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LA RIVOLTA IONICA E LE GUERRE PERSIANE (499-479)

La rivolta ionica

Negli anni centali del VI secolo la geografia politica del mondo cambia: Lidia, Media, Babilonia ed

Egitto, i quattro grandi regni orientali, vengono abbattutti e il territorio viene unificato nell'impero

persiano grazie a Ciro il Grande, della dinastia degli Achemenidi, che conquista Lidia, Media e

Babilonia e suo figlio Cambise l'Egitto. In seguito Dario primo, tra la seconda metà del VI e la

prima metà del V secolo rafforza l'impero e sistema le conquiste.

I persiani erano una popolazione di lingua indoeuropea la cui religione si chiamava mazdeismo in

quanto praticavano il culto del dio Ahura-Mazda; il fondatore e codificatore di questa religione era

il sacerdote-filosofo Zarathustra, vissuto forse tra il VII e il VI secolo. Questa religione consolidò

l'identità persiana ma i persiani erano comunque tolleranti verso altri culti.

I persiani dettero un'organizzazione molto efficiente alle aree conquistate attraverso la divisione in

circa venti regioni chiamate satrapie dotate di autonomia amministrativa; l'unità dell'impero era

garantita dalla figura del Gran Re e da elementi come l'unificazione di pesi, misure e monete,

l'adozione di una lingua internazione, l'aramaico, e dalla costruzione di numerose strade che

collegavano le varie parti dell'impero.

Quando Ciro il Grande nel 546 si impadronì del regno di Lidia, retto dal re Creso, i rapporti dei

Greci d'Asia con questo regno cambiarono radicalmente: i rapporti tra le aristocrazie dei due popoli

avevano portato alla creazione di una sorta di cultura comune. Ma nei primi tempi i persiani non

mostrarono intenti di conquista nei confronti delle poleis greche dell'Asia minore. La situazione

cambiò quando Dario, alla fine del VI secolo attuò una riorganizzazione dell'impero che portò

all'aumento dei tributi da pagare e alla diminuzione della libertà. Nel 499 si realizzò la ribellione

delle città greche al potere persiano: la RIVOLTA IONICA. Erodoto era molto critico nei confronti

della rivolta e individuò le cause nell'ambizione personale del promotore Aristagora di Mileto, il

quale si recò prima invano a Sparta in cerca di aiuto dal re Cleomene, poi ad Atene, che inviò,

assieme ad Eretria, città dell'Eubea, delle navi in aiuto ai rivoltosi.

In un primo tempo gli insorti ebbero qualche successo ma incomprensioni, rivalità e debolezze

interne alla rivolta portarono alla sconfitta decisiva nel 494 nella battaglia navale di Lade. Mileto fu

rasa al suolo e gli abitanti uccisi o deportati.

La prima guerra persiana

I persiani decisero di punire anche le città di Atene ed Eretria: nel 490 venne inviata una flotta in

Eubea presso le mura di Eretria, che oppose una breve resistenza prima di subire la stessa sorte di

Mileto. Poi i persiani, guidati da Ippia, sbarcarono a Maratona, vicino ad Atene. Così gli opliti

ateniesi si prepararono a fronteggiare l'esercito persiano a Maratona; chiesero aiuto a Sparta, che per

motivi di festività religiose ritardò l'intervento. Platea, città della Beozia, invece inviò un

contingente. Gli ateniesi si affidarono a Milziade, esperto nella conoscenza dei persiani, il quale

decise di attaccare subito. I greci vinsero e i persiani tornarono in patria.

Una volta salito al trono Serse nel 486 la guerra riprese. Gli anni di intervallo però servirono ai

greci per rafforzarsi: nel 483 ad Atene l'aristocratico Temistocle convinse gli ateniesi a investire

nella costruzione di una grande flotta, che risultò decisiva nell'imminente seconda guerra persiana.

La seconda guerra persiana

Nel 481 un esercito persiano salpò verso la Grecia e Serse in persona perseguì lo scopo di chiedere

sottomissione al volere del Gran Re alle poleis: molte città del Nord, tra cui Tebe, si sottomisero (si

"medizzarono") riconoscendo la superiorità persiana, anche perchè l'oracolo di Delfi consigliava di

non combattere. Nello stesso anno si forma la lega ellenica, presso l'istmo di Corinto: a Sparta viene

affidata la guida dell'esercito. La creazione dell'alleanza accomunò le varie poleis ma c'erano

comunque divergenze di strategia: Sparta e gli alleati del Peloponneso insistevano sulla difesa del

Peloponneso fortificando l'istmo di Corinto e lasciando così ai persiani il resto della Grecia, ma

questa strategia non venne accettata da Atene e gli altri alleati. Il compromesso venne raggiunto

creando una linea di difesa alle Termopili e una a Capo Artemisio, dove nel 480 si svolsero le prime

due battaglie: in quella navale dell'Artemisio le navi greche riuscirono solo a ritardare l'arrivo della

flotta persiana alle Termopili, dove si svolse la battaglia di terra. Un disertore segnalò ai persiani la

via per aggirare lo schieramento greco e i vari contingenti, in netta inferiorità numerica rispetto ai

persiani, si dettero alla fuga. Restarono solo i trecento spartiati del re Leonida che si sacrificarono

ritardando l'avanzata dei persiani.

