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L’eunomia, “buon governo” spartana, durò a lungo: oltre cinque secoli; in tutto questo tempo, l’immagine di
immutabilità, che gli Spartani stessi e i loro ammiratori coltivavano, non regge a un’analisi un po’ approfondita.
Nondimeno, è impossibile negare una notevole stabilità all’ordinamento della polis. Come è certo che essa raggiunse
ciò a cui, in fin dei conti, mirava: tenere sotto controllo la condizione potenzialmente esplosiva degli iloti con il
mantenimento di un esercito oplitico professionale, eccezionalmente ben addestrato.
In questo capitolo:
la struttura sociale di Sparta affonda le sue origini nella conquista della Messenia, realizzata alla fine
dell’VIII secolo; la trasformazione degli abitanti della Messenia in iloti rese necessaria la
militarizzazione dei cittadini spartani di pieno diritto. 24
In età storica, al vertice delle istituzioni spartane troviamo 2 re, 5 efori eletti annualmente e 28
anziani che, insieme ai due re, andavano a comporre la gherusia. Gli spartiati si riunivano invece
nell’apella.
La società spartana era divisa in te gradi gerarchici (spartiati, perieci, iloti).
Il sistema educativo spartano, che lasciava pochissimo spazio formativo alla famiglia, era destinato a
creare soldati professionali perfettamente addestrati.
Cap. 11
La nascita di una grande potenza:
Atene in età arcaica
1. L’atenocentrismo delle fonti
Dopo Sparta, è inevitabile concentrare la nostra attenzione su Atene. Le due città, “i due occhi della Grecia”, come
diceva un’espressione proverbiale, divennero in età classica le più potenti del mondo greco e rappresentarono, per gli
stessi Greci, dei fondamentali punti di riferimento ideologici e culturali. Ma Atene ha sempre avuto un vantaggio su
tutte le altre città greche: il suo straordinario rigoglio culturale in età classica, che le ha dato, quello che potremmo
chiamare i monopolio dell’informazione. Gran parte delle fonti a nostra disposizione per la storia greca ha a che fare
direttamente o indirettamente con Atene. E’ per questo che il pericolo di scrivere una storia atenocentrica, può essere
evocato ma difficilmente evitato.
2. Gli oscuri inizi
Gli unici elementi sicuri della storia arcaica di Atene provengono dall’indagine archeologica. Essi ci descrive un centro
evoluto, nell’età micenea, come soprattutto nelle Dark Ages, quando la ceramica geometrica ateniese raggiunse un
livello insuperato. All’aumento demografico dell’VIII secolo che porta all’occupazione dell’intera penisola Attica, segue
però un periodo di stagnazione, che dura per tutto il VII secolo. Una tradizione letteraria ricca quanto confusa e
inaffidabile ha cercato di coprire la mancanza di documentazione con l’elaborazione “a tavolino” di un’evoluzione
costituzionale della polis ateniese. A una fase monarchica, cui corrispondono una dozzina di nomi di re, in gran parte
privi di consistenza storica, si sarebbero succeduti governi retti da arconti, prima eletti a vita, poi in carica per dieci
anni, infine annuali. Dietro tali ricostruzioni, si nasconde, come unico dato certo, il dominio esclusivo di un gruppo
ristretto di famiglie aristocratiche. Il centro del potere nella città era, e rimase a lungo, l’Areopago, il consiglio degli
anziani che raccoglieva tutti gli ex arconti, una volta decaduti dalla carica. Il momento fondamentale della storia
arcaica di Atene è quello della creazione di una sola polis che riunì tutti i centri dell’Attica, con la conseguente
unificazione politica della regione.
2.1 Cilone e Dracone
La situazione ad Atene, nel corso del VII secolo, era tutt’altro che stabile e pacifica. E il momento di crisi si riflette
anche nel primo episodio della storia ateniese che sia possibile in qualche modo ricostruire. Esso ebbe luogo quando
l’aristocratico Cilone, genero del tiranno di Megara Teagene, cercò di impadronirsi del potere nella città e farsi a sua
volta tiranno. Il tentativo fallì e gran parte degli amici di Cilone venne giustiziata.
Alcuni anni dopo, nel 624, l’ateniese Dracone promulgò un codice di leggi destinato a divenire famoso. E’ possibile che
tra i due avvenimenti ci sia stato un collegamento, nel senso che il varo di una legislazione fu forse un tentativo di
pacificare le fazione della città ancora scosse dal tentativo di Cilone.
3. Solone il mediatore
La documentazione a disposizione permette di descrivere la crisi della società ateniese del VII secolo solo in termini
generici. La crisi riguardava essenzialmente l’assetto della proprietà agraria, che aveva subito un processo di
accentramento nelle mani del ristretto gruppo degli Eupatridi. Il modo scelto per cercare di uscire dalle difficoltà,
senza cadere nella guerra civile, fu quello di affidarsi a un arbitro scelto all’interno della comunità cui furono offerti
pieni poteri.
Tale personalità fu Solone, appartenente a una famiglia aristocratica e assai benestante, di mezza età, aveva
acquistato notorietà tra gli ateniesi grazie alle sue composizioni poetiche, che descrivevano la difficile situazione
25
politica e sociale della polis. Solone venne eletto arconte con un mandato che prevedeva poteri vastissimi, fu dipinto
dalla tradizione successiva come un mediatore tra ricchi e poveri. Quel poco che si possiede come fonte è sufficiente a
definirlo una delle figure più importanti della storia greca arcaica.
