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Riassunto esame Storia del pensiero filosofico e scientifico, prof. Malaguti, libro consigliato "Ricerche logiche", Husserl Pag. 1 Riassunto esame Storia del pensiero filosofico e scientifico, prof. Malaguti, libro consigliato "Ricerche logiche", Husserl Pag. 2
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PRIMA PARTE

Nei primi paragrafi Husserl da una definizione di atto di coscienza. Seguendo il modello di Cartesio, inizia a dubitare del

trascendente. I tre principi base del metodo fenomenologico sono:

1. Bisogna studiare i modi strutturali, ovvero gli elementi strutturali che permettono ai fenomeni di rivelarsi alla

coscienza, e non gli oggetti; non bisogna adottare l’atteggiamento naturale dello spirito delle scienze esatte, gli

oggetti non esistono in sé per sé, non sono sempre misurabili e descrivibili;

2. La coscienza non deve essere considerata come una scatola che contiene vari oggetti;

3. Se esiste qualcosa, esso esiste solo in quanto si manifesta alla coscienza.

Ci sono tre concetti di coscienza (plurivocità del termine coscienza):

Come trama dei vissuti psichici nell’unità della corrente dei vissuti;

 Come il rendersi conto dei propri vissuti;

 Come comprensione degli atti psichici o dei vissuti intenzionali.

Paragrafo 2 (il concetto di vissuto)→ tutti gli eventi interni alla coscienza sono atti conscienziali, ovvero rappresentazioni

e percezioni, tutto ciò che è un contenuto psichico e formato dal vissuto, e, nel linguaggio di Wundt, dagli eventi. La

coscienza è vista come un grande contenitore e ciò che Husserl chiama vissuto consiste nel modo di darsi di un

fenomeno alla coscienza. La fenomenologia però non è solo soggettivismo, ovvero non è solo legato all’atto di cosienza

soggettivo, ma essa si pone anche il problema di come un fenomeno si mostra alla coscienza (la fenomenologia è contro

l’introspezione). Dal punto di vista psicologico il vissuto è una serie di eventi e di contenuti, mentre da un punto di vista

fenomenologico il vissuto non è ciò che io provo o sento, come nel linguaggio comune, ma è il manifestarsi di un

fenomeno alla coscienza, quindi il problema sta nella manifestazione. Husserl fa l’esempio della percezione del

“colore”, il quale una volta che si manifesta alla coscienza è reale. Considerare il reale da due punti di vista, soggettivo

(psicologico-soggettivo) e obbiettivo (fisico-oggettivo) è fenomenologicamente sbagliato. Husserl fa un’importante

distinzione: la manifestazione della cosa come vissuto non è la cosa che si manifesta, distingue il fenomeno come

vissuto dal fenomeno in quanto tale → da una parte si ha l’oggetto fenomenale (contenuto di coscienza) che si

manifesta al soggetto fenomenale, dall’altra parte si ha il contenuto di coscienza come vissuto che si manifesta alla

coscienza, intesa come un unità di vissuti: nel primo caso si tratta di un rapporto tra due cose che si manifestano, nel

secondo del rapporto tra un singolo vissuto e il complesso di vissuti (coscienza).

Nel ‘900 Husserl ha portato un cambiamento radicale nella prospettiva in ambito teoretico, molti filosofi in quel periodo

furono fenomenologici, che criticano spesso Husserl poiché egli ha lasciato molte questioni in sospeso.

Paragrafo 3 → Husserl fa un esempio di considerare il concetto di vissuto: “ho vissutola guerra” significa avere una serie

di percezioni e valutazioni su ciò che è accaduto, ma in fenomenologia non significa questo. Vivere un evente non

significa avere certe percezioni di quell’evento, ma significa avere certi atti di coscienza; quindi vivere eventi esterni in

senso fenomenologico significa che certi contenuti sono elementi costitutivi di un’unità di coscienza e ciò che la coscienza

vive è la sua esperienza vissuta, che consiste nell’insieme delle parti di questa unità di coscienza. Uno degli scopi della

quinta ricerca è anche la definizione di vissuto in senso fenomenologico.

[Noesi = direzione verso l’oggetto, il percepire, il ricordare, ogni fenomeno psichico o oggettualità immanente, è

l’elemento oggettivo, ma non è l’oggetto; Noema = l’oggetto della riflessione nei suoi vari modi di esser dato, il percepito,

il ricordato, è l’elemento oggettivo dell’esperienza vissuta, ma non è l’oggetto stesso, ovvero la cosa. C’è infatti una

differenza tra il modo d’essere della coscienza e della cosa: la cosa si dà alla coscienza attraverso i fenomeni soggettivi

del percepire e del ricordare, la coscienza invece si dà a se stessa direttamente. Husserl distinge anche tra l’ Io empirico

→ la cosa (o naturale, in rapporto con il mondo e con gli altri Io) e l’Io trascendetale → la coscienza (che si occupa della

costituzione dell’Io empirico)].

Paragrafo 5 → la percezione interna (o coscienza interna, percezione dei propri vissuti) è una percezione adeguata

(evidente) ovvero non aggiunge ai suoi oggetti più di quanto non sia dato dal vissuto percettivo, è senza residui; la

percezione adeguata può essere solo interna, può rivolgersi soltanto ai vissuti.

Paragrafo 6 → l’io sono è una percezione adeguata (=evidente), ma sono evidenti anche i giudizi che hanno forma di io

ritengo vero questo o quello, sono evidenti nella loro intenzione. Il vissuto è ciò che è dato nella percezione interna ed è

quindi cosciente, ed è un concetto che si è esteso fino a trasformarsi nel concetto di io fenomenologico, che costituisce

intenzionalmente l’io empirico.

