Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 41
Riassunto esame Storia dell'industria, prof. Cafarelli, libro consigliato La rincorsa frenata, Bianchi Pag. 1 Riassunto esame Storia dell'industria, prof. Cafarelli, libro consigliato La rincorsa frenata, Bianchi Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'industria, prof. Cafarelli, libro consigliato La rincorsa frenata, Bianchi Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'industria, prof. Cafarelli, libro consigliato La rincorsa frenata, Bianchi Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'industria, prof. Cafarelli, libro consigliato La rincorsa frenata, Bianchi Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'industria, prof. Cafarelli, libro consigliato La rincorsa frenata, Bianchi Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'industria, prof. Cafarelli, libro consigliato La rincorsa frenata, Bianchi Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'industria, prof. Cafarelli, libro consigliato La rincorsa frenata, Bianchi Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'industria, prof. Cafarelli, libro consigliato La rincorsa frenata, Bianchi Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 41.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Storia dell'industria, prof. Cafarelli, libro consigliato La rincorsa frenata, Bianchi Pag. 41
1 su 41
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

PRIMI MODELLI EXPORTLED

Individuano nella funzione trainante delle esportazione la chiave di lettura della crisi e

dello sviluppo dell’Italia.

Non sono stati in grado di spiegare come lo sviluppo del commercio estero o della

domanda interna abbia mutato la struttura industriale ed economica del Paese.

GRAZIANI: MODELLO EXPORTLED

Individua tre aspetti che caratterizzano – apertura verso i mercati esteri

un’economia in via di sviluppo: – dualismo industriale

– distorsione nei consumi.

Le economie in via di sviluppo necessitano di importare i macchinari e gli impianti dai

Paesi più avanzati. Tuttavia per mantenere in equilibrio la bilancia dei pagamenti,

senza ricorrere a politiche deflazionistiche, è necessario incrementare le esportazioni

ad un tasso almeno pari al tasso di crescita del reddito. È essenziale quindi avere

prezzi competitivi, al fine di tenere alte le esportazioni.

Il dualismo industriale è dato dal fatto che si viene a contrapporre al comparto

efficiente, relativo alle esportazioni, quello arretrato, diretto al mercato interno (delle

importazioni), soprattutto dal punto di vista tecnologico.

Il comparto delle importazioni, trovandosi con basse crescita, capacità di spesa e

produttività, inasprisce il dualismo del sistema, favorendo una distorsione dei consumi

verso beni non necessari.

Ciò spiegherebbe il crescente divario tra il triangolo industriale e il resto del Paese.

MODELLO DEMAND-PUSH: CIOCCA, FILOSA e REY

Considerano un fattore determinante per la crescita la domanda interna.

Gli accordi internazionali e l’apertura dei mercati vincolarono l’Italia

all’industrializzazione intensiva, resa possibile – l’alta elasticità della forza lavoro

grazie a: – un processo di accumulazione del capitale fisso, favorito

dallo Stato.

11 11

A causa della politica monetaria cauta, quasi nullo fu l’effetto delle esportazioni.

Negli anni 1951-58 la crescita fu sospinta dagli investimenti, favoriti dai bassi salari.

Gli anni 1965-71 furono caratterizzati da una modesta dinamica degli investimenti e

da un sottoutilizzo delle risorse. Solo il terziario aumentò gli occupati.

Le ultime due analisi rilevano alcuni punti d’accordo:

le politiche adottate dal governo hanno condizionato il processo

 d’industrializzazione;

la crescita tra il 1959-63 fu dovuta all’aumento delle esportazioni e degli

 investimenti;

il basso costo del lavoro e la produttività stimolarono le esportazioni, favorendo

 nuovi investimenti;

ci furono, in questi anni, solo aumenti dei consumi privati, non pubblici;

 si accentuò il divario fra zone industrializzate ed arretrate;

 si accentuarono le differenze tra settori ad alta produttività e settori residui.

