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In Africa la frammentazione politica è notevole e crea così le condizioni per guerre frequenti;
Thornton le guerre per gli schiavi sono equivalenti alle guerre per la conquista di nuovi territori in
Europa. I prigionieri catturati, oltre a essere usati per coltivare e produrre beni, vengono anche
venduti per ricavare denaro da reinvestire nello stato.
I venditori africani cedono i propri schiavi ad un prezzo che avesse un gran valore a livello locale. Gli
schiavi vengono pagati con:
Armi e munizioni
' Conchiglie di ciprea, usate come moneta;
' Tessuti: anche se ne producevano la lor importazione in Africa è importante perché ha un
' simbolo esotico di moda e lusso. Viene utilizzato dai potenti per cementare i vincoli di
dipendenza con i loro clienti, aumentando il numero di appartenenti al loro gruppo.
I capi africani vendono agli europei gli schiavi in maniera discontinua. Ad esempio il Regno del Benin,
alla fine del XV secolo commercia con i portoghesi, ma in seguito, XVI secolo, il re decide di alzare il
prezzo degli schiavi e infine limitarne la vendita, giacché egli stesso li vuole utilizzare per espandere il
proprio regno riutilizzandoli nella produzione di vestiario e spezie.
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Il regno del Congo, dopo che il Benin cessa l’esportazione, diventa il principale venditore di schiavi. A
metà del XVI secolo i sovrani e i mercanti entrano in concorrenza tra di loro lasciando la popolazione
in balia di violenza e della riduzione in schiavitù. Il re del Congo Alfonso I comunica al re del Portogallo
che da quel momento (1526) nessuno schiavo sarebbe stato venduto senza la supervisione dei suoi
funzionari e nessuno sarebbe stato deportato senza la conoscenza e l’approvazione del re. Il Congo
oltre al commercio di schiavi prigionieri comincia a vendere anche persone del regno ridotte in
schiavitù per debiti di gioco o condanne giudiziarie. Dopo il 1560 cominciano le prime rivolte
congolesi che spingono il re a rintanarsi in un isola del fiume Congo e chiede aiuto ai portoghesi. Dopo
la restaurazione dell’autorità regia il re diventa sempre più dipendente dalle esportazioni di schiavi
per conservare l’appoggio portoghese.
I portoghesi cominciano ad comprare schiavi dall’Angola, principale rivale del Congo. A metà del XVII
secolo cercano di impossessarsi del territorio, pieno di miniere argentifere, ma vengono fermati sia
dagli africani sia dalle malattie tropicali. Decidono quindi di terminare l’invasione e commerciare solo
schiavi.
I portoghesi commerciano schivi in due modi:
a) Stipulando trattati con i re africani
b) Appoggiandosi ai signori della guerra locali che procuravano direttamente schiavi.
Vengono chiamati IMBANGALA, sono gruppi indipendenti di soldati e razziatori che
vivono di saccheggio.
Tra il XVI e XVII secolo il traffico di schiavi diventa sempre più importante, tanto che non solamente le
compagnie autorizzate commerciano schiavi, ma anche singoli mercanti cominciano il loro nuovo
commercio. L’Africa centro-‐occidentale continua a fornire la maggior parte degli schiavi, ma ora
compare anche l’Alta e Bassa Guinea.
La vendita dei prigionieri, da parte delle tribù africane, indebolisce i rivali e finanzia le guerre contro i
regni nemici.
Dal XVII secolo si sono delineate due circuiti di tratta:
L’area che comprende il regno del Congo, dove la tratta è in mano a olandesi, francesi e
o inglesi che deportano nei Caraibi schiavi di lingua KIKONGO.
L’area meridionale, dove mercanti portoghesi e afro-‐lusitani deportano schiavi di lingua
o OVIMBUNDU.
Nel XVIII secolo una donna congolese, di fede cattolica, fonda un movimento collettivo finalizzato a
fermale la violenza che alimenta la tratta. Dice di essere guidata da Sant’Antonio e rimprovera i
contendenti al trono di non volere l’unità del paese. Riesce a rioccupare l’ex capitale, Sao Salvador, ma
viene accusata di stregoneria e arsa al rogo. I suoi seguaci vengono imbarcati in navi portoghesi e
inglesi. In fine arrivano in Carolina del Sud. Questi nel 1739 danno vita alla Stono Rebellion, cercando
di fuggire dal paese e rifugiandosi in Florida (sotto controllo della cattolica Spagna).
Altra zona con cui i negrieri commerciano è quella del golfo del Benin, infatti dalla seconda metà del
XVIII secolo espande il proprio commercio. Il regno che vende un maggior numero di schiavi è quello
di Ouidah, che ben presto viene annesso a quello di Allada, che in seguito viene sottomesso al regno
di Dahomey. Questo regno, come ci racconta Lambe, un funzionario inglese tenuto in ostaggio, riesce a
militarizzarsi e formare l’esercito meglio equipaggiato dell’Africa, con fucili a pietra focaia, spade e
sciabole d’acciaio, ed anche 25 cannoni! I soldati ricevono ricompense in conchiglie ad ogni prigioniero
catturato in battaglia. Tra il 1730-‐40 però il regno di Dahomey è costretto a stipulare un