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Giacinto Dragonetti e la mancanza di premio per le virtù dei cittadini

Giacinto Dragonetti nella sua opera sottolinea che gli uomini della politica non tengono nel dovuto conto le buone virtù dei cittadini; gli uomini hanno fatto leggi per punire i delitti, ma non ne hanno fatte per premiare le virtù. Sulla scia del pensiero di Rousseau che scriveva nell'Emilio che l'uomo nasce buono e che è la società che lo corrompe, lo diseduca e lo spinge a pensare al proprio utile anziché al bene pubblico, anche Dragonetti sostiene questa tesi dicendo che la "diseducazione" è dello Stato e delle Istituzioni che non pensano a premiare i virtuosi che si privano di parte della loro libertà personale e autonomia privata per accettare le regole di convivenza civile per favorire il bene comune. Dice Dragonetti che è naturale che nel passato l'uomo esposto ai mille pericoli della quotidianità ha preferito scegliere la propria conservazione che è anteriore a tutti i piaceri, persino alla vita.

comoda Dragonetti, in modo pedagogicamente corretto, vuole far notare come è importante sottolineare le differenze tra chi si conforma alle regole della convivenza, accettando un proprio ridimensionamento a vari livelli di vita, e chi preferisce la scelta del proprio tornaconto: chi accetta le regole va premiato. Premio necessario per valorizzare l'impegno e la dedizione a favore degli altri, in quanto il premio "ci ristora e cancella dalla mente la memoria delle fatiche sofferte, e non ci fa sentire la perdita e i sacrifici fatti". La virtù non è un prodotto del comando delle leggi ma della libera volontà, perciò non rientra nel contratto sociale, e se si lascia senza premio la società commette un'ingiustizia. Perciò come i membri dello stato pretendono che i cittadini rispettino le leggi, allo stesso modo non può non valutare e distinguere tra i cittadini meritevoli e non meritevoli. Sicuramente, continua Dragonetti, molti deiproblemi che determinano le cattive condizioni di vita dei cittadini derivano certo anche dal rapporto difficile tra questi e le istituzioni (carestie, pestilenze, burocrazia) ma anche un buon motivo è il non ricompensare la virtù. Da qui la scelta di Dragonetti di creare una pedagogia che privilegia un rapporto equilibrato tra diritti e doveri, tra sacrifici personali di rinuncia di fronte alle relazioni culturali e sociali e la ricerca delle soluzioni per problemi di natura economica, culturale, sociale per il bene comune. Dragonetti sostiene che la scarsezza della virtù ai nostri giorni sia un effetto della mancanza di premi e che bisognerebbe ritornare a quell'amore di patria che era presente presso gli antichi Greci e Romani che non era differente dall'amor proprio. Il bene comune era perseguito da tutti i cittadini, gli interessi pubblici e privati si confondevano l'un con l'altro per la Gloria della res pubblicae. Secondo D. perciò deve diventare

Il premio è un vincolo per legare il bene comune e quello dei privati e per mantenere gli uomini sempre attenti al bene. Perciò la scelta di una pedagogia e una didattica che tenga in considerazione lo strumento del premio diventa fondamentale, sostenendo che questo potrà comportare un miglioramento nei comportamenti dei cittadini, convinti di dover cedere parte della loro autonomia a favore del bene comune. Educando il popolo ad una cittadinanza attiva e anche la classe politica e i legislatori a saper riconoscere il singolo cittadino virtuoso. Per fare questo bisognerà costruire un adeguato CURRICOLO FORMATIVO adatto a tali finalità, consapevoli che solo un itinerario di istruzione importante può cambiare le cose. Da qui la necessità, in Europa come a Napoli, di realizzare nuove politiche, a considerare l'importanza della geometria, delle arti, della matematica e dell'etica. Dragonetti stesso dice "così come la geometria innalza le sue"

della giustizia e dell'equità. La politica deve essere basata su principi morali e sulla ricerca del bene comune. Inoltre, D. sostiene che la religione sia fondamentale per la stabilità e la prosperità di una nazione, poiché promuove la virtù e l'onestà. In conclusione, secondo D., per migliorare la realtà è necessario fare uso di principi stabili e fissi, come quelli della matematica, e applicarli anche alla sfera morale. Bisogna migliorare il commercio, l'economia e soprattutto l'agricoltura, utilizzando la sperimentazione e metodi attenti. Le lettere e le scienze sono fondamentali per alimentare lo spirito e raggiungere conoscenze utili. La politica deve essere basata su principi morali e la religione è importante per la stabilità e la prosperità di una nazione.

delle "libertà" affidate nelle loro mani dai cittadini. D. aveva ben chiare le idee per la formazione di un uomo colto, responsabile e impegnato nel difendere i propri diritti e nello svolgere i propri doveri: sapere di lingua e di matematica, di economia e di commercio, di agricoltura e di nautica, e soprattutto di politica.

Cap III

Gli anni 1760-70 sono gli anni di transizione tra il regno di Carlo di Borbone, che diventa Re di Spagna, e quello di suo figlio Ferdinando, che assume la corona del regno di Napoli a 8 anni. Re Carlo promosse grandi cambiamenti sia a Napoli che a Madrid in politica, economia e nelle opere pubbliche sostenendo le attività culturali e la ricerca scientifica.

