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TRATTE DALLE SENTENTIAE:
sarebbe peccato.
!
In seguito Bernardo scrive altre tre lettere (191, 192, 193) al Papa, al cardinale della Curia romana (allievo
di A.).
!
18. Aristotelismi e teologia
Nella I metà del XII sec. a Parigi è in corso una battaglia dottrinale sulla filosofia di Aristotele come base
per l’insegnamento universitario.
decreta la riesumazione del cadavere e la scomunica di Almarico di Bène:
1210, Sinodo di Parigi:
alla Sorbona, nel 1204 sottoposto a processo per presunta eresia: costretto a ritrattare. E
magister Theologiae
divieto di lettura pubblica o privata delle opere naturali di Aristotele. Assertore di una forma di panteismo,
traduttore di Aristotele. Almarico è simbolo di un ‘tipo’ intellettuale e di uno stile di vita pago della
beatitudine terrena, ispirato al ritratto del filosofo del X libro dell’Etica Modello che sarà poi
Nicomachea.
rivendicato da Sigieri e Boezio.
La repressione della dottrina di A. è il primo segnale di una tensione apertasi con l’arrivo delle traduzioni
e dei commenti delle opere aristoteliche. Scontro con un pensiero fondato sul principio agostiniano
dell’unità e subordinazione delle scienze nella cornice teologica della Il sistema
christiana sapientia.
aristotelico porta con sé la legittimazione dell’indagine razionale, autonoma rispetto alla teologia.
! il legato pontificio detta i primi regolamentando l’insegnamento della
1215 statuti dell’università
F.d.A. mantenendo il divieto di utilizzare i libri naturali di Aristotele. Nei giorni di festa è consentita la
lettura dell’Etica Prende di mira non A. ma il pluralismo metodologico proposto da A.
Nicomachea. tout court
in sostituzione ad una concezione gerarchica delle scienze.
! Parens Scientiarum papa Gregorio IX sostiene che la semplice conoscenza dei libri è
1231 Bolla
tollerabile. Crea condizioni favorevoli all’introduzione del nella F.d.A.
corpus aristotelicum
! ! 19
La F.d.A promulga uno statuto in cui il è adottato in blocco come base
1255, svolta: Corpus Aristotelicum
dell’insegnamento. Svolta per il pensiero medievale.
! molti teologi (mgpt francescani) attaccano questa filosofia che
Dal 1260 campagna antiaristotelica:
secondo loro propaga errori pericolosi per la fede cristiana.
! il vescovo di Parigi, Etienne Tempier, condanna 13 tesi in odore di eresia
1270 I condanna Tempier:
(unità dell’intelletto, eternità del mondo, mortalità dell’anima, non ci fu mai un primo uomo).
! statuto della F.dA. restringe la libertà di insegnamento per evitare sconfinamenti degli “artisti” nelle
1272:
questioni teologiche.
! Sigieri di Brabante e altri maestri incriminati per eresia e convocati davanti all’Inquisitore di FR.
1276:
Giovanni XIII chiede al vescovo di Parigi di indagare sulla situazione. T. forma una commissione di sedici
maestri di teologia a cui affida il compito di esaminare.
! sillabo: Tempier rende pubbliche le sue conclusioni. 219 tesi vengono dichiarate
1277 II condanna,
eretiche. Grandi accusati sono Sigieri di Brabante e Boezio di Dacia, i due dell’averroismo latino
magistri
(corrente più filoaristotelica della FdA) e il di Cappellano. Gli articoli censurati erano spesso il
De amore
risultato di letture approssimative e presentavano problemi di coerenza e ordine: gli articoli si susseguivano
casualmente.
! Fine della carriera accademica di Sigieri di Brabante e Boezio. Altri cancellarono nei loro
Conseguenze:
manoscritti ogni passo giudicato pericoloso (brani della di Sigieri interamente coperti da
Metafisica
inchiostro nero). Anche risposte polemiche: Giacomo di Douai sosteneva che l’accusa dei censori fosse
dettata dall’invidia e radicata nell’ignoranza.
Fra i teologi era altra la frequenza di citazioni del Nacquero anche manoscritti in cui gli articoli
silalbo.
erano ordinati tematicamente, fino a commentari (Lullo).
non fu bersaglio del ma lo stesso era segno di una strategia più vasta contro un
Tommaso sillabo,
complesso movimento di cui T. era uno dei protagonisti. (7 marzo anniversario della morte di T.)
! atto di nascita della scienza moderna e vede appunto in
Interpretazioni della condanna: Duhem:
due proposizioni che sembrano evocare ingredienti della moderna concezione del mondo: esistenza del
vuoto e mobilità della terra.
Molti critici hanno smascherato il semplicismo di questa concezione: è un tentativo di trasformare un
provvedimento restrittivo in episodio di valore catartico.
!
Ancillarità della filosofia
Si deve ad Alberto Magno la presa di coscienza delle differenze epistemologiche tra filosofia e teologia.
Nelle sue parafrasi di Aristotele si avverte la necessità di distinguere tra indagine razionale e adesione
sovrarazionale. Secondo A., all’interno del suo ambito, il discorso di Aristotele è corretto. Teologia e
filosofia offrono risposte differenti a domande differenti.
