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ATTENDIBILITA’ DI LISIA COME FONTE STORICA
La ricostruzione che Lisia nelle sue orazioni, in particolare nella XII e nella XIII, ha fornito di alcuni
fatti relativi alle vicende di Atene dopo la sconfitta di Egospotami, soprattutto il periodo tra la
sconfitta di Egospotami e l’avvento dei 30 tiranni, gli hanno provocato sempre accuse di
MALAFEDE. Accuse di malafede un po’ legate al genere letterario con cui abbiamo a che fare che è
la logografia. Lisia, logografo scrive cose che sono per loro natura di parte. Lisia stesso
nell’orazione Contro Eratostene presenta la posizione del suo cliente.
La ricostruzione non è orientata a dare un resoconto chiaro e veritiero di quello che è accaduto ma
è orientata alla causa. Lisia vuole vincere in tribunale, vuole avere il consenso dei magistrati quindi
il primo obiettivo non può essere la verità dello storico.
Un po’ pregiudizialmente è stata considerata inattendibile la sua testimonianza. È anche vero che
non si può pensare, tenendo conto degli obiettivi della causa, che l’oratore in tribunale mentisse
spudoratamente su vicende che il suo uditorio. I giudici che lo ascoltavano, conoscevano bene, di
cui erano stati testimoni oculari.
Gli studiosi moderni hanno criticato Lisia in quanto lo hanno ritenuto inutilizzabile come fonte
storica. Piovàn, nel libro Memoria e oblio della guerra civile, ritiene la testimonianza di Lisia poco
utilizzabile dal punto di vista storico, eccedendo.
In realtà, c’è solo un criterio per valutare in modo opportuno la testimonianza di Lisia ed è il
confronto con il resto della tradizione. Se la testimonianza di Lisia è confermata dal resto della
tradizione questo è un criterio che va applicato. Abbiamo la fortuna di avere un buon ventaglio di
testimonianze sulle vicende di cui parla Lisia e quindi di poter valutare la sua ricostruzione con una
serie di strumenti abbastanza validi.
Nel 1968, è stato pubblicato il PAPIRO DI TERAMENE (pap. Michigan. Inv. 59 82).
Si tratta di 45 righe di un testo che è stato pubblicato nel 1968 da due papirologi YOUTIE-
MERKELBACH. Il suo apparire ha suscitato un dibattito molto aspro.
Testo sconosciuto, 45 righe che parlano di un momento molto preciso della storia di Atene: la
prima delle assemblee che si svolse in Atene dopo la battaglia di Egospotami per discutere delle
trattative di pace con Sparta. È un’assemblea su cui siamo informati da Senofonte, da Lisia, da
alcuni passi della tradizione secondaria.
Il testo di questo papiro ha, con la testimonianza di Lisia, un rapporto strettissimo, in particolare,
con alcuni paragrafi delle orazioni XII-XIII. Ci sono rapporti nella scansione degli avvenimenti, nella
struttura del racconto e anche dal punto di vista lessicale perché ci sono proprio dei termini e delle
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espressioni che sono identici tanto che c’è qualcuno che ha detto che di qualunque natura sia il
testo del papiro, ha copiato Lisia. Ma questa cosa non si può sostenere.
Questo per dire l’estrema vicinanza dei testi.
Questo papiro ci fornisce particolari interessanti su questo momento storico, non reperibili in altre
fonti quindi aggiunge qualcosa di nuovo alle nostre conoscenze.
Per capire come si colloca la testimonianza del papiro di Teramene e come valutare la
testimonianza di Lisia, dobbiamo capire qual è la sequenza degli avvenimenti dopo la battaglia di
Egospotami.
Quindi esaminiamo la sequenza delle assemblee svolte ad Atene tra il 405 e il 404. Siamo in grado
di ricostruire 4 assemblee:
- Prima assemblea “sulla pace”. La chiama così Lisia nell’orazione XIII. È un’assemblea in cui
si discute la proposta che gli spartani fanno agli ateniesi dopo la sconfitta cioè, di fare la
pace alla condizione di abbattere 10 stadi di mura, una parte di mura. È una richiesta tutto
sommato moderata, tenendo conto che il clima nei confronti degli ateniesi era molto
pesante: c’erano alcuni che chiedevano la distruzione di Atene.
Nel corso di questa assemblea i democratici, guidati dal demagogo Cleofonte, rifiutano di
considerare questa proposta e votano un decreto di resistenza, un decreto in cui si vieta di
prendere in considerazione questa proposta di pace.
Senofonte ci racconta che prima di questa assemblea, nella seduta della bulè che stava
preparando l’assemblea, uno dei buleuti era stato arrestato per aver chiesto di considerare
la proposta spartana. Quindi vuol dire che all’epoca di questa prima assemblea, Atene è
sconfitta però è ancora in grado di trattare.
Durante questa assemblea, Teramene si alza e dice di essere in grado di ottenere dagli
spartani condizioni migliori. Approfitta di questo rifiuto dei democratici, di non voler
considerare la proposta di Sparta e dice: “Ho una grande idea per ottenere qualcosa di
meglio però dovete mandarmi presso gli spartani con un incarico esplorativo; non posso
dirvi cosa intendo fare”.
C’è questa richiesta di tenere il segreto all’assemblea che l’assemblea stranamente accetta
perché non è normale, in democrazia, che uno chieda un compito all’assemblea senza
spiegare cosa intendesse fare. Tipico della democrazia ateniese è la trasparenza (pensiamo
al dialogo sulle costituzioni di Erodoto).
Teramene si fa dare questo incarico esplorativo presso Lisandro che si trovava a Samo.
