SILLOGISMO IN CELARENT
A e B = A non si predica di alcun B
B a C = B si predica di tutti i B
A e C = A non si predica di alcun B
Animale non si predica di alcuna aquila – aquila si predica di tutti gli i volatili – Animale non si predica di
alcun volatile
SILLOGISMO IN FERIO
A e B = A non si predica di alcun B
B i C = B si predica di qualche C
A o C = A non si predica di qualche C
Animale non si predica di alcuna aquila – aquila si predica di qualche volatile – animale non si predica di
qualche volatile 54
Analitici secondi: il sillogismo scientifico
Gli analitici secondi trattano dei sillogismi scientifici o dimostrativi.
Mentre negli analitici prima si parla del sillogismo in generale, cioè di quei sillogismi che prescindono dal
contenuto veritiero delle premesse e quindi delle conclusioni, negli analitici secondi il sillogismo scientifico
“guarda” al valore di verità delle premesse (premesse vere, altrettanto vere le conclusioni).
Secondo Aristotele, perché si possa fondare la scienza, bisogna capire che né tutte le cose sono
dimostrabili, né tutte indimostrabili. Alcune di esse, però, devono essere dimostrate sulla base di alcuni
principi indimostrabili che vengono chiamati principi primi.
I principi primi sono di due tipi:
a) Quelli comuni a più scienze chiamati assiomi come il principio di non contraddizione e del terzo
escluso.
b) Quelli propri di ciascuna scienza come i numeri nella matematica.
Da dove vengono, però, questi principi primi? Aristotele risponde che vengono mediante:
A) L’induzione
B) L’intuizione
A) L’INDUZIONE è procedimento attraverso cui dal particolare si ricava l’universale.
Aristotele riconosce che l’induzione non è un ragionamento, ma un “essere condotto” dal particolare
all’universale da una sorta di visione immediata o di intuizione che l’esperienza rende possibile.
L’induzione è, in sostanza, un processo astrattivo.
B) L’INTUIZIONE è invece il coglimento puro da parte dell’intelletto dei principi primi. (Dunque, anche
Aristotele, come già Platone, ammette un intuizione intellettiva.
Ps. Quando Cartesio pensò al “Cogito ergo sum”, disse di non vederlo come un ragionamento, come un
“siccome penso, allora sono – esisto”, ma come una vera intuizione, come un lume che, all’improvviso,
illumina l’oscurità.
I topici egli elenchi sofistici: il sillogismo dialettico – il sillogismo eristico
Topici
Nei , Il sillogismo dialettico parte da premesse che non sono dimostrate (non per forza false) e ciò a
cui arriva, seppur giusto, non è per forza la verità: se le premesse sono errate, lo è anche la conclusione.
Mentre il sillogismo scientifico dimostra la verità, il sillogismo dialettico, però, può scoprirla. Ed il modo con
cui il sillogismo dialettico può scoprire la verità, è attraverso, se si pensa fondamentalmente alla
matematica, le dimostrazioni per assurdo.
elenchi sofistici
Gli trattano del sillogismo eristico. L’opera indaga i tipi di confutazione che il sillogismo
eristico adotta per far credere veri, con tanto di dimostrazione, i propri discorsi. 55
Ventiduesima ora
Su Aristotele: la fisica
Il movimento (I libro)
Cari ragazzi… Dopo questo lunghissimo sbattimento e dopo capitoli poco interessanti, ci troviamo davanti
ad uno che lo è sicuramente di più (interessante intendo). Vi prometto che è così! Rasserenatevi dunque ^^
In questo capitolo la prof è protagonista di un errore imperdonabile: scrive che la filosofia è scienza delle
cause prime. E fino a qui nessun errore. Poi afferma che Aristotele ricerca queste cause innanzitutto nella
natura e che la filosofia, quindi, nasce innanzitutto come ricerca dei principi della natura, dunque come
”fisica”.
E non c’è cosa più errata!
Aristotele, la fisica, la chiama “filosofia seconda” in quanto ha come oggetto di indagine la sostanza
sensibile (che è seconda rispetto a quella soprasensibile che è “prima”) e che è intrinsecamente
caratterizzata dal movimento. Comunque…
Il movimento (Aristotele intende al movimento più come un “mutamento” che come movimento in sé e per
sé) si esplica attraverso tre fasi:
1) La cosa che muta (sostrato o materia)
2) La mancanza in esso di un certo carattere (privazione)
3) Il carattere che viene acquisito (forma)
Ex. Un uomo ed il suo divenire musicista sono un tipo di divenire in cui l’uomo è il sostrato, la sua mancanza
di cultura musicale la privazione, la sua acquisita cultura musicale che lo fa un musicista la forma.
Ex. Il bronzo ed il suo divenire statua sono un tipo di divenire in cui il legno è il sostrato, la sua mancanza di
“essere trasformata in statua” è la privazione, il suo divenire statua è la forma.
Atto e potenza
Se vediamo questo fenomeno dinamicamente, non staticamente, noteremo che la cosa che muta, cioè la
materia, ha in sé la capacità (cioè potenza, potenzialità) di assumere o di ricevere una determinata forma
(cioè di attuarsi, divenire atto).
il bronzo è potenza della statua; il legno è potenza di vari oggetti che col legno si possono fare perché è
concreta capacità di assumere le forme dei vari oggetti.
