del sistema dei network, finanziati

attraverso la pubblicità iniziarono ad essere costruite le prime reti locali interconnesse tra loro.

( 1° network: NBC).

- In Gran Bretagna, nel frattempo, nel 1922, la British Broadcasting Company ( BBC) ottenne il

monopolio della concessione radiofonica, il cui direttore divenne John Reith e i cui principi base

erano “informare, educare, intrattenere”.

- In Italia, il 6 ottobre del 1924, iniziarono le prime trasmissioni radiofoniche, venne realizzata l’

URI ( Unione Radiofonica Italiana), che nel 1927 benne sciolta da Mussolini e sostituita con

l’EIAR, attraverso la quale veniva trasmessa cultura e molta programmazione leggera e sulla quale

pesava il controllo del regime fascista. Proprio in questo contesto nascono le veline, notizi diffuse

da agenzie di stampa con tutte le disposizioni obbligatorie da seguire.

Dagli anni ’20 agli anni ’50 la radio assume proprio il titolo di medium domestico e in questo

periodo occupa insieme al cinema un posto centrale nel sistema dei media. Diviene infatti:

- Funzione collettiva negli spazi pubblici;

- Centro del focolare domestico;

- Porta alla nascita di un pubblico separato, ma unito nell’ascoltare lo stesso programma;

- Porta

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A.A. 2013-2014
36 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ibiscorosso di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Scaglioni Massimo.