Riassunto esame Storia sociale dei media, prof. Gigli, libro consigliato "Storia del giornalismo italiano", Murialdi
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In Italia aumenta il numero di lettori e aumenta la diffusione delle gazzette con le
notizie che arrivano dalla Francia. Arrivano anche periodici stranieri.
Quando la rivoluzione inizia ad essere violenta, la libertà di stampa comincia a
restringersi, ed è nello stesso tempo che il contrabbando aumenta.
Con l’evolversi della guerra, si intensifica la propaganda controrivoluzionaria
sopratutto nello stato della chiesa.
La novità è la comparsa di periodici femminili nel 1791.
- ARRIVA LA LIBERTA’
Nel maggio 1796 Napoleone Bonaparte entra a Milano e subito cadono le restrizioni
sulla stampa, per poter infiammare l’italia. Compaiono a milano 40 giornali nei tre
anni e i primi fogli quotidiani ma che avranno vita breve. Nascono le prime forme
di giornalismo politico: più spazio alle notizie dell’italia, ai dibattiti sui fatti
politici di attualità con commenti. Tematiche di dibattito sono la libertà di
stampa e lo sbocco da dare al movimento patriottico rivoluzionario.
Nasce il tricolore e tre sono le correnti politiche: reazionaria, moderata, democratici.
Napoleone volge i suoi favori ai moderati e dal 1797 la libertà di stampa torna solo
a tratti nel territorio della Cisalpina e la tassa da bollo scoraggia iniziative.
Il più famoso giornale del triennio è il “monitore italiano” che esce nel 1798 in due
edizioni e gode del finanziamento delle autorità francesi.
Pochi sono i fogli reazionari, molti di più quelli moderati o che accettano il nuovo
politico.
Nell’agosto 1799 le truppe francesi sono costrette ad abbandonare la penisola e le
Repubbliche crollarono, tutti i giornali democratici scompaiono.
L’anno successivo torna Napoleone imponendo la dittatura.
- NEL REGIME NAPOLEONICO
In un primo tempo vengono soppressi e fogli patriottici, più tardi nei territori gregari
alla Francia si impone il bilinguismo e si promuovono alcuni periodici in francese.
Nella repubblica cisalpina un decreto del 1803 regola la censura preventiva e dà le
direttive fondamentali a stampatori e giornalisti.
Nel 1806 Napoleoe dopo la seconda incoronazione fa abolire la censura preventiva
e cambia nome alla magistratura di revisione in “Ufficio della libertà di stampa”;
sono solo mutamenti di facciata perchè non c’è più libertà nell’italia controllata. I
fogli di opposizione escono al sud soltanto e al nord forme di servilismo e
acquiescenza sono ormai instaurate.
Napoleone è abile nello strumentalizzare le parole e la propaganda per aumentare
il consenso, imponendola sia a giornali politici che letterari.
A Milano esce il quotidiano (ora ancora rari) “il giornale italiano” nel 1805, con
l’intento di risvegliare il sentimento patriottico.
Nel 1813 Napoleone riorganizza la stampa che si occupa di notizie politiche: non
più di un foglio per Dipartimento, eccetto Milano.
Si saldano le radici dei periodici per pubblico femminile.
- L’EVOLUZIONE DEI GIORNALI
Nei venticinque anni dalla rivoluzione alla fine del dominio napoleoni, i cambiamenti
nella stampa sono stati notevoli: aumento del pubblico e sua diversificazione, figure
diverse di giornalisti (direttore, redattore e collaboratori), introduzione della
tachigrafia, avvisi a pagamento di carattere commerciale o familiare, migliore
servizio di recapito e abbonamento, formato aumentato con le macchine per a
fabbricazione della carta, resa tecnica della stampa migliore, uso della litografia;
(dal 1814 a Londra si userà la macchina del vapore applicato al torchio per la
stampa). 3- IL GIORNALISMO DEL RISORGIMENTO
- NELL’ETA’ DELLA RESTAURAZIONE
Con i congresso di Vienna nel 1814-1815 si crea un organismo sovranazionale per
il mantenimento della pace ---> tutti gli stati dell’europa continentale retti da regimi
assoluti. Per tutto questo periodo, fino al 1848, in Italia non esisterà giornalismo
politico vero e proprio, tuttavia il sentimento patriottico è ben radicato e le idee
nuove si esprimono nei fogli letterari e culturali. Per esempio il dibattito tra romantici
e classicisti.
Due fattori contribuiscono a movimentare la scena giornalistica:
1- Estensione ed incidenza raggiunte dal giornalismo di ogni tipo; pubblico
anche della borghesia più attiva media e piccola; periodi specializzati come
veicoli di modernità
2- Atteggiamento critico e ostile all’assolutismo da parte del mondo intellettuale
Nelle capitali e nei maggiori centri urbani di ogni stato comincia ad uscire un foglio
ufficiale “Gazzetta” che pubblica leggi e atti d governo e un notiziario arido e
manipolato, scritti da giornalisti schierati con l’assolutismo.
Milano è il centro di intellettuali e giornalisti patrioti, ma pochi periodici hanno una
diffusione superiore alle mille copie, e il linguaggio è ancora erudito e la mentalità
provinciale.
I periodici di varietà fruttano di più (”cognizione utile”: spiegano le invenzioni e quelli
dedicati alla vita teatrale e artistica).
