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CONTRASTO E DISCORDO DI RAMBALDO DI VAQUEIRAS
R
NEL CANZONIERE DI AMBALDO TROVIAMO UN CONTRASTO E UN DISCORDO CON PARECCHI VERSI SCRITTI
. ’
VOLUTAMENTE IN ITALIANO RAMBALDO PRESENTA UN CAVALIERE CHE DICHIARA IN PROVENZALE L AMORE
, ( )
PER UNA DONNA LA QUALE GLI RISPONDE SCHERNENDOLO IN UN DIALETTO LETTERALIZZATO GENOESE
,
IL VALORE DI QUESTO TESTO NON È TANTO NEL CARATTERE DOCUMENTARIO QUANTO NELLO SFORZO DEL
POETA DI ADATTARE UN DIALETTO NON SCRITTO AGLI SCHEMI FIORENTI DI UNA LETTERATURA PROVENZALE
5
RAMBALDO VUOL MOSTRARE LO SCONVOLGIMENTO PRODOTTO DAL RIFIUTO DELLA DONNA IN BEN
: , , , , -
LINGUE DIVERSE PROVENZALE ITALIANO FRANCESE GUASCONE IBERO ROMANZA
, ’ , ,
A DIFFERENZA DI TUTTI I TESTI CHE ABBIAMO VISTO PERÒ QUI NON C È TRACCIA SI PUÒ DIRE DI
.
INFLUENZA LATINA LA SUA PROPRIA LINGUA ERA GIÀ ABBASTANZA ALTA E NOBILE E MATURA AGLI OCCHI DI
R , , .
AMBALDO PER VALERE COME LINGUA A SÉ SENZA CHE CI FOSSE BISOGNO DI RICORRERE AL LATINO
, I , ’
NONOSTANTE QUESTE TESTIMONIANZE IN TALIA NON VI È ANCORA NESSUNA OPERA D ARTE CHE POSSA
,
ANCHE LONTANAMENTE COMPETERE CON QUELLE PROVENZALI E CHE POSSA ASSUMERE IL VALORE DI UN
.
MODELLO LETTERARIO E LINGUISTICO
CAPITOLO IV: IL DUECENTO
Tratteremo le vicende dei principali volgari d’Italia cominciando dal terzo decennio fino al 1300.
Assisteremo al costruirsi di una tradizione poetica che rimarrà saldissima
2. Vicende politiche
La politica italiana è dominata dalla figura di Federico II. Alcune direttrici della sua azione:
- riordinamento amministrativo della Sicilia fondata su funzionari e non su ecclesiastici
- opera di legislazione ripresa dal corpus di Giustiniano
A Firenze imperversa la lotta fra Guelfi e Ghibellini. La battaglia di Montaperti (1260) segna
un primo trionfo dei Ghibellini, ma con la morte di Manfredi a Benevento (1266) i Guelfi
compiono la loro riscossa.
In parecchie città settentrionali si consolidano le autorità di famiglie che esercitano la
signoria (Estensi, Scaligeri,Visconti)
3.Vita culturale
Si sa quale fervore intellettuale dominasse Federico e, per suo impulso la corte.
La vita universitaria, che prima si era manifestata solamente a Bologna, ora su impulso di Federico
fiorisce anche a Napoli. Nell’università si coltivano distinte ma non separate, l’ars notariae e l’ars
dictandi (diritto e retorica)
È nota peraltro l’importanza che hanno nella vita culturale di questo periodo notai e giudici:
Giacomo da Lentini, Pier della Vigna, Brunetto, Guido Guinizzelli…
Conserva il suo grande prestigio il latino cui si appoggia la nascente letteratura volgare, ma anche
le 2 lingue di oltralpe.
- Intensa è la vita religiosa. Dei primi decenni del secolo è la nascita dei nuovi ordini di
Domenico e Francesco.
