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La periodizzazione
Il Paleolitico (40.000 anni a.C.)
- vita seminomade;
- caccia e raccolta.
Il Neolitico (VI - IV millennio a.C.)
- comunità stabili riunite in villaggi;
- agricoltura e allevamento;
- ceramica.
L’Età del bronzo: 1. Bronzo Antico, 3000 - 2000 a.C.
2. Bronzo Medio, 2000 - 1600 a.C.
- notevole ampliamento dei circuiti di scambio verso l’Ègeo orientale e l’Europa centrale;
- nascita di due civiltà che seguono percorsi differenti:
• La civiltà minoica (2000 - 1450 a.C.)
La civiltà minoica fa discendere il suo nome da Minosse, personaggio della mitologia greca, figlio di Zeus e
di Europa, re giusto e saggio di Creta, che, per questa sua buona qualità, dopo la morte, divenne uno dei
giudici degli Inferi.
La civiltà minoica si sviluppa a Creta e nelle isole Cicladi, ed è caratterizzata dall’espansione delle città, da
un intenso livello di scambi e dall’adozione del sistema palaziale, tipico del Vicino Oriente Antico,
principalmente a Festo, Cnosso e Tera. A partire proprio da quest’ultimo aspetto, si possono evidenziare
due fasi:
1. Età dei primi palazzi: 2000 - 1700 a.C. circa;
2. Età dei secondi palazzi: 1700 - 1450 a.C. circa, con la comparsa nel 1450 della Lineare B, testimonianza
della conquista dell’isola da parte dei Micenei.
Il sistema palaziale non fortificato era la sede del potere politico, ma svolgeva anche funzioni religiose,
culturali ed economiche di organizzazione della produzione agricola e artigianale, di raccolta delle materie
prime, di ridistribuzione degli strumenti di lavoro e delle diverse risorse disponibili.
Evans, lo scopritore dell’archivio di Cnosso, avanzò l’ipotesi di una “teocrazia minoica”, che prevedeva che il
palazzo fosse guidato da un re-sacerdote e che fosse dotato di una religione di forte impronta naturalistica
(le figurine-divinità sono femminili e rappresentano una signora, Πότνια, affiancata da serpenti, uccelli e
leoni).
• La civiltà micenea (1750 - 1400 a.C.)
Nella Grecia peninsulare si registra invece una significativa regressione culturale attribuita a infiltrazioni, più
che a vere e proprie invasioni, di genti parlanti lingue indoeuropee, le quali si sovrapposero a un sostrato
etnico e linguistico precedente, in un momento e con modalità per noi difficili da stabilire: molti villaggi
vennero distrutti o abbandonati, le fortificazioni e i magazzini scomparvero, ecc. Ciononostante, questa
parte della Grecia afflitta da gravi turbolenze non sembrò regredire a forme di completo isolamento.
La civiltà micenea si sviluppa nella Grecia peninsulare, muovendo dalle regioni pelopponesiache
dell’Argolide e della Messenia, e investendo poi altre regioni, come la Laconia, l’Attica e la Beozia, e
particolari centri, come Argo e Micene.
È proprio a Micene dove, nella prima metà del XVII secolo, vennero scoperte le cosiddette tombe “a
pozzo”: si trattava di sepolture a cui si accedeva attraverso un’imboccatura appunto a pozzo, che poteva
essere verticale od orizzontale, tipiche di una ricca èlite aristocratica di guerrieri, che si distinguevano dalle
tombe più povere “a fossa”, scavate direttamente nel terreno e di forma generalmente quadrangolare, e
dalle sepolture “a cista” individuali o collettive, costituite da una cassa rettangolare di pietra infissa nel
terreno, entrambe tipiche del resto della popolazione.
Assai importanti sono le tombe dei cosiddetti circoli A e B: il primo fu scoperto da Schliemann nel 1876 e
comprendeva sei grandi tombe a pozzo, databili tra il 1570 e il 1500 a.C., e la famosissima “maschera di
Agamennone”; il secondo, invece, venne alla luce nel 1952 e comprendeva ventiquattro tombe a fossa, più
antiche delle precedenti.
Nel corso del XV secolo i Micenei iniziarono a espandersi nell’Ègeo, col rifornimento di stagno, oro, argento
ed elettro (lega di oro e argento), e in particolare a Rodi e a Creta, dove il loro arrivo è testimoniato dalle
tavolette scritte in Lineare B di Pilo e di Cnosso, ma anche a Cipro, in Asia Minore e in Egitto.
Con la conquista di Creta, la cui civiltà declina dopo la distruzione del palazzo di Cnosso nel 1380 circa, i
Micenei subentrano nella gestione delle rotte commerciali del Mediterraneo orientale: è questo il
momento della massima espansione della ceramica micenea in Oriente, che prelude alla sua diffusione
anche nel Mediterraneo occidentale, dove probabilmente i Micenei cercavano risorse metallifere.
L’eccezionale importanza dei reperti di Micene giustifica l’uso dell’aggettivo “micenea” per questa civiltà e
la definizione omerica di Micene come “città ricca d’oro”.