A Milano esce un mensile “Biblioteca italiana” per volontà degli austriaci che vogliono
accaparrarsi il favore di intellettuali italiani e quindi garantendo loro autonomia, che
porterà alla disputa tra romantici (con il periodico “il conciliatore” e classicisti, carica di
intenti politici: liberali VS filo governativi).
Iniziano quindi interventi di censura; le cose sono anche peggiori nello stato sardo e in
quello pontificio.
Nel 1820-1821 con i moti iniziano a diffondersi fogli clandestini che proclamano guerra
ai preti e al potere temporale etc.. si intensificano le repressioni politiche e nella
stampa questo avviene per il crescere della pubblicistica cattolica e aggressività
polemica. C’è un risveglio liberal patriottico a firenze, milano, genova, ducato di parma.
Firenze: si promuovo giornali che spingano il governo alle riforme, nei quali gli
argomenti economici e scientifici e storici sopravanzino quelli letterari e in cui il
linguaggio sia più semplice.
Genova: giornale che da notizie sui mercati e porto; e “L’indicatore genovese” di
Mazzini con accenti contro i conservatori.
Nel 1831 le città in cui si hanno interruzioni conoscono di nuovo la libertà di stampa,
ma il fallimento dei moti indica che c’è bisogno un’azione più ragionata; in vari stati
italiani c’è di nuovo una stretta sulla stampa.
Nel 1832 Mazzini in esilio fonda la “Giovane Italia” e una rivista che segna l’avvento
della lotta politica del giornalismo mazziniano; mazzini si affida ai giornali come veicoli
di conoscenza e mobilitazione.
Continua l’opposizione tra fogli che diffondo idee liberali e quelli conservatori, ma i
giornali dalle idee nuove e moderati hanno più favore. L’italia è negli anni della
modernizzazione e chiede rinnovamento politico e progresso materiale. Progredisce il
bisogno di informazione più aperta alle cose nuove e ai problemi sociali, soprattuto
negli stati con regime assolutista.
A Torino la novità si ha con Pomba e il suo periodico formato tabloid, da 16 pagine con
diffusione nazionale.
Tra la fine degli anni trenta e inizio anni quaranta si trasforma la pubblicistica rivolta ai
ceti popolari: nascono i primi esemplari di stampa popolare prodotti da borghesi
illuminati o patrioti, che incitano al riscatti, alla lotta.
L’evoluzione verso l’impegno civile si nota anche in periodici milanesi e torinesi, come
“il politecnico” di Cattaneo del 1839.
- GLI EDITTI SULLA STAMPA
Editto del papa Pio IX nel 1847: semplifica procedure censorie e le affida a
uomini più tolleranti, introduce appello al giudizio e riduce poteri del santo
uffizio
I fogli sui trasformano dopo questi primi passi verso la libertà: forte è la
caratterizzazione politica, diventando espressione dei maggiori gruppi
politici. Ora si distinguono i fogli di partito da quelli che mettono in primo piano
intrattenimento e cultura.
Nel 1847 Carlo Alberto allenta la censura e abolisce quella ecclesiastica su
pubblicistica non religiosa; nel frattempo anche il granduca di toscana e
Ferdinando II allentano la censura.
Nel 1848: Statuto Albertino e editto sulla stampa: “la stampa sarà libera ma
una legge ne reprime gli abusi” .
- DAL QUARANTOTTO ALL’UNITA’
Nel biennio dal 1848 al 1849 fioriscono molti giornali e in quasi tutti gli stati si
instaurano regimi di libertà; all’interno delle correnti politiche nascono tendenze
diverse e ogni gruppo vuole un suo giornale -> giornalismo demagogico e nasce
quello satirico.
Torino 1848: “gazzetta del popolo” con Bottero ----> liberalismo avanzato e
anticlericale; segue il modello dei quotidiani inglesi e stati uniti e francesi.
Genova: aumento dei giornali a favore dei democratici.
Roma: giornali del filone satirico-umoristico e libellistico.
Napoli e Palermo: primato per numero di testate ma scadenti.
Dopo la sconfitta del movimento rivoluzionario, ricade l’assolutismo su tutti gli stati
italiani tranne il Regno Sardo; a Torino e Genova rimane libertà e molti patrioti si
rifugiano a Torino for Cavour afferma l’egemonia liberale, e quindi la città è il nuovo
centro di vita politica e culturale.
Nel 1854 escono 13 quotidiani a Torino e la scelta politica di sostegno a Cavour si
accompagna ad un disegno giornalistico editoriale: dare molte notizie, svolgere
campagne popolari etc..
Novità torinese: gennaio 1853 nasce AGENZIA STEFANI-TELEGRAFIA PRIVATA
per idea di cavour.
1852: telegrafo elettrico collega parigi e torino.
Cavour tiene d’occhio i giornali, attraverso sovvenzioni e interventi dell’esecutivo.
Ottiene critiche da clericali e repubblicani.
Poco significativa la stampa negli stampi a regime assoluto per la repressione
operata dagli austriaci nel Lombardo Veneto.
A Genova orientamento democratico.
- L’EVOLUZIONE EDITORIALE E GIORNALISTICA:
Dalla caduta del regime napoleonico all’avvento dell’unità c’è:
• Un divario editoriale molto marcato sia sociale che economico che
tecnico tra regioni più avanzate e quelle più arretrate;
• inoltre la libertà di stampa esiste solo negli stati di vittorio emanuele II.
