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- STAMPA E RADIO DI SALO’
Dopo la fuga dei re e di badoglio da roma, i giornali e la radio sono allo sbando. Per
qualche giorno i quotidiani non escono. Più tardi i primi ordini vengono dai tedeschi che
obbligano i giornali a pubblicare i testo integrale di Hitler sul tradimento dell’italia. Per i
primi tempi gli unici canali informativi sono quelli tedeschi e gli appelli e i notiziari del
nuovo regime fascista dell repubblica sociale italiana.
A salò si sposta la sede del Minculpop, anche la sede dell’ispettorato sulla radio e
l’agenzia stefani.
Le difficoltà sono sia materiali che politiche, perchè i tedeschi hanno u controllo stretto
sulla radio e sui giornali e sfruttano la collaborazione dei giornalisti italiani.
A salò rimangono in vita i giornali tradizionali a cui se ne aggiungono altri sopratutto di
intonazione battagliera e di assalto.
Gli ordini delle veline obbligano alla fedeltà assoluta alla Germania, punizione dei traditori
del regime, guerra implacabile ai partiti antifascisti e ai partigiani.
Vengono rimossi i giornalisti revisionisti.
La radio è dominata dalla propaganda diretta alla mobilitazione e a contrastare quelle di
radio londra e di bari.
Hilter scrive sul corriere.
Emerge il movimento partigiano.
Nel 1945 ultimi sussulti politico-giornalistici.
- LA STAMPA DELLA RESISTENZA
La stampa del movimento di liberazione ha un forte valore politico.
Due sono i filoni:
- Stampa clandestina prodotta dai partiti e da gruppi antifascisti --> gli organi
ufficiali sono a Roma, Milano e in altre città. Lo sforzo è di far uscire i fogli diretti
a settori sociali particolari. I fogli sono di formato piccolo e poche pagine.
- Stampa delle formazioni partigiane a partire dalla primavera 1944. Inizia con la
volontà di raccontare le proprie esperire e motivazioni morali e politiche.
7- IL RITORNO DELLA LIBERTA’
- DAL REGNO DEL SUD ALLA LIBERAZIONE DEL NORD
All’inizio è una libertà limitata e vigilata, con limitazioni all’attività politica. Per la stampa e
la radio tutto dipende dal governo militare alleato che agisce attraverso il Pwb, creato per
pilotare la propaganda e la libertà di stampa. Dagli angloamericani dipende anche il flusso
di informazioni.
I primi fogli promossi dalPwb escono in sicilia e calabria, di piccolo formato. I quotidiani più
importanti escono a bari e napoli.
Nei primi mesi, quando l’attività dei partiti è fortemente limitata, i giornali sono i terreni
della lotta e delle manovre politiche: questione monarchia o repubblica.
Le stazioni radio svolgono informazione e intervento politico sotto altri aspetti: l’impegno
maggiore è quello per la lotta di liberazione e la partecipazione alla guerra delle onde
contro le emittenti organizzate dai fascisti di salò e dai tedeschi.
Nei limiti imposti dagli alleati, qui si inizia a fare programmi di intrattenimento. A inizio 1944
si scioglie la stretta armistiziale: al governo di brindisi passano le autorizzazione per la
stampa e si aboliscono alcune norme fasciste.
In aprile nasce il governo badoglio con la collaborazione di togliatti con il pci. Compaiono
gli organi dei partiti ma con periodicità settimanale.
Nel governo di Bonomi, i moderati frenano la revisione delle norme fasciste sulla stampa
es esercitano una certa influenza sui giornali e sulla radio attraverso il sottosegretariato
per la stampa e le informazioni.
La Fnsi nel frattempo è contro la rinuncia all’albo dei giornalisti istituiti dal fascismo, così
viene istituita la commissione per la tenuta degli albi a cui è affidato il compito
dell’epurazione.
Per quanto riguarda la radio rimane un ente pubblico monopolistico = la Rai dipendente
dal ministero delle poste. E sarà sotto al dominio della Dc.
Per l’agenzia nazionale di notizie viene fondata l’ansa, dagli editori dei giornali compresi
quelli di partito.
A milano si discute con riunioni clandestine sul futuro della stampa. I ocmitato stampa
stabilisce che oltre ai giornali del Pwb (fatti da professionisti e ricchi di notizie e fotografie
sulla cronaca varia), escano solo i fogli di partito (fatti dagli stessi che lo facevano
nellaclandestinità), quelli cattolici e i quotidiani promossi dai comitati di liberazione.
- I GIORNALI NELLE PRIME BATTAGLIE POLITICHE DEL DOPOGUERRA
Le richieste degli alleati perchè escano quotidiani “indipendenti” sono pressanti: direttori e
giornalisti scelti tra coloro che non sono collegati col fascismo, e le aziende editrici devono
essere gestite da commissari scelti dal cln.
A Milano esce il “corriere di informazione” sotto la direzione di mario borsa.
A torino esce “la nuova stampa”.
Di giornali ne escono molti e anche al nord si ricorre alla borsa nera. La distribuzione
raggiunge al massimo i confini delle regioni.
Nei centri al nord riprende la radio dove lavorano giornalisti della resistenza.
Dal giugno il governo passa a PARRI --> favorisce i disegni di moderati.
Alcune testate del Pwb vengono cedute o vendute a forze industriali e agrarie.
Novità giornalistiche: al nord escono i quotidiani del pomeriggio con influsso dei
giornali parigini e della narrativa degli stati uniti e dai settimanali in rotocalco.
Inoltre con successo circolano i quotidiani sportivi.
