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La spiegazione delle cose va cercata dentro o fuori delle cose?
"La spiegazione delle cose va cercata dentro o fuori delle cose?", per Platone fuori diesse, per Aristotele dentro di esse. Chi nelle età successive pensò che la soluzione andasse ricercata nella religione e fede guardarono a Platone come maestro; chi pensava che la soluzione andasse ricercata nella scienza, basata sull'osservazione e sulla ragione umana, guardò ad Aristotele. Però nel Medioevo, quando la religione diverrà anche un'esigenza della ragione, molti elementi aristotelici entreranno nella dottrina Cristiana. I grandi filosofi compivano lunghi viaggi tra le città greche; alcuni facevano pagare molto le lezioni. Tra i più importanti: Socrate (V sec. a.C.), Platone e Aristotele nel IV a.C. (quest'ultimo maestro di Carlo Magno). I sofisti = maestri di saggezza, studiavano il comportamento dell'uomo. Nell'Atene democratica vince chi sa parlare meglio. Tutto dipende dal modo di presentare le cose: un bel discorso.
fasembrare giusto quel che prima sembrava ingiusto, o viceversa. I sofisti davano lezioniai giovani delle famiglie più ricche. Socrate credeva nell'importanza del discorso e delragionamento, ma aveva l'atteggiamento opposto ai sofisti: affermava di non saperenulla o meglio "sapere soltanto di non sapere". Discorrere, dialogare, farsi domande avicenda, criticarsi e prenderci amichevolmente in giro per mettere in dubbio ogniaffermazione e giungere possibilmente alla verità. Passava il suo tempo in strade,mercati, discorreva con la gente obbligandola a riflettere. Proverbiali sua pazienza esemplicità. Andava in giro scalzo, con il manto bucato, rifiutando compensi. Moltoentusiasmo dei suoi allievi, ma risentimento di coloro che si sentivano colpiti dalle suecritiche. Fu trascinato in tribunale con l'accusa di non credere nelle divinità tradizionalie di corrompere la gioventù ateniese. Era il 399 a.C., aveva 70 anni. Nel
Processo a Socrate: un atteggiamento sicuro che indispose i giudici tanto che fu condannato a morte. Voleva rispettare le leggi anche se ingiuste, quindi si preparò egli stesso il veleno che lo avrebbe ucciso, la cicuta: dialogò serenamente fino all'ultimo con i suoi discepoli. Non mise mai per iscritto il suo pensiero, lo conosciamo dagli scritti di Platone.
Atene ebbe massimo splendore attorno al V secolo a.C. Fu cinta di mura nel IV sec. a.C. e collegata dalle "Lunghe Mura" con il porto del Pireo che è il nodo vitale della città in tempo sia di pace (commerci) che di guerra (rifornimenti). Atene si ingrandì in modo disordinato e veloce. Il centro era l'Agorà (piazza principale con bancarelle del mercato e affollata di cittadini che discutevano, compravano, vendevano). Da essa si dipartivano varie strade, alcune fiancheggiate da abitazioni dei ricchi (con giardino e bagno) e altre di povera gente che viveva in capanne di legno o addirittura.
vimini.Questi poveri dovevano pagare l'affitto e se non riuscivano nei tempi il proprietariotoglieva porta e tegole. Ovunque regnava sporcizia e scarsità d'acqua. Sulle stradetortuose, non lastricate si buttavano immondizie che attiravano mosche, zanzare, api.
Nei quartieri meno disordinati troviamo gli artigiani (vasai, pittori etc.) che prendevanoil nome dall'arte es. il quartiere ceramico dei vasai. Atene era un cantiere permanentee lo stato assoldava i lavoratori per i lavori pubblici. Si alternavano nelle operegigantesche (Lunghe Mura con i cavatori e scultori per altre opere) che attestavano ilgenio ateniese e un es. è il Partenone sulla sommità dell'Acropoli. Dall'evoluzione dellefeste celebrate in onore di Dioniso, nacque in Grecia una forma di spettacolo, cheattraverso una profonda trasformazione si è conservata nelle sue strutture essenziali.Il teatro greco giunse a perfezione nel V sec. a.C., quando i maggiori poeti
Esigenze: nascondeva il vero volto dell'attore, amplificava la voce, rendere chiaramente visibile l'espressione del personaggio (comica o tragica).
