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LIMITI INTERNI ED ESTERNI DELLE “RIVOLUZIONI INDUSTRIOSE” AFROASIATICHE
Perché gli asiatici e gli africani non riuscirono ad alimentare i germi dello sviluppo che erano visibili
attorno al 1700-‐1750?
Gli storici hanno riscontrato alcuni fattori interni che hanno aiutato il declino di queste società come:
Difficoltà di comunicazione;
Ruolo esattoriale dello Stato che succhiava ricchezza dalla gente;
Effetti distruttivi delle ribellioni rurali contro i signori del vecchio ordine.
Questo viene accentuato dalla spinta espansionistica dell’Europa:
con la tratta degli schiavi succhia il potenziale di sviluppo dell’Africa Centrale e occidentale;
! in India i grandi centri tessili vengono stroncati dalla Compagnia delle Indie Orientali;
! nell’Impero Ottomano e in Nord Africa si arresta il settore tessile e metallurgico;
!
Mente lo storico Grunder Frank sostiene che non c’è niente di particolarmente speciale in Europa, che
possa favorire lo sviluppo ciò che accadde fu un insieme di crisi nel mondo extra europeo che creò le
condizioni per “l’ascesa dell’Europa”.
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Entrambe le tesi devono essere contestualizzate: il “declino del resto del mondo” è un processo
relativo e a macchia di leopardo, sicuramente ci fu un periodo, attorno il 1770, in cui il commercio
asiatico e africano era in difficoltà. Ad esempio:
regime Qing mostra segni di sovradimensionamento imperiale, sprecando risorse in guerre di
• frontiera, contemporaneamente c’era stata una diminuzione del commercio con la Cina.
Proprio della Cina, gli studiosi Wong e Pomeranz ricordano come sia riuscita a tenere
l’espansione fino alle Guerre dell’Oppio (1839-‐42).
Per quanto riguarda l’India si deve notare come gli uomini e le merci si spostassero da una
• zona all’altra senza sostenere una crescita cumulativa.
Per l’Impero Ottomano si deve notare come le tribù frenarono lo sviluppo, con periodiche
• offensive.
L’ascesa dell’Europa e dell’America, tra 1750 e 1850, si può imputare a d alcune caratteristiche
specifiche della società e dello Stato, anche imputabile alle “rivoluzioni industriose”.
COMMERCIO, FINANZA E INNOVAZIONE: I VANTAGGI COMPETITIVI DELL’EUROPA
Pomeranz afferma che l’Europa disponesse di risorse sottoutilizzate. Si pensi che con la scoperta
dell’America e la conseguente importazione di nuove piantagioni, nelle terre europee, permettono –
nel XVIII secolo – di coltivare nuove varietà di piante. A questo si aggiunge l’importazione di alimenti
dalle colonie atlantiche, come lo zucchero (dai Caraibi) e pesci ricchi di proteine, che permettono di far
crescere la popolazione urbana.
Pomeranz nota come il carbone, in Europa, veniva utilizzato come combustibile per le “rivoluzioni
industriose” e più tardi per la rivoluzione industriale. Questo porta in Gran Bretagna all’invenzione di
pompe, che favorì la metallurgia e la comprensione della natura del vuoto con la conseguente
invenzione del filatoio meccanico e la macchina a vapore.
Pomeranz nota tre differenze che portano ad avvantaggiare l’Europa:
Istituzioni legali che garantivano che i progressi economici fossero economici. Infatti gli
inventori potevano arricchirsi. Non si poteva poi toccare la proprietà fondiaria rurale e urbana.
Nelle società extraeuropee invece lo sviluppo della ricchezza non era tutelata.
Gli Ashanti non permettevano
In Russia si sceglievano alcuni agli schiavi e alle persone
In Cina, nei tempi di crisi si
capi mercanti e li si rendeva comuni di poter avanzare nello
chiedeva ai mercanti donazioni
vulnerabili al cambiamento Stato, e le famiglie ricche erano
cospicue da dare allo Stato.
politico colpite da tasse di successione
molto pesanti.
Questa tendenza a super-‐sfruttare le classi emergenti non avveniva in tutti i paesi;
ad esempio in Giappone lo stato era radicato geograficamente permettendo al
paese di trovarsi in una situazione avanzata nel XIX secolo, in cui vi erano i primi
cambiamenti globali ed anche la prima vera industrializzazione, sullo sfondo della
rivoluzione industriosa.
Altro vantaggio fu lo sviluppo di istituzioni finanziarie indipendenti dalle fortune dei singoli
mercanti e dal governo. I primi sono gli Olandesi che introducono la Società per azioni, visto
come modo per evitare i rischi dei singoli viaggi mercantili. In Gran Bretagna viene istituita la
Banca d’Inghilterra, che dà un controllo indipendente sullo stato dell’economia, sviluppando in
seguito l’idea di debito nazionale. Questo porta ad avere una icona sullo stato delle relazioni
tra élite e governi. Questa nuova sintonia tra pubblico e privato porta i governati europei e le
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istituzioni finanziarie a rivolgere il proprio sguardo ai commerci transcontinentali (come
quello del tè, delle cineserie, delle spezie provenienti da Giava e dei tessuti indiani). A conferire
il vero vantaggio a Europei e Giapponesi furono le leggi e l’organizzazione societaria.
Ultimo vantaggio è quello relativo al rapporto