- Il campo scientifico indica il trionfo della scienza greca passata attraverso l’interpretazione
di Averroè
- E il pensiero teologico inizia a far capo ad Aristotele grazie all’intervento di D’Aquino
4.Latino e volgare
Accanto ad un’influenza del volgare sul latino, percettibile nei testi con minori pretese letterarie, ve
ne è un’altra, fortissima che il latino esercita sul volgare, sia nell’arte del periodare che nel lessico.
Mentre le scuole vescovili continuano a provvedere all’insegnamento per i futuri ecclesiastici,
sorgono in quelle età, sotto la spinta e a spese della borghesia mercantile, scuole laiche in cui
s’impara, sul fondamento del volgare, un po’ di latino
5.Conocenza del francese e del provenzale
I contatti con la Francia e con le due grandi letterature che in essa erano fiorite sono più forti che
mai in questo periodo
La cosiddetta letteratura franco-italiana ci mostra numerosi gradi dell’inevitabile ibridismo
Il prestigio della lingua d’oc, fa sì che al nord, molti si mettano alla scola dei trovatori e
compongano nella loro lingua (Sordello, Cigala)
Invece nel Mezzogiorno, non si imitò, ma si emulò: così nacque la scuola siciliana.
6.Poesia d’arte e prosa d’arte
Nell’Italia di questa età, artisticamente matura e politicamente divisa, modello voleva dire modello
di bellezza ed eleganza artistica. È la lirica che si pone all’avanguardia della letteratura e che crea
un moto d’entusiasmo, con conseguenze che dureranno per secoli.
Questa spinta fa dunque sì che la poesia acquisti un vantaggio tanto sensibile sulla prosa.
Quest’ultima stenta ad affermarsi come modello e ad uscire dall’ambito locale. Nasce sì una prosa
d’arte che ha come figure importanti quella di Brunetto e Guittone, ma il livello raggiunto è
comunque inferiore.
7.La scuola poetica siciliana e la sua lingua
La novità della scuola siciliana rispetto al suo modello, la poesia provenzale, è la lingua: mentre i
trovatori del Settentrione d’Italia avevano accolto, insieme col modello poetico, anche la lingua, i
trovatori siciliani lo ricalcano, adattando all’uso artistico una lingua fino ad allora usata in qualche
canto plebeo o giullaresco, di cui possiamo tutt’al più congetturare l’esistenza.
I presupposti sociali di tale poesia erano: il carattere di gioco elegante di una società aristocratica,
raffinata, per cui si sottomette alle convenzioni dell’amor cortese anche l’imperatore stesso.
Sembra staccarsi dal tono di questa poesia Cielo D’Alcamo, che in realtà, in “rosa fresca
aulentissima” dosa i termini aulici perché decide di rappresentare per realismo 2 personaggi
volgari.
Non toccò in sorte a questa poesia friedriciana di avere un grande poeta, e con la morte di
Federico e Manfredi, sparì anche questo alto ambiente da dov’era venuta. Questo esperimento
piacque tantissimo, soprattutto ai poeti toscani.
Qual’era però linguisticamente, la fisionomia delle composizioni di quei primi poeti? Essa non era
una lingua completa ma una stilizzazione artistica compiuta sul fondamento del dialetto siciliano,
già un po’ dirozzato dall’uso fattone da una classe piuttosto colta, tenendo per modelli da un lato il
latino, dall’altro il provenzale (modello anche letterario)
Ad esempio la strofa della canzone di Stefano, secondo il Barbieri:
- E breve ed o breve non dittongano sotto l’accento: feri, bonu
- I breve ed e lunga danno i:vidi, taciri; u breve ed o linga danno u: dundi, hunuri
- Gruppo Cj dà Z (lanza)
Alcuni vocaboli siciliani: abento (riposo), adiviniri (avvenire), ghiora (gloria)
Alcuni francesismi: ciera (volto), cominzare
Alcuni provenzalismi: amanza, intendanza, drudo,ascio
8.La lingua dei poeti toscani
In toscana, la poesia appoggiata a una corte, diviene poesia di una scuola, esercitata da un
piccolo gruppo di borghesi colti ad Arezzo, dove fiorisce Guittone.
Per la lingua non vi è molta differenza tra i siculo-toscani e i poeti di transizione.