Seconda metà VI sec. a.C., l'impero persiano, sotto la guida di Ciro e poi Cambise e Dario, estendeva i suoi confini. 546 a.C.: Ciro il Grande conquistò la Lidia, le colonie greche della Ionia (Asia Minore), tributarie del Regno di Lidia che caddero sotto il dominio persiano. Dopo mezzo secolo, le città Ioniche si ribellarono e chiesero aiuto alla madrepatria. Solo Atene inviò 20 navi in loro soccorso e soccombettero. Mileto a capo della rivolta, fu rasa al suolo, i suoi abitanti schiavi. L'aiuto di Atene ebbe importanti conseguenze: provocò la vendetta del sovrano di Persia e favorì le sue mire di espansione sulla Grecia. Fallito un primo tentativo di conquistare la Grecia calando dalla Tracia e dalla Macedonia, Dario preparò una spedizione per mare puntando Atene. Nel 490 a.C.,
occupata l'Eubea, Dario sbarcò nell'Attica e fece accampare le truppe nella Pianura di Maratona (42 km da Atene). Atene chiese aiuto a Sparta, ma gli Spartani, consigliati, sembra, dall'oracolo, di non mettersi in marcia prima della luna nuova rifiutarono. Solo da Platea, fedele alleata di Atene, arrivarono 1000 opliti. Direzione guerra a Milziade, nobile ateniese. Decise di attaccare per primo anziché mantenersi in difesa. Condotto l'esercito a marce forzate fino a Maratona, lo fece schierare su una lunga fronte e senza porre tempo in mezzo lanciò i suoi 11.000 uomini all'attacco. Il temuto esercito persiano sostenne lo scontro al centro ma cedette sulle ali e a stento riuscì a sottrarsi all'accertamento dei greci e a far ritorno alle navi. Con questa vittoria (prima guerra persiana), dove si distinse Aristide, Atene accrebbe il suo prestigio militare. I Persiani non avevano rinunciato alla conquista della Grecia. Serse, figlio di Dario,
(puntasettentrionale isola Eubea), dopo 2 giorni si ritirò presso l'isola di Salamina. I persiani,dopo aver invaso Focide e Boezia penetrarono nell'Attica. Ma gli ateniesi feceroevacuare Atene, lasciando una piccola guarnigione a difesa dell'acropoli etrasportarono la popolazione a Salamina. Di qui vive il fumo della città incendiata dalnemico. L'ultima speranza greca era la flotta a Salamina. Organizzarono la difesa; tra idiversi pareri prevalse quello di Temistocle, convinto che non si dovesse abbandonarelo stretto braccio di mare che separa l'isola di Salamina dall'Attica, perché lamancanza di spazio avrebbe favorito i greci, impedendo alle navi persiane di muoversicon destrezza. Scontro nel settembre 480 a.C.: Serse, assiso in trono, si era preparatoad assistere alla vittoria della sua flotta, ma vide i pesanti vascelli persiani muoversicon difficoltà nell'angusto braccio di mare e piegare sotto l'urto delle agili naviateniesi,
dalle quali gli opliti si lanciavano. Il re persiano ordinò la ritirata e ritornò inAsia. La vittoria di Temistocle non scongiurò il pericolo persiano. Serse aveva lasciato ilsuo esercito al generale Mardònio, in Tessaglia. Nell'estate 479 a.C. questi calò suAtene. Penetrò in Boezia, dove ottenne l'aiuto di Tebe, ma a Platèa c'era l'esercitoellenico comandato da Pausània e Arìstide: vittoria greca. Mardonio morì sul campo,l'esercito persiano tornò in Asia. Nel frattempo la flotta greca passava all'offensiva inAsia Minore, riportando una terza, clamorosa vittoria sui persiani a Micale, e liberò daldominio straniero alcune isole ioniche. La Grecia uscì vittoriosa grazie all'unione difronte alla minaccia persiana e alla disciplina dei suoi opliti.L'influenza politica ed economica ad Atene si estendeva, dopo le vittorie contro ipersiani, su tutta la Grecia. AIl capo della città c'era Pèricle (suo gov. dal 461 a.C. al 429 a.C.), imparentato con la nobile famiglia degli Alcmeònidi, schierato dalla parte dei democratici.