LE TENDENZE ESPRESSE DAI SETTORI INDUSTRIALI

I settori più dinamici divennero quindi quelli trainati dalla domanda, di beni di

consumo, privata, interni ed esterni.

La produttività dei tre settori dell’economia varia inversamente al peso del singolo

settore. La produttività dell’economia assume sempre più un andamento simile a

quello della produttività del secondario.

L’elemento nuovo, rispetto al periodo prebellico, è l’apertura dell’economia italiana

agli scambi esteri.

Riducendosi il peso dello Stato nell’economia, ora i settori meccanico, dei mezzi di

trasporto e chimico sono trainati dalla domanda privata.

Il ciclo caratterizzato dai bassi costi del lavoro arriverà a termine con l’esplosione di

una rivolta da parte di lavoratori e studenti in tutto il mondo occidentale, segno della

fine di quel modello di crescita.

Si chiudeva anche l’era della stabilità monetaria con la dichiarazione di non

convertibilità del Dollaro, nel 1971, da parte di Nixon, ponendo fine al regime di

Bretton Woods.

Iniziò una nuova fase segnata dal – i cambi diventano fluttuanti

venir meno di ogni parametro di stabilità: – il prezzo del petrolio, nel 1973,

quadruplica, a causa del cartello dei Paesi produttori.

LA PROGRAMMAZIONE DALLA RICOSTRUZIONE AL MIRACOLO

ECONOMICO

Videro la luce diversi documenti volti a chiarire quale fosse il cammino di sviluppo

previsto, caratterizzati dalla volontà di affrontare, in maniera organica, il problema

dello sviluppo e risolvere i problemi riguardanti: – la disoccupazione;

– il disavanzo della bilancia dei pagamenti;

– gli squilibri nord-sud.

Tuttavia emergeva spesso una sproporzione tra obiettivi proposti e mezzi disponibili.

I comunisti, rinunciando a qualsiasi forma di interventismo statale, rinunciarono alla

richiesta di pianificazione da parte dello Stato; i democristiani d’altra parte insistettero

per orientare le dinamiche economiche verso fini sociali; la destra storica rifiutava una

pianificazione che costringesse le scelte individuali.

Alla fine l’azione pubblica realizzò numerosi interventi settoriali:

programma straordinario di opere pubbliche nel Meridione

 piano settennale per incrementare l’occupazione con la costruzione di case per

 gli operai

riforme fondiarie.

La più completa proposta programmatoria della Sinistra fu il Piano del lavoro,

presentato dalla CGIL nel 1949.

12 12

Mentre si avviavano opere pubbliche per intervenire con strumenti straordinari, la

politica macroeconomica era contraddistinta da una politica di bilancio e di cambio

deflazionistica.

SCHEMA VANONI

Il primo documento programmatorio risultò lo Schema Vanoni, presentato nel 1954:

ipotesi di programmazione globale in cui vi è l’esplicazione di azioni coordinate per

raggiungere un insieme organico di obbiettivi: – creazione di 4 milioni di posti di

lavoro nei settori extragricoli;

– mantenimento a pareggio della bilancia dei

pagamenti; – eliminazione del divario di reddito Nord-Sud.

Tale crescita si fondava su una prospettiva di rapida industrializzazione, alimentata

dalla fuoriuscita dal Primario, nei settori propulsivi e regolatori del sistema (controllati

dal Governo).

Nel frattempo nella Democrazia cristiana veniva meno la forte guida di De Gasperi.

La crescita economica successiva confermò i dati dello Schema: il tasso di crescita

rimase superiore al 5%.

Ciononostante questa rapida crescita continuò ad inasprire il divario tra Nord e Sud, in

cui il reddito pro capite si ridusse del 68%. L’industrializzazione si era ancora

concentrata nell’area nord-occidentale, generando effetti migratori interni.

La rapida industrializzazione risultò incompatibile con la riduzione del divario

Nord-Sud.

In una fase di forte industrializzazione emersero squilibri nell’insieme del sistema

economico.

