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SECONDO MANOSCRITTO
riprende il discorso sull’alienazione dell’operaio, e una seconda parte che si sviluppa da p. 87 a p. 92 dove viene ripreso
questo rapporto tra il proprietario fondiario e il capitalista, con l’invitabile vittoria dei rapporti capitalistici e la
semplificazione del rapporto tra capitalisti e operai.
Le prime due pagine, da metà di p. 85: l’operaio produce se stesso. L’uomo come operaio, come merce è il prodotto
dell’intero movimento. L’economia politica conosce l’operaio solo come lavoratore, non conosce l’operaio senza
lavoro. L’economia politica vede l’operaio solo come strumento di lavoro, quindi il bisogno è solo il mantenimento
della razza dell’operaio, attraverso il salario che non è altro che la conservazione in efficienza di ogni altro strumento
produttivo. È un essere sia spiritualmente sia fisicamente storpiato.
All’inizio di p. 87 c’è un punto dove Marx dice che è stato un progresso dell’economia politica l’aver spiegato il
rapporto inverso tra salario e guadagno del capitalista (riferimento a Ricardo).
Con la trasformazione dello schiavo feudale in un libero lavoratore, il padrone terriero si trasforma in un capitalista,
quando non c’è ancora la venalità della terra c’è la figura dell’affittuario. Il padrone terriero è diventato nell’affittuario
un capitalista comune. Poi segue una pagina ironica e letteraria in cui Marx vede il vecchio nobile e il nuovo capitalista
che si insultano l’uno con l’altro.
Proprietà privata e lavoro. Marx ritorna sul fatto che la recente economia politica inglese, da Smith in poi, ha
riconosciuto come elemento centrale il lavoro. È il lavoro che crea valore. Fa una breve panoramica storica di come si
sia arrivati a questo discorso dell’economia politica classica:
1
‘500-‘600 mercantilismo: vede la ricchezza nei metalli preziosi, ritiene che lo sforzo di una nazione debba
essere vendere le proprie merci e avere il più possibile di moneta, di metalli preziosi. Quindi non pone la
ricchezza in un’attività del soggetto umano, ma nel possesso di oggetti, metalli preziosi.
2
Inizio ‘700 scuola fisiocratica (p. 99): la fisiocrazia è una scuola economica che metteva al centro
l’agricoltura (da physis = natura). Questa scuola fisiocratica riteneva che la terra producesse ricchezza. La
fisiocrazia comincia col mettere in evidenza un tipo di lavoro: il lavoro agricolo.
3 Fine ‘700 (e ‘800) economia classica, che mette in evidenza il lavoro umano in generale.
Allora, il mercantilismo viene trattato da Marx come feticismo, come il dare più valore ad oggetti esterni. E fa anche
un paragone tra la riforma protestante e il precedente cattolicesimo: il cattolicesimo che mette l’importante
nell’obbedienza ai riti esteriori, mentre Lutero rivendica l’interiorità del rapporto con dio. Smith = Lutero dell’economia
politica (secondo Engels). si compone di 5 capitoli.
Il TERZO MANOSCRITTO
Proprietà privata e lavoro: “Si capisce dunque che solo l’economia politica che ha riconosciuto il lavoro come il
proprio principio – Adam Smith –, e quindi non ha più considerato la proprietà privata come null’altro che uno stato
esterno all’uomo, si capisce, ripeto, che questa economia politica sia da considerarsi come un prodotto della reale
energia, e del reale movimento della proprietà privata, come un prodotto della industria moderna”. Secondo queste
parole, il lavoro crea valore; segue una breve panoramica storica di come si sia arrivati a questo discorso dell’economia
politica.
‘500-‘600: mercantilismo (vede la ricchezza nei metalli preziosi, vendere le proprie merci per avere il massimo in
moneta, quindi in oggetti. Allora il mercantilismo è come il feticismo, perché dà valore ad oggetti esterni). Paragone
con il protestantesimo. Engels ha ragione a chiamare Smith il “Lutero” dell’economia politica.
Inizio ‘700 scuola fisiocratica (che mette al centro l’agricoltura, dominio della natura, della terra, dell’agricoltura.
La terra produce ricchezza. Si mette in evidenza dunque il lavoro agricolo);
La seconda sezione del terzo manoscritto (proprietà privata e comunismo) è una delle due parti più importanti
(insieme al lavoro alienato). Da p.104 Marx esamina diverse forme di comunismo.
• Nella sua prima forma è definito come comunismo rozzo, esso vuole prescindere violentemente dal
talento, dalla individualità. Questo comunismo in quanto nega la personalità dell’uomo non è altro che la
generalizzazione della proprietà privata, tutti diventano operai livellati. L’uguaglianza del salario viene pagato dalla
comunità in veste di capitalista generale. Come espressione di questo comunismo rozzo, così come era teorizzato, era
l’idea del rapporto comune con le donne. Questo movimento si esprime in una forma animalesca. Al matrimonio che è
una forma di proprietà privata esclusiva si contrappone la comunanza delle donne, che vengono trattate come una cosa.
