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Negli ultimi anni sel suo regno il Gonada contrastò etoli ed achei che riuscirono a strappargli però
Corinto.
Alla sua morte successe Demetrio II che ebbe breve regno (239-229), passando poi ad Antigono
Dosone, reggente dell'ancora troppo giovane Filippo; Dosone si alleò con gli achei, creando una
grande alleanza contro Sparta, guidata dalla Macedonia. Una grande vittoria contro la città fu nel
222, stesso anno della morte del Dosone che lasciò sul Trono Filippo V, con l'ingrato compito di
aver a che fare con la crescente potenza di Roma.
L'Egitto invece acquisì subito una precisia fisionomia, infatti già da Tolomeo I, re dal 305, questi
provò ad inserirsi in linea di continuità con i faraoni del passato, dedicandosi soprattutto al
sonsolidamento dell'egitto stesso, senza mai tentare di riunificare l'impero di Alessandro.
I conflitti furono per il dominio dell'Egeo con la Macedonia e per la Celesiria con i Seleucidi.
I primi scontri per quest'ultima regione ci furono gia dal 280-279 tra Tolomeo I e Antioco I
(successore di Seleuco), dalle quali scaturirono le guerre Siriache che si conclusero definitivamente
nel 168 con l'intervento di roma. Malgrado l'asprezza dei conflitti mai si intaccarono i nuclei dei due
regni.
La III guerra Siriaca fu dal 246-241 e fu innescata da problemi di successione sul trono
Seleucide, sul quale si stabilì Seleuco II, ma che decretò il successo di Tolomeo III Evergete.
L'Egitto perse terreno con il debole Tolomeo IV filopatore, contrastato da Antioco III; Filopatore
riuscì a salvarsi vincendo la battaglia di Rafia nel 217, conservando anche la Celesiria ma
risultò indebolito, infatti perdeva l'egemonia sull'Egeo presa dalla crescente forza di Rodi.
I Seleucidi, invece, avevano conquistato il regno di Lisimaco dopo la vittoria del 281 a Curupedio,
ma il colpo di Tolomeo Creauno li indebolì molto; il successore di Seleuco, Antioco I, riuscì a
malapena a tenere i territori acquisiti. La dinastia Seleucide vive una situazione interna molto
complessa che li condanna alla costante salvaguardia dei delicati equilibri interni, attenti sempre al
rafforzamento e alla riconquista dei territori, sia per cause esterne (i Celti chiamati in asia da re
Nicomede di Bitinia, poi relegati in Galazia da Antioco I) che per cause interne ai suoi stessi
confini.
Proprio sotto Antioco I e sotto la prima guerra siriaca si distacca Eumene, nel 263, nipote di
Filetero, vecchio tesoriere di Lisimaco, passato a Seleuco, che riceve il governatorato della
roccaforte diPergamo: sotto Antioco I questi si distacca dal regno selucide dando il via alla
dinastia degli Attalidi di Pergamo.
La seconda guerra siriaca fu vinta con vigore da Antioco II, ma alla sua morte nel 246 si aprì il terzo
conflitto, a causa della seconda moglie Berenice, che chiamò il fratello, Tolomeo III Evergete
contro Seleuco II, succeduto al posto del figlio avuto con Berenice. La spedizione di Evergete fu un
successo, portandolo, si dice, fino alle porte di Babilonia, ma Berenice e suo figlio furono
assassinati prima del suo arrivo. La guerra lasciò indebolito il regno Seleucide, anche se era riuscito
a scacciare l'Evergete.
Questa debolezza diede il via a rivolte interne, infatti le satrapie di Partia e Battriana si resero
indipendenti, mentre il fratello minore di Seleuco II, Antioco Ierace, lo sparviero, creò un regno
autonomo che restò tale sino alla conquista Attalide.
