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Partenone, dedicato ad Atena Parthenos, sul promontorio, con la sua grandissima

peristasi, lo stile dorico, con l’aggiunta di elementi ionici, con all’interno un porticato

esastilo che dava accesso a due ambienti, la cella, e l’opistodomo, o partenone vero e

proprio. La cella era grande, i volumi enfatizzati per ospitare la statua di fidia

crisoelefantina di Atena. Al tempio si sono aggiunti i Propilei, progetto sospeso nel 432

a.C. per lo scoppio della guerra del Peloponneso, di cui progettista era Mnesicle. Il

progetto prevedeva anche la costruzione dell’Eretteo e del tempio di Atena Nike: il tempio

accoglie il visitatore che sale sull’Acropoli, sorge al di fuori delle mura, è di stile ionico,

con pianta quadrata; la facciata è tetrastila, con 4 colonne con decorazione scultorea del

fregio e della balaustra. L’Eretteo databile tra il 421 e il 405 a.C. deve il suo nome al

mitico re di Atene, sorge in fronte all’Acropoli. La facciata è esastila, il tempio sembra

essere su più livelli; all’interno vi erano due celle distinte, nel portico su le colonne erano

sostituite da cariatidi, figure di fanciulle snelle e sottili.

§ Il sacerdote, la preghiera, la maledizione, il puro e l’impuro.

La pulizia e l’ordine del santuario sono mansioni del sacerdote, e degli addetti al culto. Il

primo termine che indica il sacerdote è hiereùs, che si ritrova sin da Omero, e significa

“ciò che appartiene al dio,che proviene dal dio”. Ogni oggetto all’interno del tempio è

sacro, e anche le vittime da immolare per il sacrificio sono sacre. La sua funzione si

manifesta fisicamente con due oggetti, le bende e lo scettro. Allo scettro poi si

accompagneranno la corona e le chiavi del tempio; l’abbigliamento consisterà sempre in

una veste lunga, un chitone, bianco e portato senza cintura, o purpureo. I capelli erano

lunghi e divisi in bande dalle infule. Il sacerdote poteva essere scelto fra i cittadini e il

servizio al tempio era preceduto da una verifica dei requisiti. La durata dell’incarico era

normalmente di un anno, alcuni sacerdoti però restavano anche per 10 anni, nel caso di

santuari panellenici; al sacerdozio erano ammesse le donne, anche se la divisione fra i

sessi era necessaria. L’età era variabile: da giovanissimi all’età adulta (pochi esempi di

anziani). Il sacerdote doveva essere perfetto nella costituzione e immune da difetti e

menomazioni; le donne di norma dovevano essere vergini. Non esisteva un onorario in

denaro, ma al sacerdote veniva data una porzione delle offerte votive e della vittima, il

geras. Sempre al sacerdote andava la pelle della vittima, e singole parti dell’animale,

poteva anche incamerare offerte come miele e orzo. In caso di sacrificio, il sacerdote

poteva solo strappare ciuffi di pelo dal capo della vittima sacrificale, la sua presenza non

è vincolante.

Demostene nell’Orazione cita le maledizioni accanto alle leggi come forma di controllo

sociale; chi era colpito dalle maledizioni doveva essere escluso dal corpo civico, diventava

insomma un reietto della società. I sacerdoti erano dispensati da incarichi militari, veniva

fatto loro divieto di partecipare ai funerali, perché un eventuale contatto col defunto,

impuro, poteva causare una forma di contatto sacrilego. Prima di procedere al sacrificio,

il sacerdote si deve lavare le mani e anche i fedeli devono fare abluzioni e lavande per

varcare la soglia del santuario. I fedeli per entrare dovevano indossare vesti bianche; era

vietato l’accesso alle donne mestruate, che avessero partorito o abortito, o che fossero

incinte. Il rapporto col sangue le rendeva fisicamente impure, quindi fonte di

contaminazione. Era vietato l’accesso anche ai maschi e femmine che avessero avuto

rapporti sessuali nei giorni precedenti la visita. Non erano ammessi neanche coloro che

avessero avuto contatti con cadaveri, defunti, o che avessero mangiato cibi proibiti.

Divieto assoluto anche per l’ingresso delle armi, oggetti acuminati, in bronzo, in oro,

animali non consentiti. Esclusi erano anche gli stranieri, i criminali e coloro che avessero

versato sangue. § Valori religiosi e sociali del sacrificio.

Se l’offerta è un animale, il rango degli animali può variare: la maggior parte erano offerte

di bovini, ovini, caprini e suini, raramente cani, cavalli, asini, colombe, eccezionali i

pesci. Ogni dio ha il suo animale sacro: Artemide e Afrodite le capre, Atene le vacche,

Dioniso il maiale e i capri, Poseidone il toro, Ares il cane. Gli animali devono godere di

buona salute, devono essere sani di mente, e di corpo; devono essere belli, e puri. Il

colore era variabile, bestie nere erano offerte per le offerte ai defunti, agli dei si

preferivano vittime col pelo colorato. L’uccisione dell’animale in realtà è già parte dell’atto

sacrificale: la cerimonia avviene di mattina, nella luce diurna; l’attenzione è sull’altare,

adornato di fiori, tavola della macellazione. Un animale domestico viene separato così dal

mondo, e passa da animale, a vittima, a offerta. Individuato comunque uno spazio, un

solco nella terra, i partecipanti si dispongono in cerchio, la vittima viene condotta

all’altare, con il capo legato e piegato verso il basso, la postura è forzata; il coltello è

condotto all’interno in un canestro e nascosto; la morte dell’animale deve apparire

innocua. La colpa viene scaricata sull’ascia o sul coltello che viene processato e

allontanato perché non sia fonte di contaminazione. L’uccisione è atto violento, ma

l’intenzione dei fedeli la trasforma in offerta sull’altare; qui vengono portati il canestro

che porta il coltello sacrificale, e i chicchi di grano per cospargere la vittima, il chernips

che contiene acqua, il recipiente dove vien fatto colare il sangue della vittima e le corone

di fiori. Tutto ciò assume un ruolo importante; il sacrificatore indossa vesti bianche,

porta una corona, fa il giro dell’altare verso destra. La libagione è un atto fisico che

accompagna quello verbale della preghiera; le carni sono arrostite secondo un ordine ben

preciso, ridistribuite ai partecipanti del rito. Le viscere sono bruciate, subito consumate

in un banchetto; dalle interiora viene prelevata una piccola parte per gli dei, le carni

restanti vengono bollite e distribuite alla comunità. Quello che avanzava andava al

sacerdote.