• Il mercato editoriale italiano resta debole sopratutto per trasporti e
distribuzione: si vende solo al botteghino delle stamperie e in qualche
libreria, ma il prezzo è molto elevato.
• Inoltre l’uso del torchio a vapore incontra molte resistenze da parte dei
lavoratori tipografici.
• Alcuni quotidiani adottano il formato grande alla francese e suddivisi in
quattro colonne;
• La pubblicità è ancora molto scarsa e quasi tutti i giornali sono in
deficit e necessitano le sovvenzioni del governo e dei gruppi politici che li
appoggiano.
• C’è scarsa differenziazione tipologica dei periodici rispetto all’estero,
perchè hanno scarsa consistenza editoriale a livello artigianale. Manca
quindi la spinta imprenditoriale.
Conclusione: il giornalismo del risorgimento ha una forte connotazione politica
--> attività politica, giornale come lotta politica e di aggregazione del consenso.
Ai migliori periodici viene data un’impronta formativa rispetto alle opinioni e alle
conoscenze ed educativa, e su questo punto sono d’accordo sia i democratici
che Mazzini, sia i liberali che i moderati, tutti eccetto la Chiesa che è ancora
ostile alla libertà di stampa.
4- DALL’UNITA’ ALLA SVOLTA DI FINE SECOLO
- GIORNALI E LOTTA POLITICA
Fra il 1859 e 1870 l’Italia è ancora un paese arretrato, c’è forte disparità tra regioni
del nord e del sud, l’analfabetismo diminuisce molto lentamente etc...
L’estensione dei principi liberali sanciti dallo Statuto Albertino e dall’editto sulla
stampa alimenta la lotta politica e nuovi giornali che ne sono lo strumento,
attraverso i quali si delineano due tendenze: LA DESTRA “storica” VS LA
SINISTRA.
A Milano dominano 4 quotidiani: “Gazzetta di Milano” “la lombardia” –> foglio
ufficiale, “il pungolo” --> il maggiore diffuso e allineato al governo, “la
perseveranza”.
Inoltre a Milano esce “Il Sole” che è il primo quotidiano economico, commerciale e
finanziario, fondato da membri del partito d’azione.
L’Agenzia Stefani si sposta a Firenze sede del governo; qui escono 11 fogli politici.
Rifiorisce la pubblicistica di argomento culturale.
Al sud la situazione invece è più incerta perché forti sono le tensioni politiche.
A Roma l’unica novità è “Osservatore Romano” come voce ufficiale della santa
sede.
Nei medi e piccoli centri intervengono i prefetti e i gruppi al potere.
Quando cade la Destra nel 1876 sono 65 i giornali ufficiali del Regno e solo nei
centri maggiori continuano a circolare fogli di opposizione di sinistra o cattolici. I
primi sono i più bersagliati attraverso il sequestro; altri fogli bersagliati sono quelli
destinati alle classi popolari; nei confronti dei figli di opposizione cattolica invece si
usa cautela.
Verso i giornali amici ci sono vicarie forme di sostegno: pubblicazione a pagamento,
sovvenzioni, fornitura gratuita di notizie politiche e corrispondenze.
Le imprese editrici hanno ancora una struttura artigianale e i giornalisti hanno un
compenso minimo, per questo la corruzione è molto forte.
I giornali poi sono molti e per questo principalmente in deficit. Rare sono le
macchine moderne usate, i trasporti e sistemi di vendita arretrati e il prezzo di
vendita varia a seconda del formato, ma sono prezzi alti. Le notizie dell’agenzia
Stefani sono poche perchè è un’impresa di modeste proposizioni.
L’unico mutamento nel periodo risorgimentale: i giornalisti sono
avvocati/professionisti che fanno politica e scrivono con il linguaggio dei
comizi, e intellettuali che scrivono in modo aulico.
- VERSO IL QUOTIDIANO MODERNO
Dalla seconda metà degli anni Sessanta comincia a mutare la scena del
giornalismo politico-artigianale a Milano, grazie sopratutto all’evoluzione della
società civile. Due sono gli editori di spicco: TREVES e SONZOGNO---> apre la
strada al quotidiano moderno italiano: n el 1866 esce “il secolo ” con 4 pagine di
cinque colonne; non si discosta molto dagli altri quotidiani per la grafica bensì per il
contenuto più ricco e tempestivo. Per Sonzogno bisogna andare incontro al
pubblico soprattutto della media e piccola borghesia. Egli fa tre scelte fondamentali:
1- Linea politica democratica
2- Potenziamento cronaca cittadina
3- Spazio alla varietà e al romanzo a puntate
Oltre a questo:
- No contabile ma direttore amministrativo vero e proprio
- Uso del telegrafo --> impostazione editoriale pre industriale
La PUBBLICITA’ serve a far rientrare i conti: avvisi commerciali in quarta pagina; nasce la
prima concessionaria di pubblicità con Manzoni, che inventa le necrologie.
A Roma esce nel 1870 “La capitale” con il fratello Sonzogno, il primo giornale della
sinistra costituzionale che esce a Roma.
Nelle principali città del nord si diffondono soprattutto fogli moderati.
Nonostante le novità giornalistiche portate con l’unificazione, la diffusione dei giornali
rimane limitata e forti sono le differenze tra nord e sud.
“La Plebe” è il primo quotidiano socialista.