3.1 Solone pensatore politico
Solone stabilì alcuni punti fermi nella riflessione politica:
I problemi della comunità possono essere affrontati e analizzati senza ricorrere a spiegazioni o mediazioni
divine.
Tutti i membri della comunità concorrono con il oro operato al buon ordinamento della comunità stessa.
Perché la comunità funzioni nel migliore dei modi, ciascuno deve rinunciare a eccessive ambizioni personali e
sacrificare una parte del personale vantaggio nell’interesse della collettività.
Si tratta di principi fondamentali, che vanno in direzione della progressiva erosione dello spazio privato a favore di
uno spazio pubblico.
3.2 Le riforme di Solone: la seisachteia
I provvedimenti introdotti da Solone, secondo la tradizione, sarebbero stati raccolti in un vastissimo e minuzioso
codice di leggi. IL fulcro dei suoi interventi riguardò il regime fondiario. Solone estinse per legge i debiti contratti dagli
Ateniesi verso qualsiasi concittadino (è quella che viene chiamata seisachteia, “scuotimento dei pesi”, i pesi
insostenibili dei debiti), restituendo a ciascuno le terre si sua proprietà e addirittura cercando in tutta Grecia quanti
erano stati venduti come schiavi per riscattarli. Tali provvedimenti suscitarono il malcontento degli Eupatridi, d’altra
parte Solone scontentò anche la parte più povera della cittadinanza ateniese, che sperava in un ben più radicale
intervento, vale a dire nella redistribuzione di tutte le terre dell’Attica. Ciò avrebbe comportato una vera e propria
rivoluzione, estranea al pensiero di Solone, il quale riteneva che gli aristocratici dovessero mantenere il loro privilegi e
il controllo della cosa pubblica, ma in un regime di maggiore equità e giustizia sociale.
3.3 Altre riforme attribuite a Solone
Una famosa riforma attribuita a Solone divise la cittadinanza ateniese in quattro classi censitarie, basate sul redimento
della terra: si ebbero così i pentacosiomedimni, coloro le cui terre raggiungevano 500 medimni di prodotti; i cavalieri,
300 medimni; gli zeugiti, 200; i teti, sotto tale produzione. Tale ripartizione corrispondeva, di fatto alla tradizionale
divisione della cittadinanza tra i ricchi, la classe oplitica, e il resto della popolazione di scarse risorse economiche. A
tale assetto Solone si sarebbe limitato ad aggiungere la classe dei più abbienti, i pentacosiomedimni, cui sarebbero
state riservate le più alte magistrature.
Come accade alle figure entrate nella leggenda, i precisi contorni della figura di Solone ci sfuggono. Egli non volle farsi
tiranno, non fu un rivoluzionario e pensava che i più fortunati per nascita o censo, dovessero avefre anche le maggiori
responsabilità all’interno della comunità. Ma il concetto di giustizia sociale e di responsabilità collettiva fecero passi in
avanti grazie alla sua opera.
4. Pisistrato
Pochi anni dopo l’arcontato di Solone, Atene era di nuovo in preda all’anarchia. Di un tale stato di divisioni approfittò
Pisistrato, un aristocratico, giovane, ricco, ambizioso e senza scrupoli che si era distinto durante la guerra contro
Megara; la notorietà così acquisita fu rafforzata da una politica volta a ingraziarsi i meno abbienti tra i cittadini.
Pisistrato riuscì a farsi per la prima volta tiranno nel 560 ma fu cacciato e rientrò ad Atene grazie a una spregiudicata
alleanza con la grande e potente famiglia ateniese degli Alcmeonidi, sancita da un matrimonio. La rottura dell’accordo
costrinse Pisistrato alla fuga. Alcuni anni dopo, grazie ad un esercito privato che le grandi disponibilità finanziarie
dovute al possesso di miniere d’argento in Tracia, e l’amicizia con aristocratici di molte città, gli avevano permesso di
raccogliere, sconfisse un debole esercito ateniese e prese possesso della città, questa volta per mantenere il potere
fino alla morte.
Pisistrato fu un tiranno privo di quei tratti violenti e paranoici che connotano l’immagine di tanti uomini che
detengono il potere assoluto; governò rispettando l’assetto istituzionale ateniese e migliorando per molti aspetti la
città, tanto da parlare di una età dell’oro. Della sua azione di governo si può schematicamente ricordare:
Lo sviluppo edilizio della città
La sollecitudine nei confronti della campagna: il miglioramento delle vie di comunicazione tra Atene e le varie
zone dell’Attica, la concessione di aiuti ai piccoli proprietari terrieri, l’istituzione di giudici itineranti per non
costringere i contadini dell’Attica a recarsi ad Atene per ottenere giustizia. 26
Il suo potere era così saldo che alla sua morte nel 528 nessuno si oppose a che esso restasse nell’ambito della
famiglia, guidata dal figlio maggiore Ippia e da suo fratello Ipparco. Il primo momento di crisi si ebbe quando due
giovani aristocratici uccisero Ipparco; il governo di Ippia si fece allora più sospettoso e i suoi rapporti con la
popolazione di Atene si deteriorarono. Nel 510 assediato sull’acropoli dopo una breve resistenza accettò di
allontanarsi dalla città: il dominio dei Pisistratidi era durato mezzo secolo.
5. Le riforme di Clistene
Nell’assedio all’acropoli che portò Ippia a lasciare il potere c’era stato l&r