Esiodo, nelle sue opere narra il mito di Prometeo, figlio del titano Giapeto, colpevole di

aver rubato il fuoco a Zeus: per una contesa nata per la spartizione delle carni di un bue,

nel Peloponneso Prometeo offre a Zeus solo le ossa con il grasso; Zeus intuisce la

trappola, per vendicarsi, nasconde il fuoco ai mortali. Prometeo lo ruberà, dando origine

ad una punizione di Zeus nei confronti dei mortali, ossia Pandora, bellissima

donna,perfetta, che porta sciagure agli uomini. Prometeo verrà incatenato a una rupe del

Caucaso, costretto per l’eternità a un’altra punizione, un’aquila che gli divora le viscere.

Nel sacrificio le parti commestibili dell’animale erano ridistribuite fra i partecipanti e le

ossa spettavano agli dei. Gli uomini hanno bisogno difatti di cibarsi di carne, perché sono

mortali, e hanno bisogno di nutrimento, mentre gli dei non hanno bisogno di carne, van

bene anche le ossa, perché immortali, non hanno bisogno di mangiare per vivere. Esiste

anche un sacrificio non cruento, quindi che non implica l’uccisione di un animale: sono

doni di focacce, grano, orzo, libagioni di latte, offerte come dolci, farina e cereali, spiedi

archi,strumenti musicali, legumi e frutti, spighe, olio, miele e profumi.

§ Le feste. Breve rassegna di un pattern.

Il calendario greco è disseminato di feste: ogni città possiede un suo calendario e le sue

ricorrenze. Esempio è Atene, il cui calendario lunare viene riformato da Solone; nel 410

a.C. viene ripubblicato e affisso sulla stoà nell’agorà, le date delle feste erano fisse. Nel

calendario ufficiale i mesi erano 12 e l’anno iniziava con Ecatombeone (giugno-luglio).

Nell’arco dello stesso mese le feste erano più di una: per es. nel mese di Ecatombeone vi

erano le Cronie (in onore di Crono), le Sinecie (in onore di Atena) e le grandi Panatenee.

- Le Panatenee avvengono nel mese di Ecatombeone: il primo giorno di ogni mese

era dedicato alla Luna nuova, il secondo giorno era dedicato al Genio buono, il

terzo giorno alla nascita di Atena, il quarto giorno alla nascita di Eracle, il sesto

giorno ad Artemide, il settimo giorno ad Apollo, l’ottavo giorno a Poseidone e il

nono giorno a Teseo, il dodicesimo al teatro delle Cronie (i protagonisti erano

schiavi, il lavoro veniva sospeso, i ruoli cancellati). La festa principale è quella

delle Panatenee: la festa avviene nel 28° giorno del mese, rinnovata nel 566 a.C. Le

grandi Panatenee si celebrano ogni 4 anni, le piccole ogni anno. Il nucleo della

festa è la consegna alla statua di Atena Poliade un peplo ricamato durante l’anno.

I colori erano il blu e il giallo, le proporzioni aumentavano di anno in anno; la festa

è preceduta da una celebrazione notturna, con una corsa a piedi per rinnovare il

fuoco. La pompè, ossia la processione, è cruciale: il corteo passa attraverso un

punto preciso, dove nel 4° sec. a.C. verrà eretto il Pompeion. Si trattava di un

edifico magazzino, venivano conservati oggetti e occorrente per il rito. Alla

processione erano ammessi anche i meteci e gli stranieri, dato che le Panatenee e

le Dionisie erano il momento più alto dell’auto celebrazione di Atene. Comunque, il

sacrificio è grandioso: parte viene effettuato davanti all’altare della dea, di fronte al

Partenone, parte nel tempio di Atena Nike. Ha luogo un’ecatombe, uno

sgozzamento di 100 buoi, le cui carni venivano ridistribuite secondo l’ordine

gerarchico: i magistrati, i pritani, i tamiai (tesorieri del tempio), collegio

sacerdotale, generali. Le gare prevedevano corse a piedi, pentathlon e la lotta

corpo a corpo, il pugilato e il pancrazio (lotta + pugilato). Ci sono anche giochi per

le tribù come la gara a squadre, una gara di torce e la regata (probabilmente nel

Pireo). I premi erano ambitissimi: per le gare atletiche era anfore pregiate, con olio

degli olivi sacri.

- Vengono poi le Arrephorie, misteriose processioni notturne, legate alle Panatenee,

che si svolgevano il terzo giorno dell’ultimo mese dell’anno, Sciroforione.

- Anche le Tesmophorie sono festività pan greche, ad Atene avevano luogo nel mese

di Pianepsione. Sono eslcusi uomini e bambini, perché è una festa

prevalentemente femminile; nucleo della festa è un sacrificio di un maialino

lontano dalla città, nel Tesmophorion.

- Le Apaturie sono a cadenza annual

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
13 pagine
4 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/02 Storia greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rosy988 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia greca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Berlinzani Francesca.