La richiesta di Teramene nella prima assemblea sulla pace è il centro della testimonianza
del papiro di Teramene. Siccome di questa richiesta parla anche Lisia nell’orazione XII e XIII
e ne parla anche Senofonte, abbiamo la possibilità di fare un confronto su questo episodio
con un ampio ventaglio di fonti, peraltro, di orientamento diverso.
- Seconda assemblea 3 mesi dopo quando Teramene ritorna dalla sua missione da Samo
senza aver concluso nulla e Atene è ormai stremata dall’assedio e dalla carestia. Teramene
non ha alcun successo in questa sua missione, torna indietro, trovando Atene in una
situazione di grande difficoltà. 57
Gli ateniesi disperati lo mandano a Sparta insieme ad altri 9 colleghi come ambasciatore
AUTOCRATOR, con pieni poteri. Cioè, si presentava agli spartani solo per ricevere degli
ordini. Non fu mandato a trattare ma solo ad ascoltare le condizioni che gli spartani
avrebbero proposto. 58
STORIA GRECA 25 MARZO 2014
- Terza assemblea: si tiene al ritorno di Teramene da Sparta. Assemblea in cui gli ateniesi
sono costretti a ratificare il trattato di pace che Teramene riporta che è un trattato molto
duro che non solo chiede di abbattere tutte le mura ma di far rientrare gli esuli, consegnare
ostaggi, consegnare la flotta, pagare i debiti di guerra. È un trattato estremamente duro e
svantaggioso.
- L’ultima assemblea è la quarta assemblea “sulla costituzione”. L’assemblea nella quale
viene ratificata la salita al potere dei 30 tiranni i quali sono eletti con un mandato
costituzionale, sono eletti non per governare loro ma per redigere il testo della PATRIOS
POLITEIA secondo cui gli ateniesi si sarebbero dovuto governare.
È un’assemblea che si svolge in una situazione di grande pressione psicologica per gli
ateniesi in presenza di Lisandro che minaccia apertamente. Quindi non è una libera
assemblea democratica come quella a cui gli ateniesi erano abituati.
Questa sequenza è quella di Senofonte. Il racconto di Senofonte è il migliore che abbiamo dal
punto di vista dell’organizzazione della sequenza degli eventi. Poi altri particolari si possono
reperire anche altrove rispetto a Senofonte il quale è abbastanza sintetico.
Il papiro di Teramene riguarda la prima assemblea, riguarda il momento in cui, nella prima
assemblea, si discute dell’affidare a Teramene un incarico esplorativo. Questo papiro ci dà dei
particolari nuovi, diversi rispetto a quello che le altre fonti ci offrono. Per questo ha suscitato un
grosso dibattito sulla ricostruzione di questi eventi e, di conseguenza, anche sull’attendibilità di
Lisia. Perché il papiro ha un rapporto molto complesso con la nostra tradizione su questi eventi,
tradizione che consiste in Senofonte, Lisia XII-XIII, Aristotele, Diodoro, Plutarco “Vita di Lisandro”.
Un bel ventaglio di fonti su questa vicenda.
Aristotele, Diodoro e Plutarco sono fonti secondarie che hanno dietro di loro una tradizione di IV
secolo, sono fonti molto favorevoli a Teramene e quindi stringono molto sulla vicenda perché, per
una fonte favorevole a Teramene, meno si parlava di questa vicenda, meglio era. Era piuttosto
imbarazzante riferire di Teramene su queste trattative.
Quindi resta il problema del rapporto tra il papiro e Senofonte e Lisia.
Rispetto a Senofonte, il papiro sembra del tutto indipendente.
Rispetto a Lisia, il rapporto è strettissimo, in particolare, rispetto alla XII orazione ma anche con la
XIII. La ricostruzione che Lisia dà delle vicende, in queste 2 orazioni, è unitaria e il papiro mostra
rapporti con entrambe le orazioni.
Il rapporto è molto stretto per due punti di vista:
- Dal punto di vista della sequenza degli eventi, dell’impostazione del racconto;
- Dal punto di vista (per quanto riguarda la XII) lessicale, ci sono le stesse parole, le stesse
espressioni.
Quindi il problema del rapporto tra il papiro e Lisia ha canalizzato l’interesse degli studiosi.
Si è lavorato molto sul rapporto tra Lisia e il papiro e questo ha permesso di ricostruire il problema
dell’attendibilità di Lisia. Rapporto molto stretto ma anche polemico: la posizione che esprimono
Lisia da una parte e il papiro dall’altra è diversa. 59
In che misura Lisia è un testimone attendibile di queste vicende?
LISIA XII, 68-71: perché Lisia parla tanto di Teramene e della sua carriera? Comincia a parlarne
intorno al capitolo 60 e va avanti fino al 78 quindi viene dato molto spazio a Teramene nel
discorso. Da una parte il processo a Eratostene è un processo politico dato che Eratostene era uno
dei 30; probabilmente è un processo che si inserisce nel rendiconto di Eratostene. Quindi è un
processo politico che deve anche considerare l’esperienza dei 30 tiranni nel suo complesso.
Perché si concentra su Teramene? Lisia ce lo dice: perché la difesa di Eratostene si incentrava sul
rapporto con Teramene. Siccome Teramene era morto, ucciso da Crizia, quindi un po’ come un
martire della libertà, i suoi sostenitori erano scappati dagli esuli di Trasibulo, queste persone si
facevano un po’ scudo della figura di Teramene per dire “Noi abbiamo fatto parte del collegio dei
30 ma non siamo affatto colpevoli, non volevano che ci si comportasse come voleva Crizia,
abbiamo cercato di opporci ma non è servito”. Queste persone prendevano le distanze da Crizia e
si appoggia