Dopo questa prima vittoria i persiani scesero nella penisola gli ateniesi abbandonarono la città e si

rifugiarono nell'isola di Salamina e a Trezene, sulla costa del Peloponneso. Le divergenze nella lega

attica erano molte ma alla fine prevale la linea di Temistocle secondo cui gli ateniesi avrebbero

affrontato i nemici nello stretto di Salamina: questo episodio viene narrato nell'VIII libro delle

Storie di Erodoto. Un delegato corinzio, alleato degli spartani, dice a Temistocle che è apolis, in

quanto aveva abbandonato Atene, ma lui ribadisce l'idea di città come comunità di uomini: non ha

importanza il territorio ma i cittadini. A Salamina giunse presto la flotta persiana, che fu sconfitta

dal contingente ateniese guidato da Temistocle e dagli alleati. La flotta persiana ritorno in Asia, ma

l'esercito di terra devastò nuovamente l'Attica.

Nel 479 un numeroso contingente spartano guidato dal reggente Pausania superò l'istmo di Corinto,

si ricongiunse con quello ateniese di Artistide e diede luogo alla battaglia decisiva di Platea, in

Beozia.

Nello stesso anno anche la flotta guidata dal re spartano Leotichida vinse la flotta persiana

nell'Egeo, sorprendendola a Capo Micale: questo fatto determinò la rivolta delle città ioniche contro

il dominio persiano e le isole di Samo, Chio e Lesbo entrarono a far parte della lega antipersiana.

IL MONDO ARISTOCRATICO IN ETA' ARCAICA

Economia e commercio

L'attività più diffusa nel mondo greco era l'agricoltura: una parte dei terreni, coltivata da schiavi o

braccianti, era nelle mani di pochi grandi proprietari che detenevano il controllo politico della

comunità. La maggioranza dei campi invece era coltivata da piccoli proprietari che lavoravano in

proprio e in condizioni precarie in quanto il ricavato del raccolto a volte non bastava per il

sostentamento della famiglia. L'allevamento era meno importante e variava da regione a regione.

L'ideologia comune era quella che il lavoro dei campi fosse l'unico degno di un uomo aristocratica

in quanto segue il ritmo della natura: all'origine di questa concezione c'era l'identità tra proprietario

terriero e cittadino della polis. Era la minoranza quella degli artigiani che lavoravano in botteghe,

specialmente nei centri più grandi come Atene e Corinto, e non costituivano una forza economica

rilevante.

Gli scambi commerciali da un capo all'altro del Mediterraneo erano molto importanti: in Grecia si

importavano metalli, cereali e prodotti di lusso e si esportavano olio, vino e ceramica. Il centro più

importante fino al VI secolo era Corinto grazie alla posizione sull'istmo; poi venne sostituita da

Atene. Il commercio greco aveva limiti strutturali in quanto le navi erano piccole, poco sicure, poco

veloci e poco manovrabili, la navigazione era possibile solo nei mesi più caldi e l'attività piratesca

era molto diffusa. Il modello commerciale arcaico era inoltre privo di barriere rigide e i mercanti

scambiavano prodotti non solo greci, ma anche etruschi e fenici, ricavandone guadagni soprattutto

attraverso le tasse portuali. I mercanti professionisti acquisirono in alcune zone una certa influenza

nel corso del VI secolo, mentre in altre l'attività mercantile rimase nelle mani dell'aristocrazia dei

grandi proprietari terrieri. I mercanti che facevano fortuna si trasformavano in proprietari terrieri,

non costituendo una classe mercantile contrapposta alla classe dei proprietari.

Un evento fondamentale è l'invenzione della moneta coniata alla fine del VII secolo in Asia Minore

presso comunità greche come Efeso e Mileto, in contatto con il regno di Lidia, che utilizzava

monete in elettro, ovvero una lega naturale di oro ed argento reperibile facilmente nei fiumi della

Lidia. Avevano dimensioni variabili ed era variabile anche la proporzione della combinazione dei

due metalli: i valori erano dunque diversi a seconda della quantità di oro e argento e della qualità

della lega, garantita dalla città attraverso la pesa delle monete, non attraverso la conta come

avvenne successivamente ad Atene. Questo tipo di monete primitive rappresentano un importante

elemento di transizione verso la moneta moderna; nei commerci, dal II millennio, il pagamento

avveniva in metallo pesato. Dopo Efeso e Mileto la moneta si diffuse in Grecia continentale dove

comincia ad essere di uso comune appena nella seconda metà del VI secolo.

Aristocrazia, religione e cultura

Nella polis arcaica il ruolo più importante nella società era riservato all'aristocrazia, un insieme di

gruppi privilegiati che oltre a detenere il potere politico dettavano anche lo stile di vita. Esisteva

un'aristocrazia di sangue che si autodefiniva tale attraverso la discendenza da eroi o divinità; a volte

erano famiglie ricche, a volte cadevano in rovina, lasciando il posto ai "nuovi ricchi" secondo una

mobilità verticale che determinò l'allargarsi dell'aristocrazia.

L'uomo aristocratico si occupa dell'attività militare in quanto la guerra risalta le doti fisiche e morali

e giustifica la superiorità degli aristocratici; anche quando dalla fine del VII secolo si diffonde la

riforma oplitica l'aristocrazia mantiene le caratteristiche legate alla guerra come l'amore per le armi

e la passione per la caccia. L'aristocratico non lavora e ricava la sua ricchezza dal lavoro delle terre

da parte di schiavi o braccianti. Un rituale importante della vita in società era rappresentato dal

simposio.

L'aristocratico è anche un uomo agonale (definizione dello storico ottocentesco Burckhardt), ovvero

dedito alla competizione: l'attività agonistica era legata alla p

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Publisher
A.A. 2014-2015
49 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/02 Storia greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elib. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia greca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Faraguna Michele.