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TV E CINEMA IN ITALIA NEL SECONDO NOVECENTO
Gli anni del secondo dopoguerra dono caratterizzati dalla diffusione della tv: è del 3 gennaio 54 la
prima messa in onda RAI. La tv diventa oggetto di consumo e si trova nei bar, oratori e anche
cinema e ne permette la visione alle classi meno abbienti. Col boom economico arriverà anche
nelle case e modificherà lo stile di vita delle persone.
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Negli stati uniti la tv è privata e legata alla pubblicità mentre in Italia è statale come la radio. La
Democrazia Cristiana è il partito che per primo capisce la potenzialità della tv. Nella sera del
debutto viene trasmessa una commedia: “L’OSTERIA DELLA POSTA” di Goldoni, a sancire il
rapporto scena-schermo (la prima era della tv è l’era teatrale).
La tv è costretta alla diretta perché mancano ancora registrazione e montaggio e quindi le prime
riprese sono rivolte al teatro. Si fa della scena un teatro casalingo,riservando alla scena il venerdi
sera con replica alla domenica, si fa teatro in tv e quindi si apre un grande pubblico alle opere
teatrali che erano prima rivolte a pochi. Ci sono poi altri “schemi fissi” come il Carosello, i
telegiornali, la tv dei ragazzi e i varietà del sabato sera e i primi sceneggiati pensati proprio per la
tv.
Per le opere teatrali si va dalla ripresa diretta in teatro alla riproduzione in studio degli spettacoli
adattandoli al nuovo modo di usare le telecamere.
Sono diversi i modi di ripresa ad es c’è chi riprende il pubblico e chi no ma ne fa percepire le
reazioni.
I primi registi provengono tutti dal teatro e il teleteatro diventa un prodotto a se e diventerà poi
sceneggiato e infine telefilm.
I primi anni tv registrano un’imponente presenza del teatro in video: 1767 trasmissioni tra il 54 e il
72, dato considerevole tenendo conto dell’attività di una sola rete fino al 61 e palinsesti che
coprono una parte limitata del giorno.
• negli anni 60 si giunge a una prima maturazione in cui i codici teatrali sono elementi basi per
sperimentare le caratteristiche del nuovo mezzo elettronico, il testo teatrale diventa un pre-testo su
cui la tv costruisce le sue storie.
• tra anni 60 e 70, le nuove tecnologie permettono alla tv una più autonomia
• negli anni 70-90 si arriva ai talk show ed è Carmelo Bene che ne individua la potenzialità: le
interviste di Maurizio Costanzo e le risse con critici teatrali o giornalisti sportivi hanno il predominio.
I varietà e la rivista diventano prime forme di divismo di massa. Si pensi a Walter Chiari, Sandra
Mondaini, Raimondo Vianello, Gassman.
Gli archivi RAI hanno anche filmati di tipo comico, regia Dario Fo, “BARBA E CAMPANILE” , che
servirà a illustrare agli spettatori come esercitare il diritto al voto.
La comicità diventa importante, casi di rielaborazione comico-teatrale sono i quiz, il carosello..
Nascono in questo periodo i quiz che sono forme miste di varietà e sfruttano le personalità dei
concorrenti.
Il carosello (in onda dal 57 al 75), rielabora le pubblicità in forma comico teatrale: sono sketch
interpretati da artisti che diventano molto popolari.
Gli anni 60 sono gli anni del cabaret: musica, poesia, satira, nasce in Francia e si diffonde in Italia
in modo originale. Ci sono alcuni spettacoli come “QUELLI DELLA DOMENICA” con Paolo
Villaggio e il duo Cochi e Renato che diventano molto popolari. Negli anni 70 la Rai lancia
programmi comici con Beppe Grillo e Troisi o Verdone.
Caso a se è Benigni che è comico ma non fa cabaret: la sua maschera teatrale grottesco polare lo
rende unico e viene definito scheggia impazzita perché è imprevedibile.
La tv all’inizio fa del teatro il proprio modello, all’inizio si pensava che le affluenze di spettatori in
teatro sarebbero diminuite per questo motivo ma non fu cosi. Il video diventa anche uno prezioso
strumento per i teatranti, per studiarsi e curare in dettaglio le performance, anche per giungere a
un pubblico lontano dal teatro e lasciare una traccia del proprio operato.
Negli anni 80, con l’avvento dell’home video, si crea un nuovo mercato che gli artisti(soprattutto
comici) sfruttano per aumentare gli introiti e per promuoversi: Giorgio Gaber, Dario Fo, Franca
Rame, discorso analogo, oggi, per la presenza degli artisti nel web.
La dialettica tra le varie forme espressive ha portato anche alla contaminazione, non solo l’uso del
video in scena ma anche l’uso delle immagini come “elementi costitutivi della drammaturgia”.
Esempio negli anni 70 PIRANDELLO CHI? Di Memè Perlini, con una serie di quadri viventi
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dedicati alle atmosfere del cinema espressionista e surrealista. Nasce una generazione
multimediale che usa strategie originali rispetto all’occhio mobile della telecamera.
Negli ultimi 20 anni scena, videoarte e digitale si sono più volte incontrati, dando luogo a
realizzazioni cross-mediali: pensiamo alla Societas Raffaello Sanzio che nel VOYAGE AU BOUT
DE LA NUIT, 1999 collabora con i videomakers Cristiano Carloni e Stefano Franceshetti.
CAPITOLO 5
UN FATALE APPUNTAMENTO, DI VENERDI. LA PROSA INCONTRA L’IMMAGINE
ELETTRONICA: NASCE ( E MUOR GIOVANE ) IL TELETEATRO.
Amore-odio fra televisione e teatro :un rapporto che ha attraversato diverse fasi.