Milano riprende il ruolo di capitale del rotocalco per il settore dei settimanali. Con
“oggi” di Rizzoli e “l’europeo”, di linea liberaldecocratica. Le tirarure sono però
limitate.
Alla fine del 1945 sale al governo DE GASPERI CHE INFLUENZERA’ NOTEVOLMENTE I
GIORNALISMO.
- L’EPURAZIONE E I PROCESSI
L’epurazione avviene in modo complesso e disordinato nel settore del giornalismo: alcuni
direttori sono processati, ma tutti i condannati tornano in libertà per l’amnistia promossa da
Togliatti con il favore anche della Federazione, per considerazioni morali, politiche ma
anche bisogni oggettivi: servono giornalisti del mestiere pratici e le “firme” prestigiose.
Pochi i giovani che entrano nei giornali di informazione, molti invece nei giornali di partito.
- IL REFERENDUM REPUBBLICA O MONARCHIA
1 gennaio 1946 i passaggi dei poteri del governo militare alleato a quello italiano nelle
regioni del nord segnano la fine della tutela del Pwb anche sulla radio. Con la fine dei
comitati di liberazione, si chiudono anche le gestioni commissariali delle imprese editrici e
la cessione dei quotidiani che i comitati stessi avevano promosso.
I mezzi di informazione vengono coinvolti dai primi grandi confronti politici: elezioni e
referendum. La riorganizzazione della rai procede e il pubblico si trova di nuovo attento
alla radio, questo rafforza la vecchia schiera di dirigenti dell’ente. Il governo, assumendo il
potere su tutto il territorio nazionale, esercita così un controllo diretto sul monopolio
pubblico.
Nelle redazioni che compilano i giornali radio c’è un certo ricambio: se ne vanno molti
giornalisti che militano nei partiti di sinistra.
Il mondo politico ritiene comunque i giornali lo strumento primario, con eccezione del
mondo cattolico che dà molto peso alla radio. Nella rai in breve si consolida il rapporto fra
classe dirigente aziendale e partito di Dc, di de GASPERI.
Nel campo della stampa si afferma la supremazia dei giornali di informazione
rispetto a quelli di partito, per il notiziario più ricco, per i servizi di corrispondenza
all’estero con il ritorno dei vecchi proprietari, e per la tradizionale terza pagina.
Riprende l’antica concorrenza tra “corriere” e quotidiani di torino.
Riprendono prima del referendum altre vecchie testate a favore del mondo imprenditoriale
si concludono passaggi di quotidiani regionali e provinciali gestiti dal cln. In altre città si
arriva ad ua spartizione politica.
Ne complesso nel 1946 su contano 146 quotidiani. Alla vigilia del referendum è molto
rafforzato lo schieramento di giornali del centro e della destra, compresi fogli cattolici.
Inferiore lo schieramento di giornali di sinistra, nonostante gli sforzi del Pci, che amplia la
sua rete.
Fino al 2 giugno i quotidiani di informazioni sono autonomi rispetto alle vedute dei
proprietari che stanno riprendendo possesso delle vecchie aziende. Questo va a
vantaggio dell a scelta repubblicana. La sostengono alcuni dei giornali più forti. Oltre a
quelli di sinistra, alcuni cattolici e alcuni DC. Molto efficace è la campagna svolta da Borsa
con il “corriere”. Vince la repubblica e la DC è il partito più forte, ma i problemi in politica
rimangano e le pressioni della chiesa e delle forze capitalistiche sulla dc anche. Il papa
interviene affinchè la libertà di stampa sia limitata da leggi.
Il direttore del “corriere” viene sostituito da Emanuel, un liberal conservatore che deve
“normalizzare” il quotidiano. Lo stesso avviene per “il messaggero” sotto la volontà dei
perrone.
- LA COSTITUZIONE E LA LEGGE SULLA STAMPA
Per la costituzione si tatua un accordo sostanziale da parte di tutti i partiti maggiori:
democristiani e socialisti e comunisti.
Per quanto riguarda la libertà di stampa, i punti di maggior contrasto sono:
- Il sequestro: concordano i partiti di sinistra e i democristiani affinchè
continuino forme di sequestro. Democristiani e comunisti concordano
anche per la limitazione da dare alla stampa pornografica.
- Richiesta di stabilire accertamenti sui finanziamenti: concordi i comunisti
ma opposti democristiani e liberali. La decisione è blanda: “la legge PUO’
stabilire controlli”.
L’articolo della costituzione sarà il 21.
Le norme sul sequestro suscitano reazioni vivaci e tutti i partiti inoltre concordano
sulla necessità di arrivare ad una legge che superi le norme fasciste sopravvissute.
I problemi più importanti sono: pubblicità dei finanziamenti, responsabilità penale
per i reati commessi al mezzo stampa, disciplina della diffamazione. Questi vengono
per messi da parte con lo scoppio della Guerra Fredda e la rottura della coalizione
tra partiti. Così l’assemblea provvede solo alle normi più urgenti.
La legge stralcio del 1948 contiene 7 punti più importanti; perplessità emergono per
l’obbligo di iscrizione all’albo che può costituire un limite al diritto di tutti di
esprimere un proprio pensiero.
I dibattiti sull’articolo 21 e la legge mettono alla luce il fatto che la classe politica
non avesse compreso che in un regime liberalcapitalistico, la condizione migliore
per il GIORNALISMO fosse un ordinamento autenticamente liberale con alcuni
correttivi di carattere sociale, che devono essere diretti a rispettare i diritti dei
cittadini.
- UN GIORNALI