A Milano nel 1876 esce “il corriere della sera” diretto da Vollier. È diretto alla
borghesia milanese che si sente già arrivata, è la “versione di destra” del Secolo. Appena
nato si trova subito all’opposizione come giornale.
Nel ’76 c’è il primo governo con Depretis, il quale abolisce i giornali ufficiali, revoca
l’appalto della pubblicazione di leggi e riduce i finanziamenti ai giornali ufficiosi --> si apre
un periodo di manovre per i controllo dei giornali attraverso fondi ministeriali, bancari e
immobiliari e di affaristi. Questi intrecci culminano nello scandalo che compromette il
governo e il prestigio della stampa: SCANDALO OBLIEGHT e SCANDALO DELLA
BANCA ROMANA, che emergono grazie ai quotidiani di Sonzogno. C’è un intreccio tra
uomini di politica, parlamentari, affaristi, c’è un giro di finanziamenti occulti ai giornali e ai
giornalisti.
La stampa all’epoca era ancora debole, sottomessa.
- GIORNALI PER IL PUBBLICO
Nel decennio Ottanta cresce il numero di lettori e crescono le possibilità di produrre
e diffondere i giornali che ora hanno una veste editoriale e imprenditoriale. I modelli
seguiti sono quello francese, inglese e nordamericano. In italia il fattore politico
rimane il motore di tutto.
Nel 1885: nel corriere entra Crespi.
Nel 1895 nasce “la stampa” a Torino, prima chiamata “gazzetta piemontese”.
A Roma nel 78 esce “il messaggero” (critica alla politica) e nel 1883 esce “La
tribuna” (di opposizione liberale)
Altri giornali: Bologna “Resto del carlino” (democratici), Genova “il secolo
XIX” (collegato alle forze reali dell’economia e della politica), Venezia “il
gazzettino” (popolare), Napoli “il mattino” con Scarfoglio nel 1892..
Fallisce il tentativo di Dario Papa di fare un giornale su modello di quelli newyorkesi,
attuando una rivoluzione tecnica: stile più asciutto, quotidiano immediato.
- IL MAL D’AFRICA E IL MOSCHETTIERE SCARFOGLIO
La scelta politica di attuare un’impresa coloniale ha notevole influenza sulla stampa
sia per il tono che per il linguaggio ma anche per diffusione. I giornali surriscaldano
l’atmosfera generale, il senso di sfiducia verso le istituzioni democratiche e il
malcontento delle classi popolari per la crisi economica.
Le avventure coloniali portano alla ribalta una nuova figura “il redattore
viaggiante” . Durante l’impresa emergono tendenze contrapposte tra quotidiani del
nord e del sud, i primi considerano errata la scelta dell’impresa.
Scarfoglio è la prima figura di giornalista di spiccato talento, e aggancia il giornale
alla lotta politica portandolo su posizioni conservatrici e accetti antinordisti; a ciò si
aggiungono –per il giornale “il mattino”- firme di successo.
- NASCITA DELL’”AVANTI” E SVILUPPO DELLA STAMPA CATTOLICA
Nascono quindi quotidiani di informazione ispirati a correnti liberal-conservatrici e
allo stesso tempo quotidiani di opposizione ai governi: fogli socialisti e cattolici. I
primi si sviluppano per le lotte operaie e i dibattiti ideologici e politici con l’ala
repubblicana e anarchica, ed escono come periodici. Nel 1890 esce “l’avanti”
come organo quotidiano che serva come strumento di battaglia politica ed
educazione culturale e ideologica.
Il campo cattolico lo sviluppo della stampa si concentra sul localismo e la maggior
parte di questi sono sulla linea dell’intransigenza.
- LA BATTAGLIA PER LA LIBERTA’ DI STAMPA
Negli ultimi anni del secolo, la libertà incontra un rischio per il prevalere di tendenze
reazionarie: interpretazioni più restrittive delle norme vigenti che il nuovo codice
penale Zanardelli non evita, inoltre c’è un inasprirsi degli interventi di polizia.
Inizialmente si sottovaluta questa tendenza.
Nel 1898: sale al potere Rudinì che intensifica gli interventi governativi sulla
stampa, poche settimane dopo ci sono tumulti per il rialzo del prezzo del pane.
Vengono chiusi a seguito di un decreto una decina di giornali e processati i
giornalisti e uomini politici. Il fatti di milano sconvolgono l’opinione pubblica e le
proteste contro gli atti illiberali si estendono ai giornali. Eccetto il “corriere” che ora
ha un’impornta conservatrice, contando molto il nome di De Angeli.
L’1 settembre del 98 ricompaiono tutti i giornali interdetti ma subito i reazionari
rispondono: Pelloux fa uscire un disegno di legge che restringe le libertà pubbliche
e minaccia la stampa; la sinistra si oppone con l’ostruzionismo e nel 1900 viene
revocato il decreto.
Nel giugno 1900 il “corriere della sera” passa nelle mani di Albertini, dopo la
morte di torelli vollier.
5- DALL’ETA’ GIOLITTIANA ALLA FINE DELLA LIBERTA’
- GIORNALI E GIORNALISTI AGLI INIZI DEL NOVECENTO
Nella prima fase dell’età di Giolitti la situazione dell’editoria presenta ancora forti
disparità edè sopratutto ancora fragile.