NOTA LA MALFA

Fu presentata in preparazione di una nuova fase politica ed economica, ponendo

l’accento sui possibili effetti distorsivi di una crescita accelerata.

Evidenziava tre distorsioni – tra agricoltura e industria;

nel modello di sviluppo – tra il Nord-Ovest ed il resto del Paese;

perseguito: – tra consumi pubblici e privati, definiti opulenti.

La Nota affrontava la necessità d’interventi pubblici per creare esternalità favorevoli

alla crescita industriale, ma anche alla ridefinizione della qualità dello sviluppo

economico, favorendo localizzazioni produttive finora marginali. Necessità d’intervento

nel campo dei consumi e dei servizi pubblici, in particolare nell’istruzione.

Si precisava inoltre che la programmazione dovesse riguardare anche investimenti

privati, implicando una sorta di concentrazione, senza però esplicarne le modalità

d’attuazione.

LA PROGRAMMAZIONE NEGLI ANNI DI CRISI

Nel 1962 fu istituita la Commissione nazionale per la programmazione economica

(CNPE) con l’obiettivo di definire un programma poliennale di sviluppo coerente. Il suo

lavoro era orientato a rendere coerenti ed economiche azioni di vasta portata che si

svolgono in settori diversi in vista di finalità di sviluppo civile equilibrato.

Il programma diviene uno schema di compatibilità da aggiustare in continuazione,

dato che il bilancio dello Stato non ammetteva determinate proiezioni.

Il rapporto non fu mai sottoposto a votazione.

Fuà e Sylos-Labini posero in evidenza i gravi squilibri nei consumi che consideravano

necessarie un’indicazione verso gli investimenti pubblici e una più chiara

redistribuzione dei salari, con l’intervento dei sindacati.

Era necessario attivare un’azione straordinarie, con le imprese pubbliche, gestite

tuttavia con gli stessi criteri di mercato con cui erano amministrate le imprese private.

Secondo diversi studiosi la presenza di mercati monopolistici, o comunque fortemente

concentrati, genera situazioni che non possono essere corrette solo con indicazioni o

13 13

interventi straordinari, ma richiedono una pianificazione economica attuata con

strumenti adeguati, come:

• un’efficace legislazione antitrust;

• un sistema organico d’incentivi e disincentivi;

• un nuovo sistema fiscale;

• interventi sul commercio;

• l’istituzione delle Regioni;

• maggiori autonomie locali.

Infine si delineò un’ipotesi di programmazione definita “democratica”: un inestricabile

groviglio per la quale le forze del giovane Centro-Sinistra risultarono subito

inadeguate.

Nel frattempo, l’accelerazione tra il 1958 e il 1962 portò a tensioni inflazionistiche

interne.

Si optò quindi per una fortissima manovra di politica monetaria, messa in atto nel

1963.

Ciò porto ad una diminuzione: – della produzione industriale;

– dei redditi;

– degli investimenti;

– dei consumi;

– dell’occupazione.

Venne quindi predisposto il Piano Giolitti, molto simile allo Schema Vanoni, che però

ebbe vita breve, a causa della crisi ministeriale che si risolse con un nuovo Governo.

Gli obbiettivi non furono raggiunti nonostante un tasso di crescita superiore al 5%.

L’espansione del reddito era stata ottenuta ricercando sostanziali aumenti di

produttività, a parità di capacità installata, piuttosto che espandendo la base

produttiva.

La soluzione fu quella di attribuire le funzioni di programmazione al Ministero del

Bilancio, istituendo l’Istituto per gli studi per la programmazione economica (Ispe),

frantumando la struttura ministeriale. Così il ministero politicamente più fragile si

trova a non avere i poteri delegati, né la forza d’imporre un coordinamento in grado di

dare vita ad una trasformazione delle regole.

Nel 1973 venne presentato il Progetto del secondo programma nazionale, relativo al

1973-77, non p

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
41 pagine
12 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher _dreaaaaa_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'industria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Cafarelli Andrea.