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I RE D'EGITTO

PAG. 262

Dal 323 l'Egitto rimase saldamente nelle mani della dinastia lagide. Il regno era omogeneo sul piano etnico e facilmente gestibile grazie alle secolari strutture faraoniche, in cui i macedoni si inserirono pienamente, evitando l'ellenizzazione. I sovrani, dunque, controllavano pienamente l'economia (monopoli) e non promossero la diffusione della vita cittadina: gli unici centri erano Alessandria, Naucrati e Tolemaide.

In politica estera, i Tolemei cercarono di espandersi in Celesiria, a Cipro, sugli Stretti e nell'Egeo, atteggiandosi come difensori dell'autonomia delle città greche (sostennero Areo I e Cremonide, Cleomene III, l'indipendentismo ebraico...). La Celesiria fu oggetto di ben sei guerre con la Siria, combattute dal 274 al 168. Tolomeo portò avanti la terza, portando l'Egitto alla sua massima estensione e concedendogli poi un ventennio di pace. Dopo la sua morte, nel 221, iniziò la decadenza.

L'ultima guerra fu risolta dai romani.

4.3 La Siria: i Seleucidi

BOX: I RE DI SIRIA, PAG. 264

Il regno seleucide, come quello achemenide, era molto esteso ed eterogeneo, quindi anche instabile. I sovrani tentarono di rafforzarlo con l'attività coloniale, ovvero diffondendo lo stile di vita greco. Le città più importanti erano Antiochia sull'Oronte (sede della corte), Apamea, Seleucia, Laodicea, Babilonia e Sardi. Le poleis crearono non pochi problemi, chiedendo autonomia, libertà e democrazia. Sotto Antioco I (281-261) si ebbero le prime secessioni: Pergamo (Eumene I) e la Bitinia. Antioco II (261-246) si alleò con Antigono Gonata contro Tolemeo II, vincendo, ma sotto il suo regno si resero indipendenti la Cappadocia (Anatolia) e la Partia. Seleuco II (246-226), fratello di Antioco II, dovette difendere il suo diritto al trono combattendo con Tolomeo III nella "guerra laodicea". Dovette poi affrontare la ribellione del fratello.

Antioco Ierace (239), che controllava l'Asia Minore: in questa "guerra fraterna" Seleuco II fu sconfitto (235) e dovette formalizzare la divisione del regno in due (fino al 229/8). Approfittando della situazione, il satrapo di Battriana e Sogdiana si rese autonomo dal regno seleucide, che ormai era molto ridimensionato. Seleuco III Sotere Cerauno regnò solo tre anni, poi Antioco III il Grande (223-187) si impegnò a ricostruirne la grandezza.

Pergamo: gli Attalidi

BOX: I RE DI PERGAMO, PAG. 265

Il regno di Pergamo si rese indipendente dalla Siria di Antioco I nel 263, con Eumene I (appoggiato da Tolemeo II). Il primo re ufficiale fu però Attalo I. Egli sconfisse i Galati alleati con Antioco Ierace (vittoria celebrata nell'altare di Pergamo) e stabilizzò il regno. Questo consisteva nella città di Pergamo (una sorta di polis) e nel suo territorio, che comprendeva colonie mercenarie, stati templari e tribù indipendenti. Molto prospero,

Il regno mantenne la sua indipendenza alleandosi prima con i Lagidi e poi con Roma. Raggiunse la sua massima potenza nel II secolo. La capitale fu un grande centro culturale (Biblioteca).

La Sicilia: Ierone II

Dopo la morte di Agatocle, a Siracusa ripresero le lotte interne e si affermò il tiranno Iceta. Nel 282 scoppiò la guerra tra Roma e Taranto e quest'ultima chiese aiuto a Pirro. Egli giunse in Italia nella primavera del 280, sconfisse i romani ad Eraclea ed Ascoli Satriano, poi nel 278 passò in Sicilia, accogliendo la richiesta di aiuto dei siracusani contro Cartagine (era genero di Agatocle). Ottenne alcune vittorie importanti, ma una ribellione dei sicelioti lo costrinse a tornare in Italia. Sconfitto dai romani a Malevento (275) tornò in Grecia e morì tre anni dopo combattendo contro Antigono Gonata. Nel 272 Taranto si arrese ai romani: l'indipendenza delle città italiote era finita.