Atteggiamento spinto all’estremo da Boezio e Sigieri. I teologi sono allarmati dal fatto che gli artisti non
concepiscono più il lavoro filosofico come ancillare alla teologia.
Sull’eternità del mondo (1270): Boezio si pone come massimo teorico della distinzione. Si oppone al
controllo teologico: fede e scienza sono su due piani differenti. Boezio vuole delimitare il territorio attorno
al quale il nuovo intellettuale si possa muovere indipendentemente.
Nel suo scritto difende la creazione del mondo all’inizio del tempo; insiste sul primato della verità rivelata;
afferma che il mondo, sia o non sia eterno esiste grazie all’intervento di un ente primo (Dio);
in durata,
conclude che il filosofo non più prendere in considerazione la creazione. Il problema della durata
dell’universo non è quindi decidibile per ragione, lavorando in una prospettiva concordista. La sua
soluzione però è fraintesa e condannata nell’articolo 90. Boezio non dice che il filosofo naturale
agnostica
debba negare la novità del mondo. Dice che la tesi dell’eternità del mondo è assolutamente ma
falsa,
quindi relativamente vera. Il cristiano è nel vero quando afferma verità assolute ed è nel
logicamente corretta,
vero anche il filosofo naturale quando le rigetta partendo da cause naturali. Pluralismo epistemologico.
! ! 20
Sul sommo bene
Esaltazione della vita filosofica, occasione unica di felicità. Nel la vita teoretica trova la
sua maggiore esaltazione. Dato che il piacere della contemplazione è commisurato alla qualità ontologica
di quel che si contempla, il filosofo che contempla Dio giunge alla massima gioia possibile. Asserisce poi
che chi è più perfetto nella felicità speculativa terrena si avvicina maggiormente alla beatitudine eterna.
Nell’interpretazione forte di questo assunto solo chi possiede virtù intellettuali è disposto alla felicità
ultraterrena, e quindi il possesso delle stesse è condizione necessaria e sufficiente per accedere alla felicità
ultraterrena. Secondo l’interpretazione debole il possesso delle facoltà è solo un’utile premessa. La prima
considerazione è eretica.
I teologi conservatori guardano dunque allarmati questo “disegno averroista” di riduzione dell’esistenza
entro una prospettiva terrena.
! Doppia verità
19. Verso la
Dal lato dell’immortalità dell’anima
Riscoperta di Aristotele tramite i commentatori arabi
La diffusione dei di A. porta (XIII) al compimento del passaggio dal modello gnoseologico
libri naturales
agostiniano a quello aristotelico.
Secondo l’insegnamento aristotelico la conoscenza è un processo di assimilazione dell’oggetto conosciuto
nel soggetto conoscente. La (facoltà passiva) subisce l’azione degli oggetti esterni che vi
sensibilità
imprimono la loro forma sensibile. Attraverso un processo di attualizzazione della conoscenza, che si
realizza grazie a senso comune, immaginazione e intelletto, le forme sensibili si spogliano dei caratteri
dell’individualità per lasciare affiorare l’universale, il concetto.
Aristotele distinse così vari gradi del conoscere: al livello più basso c'è la sensazione, che ha per oggetto
entità particolari, mentre a quello più alto c'è l'intuizione intellettuale, capace di "astrarre" l'universale
dalle realtà empiriche. Conoscere significa dunque astrarre.
!
« Colui che definisce, allora, come potrà dunque provare [...] l'essenza? [...] non si può dire che il definire qualcosa consista
nello sviluppare un'induzione attraverso i singoli casi manifesti, stabilendo cioè che l'oggetto nella sua totalità deve comportarsi
in un certo modo [...] Chi sviluppa un'induzione, infatti, non prova cos'è un oggetto, ma mostra che esso è, oppure che non è.
In realtà, non si proverà certo l'essenza con la sensazione, né la si mostrerà con un dito [...] oltre a ciò, pare che l'essenza di
un oggetto non possa venir conosciuta né mediante un'espressione definitoria, né mediante dimostrazione »
!
Le opere di A., interpretate dai grandi commentatori arabi, Avicenna e Averroè divengono testi
fondamentali per lo studio universitario.
! De Anima
Ricezione del e questione dell’unità dell’intelletto
L’anima è il principio biologico essenziale ed il centro dell’attività vitale. Le forme o funzioni dell’unima
sono diverse nelle piante, negli animali e nell’uomo.
Problema del rapporto tra anima (psyché) e intelletto (nous): se l’anima è forma del corpo, l’intelletto
(immateriale) come può farne parte? L’intelletto è facoltà dell’anima, sua parte o realtà separata?
! III: «la facoltà sensitiva non è indipendente dal corpo, mentre l’intelletto è separato.
De anima,
!
De anima:
Secondo il filosofo, il processo conoscitivo si svolge attraverso tre stadi tra loro strettamente congiunti:
a) al primo stadio si colloca la che deriva dai cinque sensi: l'udito, la vista, il gusto,
conoscenza sensibile,
l'odorato, il tatto (che è diffuso in tutto il corpo e costituisce il senso basilare), i quali ci permettono di provare le varie
sensazioni.
Vi è poi il senso comune, a cui Aristotele attribuisce una duplice funzione:
- quella di costituire la coscienza della sensazione, cioè di "sentire di sentire", funzione che non può appartenere ad
alcun senso particolare;
- quella di percepire le dete