Dunque Seleuco III eredita un regno gia menomato dalle conquiste altrui e morirà nel 223
tentando di riappropriarsi di Pergamo. È alla sua morte che succede l'ultimo grande Dinasta
Seleucide, Antioco III detto, appunto, il Grande, che riuscirà a ricostruire in parte i suoi
possedimenti, ridimensionando notevolmente Pergamo e riuscì a riportare a se i territori fino
all'india, nel 212-205, successi però effimeri, che durarono la lunghezza del suo regno.
5) La Grecia nel III secolo
Quando i Celti sconfissero Tolomeo Cerauno incontrarono la resistenza delle forze beotiche,
focidesi ed etoli coalizzati, costringendoli verso nord. Da questo momento gli etoli escono
dall'anonimato ed emergono come stato guida della grecia centrale.
Nel frattempo, nel 267, Cremonide fece votare ad Atene un'alleanza anti Macedonica, con Tolomeo
II creauno, che diede il via alla guerra cosi' detta Cremonidea, che portò come conseguenza una
guarnigione nemica, dopo esser capitolata nel 262.
Un effetto secondario ma importante è il proliferare della pirateria , operata da Illiria, Creta e
Cilicia in particolar modo; in modo particolare, fra i più attivi nello sfruttamento della pirateria in
modo istituzionale erano proprio gli Etoli, di cui abbiamo testimonianza grazie ai trattati di asylia,
ossia rinuncia degli atti di pirateria per determinate zone, che mostrano la portata su larga scala del
fenomeno.
Frattanto nel 251 Arato di Sicione riusciva a liberare la sua città dalla tirannide e farla entrare nella
lega Achea, seguita nel 243 da Corinto, che allontanò i macedoni, poi seguiti da Argo, Epidauro,
Megara e la confederazione arcadica. Arato diede una moneta unica, assieme ad un sistema di pesi e
misure.
La crescita della lega Achea è contrapposta ad una profonda crisi a Sparta, che sempre aveva avuto
un importante ruolo nel peloponneso: il corpo civico era ridotto all'osso, le proprietà terriere, che
davano il diritto di cittadinanza, erano nelle mani di pochi.
In questo quadro drammatico Argide IV provò a riformare ma venne ucciso nel 241.
Fu Cleomene III a riuscire dove Argide aveva fallito, pur essendo figlio di un re che era contro le
idee riformiste.
Cleomene attuò un violento piano di riforma, facendo uccidere gli efori nel 227, ricostruì il corpo
civico assegnando e ridistribuendo le terre. Questa rinascita fu accompagnata da alcuni successi nel
peloponneso proprio contro la lega Achea guidata da Arato.
In questi anni le leghe avevano avevano raggiunto la massima espansione e si trovarono a scontrarsi
contro Demetrio II (Antigonide) nella guerra demetriaca, conflitto non molto conosciuto.
Dopo, la crescente potenza spartana spinse Arato ad allearsi con la macedonia, restituendo,
nel 225, Corinto. A questo punto Antigono Dosone, assieme alle forze achee, costringono
Cleomene a tornare a Sparta. Il Dosone, adesso, creava una nuova alleanza di stati greci con
egemonia macedone, tanto che la vittoria sul Peloponneso lo portò a diventare un protettorato, di
fatto, Macedone.
Le vittorie della lega misero in allarme gli Etoli, impensieriti dalla presenza macedone, portando
alcune manovre militari nel peloponneso per indebolire gli achei, dando vita ad una guerra sociale
tra alleati; Arato di Sicione chiese aiuto a Filippo V, figlio di Demetrio II, succedutogli nel 221, di
intervenire, che arriverà brillantemente alla pace di Naupatto nel 217. Questa data risulta
importante poiché rappresenta l'ultimo accordo tra soli greci, infatti a partire da adesso, accordi e
paci saranno regolate dalla nuova potenza egemone che si affaccia sul territorio greco: Roma.
