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L’AFRICA NEL MONDO MODERNO

1 Il periodo coloniale: politiche generali

Il confronto di Fashoda nel 1898 e la conquista inglese delle repubbliche boere nei tre anni successivi furono gli atti culminanti della spartizione

europea dell’Africa. Da quel momento l’intervento tedesco negli affari del Marocco nel 1905 e nel 1911 portò a crisi che si conclusero con la

divisione del paese in un protettorato francese e uno spagnolo con la creazione di una zona internazionale nel porto di Tangeri.

Nello stesso anno l’Italia intraprendeva le sue conquiste in Tripolitania e Cirenaica, che avrebbero portato alla costituzione della sua colonia in Libia

e infine alla conquista dell’Etiopia tra il 1935-36. Con ciò la Liberia rimase l’unica parte del continente a non essere mai sottoposta al controllo

coloniale europeo, questo perché nel il governo inglese, ne quello francese potevano intervenire per annettere il territorio alle loro colonie

confinanti, senza suscitare il risentimento dell’altro e degli USA.

Ma la gran parte della spartizione era avvenuta a tavolino, nelle conferenze di Londra, Parigi e Berlino, tracciando confini arbitrari, che fu

necessario stabilire in seguito con occupazioni effettive.

Anche prima della fine del diciannovesimo secolo fu evidente che se si volevano amministrare efficacemente le nuove colonie dovevano essere

costruite ferrovie, strade e linee telegrafiche, ma per fare ciò era necessaria la misurazione cartografica delle terre.

Fino al 1914 non ci furono guerre importanti in Europa, quindi gli ufficiali dell’esercito che volevano riconoscimenti, erano attratti dal servizio

oltremare. Il più illustre di questi fu Frederick Lugard, che nel 1888 si distinse nella guerra dell’Africa Lakes Company contro gli schiavisti del

Malawi. In seguito a ciò egli occupò il Buganda per conto dell’IBEA Company e poi nel 1894 passò al servizio di Goldie.

Quando le operazioni militari in Nigeria divennero responsabilità del Colonial Office Lugard divenne il primo Alto Commissario della nuova colonia

e con la sua politica dell’indirect rule, consentì agli europei di controllare i sovrani africani tradizionali, lasciandogli il compito di mantenere la

popolazione.

Sotto Lugard la campagna militare nella Nigeria settentrionale continuò fino al 1906 e in quella orientale fino al 1918, mentre la campagna tedesca

terminò tra il 1914-18. La colonia francese del Niger non fu conquistata che negli anni venti e seri combattimenti continuarono in quel periodo nel

Somaliland e nel Sudan.

Queste guerre furono viste coma pacificazioni, ma non sempre fu così, come ad esempio i sollevamenti degli Shona e degli Ndebele del 1896-97,

nella Rhodesia meridionale e la rivolta Maji-Maji dell’Africa Orientale tedesca nel 1905-06.

I primi governi coloniali non ritenevano che avesse senso sviluppare le nuove colonie, l’intenzione anzi era di fornire il minimo necessario per

l’amministrazione, comunicazione e servizi tecnici per affermare il controllo europeo, trasformandole in imprese redditizie.

Per portare coloni in Africa, i governi dovettero incentivarli, e come prima cosa affittarono o assegnarono larghe aree delle colonie a compagnie

private. Dal punto di vista dei governi europei una compagnia commerciale era vista come un agente governativo, i cui poteri potevano essere

modificati e abrogati mentre una compagnia che godeva di una concessione operava semplicemente all’interno di una struttura legale fornita dalle

autorità coloniali dei governi europei.

Negli anni ottanta del diciannovesimo secolo il governo inglese e quello tedesco accordavano poteri governativi a compagnie che operavano in

Africa, ma queste non disponevano di capitali sufficienti per stabilire un controllo appropriato su terre estese e non sviluppate.

La Royal Niger Company invece operava in condizioni che le permisero di avere successo come compagnia commerciale; essa non ebbe però

un’amministrazione imparziale e fu coinvolta in conflitti con i francesi. Questo indusse il governo inglese a revocarle poteri e responsabilità nel

1899.

La British South africa Company continuò a fungere da agenzia governativa, ma sopravvisse a stento alle insurrezioni shona e ndebele.

La BSA Company di Rhodes era la meglio fornita di capitali ma non fu mai in grado di fornire più di un minimo di amministrazione e i suoi azionisti

non ricevettero mai alcun dividendo sui loro investimenti.

Anche il Portogallo utilizzò compagnie commerciali, in particolare in Mozambico, dove l’amministrazione fu affidata alla Compagnia del Nissa e alla

Compagnia del Mozambico, rispettivamente fino al 1929 e al 1942; ma queste furono per lo più un espediente per attirare capitali stranieri.

Molti africani occidentali abituati a venire incontro ai bisogni commerciali europei svilupparono con successo la produzione per l’esportazione di

semi oleosi, cacao, caffè, banane e altri prodotti, che questi ultimi potevano acquistare a prezzi più bassi che coltivarli.

Inoltre gli africani avevano sviluppato una considerevole competenza anche a trattare con gli europei, così crearono le prime associazioni politiche

per difendere i propri diritti sulla terra e contro l’invasione europea. La Società per la Protezione dei Diritti degli Aborigeni diede inizio nella Costa

d’Oro a un’agitazione vittoriosa contro le concessioni di terre a stranieri negli ultimi anni novanta del diciannovesimo secolo.

Niente del genere esisteva invece nell’Africa Occidentale francese.