Prima Carlo e poi Ferdinando trasformeranno Napoli in una fucina sperimentale in campo sociale, politico e culturale all'interno del quale i tentativi di costruire comunità educative diventano reali (come l'utopia della comunità di San Leucio a Caserta, dove regole speciali

Su lavoro, famiglia, educazione dei figli, sostentamento regolavano la vita di una comunità di lavori delle seterie reali, con il tentativo, sulla scia di Moro e Campanella, di creare una città educativa autosufficiente, democratica, sociale e felice). È questo il periodo storico in cui si trova a vivere Dragonetti, un periodo di utopie e riforme sostenute da una classe di intellettuali tra le migliori d'Europa, ma con una plebe ancora incolta e incivile, e un ceto nobile e religioso chiuso nella loro casta e nei loro privilegi. La classe borghese emergente invece, chiedeva cambiamenti in campo politico, commerciale e fiscale. È all'interno di questo clima culturale che le scuole vengono riformate nello spirito e nelle finalità, nell'organizzazione, metodi e tecniche didattiche, soprattutto per merito del Ministro Bernardo Tanucci. Dragonetti è uno degli esponenti della riforma a cui contribuisce con uno scritto d'indirizzo soprattutto didattico.

frutto di studi e di esperienze sul campo, come risultato dei virtuosi incarichi svolti per il miglioramento dell'insegnamento e la costruzione di un nuovo curricolo scolastico ed accademico. La sua preoccupazione riguardava il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione tramite l'innalzamento e la diffusione della cultura e dell'istruzione: scriverà al Tanucci per consigliarlo nei dettagli per l'organizzazione della scuola e delle università. Ecco cosa consiglia:
  1. Le scuole dovranno essere più numerose, perché per i giovani è fondamentale possedere le cognizioni di base del leggere, scrivere e far di conto, e proprio per questo è importante che le scuole siano di maggiore durata, cosa che servirà sia ad istruire la gioventù sia a trattenerla nelle scuole, anziché lasciarla senza nulla da fare a casa o per strada, evitando loro i pericoli in cui potevano incorrere e migliorando il loro comportamenti.
quanto spesso le famiglie non erano preparate a formare i propri figli, né ad aiutarli ad apprendere il modo di relazionarsi agli altri e le regole comunitarie di convivenza civile. Le scuole per il popolo hanno bisogno di durare più tempo (come si direbbe oggi a tempo pieno) per aiutare i bambini ad apprendere, capire e motivarsi. (Dragonetti anticipa di quasi due secoli non solo l'istituzione del tempo pieno, ma anche pone l'attenzione a quel fenomeno che oggi chiamiamo "dispersione scolastica" che allontana dalla scuola i ragazzi in situazioni disagiate, specie nelle grandi città, e li espone ai pericoli della droga e della delinquenza. Molti progetti pedagogici e didattici nel nostro paese e in Europa hanno come obiettivo il recupero scolastico e l'adozione del tempo pieno, oltre alla creazione di laboratori per l'acquisizione di competenze da spendere in campo lavorativo). Per il leggere e scrivere i Maestri dovevano aiutare i fanciulli ad.imparare bene a dividere le sillabe, a pronunciare bene le parole, e ad insegnargli la formazione dei caratteri. Crea per i maestri un metodo per insegnare: sostiene che la pronuncia è fondamentale in quanto è la cattiva pronuncia che danneggia la comprensione del testo, così come la danneggia una cattiva trascrizione (o scrittura) ortografica. Pronuncia, ortografia, scansione e divisione sillabica diventano le basi per la lettura e la scrittura. Le stesse regole occorrono per l'insegnamento dell'abbaco, lettura e scrittura (della computazione e dell'aritmetica). Ai giovani vanno insegnate le regole per sottrarre, dividere e moltiplicare. L'idea che per capire bisogna iniziare dal poco e dal semplice. L'articolazione del curricolo necessita anche delle altre scienze che si rivelano fondamentali per svolgere l'attività del banchiere, per questo suggerisce Dragonetti ai maestri di matematica, che nell'ultima.

mezz'ora di scuola insegnassero le regole necessarie a "mercadanti" (ossia una nucleo di un curricolo di un attuale istituto tecnico commerciale per ragionieri, in quanto per lo sviluppo della società del tempo Dragonetti riteneva fosse importante dare attenzione ai contenuti economici, commerciali, monetari. 9 Ulteriore importanza hanno per D. gli studi riguardanti le competenze linguistiche e la loro maturazione, anche quelle relative alle lingue classiche. Egli comprende che lo studio e la maturazione delle lingue (classiche e moderne) comporta arricchimento cognitivo e una più matura capacità relazionale e interpersonale. Il latino va appreso con cura. Una didattica quella che consiglia, che aiuti a comprendere i punti in comune e le divergenze tra il latino e l'italiano, che aiuti a comprendere i cambiamenti avvenuti nella lingua italiana (la scomparsa dei casi e la comparsa degli articoli e delle preposizioni). 9 Inoltre D. sostiene l'importanza

di insegnare le lingue, anticipando i tempi, gradualmente e, nella seconda scuola di grammatica, i contenuti devono poter riguardare insieme lat

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/02 Storia della pedagogia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher KrazyGin di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'educazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Sindoni Caterina.