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IL CINEMA SERIO

-fino agli anni Settanta in generale la norma continua ad essere l’ortoepia dei doppiatori di

professione; la lingua del cinema è l’italiano standard pressoché in tutti i generi: dal

mitologico-storico (peplum) al sentimental-canoro

-le produzioni impegnate di carattere storico oscillano fra l’italiano standard e le sfumature dialettali

di alcuni personaggi (vd. Visconti: La terra trema, Rocco e i suoi fratelli; Pasolini)

-dopo alcuni annidi assenza del neorealismo, negli anni Sessanta torna l’interesse per la guerra e la

Resistenza: Generale della Rovere (1959), Era notte a Roma (1960) di Rossellini, La Ciociara

(1960) di De Sica

-anche quando si affrontano altre epoche, sembra evidente un riferimento all’età contemporanea

(Senso, 1954, di Visconti)

-fanno eccezione dal punto di vista linguistico:

La grande guerra di Monicelli

Nell’anno del Signore, La Tosca, In nome del Papa Re, In nome del popolo sovrano di Luigi Magni,

che utilizza un romanesco in bilico tra storia, commedia, e farsa

-in tempi recentissimi per i film di argomento storico si delinea la medesima bipolarità linguistica:

da italiano standard al romanesco di Romanzo criminale

IL MELO’

-genere che nasce in tempi coevi al neorealismo con Catene (1949) di Matarrazzo

-rivolto al grande pubblico, la lingua utilizzata ha una sfumatura scolastica ed inverosimile, tanto

più che l’ambientazione è la Napoli del Dopoguerra e i personaggi sono di estrazione umile

-questo stile, caratterizzato da sintassi complessa, e ineccepibile morfologia verbale, ha un valore

intrinsecamente didattico

L’ibridismo linguistico emerge in altri film con fine espressionista:

-8 ½ di Fellini

-la regista Lina Wertmuller usa i diversi dialetti con evidente funzione simbolica si pensi a Mimì

metallurgico ferito nell’onore, in cui il dialetto settentrionale della Melato (ricco di incongruenze)

rappresenta ora l’arrivismo borghese, ora il linguaggio della politica, mentre il dialetto siciliano di

Giancarlo Giannini è la lingua dell’istinto, dell’arretratezza, dell’opportunismo

-è presente nel prodotto da grande pubblico L’armata brancaleone

-pochi sono anche i film che rappresentano l’italiano popolare (eccettuato Totò), un esempio ne è

Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca),1970, di Ettore Scola, con Monica Vitti,

fioraia, che vorrebbe utilizzare il linguaggio patinato dei fotoromanzi, dello Sceicco bianco di

Fellini

-a fine comici l’italiano popolare viene utilizzato da Paolo Villaggio nel personaggio di Fantozzi

(congiuntivi abnormi)

-mancano nel cinema italiano utilizzi in senso gaddiano del pastiche linguistico, lo stesso Un

maledetto imbroglio di Germi, tratto da Quer pastissiccio brutto de via Merulana, ha subito una

fortissima normalizzazione linguistica

IL DIALETTO NEL CINEMA ITALIANO

1930-1945 -anni della Cines, dal nome della principale casa di produzione italiana,

sono caratterizzati da coloriture dialettali

-anni di Freddi, Luigi Freddi, collaboratore del duce, direttore generale per la

cinematografia, rigorosamente dialettofono

-anni di guerra, durante i quali il dialetto è più frequente nelle forme del

macchiettiamo e del realismo

dal 1945 a oggi -dialettalità imitativa -neorealismo

-certo cinema dialettofono molto recente

-dialettalità stereotipata -neorealismo rosa

-dialettalità espressiva -Totò, Fellini, Wertmuller

-dialettalità riflessa -uso compiaciuto dei dialetti più criptici e meno

rappresentati come L’albero degli zoccoli di Olmi

ALESSANDRO BLASETTI: -fu il primo e più consapevole utilizzatore del dialetto nei primi

film italiani

-il suo capolavoro è 1860, filmato nel 1934, un film corale

dove il vero protagonista è il popolo e la sua lingua

-si interpreta il Risorgimento come un fenomeno collettivo

-fungerà da modello per altri esperimenti sul medesimo tono

come Paisà di Rossellini o Il cammino della Speranza di

Germi

-non mancano incongruenze nella resa dei diversi dialetti:

mancato raddoppiamento fonosintattico, mancata

spirantizzazione delle affricate intervocaliche

NUOVI ATTORI

-nel 1942 debuttano Gillberto Govi e Aldo Fabrizi che avranno un ruolo importante nella dissezione

del dialetto in ambito cinematografico

-il torinese Erminio Macario

-i napoletani Eduardo, Peppino e Titina De Filippo

-la romana Anna Magnani

-i film: Avanti c’è posto con Aldo Fabrizi di Bonnard

Campo de’ fiori con Anna Magnani e Aldo Fabrizi di Bonnard

L’ultima carrozzella con Aldo Fabrizi di Mattoli

apriranno la strada al romanesco della povera gente che attraverso Roma, città aperta sfocerà poi nel

neorealismo

IL NEOREALISMO

-Paisà si colloca sulla medesima direttrice di 1860 di Blasetti; Rossellini ripercorre l’Italia dialettale

da nord a sud

-la lingua di Roma città aperta sembra risponde ere ad un intento più simbolico che realistici: il

tedesco come lingua della guerra, l’italiano della consapevolezza, il dialetto degli affetti (Raffaelli)

-fondamentale è Ladri di biciclette dove regna un romanesco dell’uso medio basso; la patina

retorica e bigotta della fonte letteraria di Luigi Bartolini è stata felicemente tradita; cosa rarissima

da trovare nel parlato postsincronizzato è la sovrapposizione di battute diverse

-La terra trema è uno dei pochissimi esempi di cinema interamente in dialetto, ma anche in questo

caso vi è un elemento di inautenticità in quanto i dialoghi furono scritti in italiano e poi fatti tradurre

dagli attori stessi, con l’aiuto di Frano Zeffirelli aiuto alla regia. Per porre rimedio ad un insuccesso

di pubblico venne approntata una seconda versione tagliata ed in dialetto siciliano italianizzato, ma

non ebbe comunque successo.