6) Magna Grecia e Sicilia in età Ellenistica
Le grandi imprese di Alessandro, come anche la sua morte con tutte le conseguenze che ha portato,
non furono di certo importanti per le Poleis d'occidente, infatti riscontriamo una sostanziale
continuità con il passato, con l'aggiunta della crescente pressione di Roma che, dalla metà del
IV secolo, sposta la sua attenzione verso il sud Italia. Proprio questa continuità, riscontrabile
nell'incapacità di organizzare difese efficaci, come difficoltà politiche interne riscontrabili nelle
varie aree, creeranno le condizioni per la tirannide di Agatocle a Siracusa e per l'arrivo di Pirro,
re dell'Epiro.
La Sicilia era temporaneamente pacificata dall'opera di Timoleonte, la cui morte, però aveva
riacceso le tensioni tra democratici ed oligarchici, situazione che favorì l'ascesa di Agatocle, che
divenne stratego unico nel 317.
Ristabilì immediatamente l'oligarchia, dirigendosi poi verso Agrigento, Gela e Messina (l'ultima
cadde nel 313), colpendo gli interessi cartaginesi nell'isola, arrivando nel 311 allo scontro.
Le prime fasi della guerra non furono favorevoli ad Agatocle che, però, con una mossa audace,
spostò in Africa lo scontro, distruggendo la sua flotta, così che non potesse essere riutilizzata dai
nemici, avendo importanti successi, pur senza riuscire a conquistare Cartagine. Strinse accordo
con Ofella, governatore di Cirene per la Macedonia, al quale sarebbero toccati i possedimenti
africani, ma i dissensi tra le fila e la morte di Ofella conclusero anzitempo l'alleanza.
Richiamato da movimenti sovversivi in atto a Siracusa, Agatocle fu costretto, nel 306, a trattare
una pace. Nello stesso anno sposava la figlia di Tolomeo I, prendendo il titolo di Re.
Seguendo una richiesta di Taranto portò le truppe nell'Italia meridionale, ottenendo successi
effimeri, appropriandosi però di Corcira, città utilizzata come dote prima con Pirro, poi con
Demetrio Poliercete per sua figlia Lanassa.
Morì nel 289, si dice, restituendo a Siracusa la democrazia.
Si è già fatto il nome di Pirro, Re dell'Epiro, figura molto importante e ambigua sotto molti aspetti:
sarà la presenza ingombrante di Roma ed il mancato rispetto da parte della stessa del trattato di
capo Lacinio, sancito nel 304 con Taranto, che impediva il transito di navi Romane nello Ionio, a
scatenare la guerra che costrinse Taranto a chiedere l'aiuto del Re dell'Epiro, portandolo in italia.
Pirro vedeva chiudersi ogni possibilità sul trono Macedone, momentaneamente occupato da
Tolomeo Cerauno, invogliandolo ad osservare le terre d'occidente, le cui terre, una volta sottomesse,
potevano essere un ponte utile per la Sicilia. Pirro si recò in Italia con le truppe ed il denaro datogli
dal Cerauno e la campagna si aprì con la vittoria ad Eraclea, ma le perdite del suo esercito furono
simili a quelle degli sconfitti. Prosegui verso il Lazio, fermandosi ad Anagni, ma le trattative di
pace fallirono. Alleatosi con le città greche d'Italia nel 279 vinceva in Puglia, ma ancora la pace
gli era negata, perché Roma non avrebbe mai ammesso di perdere il controllo sull'Italia centrale.
A questo punto Pirro si spostò in Sicilia, a seguito di una richiesta d'aiuto, sbarcandovi nel 278,
rimanendovi per due anni. In breve tutta la parte orientale dell'isola si unì a lui contro Cartagine,
segnando importanti vittorie anche se a caro prezzo. A questo punto si accese la contesa, poiché il re
volle tentare di sbarcare in Africa, come fece Agatocle, ma incontrò la resistenza delle città,
oramai insofferenti ai tributi imposti da Pirro stesso e alla ferrea discipli