Alcuni cambiamenti: urbanizzazione, il tenore di vita aumenta, la rete ferroviaria
si amplia e migliora il servizio postale, i quotidiani e settimana possono così
allargare il mercato, si usa il telegrafo ed entrano in funzione le linee del telefono
più lunghe a inizio 900. Tuttavia quasi la metà degli italiani è ancora analfabeta il
divario nord-sud molto forte. Nel 1913 si estende a tutti il suffragio maschile e i
giornali liberali ne escono rafforzati: stampa anche in italia come “quarto potere”.
Limiti:
- Arriva tardi la legge che limita i poteri dei magistrati su sequestro preventivo
- Continuano metodi di intervento governativo: Giolitti non rinuncia ad atti di
sostegno o pressione sui giornali, la corruzione continua.
A inizio novecento diversi editori vorrebbero portare l’italia al livello dell’europa e quindi
fare quel balzo modernizzatore: si concentra la produzione nei centri all’avanguardia e
spariscono i fogli deboli. A inizio novecento solo tre quotidiani tirano sulle 100000 copie: il
corriere, il secolo e la tribuna. Il prezzo di cinque centesimi non è remunerativo per quattro
pagine con poche inscrizioni pubblicitarie. Gli investimento poi si aggiungono ai costi alti.
Solo pochi imprenditori hanno aziende con un reddito sicuro per poter ampliare la
diffusione, aumentare le pagine e in contenuti, quindi attrarre introiti pubblicitari. Il resto
degli imprenditori deve allearsi a esponenti dell’industria e dell’agricoltura.
A inizio secolo cambia anche a fisionomia e la struttura del quotidiano: formato più grande,
8 pagine alcune volte a settimana e suddivise per argomenti, notizie sportive occasionali
etc.., il prima pagine le informazioni e orientamenti politici, i titoli sono sempre a una
colonna. Nelle redazioni maggiori inizia la razionalizzazione del lavoro: compiti e orari
suddivisi; nasce il “giornale collettivo”.
Importante èla figura dell’inviato speciale e del cronista giudiziario; nel settore culturale
spicca la figure del critico e del letterario. La cronaca cittadina conta il maggior numero di
giornalisti.
La Stefani è ancora in condizioni di arretratezza e dipende dal potere esecutivo, e ha
ancora una struttura artigianale.
La concorrenza tra i giornali si gioca sul terreno delle informazioni ma anche della
ricchezza di firme di collaboratori culturali o per la cronaca e qualità dei servizi politici. In
italia i quotidiani scelgono la formula “omnibus” e non c’è distinzione tra giornali politici di
opinione e giornali di cronaca, tra fogli di qualità e fogli popolari.
La diversità dei pubblici viene invece evidenziata sui settimanali di attualità e varietà, che
colpiscono per i colori, le fotografie, le rubriche di informazioni spicciole etc..
Cresce la diffusione della stampa femminile e per ragazzi e bambini. La stampa sportiva è
agli albori: 1896 nasce la “gazzetta dello sport” a Milano, di casa editrice Sonzogno;
nel 1919 diventerà quotidiano.
Cambiamenti hanno portato alla trasformazione della categoria dei giornalisti, ora reclutati
tra politici e letterari e il riconoscimento professionale è legato a lavoro nei quotidiani.
Nel 1908 nasce la Federazione nazionale della stampa italiana che deve tutelare la
stampa periodica nei rapporti con il pubblico e con il potere dello stato.
- I TRIONFI DI ALBERTINI, FRASSATI E BERGAMINI
A inizio 900 inizia una straordinaria sragiona del giornalismo d’opinione e informazione: si
consolidano al nord aziende editoriali solide e alcuni quotidiani raggiungono un livello
giornalistico notevole.
I giornali consolidano la funzione di organi primari dell’informazione e di strumenti di
opinione: tutti valorizzano questa o quella tendenza d’opinione pubblica e molti
partecipano nelle lotte ideali, politiche e sociali ed economiche.
ALBERTINI con il “corriere della sera” —> DESTRA STORICA, CONSERVATORE
LIBERALE AVVERSO A GIOLITTTI. Modello “times” inglese. Visione imprenditoriale
e di comando.
Nel 1904 la sede si sposta in via solferino, si utilizzano macchine modernissime e iniziano
altre pubblicazioni con cui va incontro alla piccola borghesia e anche agli stratidi artigiani e
operai e contadini. In pochi anni il corriere ottiene una fitta rete di corrispondenze dalle
maggiori città europee. Il giornale va dalle 6 alle 8 pagine. L’impaginazione è più vivace
ma la veste comunque austera; si apre ad argomenti nuovi come aviazione e sport;
crescono gli introiti pubblicitari.
“Il secolo” di SONZOGNO è portavoce dei democratici. Inizia un periodo di crisi perchè
non comprende i mutamenti intervenuti nella cosietà lombarda e nella mentalità dei ceti
borghesi di milano, con lo sbocco dei liberalcapitalisti. Il segno della sua crisi sta a
significare la crisi più grossa di tutti i quotidiani democratici radicali.
La “stampa” di torino di FRASSATI --> come modello i giornali tedeschi. Politica:
“democrazia industriale” e riformismo liberale, in sintonia con le idee nuove del
Nord e novità imprenditoriali di Torino. Sono giovani i redattori e attenti ai problemi
sociali ed economici; sul piano politico si affermerà un sodalizio con Giolitti. In concorrenza
con Albertini per rivalità politiche e prestigio, più che per diffusione (il corriere molto più
avanti).