DOPO IL NEOREALISMO

-sopravvive il filone del dialetto comico, preneorrealista

-uno degli esempi maggiori è il romanesco macchiettistico della Magnani in Abbasso la miseria

(1945) e Abbasso la ricchezza (1946)

-il desiderio di riscatto socio-economico attraverso la lingua è un tema ricorrente nell’Italia del

secondo dopoguerra; nell’ottica conservatrice di questi film la felicità si ottiene solo

nell’accettazione dello status quo, della propria posizione e delle proprie possibilità

LE ISOLE

-una delle varietà che incontra maggior successo è il siciliano: in parte la bravura di interpreti come

Ciccio Ingrassia, Franco Franchi, Lando Buzzanca; in altri casi come nelle commedie di Germi

Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata, il dialetto diviene una leggera inflessione che ha il

preciso valore simbolico di indicare i tabù e le abitudini dei personaggi

-il siciliano utilizzato dalla Wertmuller ha valore espressionistico

-si trovano passi in siciliano stretto in The Godfather (1972) di Francis Ford Coppola, passi che nel

doppiaggio italiano sono stati fortemente italianizzati

-raro è l’impiego filmico del sardo di cui principale esempio è Padre padrone dei fratelli Paolo e

Vittorio Taviani; Ybris di Gavino Ledda parlato in sardo, greco e latino era una risposta al film dei

Taviani dall’autore del libro Padre padrone

IL SUD E IL CENTRO

-il calabrese è poco rappresentato

-per il pugliese si ricordi in Totò a colori, di Steno e Monicelli, la bravura del caratterista Guglielmo

Inglese; in tempi più recenti il pugliese comico utilizzato Diego Abatantuono

-il lucano appare solo in maniera ideale in Rocco e i suoi fratelli di Visconti

-fra le varietà più rappresentate c’è il napoletano

IL NORD -le varietà settentrionali non sono molto presenti nel cinema

-si ricordi il torinese in Compagni (1963) di Monicelli

-del romagnolo e dell’emiliano faranno uso Fellini e Pupi Avati (ex. Impiegati)

PASOLINI -in Accattone, Mamma Roma, La ricotta emerge il romanesco con intento mimetico

-in altre opere il plurilinguismo assume un valore simbolico ed espressivo; ad

esempio in Uccellini e Uccellacci ( 1966) il romanesco di Ninetto Davoli come

lingua dell’ingenuità, la patina napoletana di Totò come tramite di una vita

spensierata e lontana dalle ideologie

TOTO’ -concentra il suo gioco ironico sulle lingue speciali, come il burocratese, o sui modi

di dire e le formule codificate

-le figure retoriche predilette sono la paronomasia e la polisemia

-in altre occasioni è il dialetto ad essere il centro della comicità quando ad esempio

viene scambiato per una parlata straniera

-spesso fa ricorso al metalinguismo che mette in luce la condizione dell’italiano

dialettofono ancora profondamente legato al dialetto, alle prese con una difficile

scolarizzazione, ansioso di impadronirsi della forma più elevato di linguaggio

ALBERTO SORDI: -come Totò, ma in modo molto più realistico, Sordi è stato l’immagine

dell’italiano medio del dopoguerra

IL DOPPIAGGIO

-con la diffusione esponenziale del cinema metodi costosi o complicati (dai sottotitoli, al riassunto

di dialoghi operata da una voce fuori campo, fino alla realizzazione di film in versione multipla: da

cast che recitavano ciascuno in una lingua diversa)

-si indica con formula aut ironica con “doppiaggese” quella varietà di italiano, totalmente irreale,

utilizzata nel doppiaggio dei film stranieri

-fin dalle origini si presenta la scelta fra una traduzione source oriented ed una traduzione target

oriented

-la traduzione porta sempre ad un irrigidimento delle forme utilizzate, che possono dare

l’impressione di un innalzamento stilistico sia del lessico sia della sintassi

-tipica del doppiaggio fino agli anni Sessanta è la traduzione anche dei nomi propri

-il doppiaggio crea molti calchi: dannato, dannzione, dannatamente (damn, damned)

ahi, amico per ahi man

bastardo (bastard)

dacci un taglio (cut it off)

ci puoi scommettere (you bet)

sono fiero di (I’m proud of)

esatto (exactly)

tranquilli (be quiet)

voglio dire (I mean)

realizzare (to realize)

celebrare (to celebrate)

vuoi (will you?) nelle questions tags

-un altra pratica tipica del doppiaggio è lo spostamento: se certe espressioni non sono traducibili nel

momento in cui vengono pronunciate nell’originale gli adattatori dei dialoghi fanno in modo di

collocare un espressione similare in un altro punto del film

CINEMA E LETTERATURA

-fin dagli albori il cinema riprende dalla letteratura le trame dei suoi film

-molti autori italiani del Novecento hanno collaborato col cinema: D’Annunzio, Pirandello, Verga,

Gozzano; ma quasi tutti attratti dai facili guadagni

-il rapporto fra cinema e letteratura comporta anche un influenza per quanto riguar

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
12 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Karenina3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della lingua italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Franceschini Fabrizio.