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Le altre forme di impresa
Vi sono, oltre l'impresa personale e l'impresa manageriale, esistono altre 3 forme d'impresa alternative:
- I gruppi di impresa (con particolare riferimento alle forme da questi assunte in Giappone e in Corea)
- Le cooperative
- I distretti
4.1 I gruppi di imprese, gli "zaibatsu" e il modello asiatico
La diversificazione ha rappresentato la via maestra di crescita delle imprese dei paesi di più recente industrializzazione nell'Asia orientale e in Sud America. In questi paesi tuttavia la diversificazione non ha costituito lo sbocco finale della loro evoluzione, ma è stata il frutto della precoce formazione di gruppi di imprese strettamente interrelate (come lo zaibatsu giapponese, i grupos sudamericani e il chaebol coreano) che, anziché specializzarsi in una produzione o in una linea di produzioni correlate, hanno dato vita a un ventaglio di industrie, sovente tecnologicamente non correlate e capaci di mettere
In pratica un'aggressiva politica di espansione sui mercati esteri: una precoce forma di gruppo conglomerato (formato da varie società operanti in settori economici diversi, ciascuna con la propria autonomia giuridica).
In Giappone tra l'epoca dei Meiji e la 2° guerra mondiale lo zaibatsu era, insieme allo Stato, l'istituzione fondamentale nel modello di crescita giapponese.
Lo zaibatsu era un grande gruppo diversificato di imprese, posseduto e controllato da ricche famiglie (Sumimoto, Mitsubishi) di origine mercantile. La sua fortuna si spiegava anche con l'iniziale carenza nel paese di talento manageriale che spingeva un limitato numero di imprese a operare in molteplici settori e con la presenza di un finanziatore forte rappresentato da una house bank, le cui caratteristiche replicavano quelle della banca mista di modello tedesco.
La democratizzazione dell'economia giapponese dopo l'occupazione americana successiva
industrie giapponesi. Per formattare il testo utilizzando tag html, puoi seguire le seguenti indicazioni: - Utilizza il tag per formattare il numero "2" come "2°" - Utilizza il tag per evidenziare le parole "zaibatsu", "keiretsu", "automobile" e "elettronica" - Utilizza il tag- per creare una lista puntata per le caratteristiche comuni degli zaibatsu e dei keiretsu
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Ecco il testo formattato con i tag html:
La sconfitta nella 2° guerra mondiale portò allo smantellamento degli zaibatsu. Con il ritorno della sovranità (1952), il governo giapponese tornò a favorire la formazione di gruppi di imprese ora denominati keiretsu, per l'assenza del controllo famigliare. Essi si differenziavano dai precedenti zaibatsu sostituito da una sempre più densa rete di partecipazioni incrociate fra le imprese del gruppo. Nuovi gruppi di imprese si andarono affiancando ai vecchi (la maggior parte dei quali venne ricostituita), raggiungendo un'elevata competitività in settori quali l'automobile (Toyota) o l'elettronica (Sony). Gli zaibatsu e i keiretsu avevano caratteristiche comuni:
- L'aspetto della flessibilità nella gestione è elemento essenziale.
industrie che facevano parte dell'impresa/gruppo. L'organizzazione del lavoro veniva (e viene) gestita non a livello centrale ma a livello delle singole unità produttive in ciascuna delle quali erano presenti uno o più ingegneri. La gestione, centrata a livello di singola officina, non si è quindi sviluppata sul principio della divisione funzionale del lavoro, ma piuttosto sulla base di un sistema di lavoro collettivo, reciproco e sinergico, per il quale l'obiettivo di produzione non viene affidato a un singolo, ma a un gruppo di lavoratori, le cui funzioni sono intercambiabili.
Nella sua forma attuale, il modo di produzione giapponese è strutturato in un sistema di gruppi di imprese organizzate a piramide al centro del quale vi è un'impresa nucleo (l'azienda guida) che esercita il coordinamento pianificato delle attività di gruppo, ovvero delle aziende satelliti, spesso di dimensioni ridotte, che agiscono da subappaltatrici.
dell'impresa principale. Fra aziende guida e aziende satelliti vi è completa collaborazione e un continuo flusso di tecnologia, di maestranze e di manager. 17 si indica il periodo di 45 anni di regno dell'imperatore Meiji, dal 23 ottobre 1868 al 30 luglio 1912. 18 Attualmente è presente in numerosi settori industriali, tra cui la metallurgia (Mitsubishi Heavy Industries), la petrolchimica (Nippon Oil), la chimica fine (Mitsubishi Chemical), la lavorazione del vetro (Asahi Glass), la produzione di automobili (Mitsubishi Motors Corporation), la cantieristica navale, l'aeronautica, l'elettronica (Mitsubishi Electric) e l'agroalimentare (Kirin Brewery). È inoltre presente nel settore immobiliare con la Mitsubishi Real Estate, ed è maggiore azionista di alcune delle principali banche del Paese. 49- Questa migliore organizzazione del lavoro in cui i lavoratori collaborano nel perseguimento dei comuni fini aziendali e che prevede il coinvolgimento diretto.degli operai nella fase produttiva e organizzativa ha consentito al Giappone di diventare il paese all'avanguardia in sistemi di produzione innovativi quali il just in time, i controlli di qualità e la specializzazione flessibile.
Il chaebol coreano- Il chaebol coreano ricalca nelle sue linee essenziali lo zaibatsu.
Definizione: Esso è formato da un gruppo di imprese diversificate a proprietà famigliare molto simili agli zaibatsu; i chaebol, a differenza degli zaibatsu non potevano però controllare banche e ciò dà al governo la possibilità di controllare il processo di industrializzazione e di guidare le scelte decisionali (attraverso finanziamenti governativi).
