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Regio Lombardo
Ha raggiunto una diffusione ragguardevole nell'intelligentsia (nel 1835 tirava 750 copie). Ha osservato Alessandro Galante Garrone: "Il suo finale estinguersi riflette in modo significativo il fallimento politico e culturale della Restaurazione in Italia. L'ambizioso programma iniziale di attrarre a sé l'opinione illuminata della penisola, sfruttando la stanchezza e l'avversione accumulata contro il almeno del Lombardo-Veneto, pesante dominio napoleonico, e di raccogliere fiduciosi consensi attorno alle vecchie non riesce a mettere radici. Se un effetto "La monarchie legittime e al mondo austro-tedesco, Biblioteca Italiana" ottiene, semmai, è quello di suscitare per reazione, la precisa volontà di opporre giornale a giornale, di dare voce a un latente spirito di opposizione."
L'opposizione di stampa al regime austriaco, nascosta sotto il velame delle dottrine e tensioni letterarie, trova nel
1818 il suo organo nel "Conciliatore", cui dà vita la nuovagenerazione romantica sospinta dalla magnetica parola di Madame de Stael. I nomi? SilvioPellico, Ludovico di Breme, Pietro Corsieri, Giovanni Berchet, Federico Gonfalonieri, LuigiPorro Lambertenghi, Ermes Visconti, Giovanni Rasori, Giandomenico Romagnosi. Ilprogramma della pubblicazione così lo delinea Silvio Pellico: "Lo scopo principaleapparente sarà la drammatica, profondi commenti sull'Alfieri, paragone d'esso con Schiller,Shakespeare, Calderon della Barca. Quindi i poemi e le storie come fonti del tragico, iIl "foglio azzurro", cosìromanzi, le novelle, gli aneddoti, come attinenti al comico.chiamato dal colore azzurrino comincia ad uscire il 3 settembre 1818. Muore nell'ottobre1919, in seguito alle perentorie intimidazioni fatte a Pellico, che finirà nel carcere delloil libro "Le mie prigioni".Spielberg e diventerà noto
In tutta Europa però sono palese nel "Conciliatore" l'impegno combattivo e l'ampiezza di respiro culturale con cui i giovani intellettuali concepiscono l'iniziativa. Basti ricordare l'impegno di Breme per l'Italia madrigalesca, la sua chiusura provinciale, la "pettegola repubblica letteraria italiana", la "letteratura canagliesca". "L'Italia - scrive Breme ha bisogno per risorgere, per intimidire i suoi carnefici, di conoscere l'immenso che viaggia in Europa". Madame dea Ginevra, è il mito idolatrato dai giovani del "Conciliatore". Stael, la scrittrice rifugiatasi. Tra i caratteri di fondo dell'impresa giornalistica emerge innanzitutto l'incontro fra alcuni elementi dell'aristocrazia lombarda e un gruppo di intellettuali piccolo-borghesi, uniti da una visione europea, moderna dei problemi di civiltà, con una coloritura diliberalismo.
Durante i moti carbonari del 1820-21 emergono una stampa clandestina e una pubblicata alla luce del sole. Eccoli. A Forlì nel 1819 esce il "Quadragesimale Italiano" di Casotti e Farini di Russi, espressione della Carboneria romagnola, violentemente ostile allo Statopontificio. Le idee politiche sono: un vago costituzionalismo e un vago aspirare a una confederazione fra gli Stati della penisola. Un altro organo è "Il Raccoglitore Romagnolo", che si presenta come "giornale semipubblico-critico-politico-piacevole-letterario per l'anno 1820". C'è poi "L'Illuminatore", che fa aperta professione di liberalismo costituzionale. L'ultimo di questi giornali è "Notizie dal Mondo. Gazzetta Italiana Straordinaria".