La parte culturale, soprattutto letteraria, si istituzionalizza nella terza pagina, creazione che
risale. Bergamini.
BERGAMINI a Roma con “il giornale d’italia” , di linea politica conservatrice. Come
modello i quotidiani americani: notizie più interessanti in prima pagina, servizi
dall’estero, ricca cronaca cittadini, molte interviste etc..
Il 10 dicembre 1901 esce il primo esemplare di terza pagina: bergamini riunisce nella
stessa laguna quattro articoli di critica e di cronaca dedicat alla prima rappresentazione
della ‘Francesca di rimini’ di d’annunzio. Arruola così intellettuali e letterati di prestigio e
accende polemiche letterarie.
Più tardi Albertini assumerà il primato per la terza pagina allineandola ai valori tradizionali
culturali e ai suoi ideali politici.
La terza pagina assumerà un significato ideologico come evasione dalla realtà, diffusione
di buone letture, punto di forza e di concorrenza tra quotidiani; e assolve al problema di
scarsa diffusione di libri.
Altra novità di inizio Novecento: avvio e successo delle edizioni locali di quotidiani
regionali.
- GIOLITTI E LO SCHIERAMENTO DEI GIORNALI
Per Giolitti è molto importante riuscire ad avere i giornali dalla sua parte, per questo
motivo applica i vecchi metodi: sovvenzioni ai giornali attraverso fondi segreti del ministero
dell’interno; riorganizzazione dell’ufficio stampa che deve tenere i rapporti con i giornalisti
parlamentari; magistrati devono controllare i reati commessi a mezzo della stampa; 1906
interdetta possibilità di sequestro preventivo; infine giolitti manovra per ottenere contributi
da gruppi finanziari e industriali MA iniziano a muoversi contro di lui coloro che non sono
d’accordo con le sue scelte politiche e decisioni e che risentono delle rivendicazioni di
socialisti e del movimento operaio e contadino.
Sono molti gli interventi di gruppi economici nei giornali ed emergono forti intrecci tra
interessi politici ed economici ed esigenze della stampa industrializzata, contrapposti alla
concezione etico-politica del giornalismo, e libero mercato delle testate.
Nel 1912 l’unica salvaguardia per i mutamenti di linea politica è i riconoscimento dei “casi
di coscienza” che prevede un’indennità speciale.
Questi passaggi di mano, l’attenuazione del primitivo impegno politico, l’avvio del “secolo”
verso il tramonto, sono i segni di un generale declino della stampa di indirizzo democratico
radicale di fine primo decennio del novecento. Declino che dipende dalle spinte che
agitano sia la destra che la sinistra e dalle idee che escono dal mondo intellettuale oltre
che dalla contrapposizione tra capitalismo agrario e industriale.
- LA STAMPA SOCIALISTA, CATTOLICA E NAZIONALOSTA
I fermenti di fine secolo emergono più fortemente nella stampa politica che in quella di
informazione.
“L’avanti” affronta i contrasti ideologici e politici interni al partito stesso. Nel 1911 TREVES
diventa direttore e sposta la sede a Milano.
La corrente riformista ha due quotidiani: “il tempo” e “il lavoro”.
I gruppi minoritari della sinistra, i repubblicani e gli anarchici hanno una voce in declino
costante.
La stampa cattolica ha più voce in capitolo: nel 1907 esce “l’unione” con direzione di
Meda. Nel 1908 si organizza la società editrice romana per organizzare un vero e proprio
trust della stampa cattolica.
Compare a fine primo decennio la stampa nazionalista. Nel 1910 si fonda l’associazione
nazionalista italiana a cui aderisce d’annunzio e nel 1911 esce “l’idea nazionale”.
- LA GUERRA DI LIBIA: UNA SVOLTA
Molti giornali influiscono a creare il mito della terra promessa e molti quindi ottengono
risultati diffusionali dalla campagna in libia. Il “corriere” per esempio ha. Una decina di
inviati: Barzini è il numero uno. Il distintivo del corriere rimane la terza pagina con
D’annunzio.
I fogli socialisti cercano di contrastare l’avanzata nazionalista e imperialista, l’”avanti”
aumenta le tirature. Ma con la guerra la linea socialista si rompe e la direzione del giornale
viene assunta da Mussolini.
I quotidiani di qualità aumentano le tirature e ciò conferma l’eccezione italiana in cui
prevalgono questi e non si è prodotta una stampa di quotidiani popolari, ma solo
settimanali popolari.
Il nazionalismo ha fatto breccia in molti giornali liberali e ora prevale la leadership
nazionalliberale, entrando in crisi il sistema giolittiano.
- IL GIORNALISMO NELLA GRANDE GUERRA
Tra 1914 e 1915 lo scontro la neutralisti e interventisti si svolge più sui giornali che nelle
piazze. Mussolini dimostra di cambiare faccia fondando il “Popolo d’italia” e radicalizza la
lotta contro i neutralisti.
I giornali dell’interventismo si rafforzano e crescono, inserendosi anche il filone
democratico e più tardi quelli cattolici.
In campo neutralista rimangono “la stampa”, “la tribuna”, “il mattino”, “la nazione”. Una
posizione a sè è quella dell’”avanti”.
Fin dal marzo i governo decreta di non pubblicare notizie di argomento militare e controllo
maggiore sulla stampa; a maggio un nuovo decreto vieta ai giornali notizie di operazioni
militari (sorta di censura preventiva) ed entra in funzione la censura militare coordinata
dall’ufficio stampa del comando supremo. Cadorna, il comandante, non ha simpatia alcuna
verso i giornalisti eccetto quelli del servizio P.