Il composto che si sarà formato, conosciuto come sinolo di materia e forma (in questo caso la statua), sarà:
a) Se lo si considera come sinolo di materia e forma, come composto, prevalentemente atto
b) Se lo si considera nella sua forma sarà senz’altro atto o enteléchia
c) Se lo si considera nella sua materialità, sarà invece misto di potenza e atto
Infine possiamo dedurre che l’atto sta alla forma come la potenza alla materia. 56
Le quattro cause (II libro)
Non bastano solo atto e potenza per spiegare il movimento-mutamento, poiché per far sì che una potenza
passi all’atto è necessaria una causa motrice o efficiente ed una causa finale.
Quanto è stato scritto precedentemente scritto fa presupporre (o meglio, è il lettore che lo intuisce) che
materia e forma sono una la causa materiale, l’altra la causa formale della spiegazione riguardo al
movimento.
Nel caso di una statua la causa efficiente è lo scultore che l’ha realizzata, la causa finale, cioè il fine per cui è
stata costruita, può essere, per esempio, il suo adornare una casa.
Teoria sul cambiamento
Partendo dalla categorie, Aristotele espone la sua teoria del movimento intesa come cambiamento ( già ve lo
avevo anticipato :P).
Esistono diversi modi del divenire:
1) Sostanziale (generazione e corruzione)
2) Qualitativo (alterazione)
3) Quantitativo (aumento e diminuzione)
4) Locale (spostamento, traslazione di un essere da un posto ad un altro)
Il movimento locale è fondamentale, sta alla base di tutti gli altri moti che lo presuppongono, e si distingue
in: A) CIRCOLARE, sempre uguale a sé stesso, caratterizza il movimento dei cieli composti dal quinto
elemento, l'etere, che è eterno e non ha mutamenti;
B) RETTILINEO, dal basso in alto e dall'alto in basso, proprio dei quattro elementi: terra, acqua, aria e
fuoco. Gli esseri che hanno questi moti contrari sono corruttibili.
Le cause del movimento possono essere:
- accidentali, se riguardano fenomeni naturali
- volute, se compiute dall'uomo
l’Infinito (III libro)
L’infinito, per Aristotele, esiste solo in potenza.
Per capire il motivo per cui esiste solo in potenza, bisogna precisare che Aristotele non vede l’infinito come
qualcosa di immateriale, lo vede quantitativamente: lo fa rientrare nella categoria della quantità, la quale
vale solo per il sensibile.
Infinito in potenza, per Aristotele è il numero, perché è possibile aggiungere a qualsivoglia numero un
ulteriore numero senza che si arrivi ad un limite estremo al di là del quale non si possa più andare. 57
Infinito in potenza, per Aristotele, è lo spazio in quanto, potenzialmente, può essere diviso all’infinito in
quanto il risultato è una grandezza ulteriormente divisibile.
Infinito in potenza, per Aristotele, è il tempo, poiché non può esistere tutt’insieme attualmente e si svolge e
si accresce senza fine.
Luogo e tempo (IV libro)
Aristotele definisce così il luogo: “il primo limite immobile del contenente” (Ex. Un bicchiere è il limite, lo
spazio, dell'acqua che contiene). Lo differisce dallo spazio in quanto lo spazio è della geometria mentre il
luogo è della fisica.
Lo spazio e il luogo vengono percepiti grazie al movimento: solo se vedo dei corpi che si muovono posso
anche concepire lo spazio in cui si muovono. Senza lo spazio non esisterebbe il movimento, ma senza
movimento non sarebbe pensabile lo spazio.
Questa è anche la ragione per cui è necessario negare l'esistenza del vuoto, inteso come essere non
dipendente da alcun corpo (se mi muovo, posso solo muovermi in qualcosa che è, cioè il non vuoto: il
luogo. Se mi muovessi in qualcosa che non è, cioè il vuoto, non dovrei essere in un corpo).
Il tempo dice Aristotele «[...] per un verso, esso è stato e non è più, per un altro verso esso sarà e non è
ancora".
L'esistenza del tempo è empiricamente ovvia ma, come sottolinea il frammento preso in esame, è
inafferrabile logicamente in quanto sembrerebbe essere costituito dal non essere.
Ciò costringe il filosofo a spostare la sua indagine sul rapporto tempo - movimento per farle assumere una
connotazione più concreta.
Il movimento è nel tempo ed il tempo non può esistere senza movimento; questa implicazione porta
Aristotele a dare la celebre definizione del tempo come “il numero del movimento secondo il prima e il
poi” intendendo per "numero" la funzione del contare che non è possibile senza avere coscienza della
successione numerica.
Per "coscienza" viene intesa l'anima, unico ente in grado di determinare un "prima" ed un "poi" riguardo
alla vita del singolo.
Questo porta sì ad una soluzione teorica sul cosa sia il tempo ma insieme pone anche un nuovo
interrogativo: “Il tempo esisterebbe o meno se non esistesse l'anima?”.
Il motore immobile (VII libro)
Siccome il tempo è eterno ed il tempo non è altro che una determinazione del movimento, l’eternità del
primo, postula l’eternità del secondo.
Ma a quale condizione può sussistere un
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