La Liberia era un caso a parte, in quanto aveva comunque attratto pochi europei. Quando la forza degli imperialisti europei in competizione

cominciò a premere sulla Liberia il suo governo si accanì per ottenere risorse che gli permettessero di consolidare la presa sul territorio. Si imbarcò

in prestiti senza però riuscire a incrementare commercio ed entrate. Nel 1912 il risultato principale fu l’imposizione di una curatela straniera sui

suoi dazi doganali.

Ma soltanto l’oro della Costa d’Oro era veramente interessante per gli europei, che cominciarono a chiedere concessioni in quest’area e con

l’avvento delle ferrovie questa ebbe un’industria estrattiva che rivaleggiava con il Transvaal.

Durante gli anni trenta del ventesimo secolo, ci si rese poi conto della presenza di diamanti nella Sierra Leone e nella Costa d’Oro, dove furono

accordate delle concessioni per lo sfruttamento agli europei. Ma i diamanti potevano essere trovato anche dagli stessi africani, con il risultato che

soprattutto in Sierra Leone si svilupparono considerevoli tensioni.

Nelle terre del bacino del Congo, la politica di concessioni di terra fu più favorita. Qui la concorrenza tra gli agenti di Leopoldo II e del governo

francese aveva portato queste due autorità ad acquisire diritti sulle vaste aree di territorio difficili e costose da controllare e amministrare.

Le dimensioni del problema che Leopoldo si trovò a fronteggiare erano più grandi di quelle che dovettero affrontare i francesi; le sue risorse erano

limitate rispetto alla Francia, l’acquisizione e la conquista del libero Stato del Congo, lo lasciò privo di mezzi per svilupparlo.

Diritti assoluti sullo sfruttamento della terra furono accordati a delle compagnie ed egli convertì la sua amministrazione in una compagnia dotata di

concessioni. Ogni comunità africana fu costretta a consegnare agli agenti del governo le sue quote di prodotti senza compenso.

Gli umanitari, soprattutto inglesi, che in Congo avevano interessi sia commerciali sia missionari, organizzarono una campagna contro il regime di

Leopoldo e alla fine egli fu costretto a trasferire la propria colonia sotto il controllo di governo e parlamento belgi.

Nel 1898 il governo francese si arrese alle pressioni degli interessi finanziari francesi che ritenevano che si potessero ricavare fortune dallo

sfruttamento del caucciù spontaneo nelle foreste dell’Africa Equatoriale francese. Il paese fu rapidamente spogliato della sua ricchezza più

immediatamente realizzabile in cambio poco o nulla fu realizzato in fatto di strade o altri servizi. Ma anche così le compagnie trovarono difficile

realizzare profitti.

Tra il 1912 e il 1934 si verificò un altro scandalo a seguito della morte di 20.000 lavoratori durante la costruzione di Pointe Noire a Brazzaville.

Dove esistevano risorse il denaro doveva essere speso per trovarle e stimarle; i governi potevano fare poco e l’iniziativa privata non era disposta a

fare grandi investimenti.

Delle colonie tedesche soltanto il Togo si rese indipendente dall’aiuto imperiale e delle colonie inglesi il Kenya ricevette contributi fino al 1911,

l’Uganda fino al 1914 e la Nigeria fino al 1918, ma solo per coprire costi amministrativi.

Al di fuori dell’africa Occidentale, solo Rhodesia e Uganda erano colonie vitali (1914). Il punto di vista generale era che gli stessi africani avevano

fatto poco per sviluppare il loro continente, quindi le nuove autorità coloniali dovevano forzarli a fare di più, ma non riuscirono a rendersi conto

delle limitazioni imposte da terreni, clima e scarsità di popolazione.

In effetti una delle più immediate conseguenze della conquista e colonizzazione europea in Africa fu una consistente diminuzione della

popolazione. Le richieste europee di terra, forza lavoro e tasse devono aver danneggiato seriamente la società africana, la sua popolazione e le sue

capacità produttive.

La guerra herero nell’Africa sud-occidentale e la ribellione maji-maji nell’Africa orientale ebbero sulla politica coloniale tedesca gli stessi effetti

degli scandali del Libero Stato del Congo in Belgio. La differenza principale fu che in Germania il Reichstag ebbe un considerevole ripensamento

sulla politica e l’amministrazione di cui le colonie avevano bisogno. I segretari coloniali tedeschi furono gli unici a visitare le colonie per capire gli

interventi necessari, con il risultato che fu messo a disposizione denaro per la realizzazione di progressi e ricerche accurate sui problemi dello

sviluppo nei tropici. Ma in seguito alla prima Guerra Mondiale, le colonie tedesche furono spartite tra Francia, Belgio e Inghilterra.

La teoria francese dell’impero comprendeva la convinzione che i sudditi coloniali erano potenziali cittadini, ai quali andavano concessi gli stessi

diritti dei francesi. Questo principio fu applicato nelle isole delle Indie Occidentale e di Reunion e fu esteso ai communes del Senegal, St. Louis,

Goree, Rufisque e Dakar.

Gli inglesi avevano accettato che i territori posti sotto il controllo del Colonial Office, disponessero di consigli legislativi locali che aiutassero i loro

governatori a elaborare leggi locali adatte e che questi includessero rappresentanti delle comunità locali.

Negli anni ottanta del diciannovesimo secolo Colonia del Capo, Natal, Sierra Leone, Costa d’Oro, Lagos e Gambia avevano tutte dei consigli

comprendenti membri africani nominati e politicamente attivi.

Il nuovo grande impero francese nell

Dettagli
A.A. 2013-2014
38 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/13 Storia e istituzioni dell'africa

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiara.chialant di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Africa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Volterra Alessandro.