Solo quando la guerra si rivela più lunga del previsto, emerge l’importanza reale della
stampa sul fronte interno e anche nelle trincee: dare cautela nelle informazioni e un certo
ottimismo verso il conflitto.
Gli avvenimenti del 1917 sono un duro colpo per la stampa per il timore che possano
indebolire l’Intesa. Bisogna minimizzare il timore generale, le parole del papa e i moti
torinesi.
Con la disfatta di Caporetto i giornali su preoccupano di tranquillizzare l’opinione pubblica ,
appellandosi all’unità nazionale.
Quando Cadorna viene sostituito da Diaz, anche i giornali cambiano tono: no toni retorici e
solenni, crescono i giornaletti per i soldati, rimane impronta nazionalistica e diffidenza
verso la politica.
- IL RUOLO DEI GIORNALI NELLA CRISI DEL PRIMO DOPOGUERRA
La stampa viene influenzata dalla guerra e dalle implicazioni politiche, economiche e
spirituali: cambiano assetti proprietari e intonazione dei quotidiani.
Le tirature sono aumentate nel periodo di neutralità fino a quando le restrizioni belliche e
l’aumento dei costi ne bloccano la diffusione.
Le aziende con una organizzazione moderna e criteri di economicità hanno raggiunta una
situazione solida ma sono poche.
I controllo e le proprietà dei giornali sono il cambiamento più drastico: l’industria pesante
svolge un ruolo primario con l’appoggio delle banche. Questo controllo influenza su
questioni che interessano i finanziatori, non tanto la sfumatura politica.
“Il popolo d’italia” passa nelle mani dei PERRONE.
“Il corriere” viene acquistato dai CRESPI , sempre con Albertini.
“La stampa” alla fine va al fondatore della fiat AGNELLI e GUALINO, sempre con
Frassati.
Anche la stampa cattolica si consolida con il sostegno delle banche.
L’”avanti” si riprende .
Nel 1918 viene presentato un disegno di legge da Modigliani per RENDERE
PUBBLICI I FINANZIAMENTI ALLA STAMPA ---> ma il nazionalista bacione propone
che LA PUBBLICITA’ SIA ESTESA ALLE SOVVENZIONI GOVERNATIVE AI GIORNALI,
ottenendo con questa proposta tutti i favori del gruppo di origine liberale.
La proposta di Modigliani viene sconfitta anche perchè lo stesso prescindete Orlando
considera la stampa italiana come la più libera proprio perche nelle mani di gruppi
industriali. In realtà questa stampa impedisce uo sviluppo del giornalismo industrializzato e
ha portato ad ua+na professionalizzazione del giornalista ma anche ad una
organizzazione del lavoro redazionale gerarchica.
Nel 1920 c’è la svolta quando il Fnsi mette su tappeto tutti i problemi della stampa,
una volta che la direzione viene presa da tendenze liberal costituzionali e
progressista.
Inoltre fin dal primo anno post guerra io quotidiano riflettono i problemi interni
all’italia: problema della pace, sociale, economico, politico.
Nel 1921 al congresso di Livorno il partito socialista si scinde re nasce il partito comunista;
a questo si aggiungono i nazionalisti e i popolari. In questa situazione, gli interventi dei
quotidiani cambiano a seconda degli interessi che assolvono, siano essi economici e
politici.
A grandi linee i forti problemi del 1921-1922 sono:
- Crisi economica
- Movimento fascista
Ampia è la coalizione contro Giolitti quando torna al potere senza interventi per la crisi
economica. Nel 1920 inizia l’occupazione delle fabbriche, l’anno dopp iniziano gli assalti a
opera di fascisti verso le sedi di giornali. L’atteggiamento di molti giornali è in un primo
momento filofascista poichè vede in quello un movimento per rimettere ordine e
difenderne il capitalismo, inoltre teme la distruzione delle proprie fabbriche e macchinari.
I quotidiani cattolici appoggiano senza riserve Mussolini.
La stampa propriamente fascista comprende pochi quotidiani piccoli e molti settimanali dei
ras, oltre al “popolo d’italia”.
Solo nel 1922 i quotidiani iniziano a mostrare segni di allarme verso il fascismo e per
questo vengono intimati di non uscire.
- DALL’AVVENTO DI MUSSOLINI ALLA SOPPRESSIONE DELLA LIBERTA’
L’intenzione di Mussolini verso la libertà di stampa traspare fin dai primi articoli sul “popolo
d’italia” del novembre 1922.
Uno affronta il problema della gerenza, uno quello del sequestro e un altro quello della
censura.
Il 12 luglio un decreto viene controfirmato dal re: sono due articoli che rendono sicuro
l’intervento repressivo.
Opposti sono “il corriere” e la “stampa” ma anche la federazione della stampa.
Le azioni di Mussolini prendono altre vie: sequestro, boicottaggio, assalti di squadre,
intimidazioni ai giornalisti etc..
Costituisce poi un SINDACATO FASCISTA col compito di lusingare le redazioni e le
associazioni regionali di stampa.
Anche la stampa cattolica si allinea completamente alla collaborazione con il governo e
nel 1924 Don Sturzo è costretto ad abbandonare l’italia
Il 1924 esce l’organo “l’Unità” del partito comunista.