Il teatro è stato il modello per tutte le successive arti visive dal cinema al digitale passando per la tv
.La necessità di riprodurre ciò che è effimero PORTANO AD ALLONTANASI DALLA TECNICA
TEATRALE.
Le fasi non sono lineari e cronologiche: si passa dal riprendere in diretta in teatro( le prime
trasmissioni RAI) sia usare moduli teatrali all’interno di format di intrattenimento ( come la
celebrazione eucaristica della domenica mattina o il varietà del sabato sera) . Non dimentichiamo
fiction girate a volte in una sola stanza ricordano il teatro del dramma borghese.
Ricordiamo poi che il teatro era un intrattenimento festivo, della domenica, mentre la tv deve
passare a feriale, quotidiano.
All’inizio la tv non era nelle case di tutti ma si trovava nei bar o circoli e gli spettacoli erano solo
serali , in orari limitati e ben precisi; e aveva carattere eccezionale come l’occasione festiva o
l’appuntamento settimanale.( anni 50-70)
Bisogna ricordare che la tv non comprende solo adattamenti teatrali per la tv ma molto altro.
Torino 1954 ore 21.30, la RAI ( radio audizioni italiane) trasmette “ L’OSTERIA DELLA POSTA “ di
Goldoni per la regia di Enriquez con Isa Barzizza come protagonista. La tv italiana guarda al teatro
di prosa come bacino cui attingere per fidelizzare il pubblico al nuovo mezzo. Il fenomeno del
teleteatro coincide quindi con la nascita della tv. Ha finalità educative soprattutto per l’uso della
lingua italiana, si pensi che la tv abbia contribuito più della scuola alla nascita e alla diffusione
della lingua nazionale ma anche alla conoscenza dei dialetti ( si pensi al teatro napoletano di
Eduardo). Si rivolge a un pubblico, di massa, che probabilmente non è mai entrato in teatro.
Registi, autori, attori e sceneggiatori come Umberto Eco vengono dall’esperienza teatrale. Attori
come Vittorio Gasman e Peppino di Filippo ma anche attori che vengono dall’avanspettacolo come
Macario e Renato Rascel o dal cabaret come Franca Valeri.
La popolarità degli attori teatrali in tv produce l’effetto di una maggiore affluenza nelle sale teatrali
del pubblico cittadino invogliato a vedere i propri beniamini del piccolo schermo.
Le regie tv sono affidate a giovani promesse RAI che si consolidano grazie alla pratica del
teleteatro
Alcuni registi teatrali diventano anche registi televisivi: si passa da una regia monade a una
duplice. (esempio Strehler)
In questa fase succede che le due figure convivano per favorire uno scambio ma che può
succedere che il regista teatrale venga risucchiato dalla tv.
Solo dal 1960 le riprese tv vengono incise su nastro ( Ampex) mentre i primi spettacoli sono ripresi
dal vivo, dai palcosceni del teatro che aprono le porte alle telecamere Rai.
Le riprese sono all’inizio fatte con telecamera fissa e poi mobile, il pubblico non sempre c’è , non
c’è doppiaggio e l’audio è inadatto. Si riprende uno spettacolo teatrale come se si fosse a teatro.
Solo in seguito si usano più telecamere che permettono anche i primi piani dei volti degli attori:
nascono i divi del piccolo schermo.
La RAI manda registi e tecnici all’estero per imparare nuove metodologie: ad es in Inghilterra dove
c’è la BBC, la quale fornisce regole per il movimento delle telacamere.
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Gli attori di teatro sono preferiti rispetto ai divi cinematografici perché sono più abituati a tirare
l’azione per un intero piano-sequenza.
Ma bisogna anche rivedere i tempi e i ritmi della recitazione perché le pause significative a teatro
in tv sono viste come fastidiosi tempi morti.
Dopo gli anni 50 il prodotto televisivo si stacca dal teatro e dal cinema e diventa autonomo.
Solo negli anni 70 però si ha un drastico calo della programmazione teatrale in tv pari a una
altrettanto evidente diminuzione degli ascolti proprio della prosa, a vantaggio di spettacoli di varietà
dove nascono i primi “comici” come Dario Fo e Roberto Benigni ( che guarda caso arrivano dal
teatro):
Alla fine degli anni 50 si ha la ripresa in studio(Carosello, alcuni varietà, e lo sceneggiato ossia
trasformazione televisiva dei grandi romanzi) con l’uso di più telecamere e montaggio a posteriori.
Per fare del buon teatro televisivo non occorre essere più teatrali del teatro ma basta sfruttare al
meglio le potenzialità della scrittura audiovisiva.
Esempi di opere con un “buon qualitativo video”. teleteatro (dal 1954 al 1971)
SANDRO BOLCHI , Frana allo scalo nord di Ugo Betti
20 marzo 1959 : “frana allo scalo nord”,riproduzione Rai, commedia in 3 atti di Ugo Betti, per la
regia di Bolchi.
Il regista Bolchi è famoso per lo sceneggiato “i promessi sposi” del 67.
La commedia a basso costo e con attori pagati dalla RAI ha grande popolarità
Già regista teatrale. Deve lavorare in ristrettezze economiche cosi accosta alla povertà dei mezzi
una grande abilità artistica con ad esempio inquadrature in diagonale alla Lang.
L ’intero dramma si svolge in soli 2 spazi: uno interno e uno esterno.
Non tutta la critica apprezza il suo modo di lavorare, giudicato troppo spettacolare. Ma Bolchi pone
l’attenzione del pubblico su un testo intellettuale, difficile, in cui sperimenta una contaminazione tra
linguaggio e linguaggio televisivo.
Il risultato colpisce nel segno e alza il livello degli ascolti della prosa, che costringono a dei
ripensamenti del panorama televisivo di stato, incrementan