INTENZIONALITA’ → concetto sviluppato da Brentano, maestro di Husserl, con lo scopo di designare la caratteristica

distintiva dei fenomeni mentali che li distingue dai fenomeni fisici; i fenomeni mentali sono tutti gli atti o atteggiamenti

mentali (udire un suono, vedere un oggetto oppure provare gioia, rabbia, oppure ogni ricordo o giudizio). Il carattere

intenzionale di ogni atto mentale consiste nel suo essere diretto verso un oggetto. I fenomeni fisici invece sono

privi di intenzionalità ma sono sempre fenomeni, solo sono privi di un oggetto al loro interno (colori,suoni e qualità),

mentre i fenomeni mentali contengono intenzionalmente un oggetto al loro interno. L’intenzionalità è diretta anche verso

un oggetto che non esiste attualmente (differenza tra l’oggetto nel mondo attuale, esterno alla mente o all’interno della

mente, come un ricordo o una rappresentazione). Il noema è ciò cui l’atto mentale deve il suo carattere intenzionale, ed è

il noema che spiega l’intenzionalità degli atti mentali. Per Husserl la caratteristica principale dell’intenzionalità è la

trascendenza poiché il pensiero, nel rapportarsi al suo oggetto, è rivolto verso ciò che è altro da sé, verso una realtà che

supera il pensiero stesso; mentre la percezione che la coscienza ha di sé avviene in forma immanente, ovvero

direttamente, senza un oggetto intermediario.

Paragrafo 8 → Husserl critica l’asserzione di Natrop, il quale afferma che l’Io e la coscienza vengono pensati senza

bisogno di renderli oggetti, contenuti; secondo Husserl invece le esperienze vissute sono oggetti della percezione interna,

ma questo non vuol dire che sono oggetti nel senso di cose. L’atto di coscienza è preliminare al rapporto oggetto-

soggetto, la coscienza è sempre consciente di qualcosa (intenzionalità). L’atto di coscienza è il COGITO, mentre gli

oggetti pensati, intenzionali sono i COGITATUM (il cogitum non è la sensazione ma è l’oggetto percepito) → il vissuto

è formato da cogito e cogitatum insieme, non esiste alcun dualismo poiché nel vissuto questi due elementi si danno

insieme (il mondo è correlato intenzionale di coscienza, la coscienza è un’apertura immediata al mondo), il problema

che si pone Husserl è in che modo ci si dà al mondo. In Cartesio è presente un dualismo: l’ Io, ovvero la sostanza, e il

cogito, l’attributo della sostanza. Mentre in Husserl non c’è questa distinzione poiché le due cose vanno insieme. Il

rapporto tra cogito e cogitatum → un esempio di cogito è l’ascolto di un suono, ovvero l’atto della percezione, mentre

un esempio di cogitatum è il suono ascoltato, ovvero l’oggetto della percezione. Non si può separare l’ascolto dal suono,

come se esso fosse qualcosa senza il suono.

Il vissuto è il modo di darsi di un fenomeno. La fenomenologia tenta di fare un passo indietro, infatti essa ha un carattere

regressivo; anche nella fenomenologia si da un rapporto soggetto-oggetto, la fenomenologia non contesta questo, ma si

chiede su che base questo rapporto si da. Il realismo ingenuo considera questo come un dato di fatto, ma la filosofia si

chiede se si può considerare ciò un dato di fatto originario o se c’è qualcosa prima.

Husserl afferma che la fenomenologia è il cartesianesimo del ventesimo secolo: parla dell’idea di infinito, “non riesco a

comprenderla, non la concepisco ma la so (savoire)”, afferma che ci sono modalità di conoscere, concepire che non sono

oggettive, ci sono modalità del sapere che non sono quelle del conoscere oggettivo, concettuale. La fenomenologia tenta

di conoscere una modalità originaria del darsi della coscienza entro la quale si radica il dualismo (soggetto

conoscente e oggetto conosciuto). Se giungiamo a comprendere questa modalità conoscitiva, comprendiamo che le

emozioni non sono semplici fatti che stanno dentro la coscienza (atti emotivi si evolvono dentro la mia coscienza e sono

influenzati più o meno dalle altre cose, esterne o interne). Husserl si chiede se il dualismo è una modalità originaria, e i

filosofi rispondo di NO; quindi Husserl cerca una condizione originaria, e secondo lui questa condizione è il darsi del

mondo. Husserl afferma che bisogna liberarsi dal “pregiudizio” (che in filosofia non ha una connotazione negativa) del

dualismo.

Riga 361: per dimensione empirica fa riferimento ad una esistenza positiva.

Riga 362: l’io si puà dirigere verso l’io empirico, non nega il fatto che l’io sia un io empirico, in fenomenologia c’è un

approfondimento non una negazione. Il nucleo fenomenologico è dato dal fatto che la coscienza si apre, l’atto

intenzionale consiste nell’apertura.

Riga 363: l’io si autopercepisce ed è un atto evidente (=adeguato); per esempio, quando percepisco un cubo, la

percezione di tutti i suoi lati non è immediata, perché alcuni lati non li percepisco, e anche se lo ruoto non riuscirò mai a

vedere tutti i lati; anche l’io non riesce a percepirsi in tutti i suoi stati, è un sapere di carattere riflessivo, non si

autopercepisce completamente. Esiste una modlaità originaria precedente (non cronologicamente ma ontologicamente)

al conoscersi riflessivo? Bisogna risalire al nucleo fenomenologico dell’io empirico per conoscere questa modalit&ag

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
6 pagine
8 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/02 Logica e filosofia della scienza

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Saruzza.96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del pensiero filosofico e scientifico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Malaguti Ilaria.