Nel 1924 esplode il caso matteotti. I fogli di sinistra e organi del partito popolare si
schierano per le dimissioni di mussolini, quelli liberali fanno leva sulla monarchia, quelli
fascistizzati puntano all’epurazione.
L’opinione pubblica partecipa attivamente a questa battaglia della stampa contro Mussolini
ed egli reagisce dando corso al decreto regio: i prefetti possono sequestrare senza prima
diffida. Nessuna reazione serve da parte della federazione e della classe dirigente liberale.
Il 3 gennaio 1925 si instaura la dittatura. La prima preoccupazione è mettere a tacere “il
corriere” e “la stampa”, poi conquistare la federazione. Riesce in tutti e tre gli intenti.
Il 31 dicembre 1925 esce la nuova legge sulla stampa e vengono convertiti in legge
tutti i decreti --> libertà di stampa sempre più ristretta: si crea la figura del direttore
responsabile e si crea l’ordine dei giornalisti a cui bisogna essere iscritti per
esercitare la professione, e per entrambi bisogna vedere buona condotta politica.
Si istituisce un istituto previdenziale (INPGI).
Nel 1926 i fogli di opposizione vengono sequestrati e più tardi sciolti tutti i partiti e
soppressi i giornali avversi al fascismo.
6- LA STAMPA E LA RADIO DEL REGIME FASCISTA
- LA FASCISTIZZAZIONE INTEGRALE
Due sono gli aspetti rilevanti delle scelte di Mussolini per il problema della stampa:
- Modo con cui procede alla fascistizzazione integrale dei maggiori quotidiani
- Strumenti messi in opera per dare ai giornali un’impronta dottrinaria e inserirli
nella macchina del consenso
A mussolini ciò che importa è più la direzione dei quotidiani che la loro propretà. Egli sa
sfruttare i prestigio dei più forti quotidiani attraverso una tattica duttile e graduale, iniziando
dalla sola parte politica. Anche il fratello e Turati lo appoggiano nelle sue strategie. Alla
direzione del “corriere” vengono posti tre giornalisti, l’ultimo Maffii.
Si chiude definitivamente il “secolo”. “La stampa” passa a Torre. La “gazzetta del popolo”
viene ora diretta da Amicucci.
Più sbrigativi i passaggi di mano e interventi dei fascisti per la stampa provinciale, alcuni
vengono chiusi e altri incorporati.
Verso la stampa cattolica usa tatto e viene assecondato.
Nel 1927 viene decretato il blocco del numero di quotidiani: 70 con 6 pagine. Questi si
presenta sempre più uniformi. Il divario editoriale e tecnico con la stampa degli altri paesi
cresce. La maggior spinta alla modernizzazione viene dalla radio.
Lo strumenti principale di sorveglianza e direzione è l’ufficio stampa diretto da Giovanni
Torre, che invia i dispacci e le direttive ai quotidiani.
L’obiettivo degli ordini è cancellare o minimizzare tutto ciò che è nocivo al Regime,
e dall’altra parte esaltarlo. Bisogna costruire il mito del duce, si danno disposizioni
riguardo questioni politiche, cronaca nera e cose marginali.
L’agenzia Stefani è un altro strumento per rendere omogenea la parte politica dei
quotidiani.
L’irreggimentazione “legale” dei giornalisti avviene tra 1927 e 1928 con l’istituzione
dell’Albo: si possono iscrivere i giornalisti iscritti al pnf e color che hanno dato
prova di fedeltà. L’albo entra in vigore nel 1928 ed è costituito da tre elenchi:
professionisti, praticanti e pubblicisti.
Mussolini diventa direttore unico di tutti i giornali italiani e convoca un adunata
sotto la guida di Amicucci di tutti i direttori, in cui si dà la linea da intraprendere:
“svolgere la missione e servire al regime evitando ciò che è nocivo; tutti gli
strumenti giornalistici servono per ottenere il consenso al regime”.
- UN GIORNALISMO PIU’ MODERNO NELLA FABBRICA DEL CONSENSO
Nel 1930 oltre al giornalismo cartaceo si affianca quello radiofonico--> i notiziari dell’Eiar
diventano giornale radio e un appuntamento regolare ma rimangono in secondo piano
rispetto ai giornali, anche perchè la radio rimane un monopolio statale e quindi compilato
con le sole notizie della Stefani o dei quotidiani.
Nel 1930 entrano in vigore le nuove norme e di procedura penale: viene accentuata la
responsabilità del direttore per i reati commessi dalla stampa e vengono estesesi rispetto
al codice Zanardelli del 1890 i casi di villipendio. Nel 1931 entra in vigore il sequestro in
via amministrava.
Alla fine degli anni venti prende avvio il processo di modernizzazione della stampa,
che coinvolge anche i settimanali. Esso si verifica su 3 piani:
DESCRIZIONE APPUNTO
“Riassunto per l'esame di storia sociale dei media, basato su appunti personali e studio autonomo del testo consigliato dalla docente Gigli: "storia del giornalismo italiano", Murialdi. Gli argomenti trattati sono i seguenti: dalla nascita delle prime gazzette fimo ai giorni attuali con lo sviluppo del Web e dei giornali online. Il libro ripercorre gli avvenimenti principali del giornalismo italiano.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Beabi1996 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia sociale dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Milano - Unimi o del prof Gigli Ada Carla.
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