Lo Stil novo rappresenta invece un energico distacco, con un nuovo atteggiamento di gusto:il
Guinizzelli stesso però aveva cominciato come guittoniano, e molte peculiarità continueranno nello
Stil Novo.
La voga siciliana è manifestata dalla propagazione di copie secondo il costume medievale, con
trascrizioni che più o meno consciamente miravano a adattare il testo secondo le abitudini
linguistiche del trascrittore.
I Toscani, che possedevano un sistema di 7 vocali, e non 5 come quelle siciliane, vedevano nei
manoscritti dei poeti che per loro erano dei modelli rimare e chiuse con e aperte ecc..
Così troviamo nei poeti di questo periodo non solo rime tra vocale aperta e chiusa(core,
maggiore;mostro,vostro)ma anche rime imperfette (servire,avere…)
- Troviamo una serie di rime che mostrano la –u trattata come –o (niuno,niono)
- Nei siculo toscani mncava la regola del dittongamento di e e di o (Guittonenovo, non
nuovo)
- Troviamo qualche traccia della riduzione di ie in i, e di uo in u
- Si notano influenze di verbi siciliani, saccio,veo,creo e dei condizionali in –ra (fora)
Il nuovo clima che Guinizzelli e i suoi seguaci istaurano, non solo rinnova alcuni concetti, fra cui
quello di nobiltà, ma crea intorno all’immagine della donna un’atmosfera rarefatta di meraviglia, di
contemplazione mistica.
Quanto alla lingua bisogna dire che non ci sono radicali varianti. Notiamo tuttavia negli stilnovisti:
Una riduzione di sicilianismi e provenzalismi
Prevalenza di forme non dittongate (tene, laudare,pensero)
Si hanno reminiscenze sicule:vedite, sbigottite
Nel lessico appaiono in piena luce le parole tipiche della nuova scuola: nobiltà, onestà, gentilezza,
pietà, piacere
L’importanza capitale degli stilnovisti è la fissazione del fiorentino, fondamentale per i secoli
seguenti.
9.La poesia religiosa umbra e la sua lingua.
S.Francesco predicò in volgare, ponendosi all’unisono con l’anima degli umili. Il suo testo principe
è il “Cantico di frate Sole” in prosa assonanzata, in un dialetto umbro illustre ( ciò si può ravvisare
da: la –u finale (di altissimu) e dalle 3 persone plurali in –o)
Nella lingua di Iacopone da Todi convergono come nella sua poesia, così nella sua lingua, filoni
popolareggianti e dottrinali. La lingua di Jacopone mostra:
Forti tracce di metafonia
ND come NN, GN come NN, sviluppo di –a davanti a R (araccomanno)
Iacopone usa grande libertà nella coniazione suffissale di aggettivi (amoranza, lascivanza)
Il linguaggio di Iacopone non ha quasi lasciato traccia, essendo stato tagliato fuori dalla corrente
principale. Diversamente a ciò che era accaduto per la poesia siciliana, le peculiarità degli Umbri
iniziarono a sembrare plebee. È vero anche che la poesia Toscana in più di mezzo secolo era
diventata assai più matura.
10.La poesia religiosa e didattica dell’Italia settentrionale
Anche qui abbiamo una fioritura di verseggiatori. I poemetti hanno scopi religiosi, didattici,
ortodossi. Ricordiamo:
- Il libro di Uguccione da lodi
- Il Sermone di Pietro Barsegapè
- Bonvicino della Riva
- Giacomino da verona
Questi verseggiatori hanno contribuito a creare l’illusione di una specie di coinè padana. Questa
modesta letteratura continuerà scialba nel Trecento e nella prima del quattrocento. I Toscani nulla
ne accolsero.
11. La prosa. Origini e fioritura della prosa d’arte i volgarizzamenti.
Un impulso decisivo alla formazione di una prosa artistica venne da Bologna. Si stava infatti
diffondendo la consuetudine per i podestà di dover talvolta tenere concioni nel pubblico arrengo in
volgare.
Mentre al