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I CARATTERI DELLA CONTESTAZIONE
Un evento planetario•Con l’espressione “il sessantotto” la storiografia definisce un fenomeno sociale e culturale molto complesso, che in realtà copre quasi un decennio:dal 1964, quando gli studenti dell’università californiana di Berkeley dettero vita a una protesta radicale contro l’organizzazione autoritaria degli studi, fino alla metà del decennio successivo, quando si spensero gli ultimi focolai di lotte studentesche in Europa. Questo fenomeno trovò il suo acme nel 1968. in quell’anno, non solo le manifestazioni studentesche si generalizzarono a livello mondiale, ma esse si saldarono con imovimenti operai e la mobilitazione di gruppi etnici minoritari, come i neri in Usa. La rivolta dei giovani si declinò nei diversi contesti nazionali con ragioni e dinamiche diverse; scaturiva però da una frattura generalizzata su scala internazionale tra le aspettative di un ordine
come una rivolta contro l'ordine sociale esistente, che sembrava aver tradito le promesse di progresso e benessere. I giovani manifestavano il loro dissenso attraverso proteste di massa, occupazioni di università e fabbriche, e scontri violenti con le forze dell'ordine. La globalizzazione, intesa come l'interconnessione economica, politica e culturale tra i paesi del mondo, era uno dei principali obiettivi di critica dei movimenti giovanili. Essi denunciavano l'espansione del capitalismo e la sua tendenza a concentrare ricchezza e potere nelle mani di pochi, a discapito delle masse. Ma la globalizzazione stessa ha contribuito a creare le condizioni per la mobilitazione giovanile. La diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, come la televisione e la stampa, ha permesso ai giovani di essere informati su ciò che accadeva in altre parti del mondo e di entrare in contatto con idee e movimenti simili. Inoltre, la globalizzazione ha favorito la formazione di una coscienza globale, basata sulla consapevolezza che le sfide che l'umanità affronta, come la povertà, l'insicurezza e l'insicurezza ambientale, sono problemi comuni che richiedono soluzioni globali. La protesta giovanile degli anni '60 e '70 ha avuto un impatto duraturo sulla società. Ha contribuito a promuovere l'uguaglianza di genere, i diritti civili e la protezione dell'ambiente. Ha anche influenzato la cultura e l'arte, con l'emergere di nuovi movimenti artistici e musicali che riflettevano le idee e le aspirazioni dei giovani. Tuttavia, la protesta giovanile non è riuscita a realizzare completamente le sue ambizioni di una società più giusta e libera. Le disuguaglianze economiche e sociali persistono, così come le minacce alla pace e all'ambiente. La sfida per le generazioni future è quella di continuare a lottare per un mondo migliore, utilizzando nuovi strumenti e approcci per affrontare le sfide del nostro tempo.come fenomeno transnazionale, che nel suo stesso farsi metteva in luce quella "piccolezza del mondo" generata non solo dalla progressiva mondializzazione del capitalismo, ma anche dalla globalizzazione del sistema delle comunicazioni di massa. La rivolta giovanile coinvolse Usa, Germania, Francia, Italia, dilagò nei paesi comunisti, Polonia, Iugoslavia, Cecoslovacchia, Cina; toccò infine le periferie sottosviluppate del mondo con le manifestazioni del 1968 degli studenti messicani nella piazza delle Tre culture, disperse con inaudita violenza dalla polizia. Questa circolarità mondiale del fenomeno risulta incomprensibile se non si tiene conto della trasformazione del mondo in un villaggio globale, unificato non solo dalla produzione di massa, ma anche dall'enorme espansione delle telecomunicazioni: non è casuale il fatto che proprio nel 1968 la televisione inaugurasse le mondovisione.
Il rifiuto del consumismo
Il carattere planetario del
Sessantotto modellò l’immaginario collettivo dei soggetti coinvolti, nel senso che gli studenti e i giovani operai che si mobilitarono ai quattro angoli del mondo erano consapevoli di questa dimensione della loro protesta ed esprimevano una “mentalità planetaria”, vale a dire un modo di percepire se stessi e le cose collocati all’interno del globo. Questa mentalità scaturiva in prima istanza dalla omologazione promossa dalla diffusione dei consumi di massa. I consumi su scala mondiale omologavano i comportamenti, producevano stereotipi e identità trasversali che mettevano in connessione, al di là delle frontiere e delle tradizioni culturali nazionali, linguaggi e stili di vita di una nuova generazione di consumatori planetari. Ma la circolazione delle merci su scala mondiale implicò anche la diffusione di atteggiamenti critici nei confronti dei modelli consumistici che comportarono insoddisfazione, crescente estraneità
Rifiuto nei confronti dell'opulenza mercificata. La cultura di massa
Già a partire dei primi decenni del Novecento il mercato in espansione aveva puntato a conquistare le famiglie facendo leva sulla gioventù e l'infanzia, con prodotti pubblicitari che si presentavano come portavoce della nuova generazione. È un processo che contribuisce a incrinare il dogma dell'autorità dei genitori: in una famiglia meno gerarchica, i figli possono più facilmente contrastare la resistenza adulta ai nuovi stili di vita. Due furono i laboratori di temi e immagini, in particolare la musica e i film. È del 1951 "The wild one" (Il selvaggio), del 1954 "Rebels without a cause" (Gioventù bruciata). L'anno dopo, il film "Black board Jungle" lancia in testa alle vendite "Rock Around the clock" di Elvis Presley. A calamitare l'identificazione dei teen-agers è l'abbinamento fra suono e immagine.