Su influsso della civiltà minoica, anche i Micenei adottarono il palazzo come centro del potere, della vita
religiosa, dell’amministrazione, dell’economia e delle forze militari. La loro organizzazione sociale era
basata sulla centralizzazione, la burocratizzazione e la ridistribuzione su un vasto territorio. La società era
organizzata gerarchicamente:
- il νάναξ: era il signore;
- il λαναγέτας: era il capo militare. Sia il νάναξ che il λαναγέτας erano assegnatari del τέμενος, una porzione
di terra tratta dalla confisca effettuata nel territorio sottomesso;
- i τελεσταί: erano altri funzionari assegnatari di terre. Queste terre venivano donate agli aristocratici per i
servizi prestati in battaglia e chi riceveva queste terre non poteva né venderle e né tantomeno
trasmetterle per via ereditaria;
- l’ἑπέται: era un’aristocrazia di capi militari, “compagni” del re;
- il δάμος: era la popolazione residente nella singole unità territoriali e nei villaggi, che pagava le tasse e che
era dotata comunque di una qualche autonomia. Faceva parte della base produttiva del palazzo;
- i δούλοι: erano gli schiavi.
Ma, se da una parte sappiamo che i Micenei erano organizzati in modo piramidale, dall’altra, invece, non
possiamo sapere se i loro insediamenti fossero stati collegati fra di loro o meno come parti di un unico
stato. A riguardo, possiamo solo far riferimento a ciò che riportano i poemi omerici, che narravano come gli
stati greci si fossero organizzati per colpire la città di Troia: questo fatto non ci dà l’impressione che in
precedenza essi fossero stati uniti sotto a un unico capo, né che facessero parte di un impero organizzato;
l’idea che emerge, invece, è quella di una serie di stati organizzati e a sé stanti (dinastie monarchiche).
Inoltre, ciò che rimane indiscusso è il fatto che i Micenei appartenessero al grande gruppo degli
Indoeuropei, probabilmente arrivati in Grecia non in un unico blocco ma pochi per volta in clan, e la loro
fine, riguardo cui ruotano tre ipotesi: - conflitti interni o guerre civili particolarmente forti;
- catastrofi naturali;
- arrivo di un popolo più forte di loro: i primi a essere arrivati in Grecia
sembrerebbero i Dori, che segnarono il passaggio dall’Età del bron-
zo all’Età del ferro. I Dori erano una popolazione del mare organiz-
zata in bande etnicamente differenziate, che si muovevano in conti-
nuazione razziando. Li conosciamo perché provocarono il crollo del-
l’Impero ittita in Asia.
↓
La fine della civiltà micenea sarebbe stata così l’esito di una serie di cause
convergenti, che provocarono una lenta e inesorabile recessione.
↓
Si creò di conseguenza una società:
- decentralizzata, tendente all’autosufficienza sul piano economico;
- caratterizzata, sul piano della civiltà, da un accentuato regionalismo, causato dall’abbandono dei contatti
interculturali;
- caratterizzata, sul piano politico, da una forte instabilità e dalla competizione tra i βαασιλείς sulla base
delle capacità personali;
- priva di capacità tecniche in ambito architettonico;
- sprovvista di scrittura.
L’Età oscura, o Medioevo ellenico (XIII - IX secolo a.C.)
- distruzione dei palazzi e promozione dei santuari;
- scomparsa delle tombe a θόλος e “a camera” e comparsa delle tombe individuali “a fossa”;
- introduzione dell’incinerazione;
- introduzione dello stile geometrico;
- passaggio dalla metallurgia del bronzo a quella del ferro, disponibile in Grecia (cosa che, insieme alla
scomparsa degli oggetti di lusso di importazione, testimonia la fine dei grandi viaggi di scambio);
- 1000: nascita della scrittura alfabetica;
- 900: migrazione ionica che, partendo dall’Attica e dall’Eubea, porta al popolamento della Ionia d’Asia.
L’Alto Arcaismo (IX - VIII secolo a.C.)
- sviluppo di veri e propri templi a pianta rettangolare localizzati in santuari, che testimoniano una cono-
scenza non elementare dell’architettura;
- 800-700: passaggio dal regime monarchico al regime aristocratico:
• La monarchia
È il primo regime greco che si ricorda. Nessuna città greca era senza monarca: si parla a tal proposito di
“monarchia omerica”, visto che sono i poemi omerici i testi di riferimento per questo tipo di regalità.
Se all’inizio il re era una figura forte e indiscussa, con il tempo egli poteva venire insidiato da altre forze,
rischiando di perdere improvvisamente o gradualmente i suoi poteri (in Grecia sono rari i colpi di stato
verso il re o le rivoluzioni!). Un esempio che ci permette di capire come l’aristocrazia greca dal VII secolo in
poi cerchi di arrivare al potere attraverso la sottrazione dei poteri del re è dato dalla storia di Ulisse:
ricordiamo infatti che, quando Ulisse ritorna a Itaca, trova una situazione di fortissimo attacco al regno:
l’aristocrazia del suo regno, immaginando un suo non-ritorno, pensa bene di poterlo sostituire, occupando
il palazzo e cercando di legalizzare il potere sposando la moglie Penelope.
Il re o βασιλεύς: - poteva guidare l’esercito;
- aveva potere giudiziario, in quanto rendeva giustizia al suo popolo;
- aveva potere religioso, in quanto era responsabile delle cerimonie religiose del suo popo-
lo (arconte βασιλεύς).
Il periodo monarchico è ricordato culturalmente molto bene, diversamente da come pensavano i Romani.
Sparta, per esempio, ha continuato ad avere fino alla fine due re (la cosiddetta “diarchia”), sebbene non sia
que