Dopo la partenza di Pirro, il siracusano

Ierone II fu nominato stratego autokrator per combattere contro i Mamertini, i mercenari di Agatocle che avevano occupato Messana. Li sconfisse nel 265 e ottenne il titolo dire. Nel 264 i Mamertini chiesero l'aiuto di Roma contro Cartagine e Siracusa, dando inizio alla prima guerra punica. Ierone, sconfitto, divenne un fedele alleato dei romani e così Siracusa mantenne uno status autonomo quando la Sicilia divenne la prima provincia romana nel 241. Ma quando Ierone morì, nel 216/5, suo nipote Ieronimo si avvicinò ai cartaginesi e cambiò schieramento durante la seconda guerra punica. Nel 212 Siracusa fu presa e distrutta dal console Marco Claudio Marcello: finiva così la sua gloriosa storia.

Capitolo 6 - La Grecia e Roma

Polibio scrisse le sue "Storie" per conoscere come i romani riuscirono a conquistare, nell'arco di 53 anni, quasi l'intero mondo conosciuto: quei 53 anni sono quelli che vanno dal 220 al 167, quindi dalla

guerra annibalica alla sottomissione della Macedonia. Quali furono le motivazioni che spinsero Roma ad annettere il mondo ellenistico: idealistiche (libertà dei Greci), politiche (equilibrio in Oriente), economiche? Un netto passaggio all'imperialismo si ebbe a partire dal 167, dopo la guerra con Perseo.

1. Le guerre illiriche

L'intervento in Illiria fu la prima occasione in cui i romani attraversarono l'Adriatico. Le cause? Un misto tra economiche e politiche.

1.1 La prima guerra illirica (229-228)

Gli illiri praticavano la pirateria nell'Adriatico, disturbando i mercanti italici. Nel 231 si allearono con la Macedonia (Demetrio II), poi nel 230 presero la capitale dell'Epiro (Fenice), Corcira, Durazzo e Issa, diventando sempre più minacciosi. I romani, sollecitati da varie parti, inviarono un'ambasciata alla regina Teuta, ma non ebbero successo, così nel 229 entrarono in guerra e sconfissero gli Illiri. Fu creato un protettorato romano.

sulle coste illiriche (deditio di molte città), gli Illiri furono costretti aversare un tributo e a non portate più di due navi (disarmate) a sud di Lisso: così veniva stroncata la pirateria. Roma non aveva annesso territori, ma aveva preso contatto con diversi stati greci, venendo ben accolti: nel 228 furono ammessi ai Giochi Istmici (Polibio, II).

1.2 La seconda guerra illirica (220-219)

Nel 221 succedette ad Antigono Dosone il giovane Filippo V. Nel 220 egli spinse la Lega di Egion a proclamare la guerra sociale contro gli Etoli. Intanto Demetrio di Faro assunse la reggenza dell'Illirico riprendendo le azioni di pirateria. I romani intervennero subito conquistando Dimale e Faro: Demetrio si ritirò presso Filippo V. Dietro alla sua ribellione c'era la Macedonia? Non possiamo dimostrarlo. Sicuramente Roma voleva stabilizzare la sua posizione in vista della guerra contro Cartagine.

2. La prima guerra macedonica (215-205)

2.1 Filippo V fra

Roma e Cartagine

Quando accolse Demetrio di Faro, Filippo V iniziò ad interessarsi maggiormente alla realtà romana. Nel 217, quando i romani furono sconfitti al Trasimeno, chiuse la guerra sociale (pace di Naupatto) e si dedicò a eliminare la presenza romana dai Balcani (non aveva progetti più vasti). Nel 215 concluse quindi un accordo con Annibale, perché lo aiutasse in questo progetto.