fra il corpo e la voce di Presley, il suo rifarsi ai ghetti, il suo agitarsi sul palcoscenico al modo dei cantanti neri, il suo aspetto adolescenziale vagamente effeminato: gli stessi aspetti che sembrano oltraggiosi al mondo adulto. Il secondo filone è quello della Beat Generation (“generazione battuta”, ma i protagonisti preferivano il significato di beata, dal latino beatus), un fenomeno prima letterario, poi sociale. Gli ispiratori furono narratori e poeti come Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Lawrence Ferlinghetti, che intrecciarono alla ricerca di nuove forme espressive il rifiuto dell’Occidente tecnologizzato e aggressivo, il culto dell’amicizia, l’amore per il jazz e il buddismo zen, l’uso di droghe e alcool per ampliare le capacità percettive; che scelgono la precarietà lavorando saltuariamente, vivendo mentalmente e spesso materialmente “sulla strada” (On the road è il titolo del piùFamoso libro di Kerouac). E’ anche attraverso questi trenta-quarantenni nemici della “meccanicizzazione della anime” che un’intera generazione incontra il pacifismo, l’anticonsumismo, l’Oriente, l’identificazione con i diseredati, le droghe leggere, la voglia di stare insieme e di cogliere l’attimo fuggente, quell’elemento importantissimo che è la passione per i viaggi. Da questi ambienti viene il movimento della “libera presa di parola” che si esprime in pubblicazioni e film underground (“sotterranei, m perché prodotti al di fuori dei circuiti ufficiali) e il movimento hippy (dall’americano hip, “alla moda”), che esprime la sua estraneità attraverso l’imitazione del look dei pellerossa e dei neri, i capelli lunghi, i vestiti a poco prezzo, unisex, colorati e scintillanti, l’amore per la campagna, il famoso slogan “fate l’amore e non la guerra” e le comuni alternative,
Nuove forme di convivenza fondate non sui legami familiari ma sulla libera scelta di associarsi e sul progetto di sperimentare rapporti e ruoli diversi. La cultura baet riesce a incidere sull'opinione pubblica americana, alcuni autori sono considerati dalla critica letteraria e hanno qualche eco nei paesi dell'Est. Nel mondo anglosassone, la distinzione fra cultura di élite, di massa, "di intrattenimento" è meno rigida che nell'Europa continentale, e consente di prendere e mischiare punti dell'una e dell'altra. Per quanto riguarda l'influenza delle controculture rock sul movimento studentesco, alcuni studiosi la considerano limitata, altri la vedono come fattore essenziale, resta il fatto che questi movimenti giovanili reagiscono con un tentativo di "secessione": è il primo a delinearsi di un esodo che non si fonda sulle etnie o sui localismi, e che cerca di costruire negli interstizi dell'organizzazione.
post-bellico implicava la diffusione della scolarizzazione di massa. Negli anni '50 e '60, il mondo industrializzato vede un enorme incremento della frequenza in tutti gli ordini di scuole. Non è solo effetto del baby-boom, ma di scelte di governo; l'istruzione viene ora considerata una delle forme più importanti di servizio sociale, un diritto umano fondamentale, uno strumento irrinunciabile per l'uguaglianza delle opportunità. Mentre cresce l'investimento delle famiglie nella scuola, si fa strada la tendenza ad eliminare la separazione fra indirizzi di formazione culturale e indirizzo di avviamento al lavoro, ad aumentare l'età dell'obbligo scolastico, a sovvenzionare gli studenti degli strati più poveri. Molte cose, però, restano sulla carta. Spesso manca un rinnovamento dei metodi e dei programmi; in vari Paesi non ci sono strutture adeguate. Ad ogni modo, i giovani erano stati posti nella condizione
psicologica ed esistenziale di muoversi da protagonisti, rivendicando maggior potere e la possibilità di porsi come classe dirigente di un processo di trasformazione dello stato di cose presente. In tutto