Marx non è d’accordo con il comunismo rozzo (p.105-106). Dal rapporto dell’uomo con la donna si può valutare il
grado di civiltà di una società.
• Dopo c’è un comunismo ancora di natura politica, in cui c’è uno stato che è al di sopra, che domina.
• Al punto tre si ha il comunismo come soppressione positiva della proprietà privata, intesa come
auto-estraniazione dell’uomo e perciò come ritorno completo e fatto cosciente entro tutto lo svolgimento storico fino ad
oggi. A un certo punto della storia gli uomini comprendono che il sistema della proprietà privata è un’auto-estraniazione
dell’uomo dall’uomo. Bisogna ritornare alla socialità. Il discorso di Marx diventa trionfalistico, come è comprensibile
in un giovane di 26 anni. Un altro punto importante (p.107-108): l’estraniazione religiosa ha luogo nella coscienza,
mentre l’estraniazione della sfera economica è della vita reale. Marx ritiene di avere fatto un passo oltre Feuerbach,
perché lui ha sottolineato solo l’alienazione religiosa, mentre Marx rileva che l’alienazione religiosa ha la sua causa
nell’alienazione terrena. È perché gli uomini si trovano in una società negativa che gli uomini diventano infelici e
cercano consolazione nella religione. La concezione materialistica della storia è l’affermazione che nella società umana
il momento centrale è rappresentato dal momento della produzione. Gli uomini entrano in rapporti di classe e creano la
società, strutturata economicamente.
Marx dice che qui si vede come sia importante il discorso sull’economia (“si vede facilmente la necessità che
l’intero movimento rivoluzionario trovi la propria base nel movimento della proprietà privata, per l’appunto
dell’economia”). E a p.108, c’è la consapevolezza di essere andato in qualcosa oltre Feuerbach, perché Feuerbach parla
dell’alienazione religiosa, però l’alienazione religiosa ha la sua base nell’infelicità terrena, dovuta alla negatività dei
rapporti economici; quindi è più importante discutere dell’alienazione economica, che implica anche il togliere il
bisogno di religione. Questa è un’anticipazione della concezione della storia di Marx.
Il tema che si sviluppa adesso è il tema della socialità, dice a p.109 “il carattere sociale è il carattere universale di
tutto il movimento: come la società produce l’uomo in quanto uomo, così l’uomo produce la società”. Il discorso sarà
che non si può staccare l’individuo dalla società, non si può contrapporre l’uno all’altra. Anche quando sembra che sia
solo l’individuo esplica un’attività sociale (importanza del linguaggio). “Bisogna evitare di fissare di nuovo la società
come astrazione di fronte all’individuo”.
A questo discorso si collega un nuovo tema, in questo movimento Marx vuole contrapporre all’uomo unilaterale
della società alienata, cioè colui che si esplica in un solo settore, l’uomo onnilaterale (l’uomo totale), che deve esplicarsi
in tutte le sue dimensioni. A questo tema si sviluppa il discorso sull’avere e sull’essere: l’unica importanza si dà
all’avere, ciò che si deve sviluppare è l’essere, si collega l’educazione dei sensi.
Da 115 a 118, c’è un discorso che riguarda il concetto di industria e scienze naturali e scienze dell’uomo. Per Marx,
l’uomo è una parte della natura che lavora la restante natura. Questo lavoro sulla restante natura è l’industria, per cui
l’industria è ciò che collega la natura e la storia. Da un lato l’industria opera sulla natura, dall’altro lato, proprio
lavorando la natura, gli uomini si relazionano l’uno con l’altro, quindi costruendo la storia. La possono costruire in
modo negativo, possono poi superare questo modo negativo e arrivare a una relazione umana di tutti gli uomini, che
lavorano la natura e si relazionano gli uni con gli altri in modo umano. Questo è ciò che Marx chiama la socialità.
Quindi c’è questo rapporto uomo-uomini e in mezzo l’industria. Possiamo dire che il termine positivo è “attività”, in cui
l’uomo si deve realizzare. L’attività nelle condizioni alienate si chiama lavoro e si chiama industria. L’altro punto da
dire prima di queste pagine non semplici riguarda questo: gli uomini, nel lavorare la natura, le danno la propria
impronta, c’è un’oggettivazione delle forze dell’uomo nella natura. Il modo di lavorare rivela le loro forze dell’uomo
sulla natura, ci si può fare un’idea del soggetto che ha prodotto quell’oggetto, di quel soggetto che si è oggettivato in
quel modo. E qui Marx ci dice che il guardare alla produzione, agli oggetti prodotti è importante per capire le capacità
dell’uomo.
Le scienze naturali hanno sviluppato un enorme attività […] le scienze naturali sono rimaste estranee alla filosofia.
La storiografia tiene conto della scienza naturale solo di sfuggita (quando si parla dell’Illuminismo o di alcune singole
scoperte). Invece è molto importante il momento della produzione, dell’industria, ci dice Marx. La scienza naturale si è
intromessa nella vita dell’uomo tramite l’industria, e ha preparato l’emancipazione dell’uomo, pur avendo dovuto<