Di I nomi? "Il maggior rilievo sono i giornali apparsi a Napoli durante i moti del 1820-21. Giornale degli Amici della Patria", "La Luce",
“L’Amico della Costituzione”, “Gli Annali del Patriottismo”, “L’Imparziale”, “Il Liceo Costituzionale”, la “Minerva Napolitana”, “La Voce del Popolo”. E così via. Il più interessante è la “Minerva Napoletana”, compilata da Carlo Troya, Giuseppe Ferrigni e Raffaele Liberatore. Il giornale non è né l’organo della classe insediata al potere né della Carboneria.
Essi non vedono mai intaccata la loro libertà di stampa, dicono sempre senza impacci quello che vogliono dire. I limiti sono connaturati in loro, non imposti dal di fuori. E questa è la grande novità della stampa italiana dell’epoca. Chi si duole di questa libertà conquistata sul campo è il clero controrivoluzionario napoletano. L’apice lo tocca l’arcivescovo Luigi Russo in una violentissima requisitoria contro la libertà di
Stampa.
I moti carbonari del 1820-1821 non rovesciano i governi assolutisti, ma per la prima volta il sistema della Santa Alleanza scricchiola e l'onda delle insurrezioni e delle repressioni militari e poliziesche sconvolge un mondo che ancora nel 1819 sembrava consolidarsi in una assoluta quiete. L'influenza sul piano della stampa periodica è duplice: in campo legittimista, con i giornali della reazione cattolica e in campo liberale. Il cattolicesimo più intransigente e retrogrado risponde attraverso i propri giornali alla crisi cospirativa e rivoluzionaria che aveva squassato la Penisola. Di qui il carattere scopertamente oltravato politico di questa stampa, che pur si presenta con preminenti aspetti devozionali e apologetici.
Padre Gioacchino Ventura nel 1821 fonda a Napoli il giornale "Enciclopedia Ecclesiastica", che si scaglia contro il governo costituzionale. A Torino nasce "L'Amicizia cattolica". Nell'Italia
meridionale compare l’”Amico d’Italia”, paladino del principio di legittimità dinastica. Sono riviste spesso dipinte come totalmente conformiste, ma la Santa Sede non sempre gradì quel loro atteggiamento di gladiatoria intransigenza. E anche i sovrani non furono sempre pronti a riconoscere la gladiatoria intransigenza. Erano riviste soporifere e discarsa risonanza.
Oltre alla risposta reazionaria cattolica, i moti del 1820-21 provocarono una risposta della stampa liberale. Dalla riflessione per il fallimento dei moti rivoluzionari delle Due Sicilie e del Piemonte a Firenze nasce l’”Antologia, giornale di scienze, lettere e arti”, fondato da Gian Pietro Viesseux, nato nel 1779 a Oneglia da una famiglia di origine ginevrina. Nel 1819 Viesseux fonda a Firenze un gabinetto di lettura. Si incontra il fior fiore della cultura toscana e italiana, vi si leggono le principali riviste europee come l’”Edinburgh Review”.
Il “Journal des Savants”, il “Mercure de France”, la “Revue Encyclopédique”. Sul giornale viene pubblicato un progetto di unione federale della Penisola. La censura del Granducato impedisce a Viesseux di pubblicare la poesia “Il Cinque Maggio” di Manzoni. Altri giornali liberali sono “Gli Annali di Commercio” a Milano, “Gli Annali Universali di Statistica”, che dal 1827 ha come direttore Giandomenico Romagnoli, giurista, filosofo, economista e, oggi si direbbe, politologo. Tra i collaboratori compare Carlo Cattaneo,. A Genova esce “L’Indicatore Genovese”, foglio commerciale di avvisi, industria e di varietà, che è un soffio di aria nuova nel giornalismo italiano della Restaurazione. Vi appaiono le prime recensioni di libri scritte da Giuseppe Mazzini. Sui giornali si manifesta la funzione rivoluzionaria del democratismo e del mazzinianesimo, premessa della rivolta.control’Austria.
