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In età arcaica la cultura progredisce
(scultura, decorazione vascolare, architettura e urbanistica), nasce la riflessione sul passato e la storiografia, la filosofia (tentativi di spiegazione globale del mondo e del posto dell'uomo qui), sviluppo possibile grazie ai contatti con l'oriente (come per la polis microasiatica di Mileto, primo centro culturale dell'arcaismo). La scrittura era sì utilizzata, ma i testi venivano recepiti oralmente (accompagnate da musica e danze), la poesia era un veicolo di comunicazione nella società non solo diletto (poeti importanti Alceo, Solone e Teognide). Siracusa acquista importanza dal V, come Agrigento, Sibari, Crotone, Taranto. In queste comunità di frontiera le vicende sono legate ai rapporti con gli indigeni e le potenze esterne (Etruschi e Cartaginesi). Emerge il tiranno per arginare violenti e insanabili conflitti. Sibari nel VI è la più importante in magna Grecia (polis dell'eccesso).
Mentre guidata dal tiranno Telys, Crotone (ristretta oligarchia) le dichiara guerra (spinta dalla solita rivalità e spinte di aristocratici sibariti a Crotone, tra cui Pitagora da Samo, per sfuggire a Policrate). Nel 520 vince Crotone e Sibari viene distrutta. I sibariti superstiti tentano di ricostruire la città e chiedono aiuto a Pericle d'Atene per rifondarla. Pericle accetta ma dopo contrasti fonda Turi senza la partecipazione dei sibariti stessi. Nel 444, Erodoto riporta che uomini da tutta la Grecia, con forte influenza ateniese, furono accolti a Turi. Pitagora, portatore di ideali comunitari e valori ambiziosi sul piano individuale, fu costretto a emigrare e fu accolto a Metaponto, dove si rafforzò l'influenza dei circoli pitagorici. Aristodemo a Cuma instaura una tirannide antiaristocratica, poiché la Campania doveva difendersi dagli Etruschi. Successivamente, Aristodemo muore e interviene il tiranno di Siracusa, Ierone. Taranto è stata sconfitta dai locali Iapigi, secondo Erodoto il più grande massacro dei greci. Nelle poleis.di Sicilia le oligarchie tirrene del VI sono in contrasto con indigeni (siculi siracusani esicani agrigentini) e cartaginesi. Sorgono tirannidi come Panezio a Leontini e Falaride ad Agrigento(preseunta crudeltà). Dorieo (fratello di re spartano Cleomene) vuole stanziarsi in Eraclea (respintoda cartaginesi e indigeni elimi di Segesta ed Entella). Cleandro aristocratico instaura tirannide a Gela(505) rovesciando oligarchia, poi potere a fratello Ippocrate che conquista molte poleis fino a Zancle(Messina), muore. A Zancle tiranno Anassila (unire Zancle e Reggio per qualche tempo). Gelone fucomandante di cavalleria di Ippocrate e gli succede. Terone (Emmenide) prende potere ad Agrigentoe si allea con Gelone. Questo occupa Siracusa (Gela lasciata a fratello Ierone) che conobbe una forzatacrescita demografica (trasferimento da Megara Iblea e Camarina e stessa Gela). Terone scacciatiranno filocartaginese Terillo di Imera, i cartaginesi invadono l'isola, nel 480 l'esercito.guidato da Amilcare si scontra con Terone e Gelone perdendo. Gelone muore, Ierone rifonda Catania e vi mette il tiranno-ecista Aitna (476). Ierone interviene a Cuma e batte gli etruschi (474). Poi muore e il terzo fratello Trasibulo costretto alla fuga nel 466. La struttura della cittadinanza delle poleis era più instabile della Grecia continentale nelle poleis magno greche per gli indigeni; i cartaginesi, solitamente non minacciosi, furono sfruttati per compattare il fronte interno; la ricchezza dei tiranni è un tentativo di legittimarsi dei sicelioti al centro della grecità. Dopo i tiranni si reinstaurano regimi costituzionali come oligarchie moderate (rivolte dei mercenari che non hanno più i privilegi concessi dai tiranni). Ducezio (nobile siculo) fonda uno stato federale ma una sconfitta lo porta supplice a Siracusa che lo risparmia (ellenizzazione dell'aristocrazia indigena) esilia a Corinto. Nel 448 torna in Sicilia e fonda a nord Calatte. Siracusa ha unUn manifesto della democrazia ateniese (nell'amministrazione si qualifica rispetto alla maggioranza), diretta, non come la nostra rappresentativa. Dopo l'abolizione dei poteri dell'areopago del 461 il potere era totalmente dei cittadini (maggioranza tramite regolari votazioni) con un tasso di partecipazione elevato e l'identità basata sull'essere cittadino (organi stessi delle riforme clisteniche). Quasi tutte le magistrature erano assegnate per sorteggio (tranne collegio dei 10 strateghi per operazioni militari e qualche magistratura finanziaria che tenevano ingenti somme), anche l'arcontato (il più prestigioso) essendo il criterio più democratico esistente (possibile per ogni cittadino inserito in liste di volontari, alcuni preferivano tenersi indisperte, dal IV c'è professionalizzazione politica). Il cittadino che partecipa alla vita pubblica è pagato per farlo (tempo sottratto al lavoro compensato), prima solo i
giudici popolari, poi magistrati, poi ogni cittadino dell'ekklesia (paga non alta). La remunerazione secondo la tradizione è introdotta da Pericle che non riesce a competere con Cimone che manteneva le sue clientele con "beneficienza", ma favorì il moltiplicarsi di fannulloni. Con la legge sulla cittadinanza del 451 lo era chi generato da madre e padre ateniesi, per non allargare troppo questa cerchia nel 446 5000 furono privati della cittadinanza. La potenza ateniese, basata sulla flotta, permette ai rematori (poveri) di guadagnare un soldo e li legittima a partecipare alla vita politica (armi=diritto politico); la retribuzione delle cariche era costosa vista anche l'assenza di tasse cittadine (poi forme di tassazione ai più abbienti), garantita dai proventi dell'impero. Nel V i tribunali simboli di città erano formati da 6000 cittadini sorteggiati (giurie popolari che emettevano sentenze su questioni di vita quotidiana e
anche su importanti processi politici), nonprofessionisti. L'assemblea è sovrana ma ci si poteva opporre a una sua delibera appellandosi ai tribunali (inappellabili). Pericle (figlio di Santippo comandante a Micale e di Agariste alcmeonide nipote di Clistene), colto, abile oratore e carismatico, Tucidide ne da un ritratto più che positivo. Gli aristocratici però abbandonarono gradualmente la vita pubblica (non presentandosi alle assemblee o ai tribunali) e il loro dibattito politico era chiuso nei simposi e nelle eterie (esclusivi club aristocratici). Gli aristocratici che collaborarono con la democrazia furono principalmente Pericle ed Alcibiade. In due casi l'opposizione oligarchica cercò di prendere potere ma sempre si ruppe il fronte tra i più estremisti e i fautori di una democrazia oplitica moderata. Inizialmente uniti organizzarono un primo colpo di Stato nel 411 guidati da Antifonte (legale, l'assemblea terrorizzata approvò).Gli stessi provvedimenti che le tolsero potere: il governo passa a 400 membri scelti per cooptazione tra oligarchici, è abolita la retribuzione delle cariche pubbliche e la cittadinanza va a solo 5000. La rivolta dell'Eubea.