2.2 Le vicende della guerra

Nel 214 Filippo attaccò Apollonia e Orico, ma fu sconfitto dal romano Marco Valerio Levino e perse la flotta. Riuscì comunque a conquistarsi, via terra, un importante sbocco sul mare. Non potendo impegnare grandi forze, i romani cercarono alleati in Grecia per tenere occupato Filippo. Nel 212/11 Levino concluse un'alleanza con gli Etoli (documento epigrafico e Livio): loro via terra, i romani via mare; a loro i territori, ai romani il bottino. Non sappiamo se, come dice Livio, ci fosse il divieto di siglare paci separate con

Filippo.I romani saccheggiarono Egina, Oreo e il territorio di Corinto. Gli Elei, i Messeni, gli Spartani e Attalo I di Pergamo si schierarono con i romani e gli etoli, mentre Filippo sostenne gli Achei. Roma perse interesse nel fronte greco a partire dal 207, così gli Etoli, messi in difficoltà, trattarono la pace con Filippo. I romani lo considerarono un tradimento, inviarono un contingente in Illiria e qui siglarono la pace di Fenice (205). Fu una koiné eirene (pax communis)? Nel caso, Roma entrava a pieno titolo nell'universo politico greco, acquisendo il diritto di intervenire nelle sue vicende. Se invece si trattò di un'alleanza bilaterale con alcuni adscripti, solo la violazione delle clausole avrebbe legittimato l'intervento nella seconda guerra macedonica. Ad ogni modo, Roma non aveva ancora maturato quella linea propagandistica che la presentava come liberatrice dei Greci: era preoccupata soprattutto da una possibile alleanza tra

Macedonia e Cartagine. Non aveva, inoltre, obiettivi imperialistici (rinuncia ai territori).

La seconda guerra macedonica (200-196)

MAPPA PAG. 285

3.1 Filippo V, Antioco II, Pergamo e Rodi

Dopo la pace di Fenice, Filippo si rivolse a Oriente, occupando una serie di città libere nella zona degli Strettie in Asia Minore: Rodi e Pergamo si allearono contro di lui e lo sconfissero nella battaglia navale di Chio (201).

Il macedone vinse però a Lade e attaccò i territori dei rivali. Pergamo e Rodi chiesero aiuto a Roma (Filippo aveva violato la pace, secondo Livio, XXXI; Appiano parla addirittura di un patto tra Filippo e Antioco III per spartirsi l'Egitto). I comizi però rifiutarono una nuova guerra e così fu inviata solo una missione diplomatica.

3.2 Le vicende della guerra

Nel 200 Filippo intervenne a favore degli Acarnani contro gli Ateniesi, così i diplomatici romani gli inviarono un ultimatum e, infine, i comizi si decisero a muovere guerra.

Filippo allora accusò i romani di violare il trattato di Fenice: in fondo, egli non aveva attaccato nessuno degli adscripti alla pace comune. Roma però era decisa a rendersi paladina della libertà dei greci e così inviò Publio Sulpicio Galba. Le campagne del 200 e del 199 furono piuttosto inconcludenti, ma nel 198 si ebbe una svolta, con l'arrivo dei fratelli Flaminini (Tito Quinzio e Lucio): essi attaccarono per terra e per mare, presero la Tessaglia e ottennero l'alleanza di Achei e Beoti. Lo scontro decisivo si ebbe nel 197 a Cinoscefale, dove i romani ebbero la meglio sulla falange macedone. Decisero di non continuare la guerra e firmarono una tregua.

Roma e la libertà dei Greci

Già nei negoziati condotti durante la guerra (Atene, Abido, Aoo, Nicea) i romani si erano posti come protettori dei greci, chiedendo a Filippo di ritirarsi da tutta la Grecia, e ribadirono questo punto anche nel 197. Ai Giochi Istmici del 196,

Flaminino proclamò solennemente la libertà dei greci (Polibio, XVIII) da guarnigioni, tributi e imposizioni politiche. In Grecia giunse una commissione di dieci uomini per affiancare.
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
50 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/02 Storia greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gringoire8 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia greca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Bucciantini Veronica.