I moti del 1831, la cui figura principale è quella di Ciro Menotti, hanno un programma che mira a realizzare libertà costituzionali, riforme amministrative ed economiche e allalaicizzazione dello Stato e determinano il sorgere di una serie di giornali che escono a Bologna, Modena, Ravenna, Forlì e altre città dell’Italia centrale. Titoli come “Il Monitore Bolognese”, “Il Moderno Quotidiano Bolognese”, il “Precursore”, “La Pallade Italiana”, “La Sentinella della Libertà”. Ma il giornale di gran lunga più importante di tutti è la rivista “La Giovine Italia” lanciata a Marsiglia da Giuseppe Mazzini nel 1832. Dai giornali del 1831 la separa un abisso. L’originalità di Mazzini è di attingere copiosamente al mareggiare di sdegni, ripensamenti critici, invettivi, propositi di rivincita degli emigrati sconfitti e di ricavare da.
Tutto questo è un programma immediato per il futuro. I suoi articoli da tutto ciò traevano un inconfondibile accento, del tutto nuovo nella storia del nostro giornalismo; erano "opera di apostolato" e, prima ancora, di azione.
Negli anni che seguono, fino al moto delle riforme e ai primi editti di liberalizzazione dellastampa, si assiste al graduale rafforzarsi dell'offensiva liberale., sollecitata da una sempre più diffusa aspirazione al progresso economico-sociale, con una netta prevalenza dellecorrenti moderate su quelle democratiche. A muovere all'attacco dell'"Antologia" filoaustriacasono testate come il "Nuovo Giornale Ligustico" di Genova, le modenesi "La voce della Verità" e "L'Amico della Gioventù", la "Voce della Ragione" di Pesaro. L'Austria preme sul Granducato di Toscana invocando misure di repressione e censura nei confrontidei fogli.
più arditi. A Torino Giuseppe Pomba, tipografo-editore (fonda quella che oggi è lacasa editrice Utet) interpreta l’accresciuta sete di cultura della classe media.
L’azione in Piemonte prende la forma della stampa liberale, che comincia a incalzare reCarlo Alberto chiedendo più voci, sempre più ricche di varietà di ogni genere. Il sovranorisponde nel 1834 trasformando l’ufficiosa e smorta “Gazzetta Piemontese” da trisettimanalein quotidiana, dando più spazio alle rubriche di scienze, lettere e arti e affidando la direzionea Felice Romani, più brioso e colto del suo predecessore.
La trasformazione della “Gazzetta” viene a coincidere con un rapido espandersi dellastampa “Il Folletto” (1837), “Furetto” (1838),periodica in Piemonte. Ricordiamo titoli comel’insipido “Annotatore Piemontese”, il “Poligrafo Torinese” (1839), il “Museo
o, sostenendo che il giornalismo non debba limitarsi a riportare semplicemente i fatti, ma debba anche svolgere un ruolo educativo e morale nella società. Inoltre, nel corso del XIX secolo, si assiste a una crescita esponenziale del numero di giornali e riviste, grazie anche all'introduzione della stampa a rotativa. Questo ha permesso una maggiore diffusione delle informazioni e ha contribuito alla formazione di un'opinione pubblica sempre più consapevole e partecipe. Nel corso del Novecento, con l'avvento della radio e della televisione, il giornalismo ha subito ulteriori trasformazioni. La velocità di diffusione delle notizie è aumentata notevolmente e i mezzi di comunicazione di massa hanno assunto un ruolo sempre più centrale nella società. Oggi, con l'avvento di internet e dei social media, il giornalismo si è ulteriormente evoluto. La possibilità di pubblicare e condividere informazioni in tempo reale ha reso il giornalismo più immediato e accessibile a tutti. Tuttavia, questa democratizzazione dell'informazione ha anche portato con sé nuove sfide, come la diffusione di notizie false e la perdita di fiducia nel giornalismo tradizionale. Nonostante ciò, il giornalismo rimane un pilastro fondamentale della democrazia e svolge un ruolo cruciale nel garantire il diritto dei cittadini all'informazione.