Le basi per il sistema dei gruppi coreani vennero poste nell'immediato dopoguerra, quando l'ingresso delle grandi famiglie in attività economiche sostitutive delle importazioni vennero facilitate dall'acquisizione a condizioni favorevoli di
proprietà confiscate ai giapponesi (che avevano colonizzato la Corea fino alla seconda guerra mondiale) o dai prestiti americani. - Grazie alla diversificazione spinta, all'aggressiva politica commerciale e agli investimenti incapacità manageriali, i chaebol hanno registrato una crescita impressionante (Samsung, Daewoo, Hyundhai). Altri gruppi di imprese. - I gruppi di imprese non rappresentano una esclusiva dell'Estremo Oriente: sempre caratterizzati da controllo famigliare, essi si ritrovano più o meno in tutti i paesi ad industrializzazione tardiva dell'area del Pacifico, in India e in America Latina: in particolare in Sud America nascono i grupos, imprese multisocietarie che operano su diversi mercati ma con la gestione finanziaria e imprenditoriale unificata. - La presenza dei gruppi non va sottovalutata nemmeno nei paesi più sviluppati, in Francia, in Svezia e in Germania. In Italia, poi, la diffusione di tale forma di organizzazione ha solide radici storiche.
Tanto da essere identificata come una caratteristica strutturale del nostro sistema economico.
4.2 Forme flessibili di produzione: reti di imprese e distretti
Negli anni 1980 sono usciti degli studi che hanno mostrato come la specializzazione flessibile - ovvero l'organizzazione della produzione in reticoli territoriali di piccola impresa - ha offerto un'alternativa storica altrettanto efficiente alla produzione di massa nel corso del 1900.19 Il just in time (spesso abbreviato in JIT), espressione inglese che significa "appena in tempo", è una filosofia industriale che ha invertito il "vecchio metodo" di produrre prodotti finiti per il magazzino in attesa di essere venduti (detto logica push) nella logica pull secondo cui occorre produrre solo ciò che è stato venduto o che si prevede di vendere in tempi brevi. In termini più pragmatici, ma anche riduttivi, è una politica di gestione delle scorte a ripristino che utilizza
Metodologie tese a migliorare il processo produttivo, cercando di ottimizzare non tanto la produzione quanto le fasi a monte, di alleggerire al massimo le scorte di materie prime e di semilavorati necessari alla produzione. In pratica si tratta di coordinare i tempi di effettiva necessità dei materiali sulla linea produttiva con la loro acquisizione e disponibilità nel segmento del ciclo produttivo e nel momento in cui debbono essere utilizzati.
Oppure di un sistema industriale costituito da piccole e medie imprese specializzate, da contrapporsi alle fabbriche di stampo fordista ricordate tutt'oggi per le mastodontiche dimensioni.
La flessibilità non è una caratteristica nuova nella storia dell'industria mondiale. Essa aveva già rappresentato la stessa ragion d'essere della manifattura a domicilio dell'età preindustriale. È stata il tratto dominante dell'industria tessile svizzera e di larghi settori della
manifattura italiana era concentrata nei distretti industriali. I distretti industriali sono caratterizzati dalla presenza di un insieme di imprese che operano nello stesso settore produttivo e che sono collegate tra loro da relazioni di collaborazione e competizione. Questa forma di organizzazione produttiva ha permesso alle imprese di ottenere vantaggi competitivi, come la condivisione di conoscenze e risorse, la specializzazione produttiva e la flessibilità organizzativa. I distretti industriali italiani si sono sviluppati principalmente nel settore manifatturiero, in particolare nel tessile, nell'abbigliamento, nelle calzature, nel pellame, nella lavorazione del legno, nella produzione di mobili, nella cartotecnica, nella plastica, nella ceramica e nel vetro. Questi settori sono stati tradizionalmente importanti per l'economia italiana e hanno contribuito in modo significativo all'occupazione e alla crescita economica del paese. La presenza dei distretti industriali ha favorito la creazione di un sistema produttivo integrato e dinamico, in cui le imprese si sono specializzate in specifiche fasi del processo produttivo e hanno sviluppato competenze distintive. Questo ha permesso loro di competere con successo sui mercati internazionali, offrendo prodotti di alta qualità e innovativi. Tuttavia, negli ultimi anni i distretti industriali italiani hanno affrontato diverse sfide, come la concorrenza internazionale, i cambiamenti tecnologici e la riduzione della domanda interna. Per affrontare queste sfide, le imprese dei distretti industriali stanno cercando di diversificare la loro produzione, di investire in innovazione e di migliorare la qualità dei loro prodotti. In conclusione, i distretti industriali italiani rappresentano un importante modello di organizzazione produttiva, che ha contribuito in modo significativo all'economia e alla società italiana. Tuttavia, per mantenere la loro competitività, è necessario continuare a investire in innovazione e adattarsi ai cambiamenti del mercato globale.Manodopera del settore manifatturiero.
Definizione (formulata da Giacomo Beccantini): Il distretto industriale può essere definito come un'entità socioterritoriale caratterizzata dalla compresenza attiva di una comunità di persone e di un'agglomerazione di imprese, in generale di piccola e media dimensione, ubicate in un ambito territoriale circoscritto e storicamente determinato, specializzate in una o più fasi di un processo produttivo e integrate mediante una rete complessa di interrelazioni di carattere economico e sociale. A queste caratteristiche "locali", il distretto aggiunge una rete stabile di collegamenti con i suoi fornitori e i suoi clienti al di fuori del distretto, ampliando gradualmente la sua azione fino a raggiungere una dimensione regionale, ma in certi casi anche nazionale e internazionale.
Gli elementi che caratterizzano il distretto sono 4:
- La comunità di persone, che incorpora un sistema omogeneo di valori